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25-09-2008, 11.07.29 | #4 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: Essere o divenire?
Citazione:
NB Preciso che non faccio qui filosofia...nel senso che le mie affermazioni nascono da ciò che è stato esperito e continua ad esserlo,dai tanti esseri Realizzati che attraversano questa terra. Siamo comunque tutti "Quella Coscienza",anche se ciò non è quasi mai realizzato,compreso..ma ciò non cambia ciò che è la nostra Natura Essenziale. (Es. ciò che Gesù afferma:"Prima di Abramo Io-Sono" significa proprio ciò.) PS Chiedo ai moderatori se è possibile ripristinare il comodo tasto "Modifica" |
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25-09-2008, 11.27.53 | #5 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Riferimento: Essere o divenire?
Citazione:
Ciao Socrate, non capisco perché la mutevolezza della realtà ci precluderebbe la sua conoscenza, mentre l'immutabilità della realtà ci agevolerebbe tale conoscenza. Innanzitutto vorrei osservare che senza mutamente non si darebbe conoscenza, infatti non si darebbe neppure un soggetto in grado di agire (e quindi di ricercare o, in generale, di pensare). D'altro canto noi dobbiamo immaginare i nomi che si riferiscono ad 'enti nel tempo', non ad enti immutabili. In questo senso un nome è più una funzione, che non una costante. |
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03-10-2008, 18.32.04 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Essere o divenire?
Ma ve lo immaginate un essere senza divenire? Dal piccolo al grande, cioè cominciando da un quark o da uno spermatozoo…. che cosa ne risulterebbe? Una ridda di spettri? Anzi un solo spettro, perché l’essere sarebbe evidentemente uno, come del resto pensava Parmenide e come non può non pensare anche chi crede in colui che nel Genesi ha detto: “io sono colui che è”. Certo, ad evitare questo risultato scoraggiante per la nostra fede protesa a dialogare con Dio, si dovrà in qualche modo frantumare quella figura di marmo: perfino Heidegger, la cui filosofia termina nell’ascesa alla maestà dell’Essere, dovette ammettere che in qualche modo l’Essere si rifrangesse negli enti…..E quanto all’universo che ci vediamo attorno, credo proprio che nessun fiat gli avrebbe potuto dar vita – sarebbe rimasto rinchiuso nella spoglia del primissimo quark cioè identico al nulla, con buona pace di coloro che ritengono contraddittori essere e nulla.
Dunque tutto risolto? È tutto divenire, non ci si può immergere due volte nello stesso fiume? Ma perché il divenire in qualche modo non ci soddisfa? Perché una realtà che non si arresta mai ci sembra alla fine terrificante, una ridda neppure di spettri ma di cadaveri di fronte a una verità che non possiamo raggiungere? Forse la verità è racchiusa nella frase: “divieni quello che sei”, che estesa all’universo sembra spiegare tutto, persino quel Dio che Nietzsche ha dato per morto e che effettivamente noi non vediamo nell’attimo, quasi che possa esistere solo alla fine dei tempi - un Dio, dunque, che "diviene quello che è". |
03-02-2009, 00.08.02 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-01-2009
Messaggi: 111
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Riferimento: Essere o divenire?
Citazione:
Il mutare della realtà non è illusorio: appare, e la sua negazione è possibile solo sul fondamento di tale apparire, cioè è autonegazione. Eraclito inoltre ritiene che esista la legge cosmica, il logos che guida il divenire, come lo ritengono gli stoici, il nichilismo non si manifesta cioè nella propria assoluta coerenza cn lui che appartiene ancora a pieno titolo alla grande tradizione, e nn alla sua distruzione contemporanea. Domandi se ci può essere una realtà immutabile dietro il mutamento, eppure affermi che quella di Parmenide è un'intuizione geniale (e lo credo anche io), ma se lo credi cm puoi ritenere che anche la realtà qui davanti sia caduca, precaria, contingente? |
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25-03-2009, 19.32.24 | #9 | |
Ospite
Data registrazione: 11-10-2008
Messaggi: 4
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Riferimento: Essere o divenire?
Citazione:
Proprio in questo la base della metafisica è appunto un ontologia immutabile, ferma, immobile che rifiuta ogni forma di divenire e di realtà empirica come forma di controllo delle sue dogmatiche "visioni" e pretende di avere una verità in tasca incontrovertibile e indiscutibile. Questo tipo di ontologia ha anche un effetto antropologico, psicologico e sociale non indifferente e cioè produce un immobilità nella relazioni, nella ricerca, nell'autonomia etc.. Se io ho già la verità in tasca a cosa mi serve muovermi per stabilire relazioni amicizie per ricercare un qualcosa di utile per me i miei amici l'umanità intera? Fortunatamente la "filosofia" dominante oggi è legata al divenire e quindi un ontologia della contingenza che si tramuta anche nel paradigma della continua ricerca scientifica, della conoscenza del mondo, di sè stessi.. etc.. Tutto questo per arrivare al punto che la "fede" nel divenire non direi proprio che comporti un nichilismo ma anzi è proprio la "fede" nelle verità visionarie immutabili e incontrovertibili di un certo tipo di metafisica che si aggira lo spettro del nichilismo |
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27-03-2009, 11.29.11 | #10 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Essere o divenire?
Se non ci fosse per noi il divenire saremmo tutti dei: non nasceremmo e non morremmo – forse ci fisseremmo come spettri, come i rapa nui dell’isola di Pasqua, supposto che in qualche modo esistessimo. E direi che se Dio è concepito così sarebbe niente più che un idolo….e non parlo solo del Dio biblico-cristiano ma di quello di tutte le religioni, che sembra abbiano un’idiosincrasia per la storia cioè per ciò che diviene di fronte a ciò che ritengono un assoluto “è” non solo in cielo ma anche in terra, il che significa un'autorità intangibile della chiesa. E se in qualche modo una religione è costretta a lasciare qualche valore alla storia, questo diviene in qualche modo illusione se non tempo perso o tentazione del diavolo, perché in realtà Dio ignora ogni differenza di tempo e il destino di noi mortali sarà fissato per sempre il giorno dell’ira.
Dunque si potrebbe mettere Parmenide dalla parte di Dio e Eraclito dalla parte del diavolo? Però uno studio della filosofia ci mostra che le cose si sono sviluppate diversamente, almeno per la religione cristiana: che si è richiamata piuttosto ad Aristotele che a Platone, cioè piuttosto al divenire che all’essere. Dunque come la mettiamo, anime pie? Dio è o diviene? Forse, se dovessi dire la mia, starei dalla parte di conilmionome, che mi sembra possa riconoscere che la superiorità di una religione - per esempio la religione cristiana - sulle altre stia in questo, che il Dio cristiano non è il Dio del passato ma del futuro e che proprio in tal modo ha riscattato la storia, cioè ha lasciato alla storia e quindi a noi stessi la libertà: perfino la libertà di non credere in Dio. |