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30-06-2009, 00.41.02 | #72 | ||
like nonsoche in rain...
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Riferimento: x nexus
Citazione:
Non si è mai acquietato il mio intelletto con proposte del genere, ma credo di comprendere quanti la pensino in modo differente: in fondo la nostra vita in questa forma è piuttosto breve, uno starnuto ed è meglio ipotecare per tempo il fazzoletto che ci pulirà via. Si sa mai. Citazione:
Ho sentito che sia questo senso di separazione da un supposto "ciò che è" la chiave. Almeno quella che, per qualche istante, acquieta il mio di intelletto. |
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30-06-2009, 19.05.29 | #73 | |
Ospite abituale
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Riferimento: il logos di nexus
Citazione:
Si può dedurre e si deve dedurre, si può dedurre e si possono esprimere le deduzioni metafisicamente, si può dedurre ed esprimere fenomenologicamente, si può dedurre ed esprimere matematicamente, fisicamente, criticamente, psicologicamente, criticamente .... ma partendo dalla storia, dalla vita, dall'esistenza...dalla carne, in una parola. Se l'Assoluto, se Dio, se la Verità, se la Filosofia non si è fatta carne e non si fa carne, tutto è futile, fatuo, infantile, superbo, presuntuoso e risibile, sterile e noioso gioco dialettico. Il Logos, come dici tu o come io proietto nelle tue parole, deve farsi carne, necessariamente. Perciò si è fatto carne fin dall'inizio e si fa carne fino alla fine. Quello che esprimi, nexus6, se è questo che esprimi, lo lo trovo umile e sublime e non può che acquietare l'inquieto intelletto. Ciao |
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30-06-2009, 22.27.16 | #74 | |
Moderatore
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Riferimento: x nexus
Citazione:
...ed e' solo grazie a quella sorta di “intuizione” Pascaliana, a cui Kant accenna brevemente ma a cui non da' troppa importanza, che noi possiamo “intuire” al di la' del tempo e dello spazio, credere cioe' ad un Oggettivo in quanto in se' e per se' e non soltanto in quanto Universalmente soggettivo. ...La scommessa Pascaliana...poi... non ha nulla a che vedere con l'opportunismo logico -razionale di cui Pascal e' fatto vittima dai luoghi comuni di chi non lo ha mai letto...: nella sua scommessa Pascal vuole semplicemente ribadire che il valore della fede sta nel mettersi in gioco, nello scommettere se' stessi, chi non gioca gioca comunque e rischia di perdere la partita a tavolino, chi non sceglie ha gia' scelto , ha gia' creduto, ha gia' avuto un'altra fede in cui credere, siamo in gioco, dobbiamo metterci in gioco, scommettere per forza, e non siamo in condizione di fare altrimenti... Saluti |
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01-07-2009, 13.40.42 | #75 | |
Ospite abituale
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Riferimento: x nexus
Citazione:
Ma all'interno di questa fantasticheria può darsi una scienza, rigorosa e sistematica, intersoggettivamente condivisibile. Oltretutto andrebbe discussa la legittimità di questa separazione tra l'ambito soggettivo e oggettivo del conoscere, giustificata solo a partire da una concezione strumentalistica della mente. Se la mente è uno strumento di cui l'uomo si serve per conoscere allora è inevitabile che le conseguenze siano quelle riportate da Kant. Se è uno strumento è cioè una cosa tra le cose, cioè passibile di condizionamenti e dunque inevitabilmente incapace di una presa limpida sulla realtà. Questo presupposto naturalistico-antropologico della mente, che ne fa un "prodotto" del cervello (e in generale un contenuto del mondo tra i molti possibili), è tolto dall'idealismo tedesco. |
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01-07-2009, 21.28.32 | #76 | |
Moderatore
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Riferimento: x nexus
Citazione:
