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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
02-04-2012, 14.48.55 | #4 | |
Ospite
Data registrazione: 01-04-2012
Messaggi: 13
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Riferimento: Realtà e finzione
Citazione:
La tua è un'idea molto interessante, anche se non possiamo avere alcuna prova. Però i tuoi pensieri mi spingono a una riflessione: siamo poi sicuri che, anche all'interno di un'unica dimensione esistenziale, fare leva sull'immaginazione altrui sia un puro esercizio letterario, privo di conseguenze reali? Penso a romanzi come quelli di Jules Verne, che sembrano aver anticipato profeticamente invenzioni future, ma forse, invece, hanno contribuito alla loro realizzazione. Oppure ad altre opere fortemente suggestive che in passato sono state accusate, forse a ragione, di provocare un aumento di suicidi tra i giovani. Quindi, in certa forma e misura, l'immaginazione modifica la realtà. Perciò anch'io, sì, la vedo come uno strumento etico o anti-etico in grado di generare una realtà alternativa; non so però se in senso fisico quantistico, come dimensione parallela, se ho ben capito il tuo punto di vista. |
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04-04-2012, 09.42.45 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
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Riferimento: Realtà e finzione
Io credo che l'immaginazione sia innanzitutto una realtà spaziotemporale, il cui luogo è la testa di ognuno di noi relativamente ai propri pensieri. Da questo punto di vista l'immaginazione ha un'influenza sulla realtà del tipo di qualsiasi altro oggetto reale.
L'omicidio che immagini avviene realmente come sequenza di immagini nella tua testa, il fatto che non sia accaduto anche fuori dalla tua testa è perfettamente normale; se accendo la tv a casa mia dovrei pretendere che si accenda una tv anche a casa di un mio amico? L'immaginazione non è un'altra dimenzione, è semplicemente un'altro luogo rispetto a ciò che avviene intorno a noi, è qualcosa di più vicino al fulcro della nostra coscienza e dunque il suo impatto sulle nostre persone è notevole. |
27-04-2012, 10.17.20 | #6 | |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Riferimento: Realtà e finzione
Citazione:
La realtà e l'immaginazione non sono "distaccate". La cosiddetta realtà 'ordinaria' -come concepiamo ed interpretiamo il mondo (esterno/interno), la vita e l'essere- non è che il risultato dell' immaginazione: ciò che si pensa e si crede diviene nell'unità inscindibile di azione e mutazione che forgia la realtà medesima. Senza l'atto interpretativo (qualità della coscienza) non esiste relazione e senza relazione il concetto stesso di realtà e la realtà medesima non sarebbero possibili, nemmeno possibile una sorta di realtà intesa come somma di impulsi sensoriali indistinti. Atto interpretativo non esclusivamente relativo all'attività cosciente del pensare ma a quella totale; presumibilmente il seme stesso della coscienza posto in essenza in ciò che ora nella capacità del distinguo identifichiamo come realtà; seme di coscienza o essenza che dispiega all'infinito il suo potere creativo di essere dando forma ad infinite dimensioni o realtà. L'immaginazione non è una differente realtà ma la realtà stessa; nel caso dell'esempio da te suggerito, la realtà forgiata attraverso l'immaginazione attiva (cosciente) è nel profondo la vita reale a tutti gli effetti, con i suoi frutti e le sue mutazioni compiute attraverso il viaggio nell'archetipo. La coscienza in tal caso uccide, salva, redime, impersona insomma quelle qualità alle quali man mano aderisce divenendo. La realtà forgiata è autentica poiché diviene la redice stessa del nostro relazionarci, del nostro divenire. L'immaginazione in tal caso non è una differente dimensione di ciò che chiamiamo reale o essere ma l'essenza stessa dispiegata attraverso lo spettro dei sensi, la gamma definita in determinati colori o qualità esperite, la mappa stessa d'insieme del cosiddetto reale. Il discorso dell'etica e della conoscenza appartengono a livelli di indagine differenti. L'etica diviene