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07-01-2009, 19.31.14 | #52 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Hai molto intelligentemente posto l'attenzione sulla vera forza "misteriosa" esistente in natura che è la forza di gravità. La RG, come hai ben detto, ha rivoluzionato completamente la concezione di campo gravitazionale poichè esso (e questo viene spesso scarsamente evidenziato) non puo' piu' essere pensato come campo di una forza attrattiva generata da una massa, bensì come effetto della curvatura spazio temporale causata dalla presenza della massa nello spazio.....Peccato, pero', che lo spazio - tempo sia un ente puramente geometrico e astratto, assunto da molti erroneamente come ente fisico....E qui concordo con te anche sul fatto che l'interpretazione ontologica di un fenomeno sia ampiamente discrezionale.....La RG comprende la gravitazione newtoniana dunque : "ubi maior minor cessat" e quindi è fasulla l'affermazione che due masse nello spazio si attraggono.......Qual'è la conclusione ? Evidentemente che la scienza sperimentale fino ad ora si è mostrata praticamente utile ed esatta solo a livello predittivo, ma confinata in un ambito puramente epistemologico. |
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08-01-2009, 10.45.07 | #53 | ||||
Ospite abituale
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Signori, lo dirò spero una volta per tutte: la scienza unisce il ragionamento logico al dato sperimentale laddove disponibile, la filosofia si limita (quando va bene) al ragionamento logico.
Dunque, la prima è senz'altro più accurata concernendo due aspetti diversi ma complementari, è sicuramente molto più precisa perché gli errori possono venire unicamente dalla mancanza o ambiguità dei dati. Si occupa di conseguenza unicamente di ciò che, almeno in linea di principio è oggettivamente esperibile. La seconda è molto meno accurata perché prevede un solo aspetto, proprio per questo tuttavia può permettersi di fantasticare su tutto anche se dal punto di vista conoscitivo rimangono pure speculazioni senza valori veritativi “misurabili”. Quindi se la scienza non può dir nulla con certezza sull'ontologia di certo non lo può dire una impresa meno accurata e meno verificabile/falsificabile. Quanto sopra non è una apologia della scienza è una mera costatazione che già fu di Kant tra l'altro. Detto ciò andiamo avanti. Citazione:
Se per filosofia intendi il pensare in maniera logica e rigorosa l'ho scritto anche io, come si fa a fare scienza senza ragionare e pensare ? Se invece intendi le acquisizioni dei vari pensatori, i vari modelli filosofici basati più sulle proprie idee che su altro, non sono d'accordo. Al fisico non interessa nulla se il fenomeno descrive "cosa la realtà è realmente" al fisico interessa il fenomeno punto. Citazione:
Sarei curioso di capirie come queste due premesse filosofiche guidino, per usare le tue parole, le loro “pratiche” in maniera differente, mi faresti cortesemente un esempio concreto che evidenzi i differenti modus operandi delle due correnti ? Fanno esperimenti diversi ? Si occupano di campi diversi ? Usano modelli diversi ? Fammi capire. Citazione:
Ancora una volta sei vittima della ricerca di “certezza assoluta” ! Nel doman non v'è certezza mio caro e se è vero che è possibile che domani avremo dati per noi oggi impensabili che stravolgeranno le ns. attuali conoscenze, è pure vero che potremmo invece trovare dati che le confermano ulteriormente ! Chi può dirlo ? Quindi la tua argomentazione dell'incertezza del futuro non è una argomentazione. Noi oggi sappiamo questo e a questo dobbiamo attenerci, speculare sul resto è divertente ma spesso inutile se non dannoso. E' lecito interrogarsi ma se occorre dare delle definizioni, prendere delle decisioni non possiamo che farlo con i dati in ns. possesso ora. Citazione:
Ho già spiegato che a mio avviso i fenomeni ci dicono qualcosa di reale su come è fatto il mondo. Secondo me non esiste il fantomatico “noumeno” semplicemente perchè non potrà mai esistere una visione d'insieme di nulla, nemmeno di una mela, ma solo la somma di punti di vista differenti, ovvero lo studio degli eterogenei fenomeni legati alla mela. Anche perchè non si può isolare la mela dal resto dell'universo. Saluti Andrea |
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08-01-2009, 17.27.49 | #54 | |||
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Einstein stesso, come molti fisici teorici (e questo gli consentì di giungere alla relatività ristretta e generale), si preoccupava eccome dei contesti generali, delle “visioni d'insieme” senza troppo badare alle conseguenze sperimentali dei modelli teorici, ma spinto da senso fisico e da motivazioni estetiche. In alcuni casi, ed è tra le opinioni diffuse, le elucubrazioni si spingono talmente in là oggi da smarrire quasi completamente il senso fisico delle teorie (vedi la proliferazione delle dimensioni nella teoria delle stringhe), seppur sempre con l'esperimento ci si debba alla fine confrontare. Ciò che si pensa, dunque, gli orientamenti filosofici non sono affatto neutri rispetto alle affermazioni di carattere fisico che si fanno sulla realtà, ma tendono a pesare sull'attività pratica di ognuno. Potrei portarti come esempio, più in particolare, alcuni fisici di orientamento classico o fortemente realista, che rigettano gli esperimenti di Aspect, quelli che avrebbero confermato la realtà non locale della microfisica, poiché li giudicano inconsistenti, visto sembra nelle ipotesi sperimentali venga assunta la tesi che si vorrebbe dimostrare. O ancora del fatto che a volte, o purtroppo spesso, capita che pur quando i dati non sembrano troppo aderire alle pretese teoriche, si tenda a sminuirli o a non vederli per quello che sono. Tali bias, pregiudizi mentali sono comunissimi nella pratica di ogni giorno e sono proprio guidati da ciò che ci si aspetta. Così come una teoria può venir rigettata perché sconfessata da un dato, anche un dato può venir rigettato perché sconfessato da una teoria. Uscendo, poi, fuori dalla fisica, è ancor più palese questo fatto, tipo nello studio della mente e del cervello. Lì, a seconda delle discipline (ovvero a seconda dell'orientamento di pensiero), si usano proprio modelli differenti che danno immagini completamente differenti degli stessi “oggetti”. Se poi non comprendi tutto ciò, come mi pare di no, amen. Ognuno è l'arbitro dei propri punti di vista. Citazione:
Vediamo come si esprime Einstein stesso: <<Proprio come era coerente dal punto di vista newtoniano affermare i due concetti tempus est absolutum e spatium est absolutum, così dal punto di vista della teoria della relatività speciale dobbiamo dire continuum spatii et temporis est absolutum. In questa affermazione absolutum significa non solo “fisicamente reale”, ma anche “indipendente nelle sue proprietà fisiche, avente un effetto fisico, ma non influenzato dalle condizioni fisiche>> (“Il significato della relatività”, ed Newton, manco a farlo apposta ). In questa citazione si comprende al contempo il realismo di Einstein ed in cosa fondamentalmente la relatività ristretta differisca da quella generale, poiché lì il continuo è influenzato eccome dalle “condizioni fisiche”. Citazione:
Saluti... |
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09-01-2009, 11.39.17 | #55 | ||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Riguardo alle domande non sono ne sofistiche ne altro, sono domande per capire il senso della tua affermazione. Tu stavi sostenendo che in base al presupposto filosofico i fisici si comporterebbero nel proprio lavori in maniera differente. Ti ho chiesto di farmi un esempio concreto, noto che hai eluso la domanda.
Citazione:
Io mi chiedo perché tu mi chieda una cosa del genere. Se guardi un solo lato di un cubo stai osservando il cubo nellsa sua interezza e in tutte le sue caratteristiche ? No, ma puoi certamente dire che stai guardando qualcosa del cubo e ne potrai dare, di quel qualcosa, una descizione, o no ? Citazione:
Questo non ha alcun senso ! La fisica è una scienza sperimentale Sia che si ritenga i fenomeni aspetti del reale sia che si pensi il contrario (ed io di fisici di quest'ultimo avviso non ne conosco francamente) se si vuol adottare il metodo scientifico occorre interrogare la natura, unico giudice supremo del vero o del falso. Citazione:
Guarda che Einstein partì proprio da dati reali e sperimentali e da essi, come del resto fanno tutti i teorici, iniziò con le teorizzazioni. Citazione:
Certo ma poiché non si potrà mai avere una vista totalitaria non si potrà osservare, ammesso che questa espressione abbia un senso e per me non ce l'ha, “come la cosa è in se”. L'atto stesso di “osservare” è già un filtro che percepisce il fenomeno e non altro. Citazione:
Ma cosa stai dicendo. Nessun fisico degno di tal nome non bada alle conseguenze sperimentali ! Non sono mica filosofi. Einstein era ossessionato dalla conferma sperimentale delle sue intuizioni e deduzioni. Citazione:
Non vedo cosa ci sia di pro domo tua in questo passaggio. Saluti Andrea |
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09-01-2009, 16.38.50 | #56 | ||
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Qualche altra citazione.