un'ulteriore lettura di ciò che sperimentiamo, legata al senso relazionale e radicata alla finalità; fondamentalmente sintesi di una necessità di equilibrio posta fra la dimensione dell'essere e quella dell'esperire. La nostra capacità immediata, cosiddetta istintiva, di intendere e di (re-) agire, ovvero di interazione, non è che il risultato del quadro sottostante di quell'elaborazione esperienziale dispiegata nell'essere e differenziata attraverso ciò che identifichiamo come lo scorrere temporale. Ciò che diamo per scontato, ogni coscienza della nostra capacità sensoriale di relazionarsi, non è che la sintesi di quel particolare atto dell'attività dell'immaginazione, derivata da quella qualità radicale del conoscere propria del relazionarsi e del dispiegamento dell'essere (o realtà stessa). L'ipotizzare un cosiddetto attaccamento alla realtà -a mio avviso- non è espressione corretta essendo la coscienza sottostante a determinarne l'aderenza, se mai di aderenza si possa parlare anziché più propriamente di identità. "Costruiamo" quindi non delle apparenti "emozioni esterne -benefiche o nocive " ma una realtà vera e propria che, seppure possa apparire come appartenente ad un mondo a sé stante privo di reale potere attivo, concorre in misura esponenziale a quel divenire sottostante che noi visualizziamo come reale nel giungere all'identità relazionale, nel momento in cui quella determinata realtà che pare soggiacente si esprime compiutamente realizzandosi come reale identità. Se la coscienza non è che la capacità discriminante pura della qualità del conoscere la sua realizzazione è e si compie attraverso l'immaginazione pura, intendendo come "puro" quel potenziale creativo non esclusivo del mondo delle idee e del pensiero proprio dell'umano ma del reale stesso. Così secondo coscienza possiamo pure credere qualunque cosa ma realizzeremo solo ciò che nel profondo per davvero abbiamo mutato in reale identità. La differenziazione attraverso ciò che appare evolversi ne accerta o ne smentisce i caratteri realizzandosi dimensionale. Per cui secondo una frase che mi è cara: prestiamo attenzione a ciò che desideriamo perché di norma saremo ascoltati e quel desiderio non è che il processo finale della sua visione implicita. Per ciò che riguarda l'immaginazione "attiva", lo snodarsi dei nostri pensieri, solo la profonda coscienza di quei movimenti intimi può donarci la capacità di coglierne il potenziale implicito. |
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27-04-2012, 15.09.33 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
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Riferimento: Realtà e finzione
Gyta, se ho capito bene per te l'esserci, cioè ciò che è reale, non è che la datezza delle relazioni che si realizzano nell'atto conoscitivo (esperienziale o cosciente). Senza relazione le cose sarebbero oggetti per sé stessi informi, indistinti, cioè si nullificherebbero.
Stai dicendo che l'essere contiene implicitamente ciò che solo attraverso un interpretante (e "vivo") conoscere diviene esplicito e dunque "dato" o "reale"? Mi interessa questo discorso, ma per non rimanere totalmente fuori tema aggiungo questo; che la forma (o modo) di un oggetto qualsiasi è possibile solo mediante il rapporto tra quello e qualcos'altro che lo "delimiti". Poiché l'immaginazione o i pensieri sono distinguibili nella nostra mente tra loro essi devono con ciò possedere un modo d'essere o una forma, esattamente come quella gamma di cose che si considera materiale. Questo ci porta ad ammettere che immaginazione (o i pensieri) e materialità abbiano sostanzialmente qualcosa in comune tra loro (cioè entrambi possiedono dei modi d'essere o forme) e dunque una medesima essenza che ne permette il "contatto"; tanto è vero che un'immaginazione o un pensiero possono influenzare le cose materiali. |
27-04-2012, 19.10.37 | #8 | ||||
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Riferimento: Realtà e finzione
Citazione:
Non esattamente.. Diciamo che ciò che attraverso la percezione intendiamo come reale/realtà non può prescindere dalla relazione e questa "capacità" di relazionarsi o fondamentalmente conoscitiva presumo sia qualità intrinseca al reale stesso non solo limitando il discorso allo stato di coscienza ed al pensiero umano. Citazione:
Diciamo che senza la capacità intrinseca di relazionarsi non esisterebbe affatto la realtà perlomeno non per come la nostra coscienza mentale ha modo ora di percepirla od immaginarla. Citazione:
Sì, anche. Citazione:
Ecco: fondamentalmente per qualità conoscitiva intendo proprio ciò che tu identifichi con "contatto"! E come "realtà" intendo invece ciò che tu identifichi come "essenza". Non intendo però affermare che l'essere ch'io personalmente faccio coincidere con la realtà stessa e con ciò che definisci essenza sia esclusivamente nell'atto del relazionarsi (*) come noi lo intendiamo di consueto ma nella qualità del conoscere intesa in senso decisamente ampio della quale percepiamo attraverso i nostri sensi una limitata identità fra cui -per questi sensi- quella della relazione come imprescindibile e determinante. Per tornare a bomba allora l'immaginazione non sarebbe che lo strumento primo attraverso cui quel conoscere forgia la realtà stessa dei nostri sensi. Non è che il nostro pensiero immagina di possedere un arto (che non possiede) e ne ha la percezione (seppure ciò sia possibile) ma che il pensiero e l'immaginazione stessa non sono che la punta dell'iceberg di quella realtà che forgia sé medesima. (*) Diciamo che se dovessi sintetizzare ai minimi termini la intenderei come una serie infinita di "stati di coscienza", e non mi sto riferendo affatto alla mente umana ma all'essenza stessa nel suo dispiegarsi. Rammento ciò che già sappiamo, che le parole e la costruzione stessa del discorso è in un certo senso la modalità attraverso cui si muove la nostra immaginazione cosciente, forma e delimita il nostro intendere; usa strumenti capaci di farsi veicoli ma d'altra parte può diventare ingannevole se per l'appunto ci scordiamo di questo svolgersi di trama obbligato e crediamo che ciò che ancora non trova veicolo semplice attraverso il linguaggio possa essere irrazionale o irreale, limitando la realtà all'immagine più o meno fedele che di questa ci siamo fatti. |
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30-04-2012, 11.06.07 | #9 |
Ospite
Data registrazione: 28-04-2012
Messaggi: 4
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Riferimento: Realtà e finzione
Beh..In effetti il confine fra realtà e finzione è abbastanza labile...L'immaginazione,o fantasia che dir si voglia,può proiettarci in un mondo diverso da quello reale e può farci vivere delle esperienze totalmente fantastiche o abbastanza verosimili.Tant'è che i sogni,che altro non sono che una propaggine notturna della nostra immaginazione,possono essere così aderenti alla nostra realtà quotidiana da risultare indistinguibili dalla vita vera I frutti dell'immaginazioni esistono de facto solo nella nostra mente...Anche se molto spessoci dimentichiamo oltremodo rapidamente delle nostre fantasticherie,dei nostri sogni ecc..Talora l'immaginazione risulta avere un potere tale da suggestionarci profondamente.Accade perfino che l'immaginazione ingeneri falsi ricordi nelle nostre menti!E' così forte il potere della fantasia che spesso può dare adito a una dissociazione dalla realtà e cagionare in alcuni soggetti psicopatie,nevrosi,complessi e sindromi varie! L'illusione della realtà,la verosimiglianza fittizia,però,può essere generata anche da altri fattori,oltre che dalla immaginazione tipo:sostanza psicotrope,allucinogeni,assenz io,gravi malattie,delirio,ipnosi,sugges tione inconsapevole.Alcuni filosofi,mistici e dotti,invece,affermano che la realtà e la fantasia coincidano,siano la stessa cosa!Nei Veda,ripresi anche da Schopenhauer,ad esempio,c'è scritto che noi viviamo in un'illusione fantastica,il noto Velo di Maya,che cela la realtà genuina delle cose In realtà non c'è un metodo preciso per distinguere realtà e finzione...L'unica cosa che si può fare è scrutare ogni situazione che ci si presenti e ragionare a mente fredda..Se,poi,ci troviamo in un sogno si può sempre ricorrere al famoso pizzicotto
Ultima modifica di Luchino : 30-04-2012 alle ore 13.02.29. |