Citazione:
Per quanto riguarda la Relatività Generale: <<Max Planck non capiva nulla di fisica perché durante l'eclissi del 1919, è rimasto in piedi tutta la notte per vedere se fosse stata confermata la curvatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se avesse capito davvero la teoria avrebbe fatto come me e sarebbe andato a letto.>> (Einstein) Dalla corrispondenza Einstein-Born (1953): <<Born: “Sembra veramente che i risultati non corrispondano esattamente alla tua formula. Ancor peggio sembrano andare le cose per quanto riguarda lo spostamento verso il rosso”. Einstein: “se anche non si conoscesse nulla sulla deviazione della luce, sul moto del perielio di Mercurio e sullo spostamento delle righe spettrali, le equazioni della gravitazione sarebbero ugualmente vere, in quanto non sono connesse col sistema inerziale (questo fantasma che agisce su ogni cosa senza che le cose reagiscano su di lui). E' davvero strano come la gente sia spesso sorda agli argomenti più validi e sia invece propensa a sopravvalutare la precisione delle misure">>. Ad una lettura sprovveduta potrebbe sembrare io stia dicendo chissà che, per cui cito anche qualcosa che riguarda l'altra sua teoria, la relatività ristretta; da “Come io vedo il mondo”: <<Nel considerare la natura della teoria della relatività tengo a mettere in evidenza che questa teoria non è di origine speculativa, ma che la sua scoperta è dovuta completamente ed unicamente al desiderio di adattare, quanto meglio possibile, la teoria fisica ai fatti osservati>>. Dunque è chiaro che la fisica sia una scienza sperimentale e che anche le più astruse elucubrazioni si debbano alla fin fine confrontare con l'esperimento (anche se accade a volte che le prime precedano il secondo), ma molto differente può essere l'atteggiamento di base verso il campo sperimentale. I teorici tendono a volte a non fidarsi troppo degli sperimentali e fanno bene, ma non perché vivano solo nelle loro idee (a volte accade anche questo), ma perché sanno bene quanto i bias mentali concorrano a costruire l'immagine di realtà che viene fuori dagli esperimenti. E gli esperimenti odierni sono talmente complessi che nelle pieghe di essi possono nascondersi problemi che la maggior parte degli specialisti, anche competenti, possono non riuscire a notare. Qualcuno, a volte, capita li noti e viene considerato un "eretico". Ti ho fatto un esempio nel precedente post. Ancora Einstein: <<Certe volte mi domando perché sia stato proprio io a elaborare la teoria della relatività. La ragione, a parer mio, è che normalmente un adulto non si ferma mai a riflettere sui problemi dello spazio e del tempo. Queste sono cose a cui si pensa da bambini. Io invece cominciai a riflettere sullo spazio e sul tempo solo dopo essere diventato adulto. Con la sola differenza che studiai il problema più a fondo di quanto possa fare un bambino>>. Lo cito poiché sembra tu abbia fatto capire che questi problemi siano solo pseudo-filosofici e poco o nulla interessino i “fondamenti” della scienza, i fisici ed il progresso della disciplina. Einstein, come altri grandi, si è comportato eccome nel proprio lavoro in maniera differente dai molti suoi contemporanei (che avevano costruito ipotesi ad hoc per conciliare elettromagnetismo con meccanica!), proprio perché profondamente insoddisfatto, possiamo dire "filosoficamente" o esteticamente, della situazione della fisica a cavallo del novecento; Abraham Pais che ha seguito sempre molto Einstein parlò proprio di "radice estetica della relatività". Quella insoddisfazione è la stessa che molti, quelli che la percepiscono ovviamente, provano ora. Se non hai visto e non vedi cosa ci sia pro domo mia in questi passaggi ed in quello precedente (su Einstein vs Newton), non c'è problema, non sono qui per convincerti, ma solo per portare un altro punto di vista; è bene che ve ne siano tanti, proprio come accade per la realtà che pare si presti ad essere descritta da tante angolazioni differenti. So che questa affermazione, al di là delle apparenze, riguarda l'ontologia, l'"assoluto"... tu? Citazione:
Inoltre non mi sembra di aver eluso la tua domanda precedente, semmai tu hai eluso le risposte. Saluti... |
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10-01-2009, 01.39.35 | #57 |
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Immagini esplicative (per chi vuol immaginare, ovviamente)
Puoi affermare che stai osservando un lato, una faccia di una cosa solo se hai cognizione della “cosa” stessa, cognizione come sguardo intuitivo d'insieme, non necessariamente conoscenza minuta. Insomma solo se hai il concetto di "tutto", puoi di conseguenza pensare a quello di "parti" (stessa cosa che diceva Andrea1972, con altre parole, nel post #29).
°°° Prendiamo un manipolo di strane creature che sta osservando ed analizzando curioso la realtà che gli sta dinnanzi; una materia dura, a volte un po' più molle, che reagisce a volte in un modo, a volte in un altro ed altre volte pare incazzarsi, anche se generalmente si lascia ben descrivere. Ad un certo punto qualcuno tra queste strane creature lascia gli archibugi, alza lo sguardo ed osserva quello che gli sembra un immenso essere, non lo saprebbe descrivere, né dire altro, ma nota che il manipolo affannato si sta arrovellando solo su qualcuna delle diverse piccole parti di questo unico grande essere, di cui anche il manipolo fa parte; c'è chi gli solletica quelli che sembrano essere piedi, chi gli tira la coda, chi gli rompe e si rompe i maroni. Ecco, una diretta e mistica visione d'insieme, che sottolinei più volte non possibile per l'uomo. °°° Ora ipotizziamo, come vuoi, che per questo manipolo di curiosi, ma sfigati indagatori non sia possibile in alcun modo alzare lo sguardo, sono proprio fatti per non farlo, condannati nel buio della platonica caverna. Continueranno solo a sperimentare con i loro archibugi la realtà che gli si para dinnanzi, senza alcuna possibilità diretta di sguardi intuitivi, di eventuali visioni d'insieme. Ebbene non è possibile per loro, dallo sguardo chino, affermare di stare sperimentando una parte, una faccia, un aspetto della stessa “cosa”, non è possibile perché gli hai imposto di non poter in alcun modo esperire l'eventuale insieme, né intuitivamente, né tantomeno direttamente! Nonostante questa imposizione da dio vendicativo monoteista, avvertono un profondo richiamo, tutti nessuno escluso, un imprinting, come il ricordo di una visione che non riescono a cancellare che li spinge a cercare e a cercare... un modello se possibile unitario di ciò che stanno osservando; non possono farne a meno, la loro mente glielo impone per la propria stessa sanità e pure i loro sensi paiono funzionare così: uniscono molteplici percezioni in un'unica coerente immagine. Questo modello mentale così estrapolato dalla quotidianità, dalla razionalità e dall'intuizione permette di rendere conto le loro molteplici osservazioni come compiute su un unico grande essere di cui anch'essi fanno parte. Notano così a poco a poco quella che potrebbe essere la topologia di un piede e poi di una coda, per analogia con loro stessi e non è un caso, ed allora (chi inconsciamente chi anche in coscienza) adottano la visione di questo immenso e multiforme essere che non possono esperire direttamente, ma di cui possono studiare solo singole parti, piccole sfaccettature di tale immenso e misterioso tutto. °°° Tu, spiritolibero, dici di appartenere al secondo manipolo (anche l'altro Andrea, sembra), eppure in prima battuta, di getto, hai scritto l'esempio del cubo che non si concilia affatto con quest'ultimo, ma con il primo manipolo di curiosi indagatori... dunque, penso, inconsciamente hai adottato una visione (ho visto o intuito l'intero “cubo” per poter dire che ne sto osservando una faccia), che però tendi contemporaneamente a negare e ti periti di farlo con forza ogni volta che ne hai l'occasione. Le fratture provocano disagi, è meglio riconciliarsi con se stessi; me lo dico sempre. |
10-01-2009, 13.15.54 | #58 | |
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Voglio solo notare che è la stessa concezione di Leibniz, e non solo di lui. Questo atteggiamento fu detto ed è detto "scientista": la scienza non adotta più il carattere di un modello limitatamente valido, ma un valore limitato solo dal suo plausibile perfezionamento. E con Einstein che si supera l'atteggiamento scientista. Nel suo "Principio di indeterminazione della Meccanica Quantistica" conclude dicendo: ".. as far as the laws of physics-mathematics refer to reality, they are not certain; as far as they are certain, they do not refers to reality..." Che umiltà Einstein ! Ciao Ultima modifica di Giorgiosan : 10-01-2009 alle ore 18.48.50. |
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11-01-2009, 00.33.55 | #59 | |||||
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Quando ho scritto che Einstein era ossessionato dalla conferma sperimentale delle sue teorie ho detto qualcosa che gli storici della scienza sanno molto bene. Egli infatti ha sempre detto, durante la sua vita, che solo le future generazioni sarebbero state in grado di dire se aveva ragione o meno, proprio grazie al progresso della fisica sperimentale. Le frasi riportate non dimostrano nulla se non una giusta e sana critica all’interpretazione dei dati sperimentali, cosa che è prevista nel normale dibattito tra fisici.
Citazione:
Non è che non si fidano degli esperimenti, unicamente si è compreso che un solo esperimento che in apparenza falsificherebbe una teoria non è quasi mai sufficiente per falsificarla realmente poichè occorre fare un’attenta indagine sui risultati e le loro implicazioni nel modello. Questo è quello che voleva dire Einstein nelle frasi riportate. Citazione:
Einstein oltre che ad essere uno scienziato era anche un filosofo e lo ha dimostrato con il libro “il mondo come lo vedo io”. Uno scienziato è anche un essere umano, ovviamente, e come tale si interroga sul senso dell’esistenza e tenta di dare delle risposte. Rimane il fatto che lo scienziato non deve spiegare i “perché “ ultimi semplicemente perché non sono di sua competenza. Citazione:
Ancora si tratta di esseri umani con le loro pulsioni e tutto il resto. Perché non era soddisfatto di una certa teoria lo possiamo discutere allungo ma credo non c’entri moto con il discorso che stavamo facendo. E’ ovvio che le convinzioni personali influenzino il ricercatore, ma la cosa importante è che non lo sviino dal rigore metodologico. Einstein restò aggrappato al determinismo della fisica classica fino a quando non esaurì le obiezioni ai modelli quantistici e fino a quando la mole di dati sperimentali non seppellirono lui e alle sue convinzioni deterministiche. Verso la fine della sua vita ammise di avere torto e disse chiaramente che Bohr aveva ragione. Citazione:
Non ne ho affatto paura, noto unicamente che è qualcosa di effimero e francamente inutile. Non è vero che per concepire la parte di un tutto io debba avere l’idea del tutto ! Difatti dicendo “cubo” in realtà io non sto affatto descrivendo “tutto il cubo” o il “noumeno del cubo” perché non ho idea di cosa sia “noumeno del cubo” ! Sto solo parlando di un aspetto di quell’oggetto (ciò che noi chiamiamo cubo). Dicendo la “faccia di un cubo” ho descritto una parte del cubo non intendendo però con la parola cubo TUTTO ciò che è il cubo cioè il “noumeno del cubo” ! Difatti il cubo stesso è una faccia di quello che sarebbe il noumeno del cubo. Formalizziamo, se T è il noumeno del cubo, cioè tutto il cubo nella sua essenza e interezza, la mia parola cubo non descrive T, ma (a)T dove (a) è un aspetto di T. La faccia del cubo sarà ((a1)a)T. Nessuno conosce T e non sappiamo nemmeno se esiste T eppure sappiamo che (a) non è T. Citazione:
Come dovrebbe essere chiaro dalla formalizzazione che ho scritto sopra, noi sappiamo che ciò che osserviamo è una parziale descrizione della realtà semplicemente perché sappiamo che osserviamo il mondo con i nostri sensi che sono di per se un filtro di percezione. Sappiamo che il ns. cervello traduce un impulso elettromagnetico (impulsi che sono frequenze assai limitate dell'intero spettro elettromagnetico) in qualcosa che per noi è una immagine ! Quindi noi in realtà non abbiamo un accesso diretto al mondo ma lo percepiamo attraverso i filtri dei nostri sensi. Questo ci fa dedurre che non potremo mai osservare il mondo nella sua essebza, ovvero percepirlo da tutti i punti di vista. Dunque non è affatto necessario “vedere” un tutto per capire che siamo osservando qualcosa di parziale. Ora, per rispondere alla tua ultima domanda, ritengo che non esista o non sia ccessibile un “noumeno” una assoluta essenza semplicemente perché tutto è il reale è composto da parti (sempre interconnesse ?) e so che è composto da parti perché le osservo e sebbene io non possa osservare tutto l’insieme so, grazie all’osservazione delle parti e del modo in cui le percepisco, che esse sono appunto componenti di qualcosa di più grande a cui non ho accesso. Ma questo qualcosa di più grande non è il “noumeno” ma probabilmente un’altra parte ! Forse, il tutto, l’essenza, è tutto il reale, tutto l’universo o gli universi. Saluti Andrea |
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11-01-2009, 00.35.48 | #60 | ||
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Riferimento: Sui fondamenti della scienza
Citazione:
Non capisco cosa ci sia di "scientista" in quel che ho detto. E' ciò che affermano tutti gli scienziati. Citazione:
Come è facile invece fraintendere le parole altrui. Einstein, ovviamente, sottoscriverebbe in pieno le mie parole che hai quotato. Saluti Andrea |
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