...ridurre la realta' al pensiero e' un atto di arroganza del tutto irragionevole che Kant non ebbe il coraggio di compiere fino in fondo, avendo il pudore ed il buon senso di salvaguardare l'umilta' dell'uomo dinanzi al creato. Vogliamo davvero credere che tutto cio' che e' razionale e' pure reale e viceversa?...che c'e' di così limpido ed evidente nel nostro pensiero razionale che non sia sconfessabile da uno solo dei postulati del cuore?...nulla di razionalmente dimostrabile puo' prescindere dalle inconoscibili ragioni del cuore; lo spazio, il tempo, il divenire , in questo caso, diventano intuizioni della nostra abitudine che ci portano a fondare razionalmente un sacco di fantasie che ormai non trovano piu' riscontri nell'esperienza di cio' che chiamiamo reale... Saluti |
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01-07-2009, 23.39.05 | #77 | |
Ospite abituale
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Riferimento: x nexus
Citazione:
Importa poco che si tratti di arroganza, ciò che importa è se si tratti di un'operazione legittima o meno: è di fronte alla legittimità che l'arroganza è o meno tale, così come la violenza è vera violenza nella misura in cui intende negare la verità, non certo a seconda degli usi, dei costumi, delle volontà, decisioni, fedi, convinzioni storico-circostanziali dei mortali. Per esempio, va molto di moda negare verità incondizionate e indignarsi per la violazione dei diritti dell'individuo: ora, a parte l'ipocrisia di chi pretende di tener ferma l'una e l'altra tesi (giacchè non si capisce il motivo per cui non si dovrebbe devastare l'uomo nel momento in cui si rifiuta di abbracciare "tesi somme", anche la negazione della sua distruzione verrebbe infatti a perdere ogni significato, divenendo solo un'ipotesi condivisibile o meno, cioè non vincolante), ma che plausibilità hanno (innanzitutto) queste tesi? sono in grado di tener fermo il contenuto che propongono con sensatezza ed evidenza? Perchè è questa la domanda che ci si deve porre quando si discute di filosofia, se la filosofia intende pronunciarsi a prescindere dall'accidentale, dall'opinabile, dall'emotivo e non ridursi a salotto, chiacchiera, curiositas.. Che Kant non abbia avuto il coraggio di spingere fino in fondo la coerenza del suo discorso filosofico è un conto (la sua frigida formazione/educazione cristiana ha fatto il suo gioco), d'altra parte si tratta di un'incoerenza sua considerando la destinazione inevitabile di quel percorso speculativo (cioè poi l'attualismo gentiliano), ma (e questo è un altro paio di maniche) in base a quali motivazioni ciò (il rifiuto di perseguire nella coerenza) implicherebbe attestati di merito, valore, pudore, buon senso? Qui non si tratta di aver fede nel fatto che razionale e reale stiano in equazione, proprio perchè non è sul fondamento della fede che l'idealismo tedesco rileva la contraddittorietà dell'atteggiamento naturalistico con cui Kant interpreta l'apparire del mondo, né sul fondamento della fede che si rileva l'insensatezza dell'impensabilità di un pensato, dell'inconcepibilità di un concetto concepito. Tu scrivi, seguendo Kant, che spazio, tempo e categorie siano soggettive. Ma, chiedo, qual'è il fondamento di questa affermazione? se alla radice di questa convinzione sta l'idea che la mente possa essere condizionata nella sua attività rivelatrice, ebbene questo è un presupposto, il cui toglimento non è oggetto di fede ma di ragione. Presupposto ancor più grave, nel caso di Kant, considerando che lui stesso introduce il carattere trascendentale dell'Io (cioè la sua insuperabilità, totale incondizionatezza intenzionale, ed è proprio qui il conflitto con la soggettività fenomenica della percezione del mondo). Ossia il fondamento del circolo di razionale e reale è la ragione, non la fede, giacchè pensare che vi sia una realtà che non appaia e che l'essere stia al di là dell'apparire è un concetto autonegantesi: è sul fondamento del suo apparire che se ne nega l'apparire, tale cioè che la negazione non può nemmeno vivere, dovendo ammettere l'affermazione per costituirsi. L'autocoscienza dello Spirito rinvia alle parole dell'eleate: lo stesso è pensare ed essere, perchè è impossibile pensare che si dia una realtà che non sia realtà che appaia, ne è possibile che l'apparire sia apparire unicamente di sè, o sarebbe un nulla d'apparire. |
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02-07-2009, 16.57.39 | #78 | ||
like nonsoche in rain...
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Citazione:
Credo che le parole conservino ancora un certo valore e significato: c'è ben più che una sfumatura di differenza tra 'fantasticheria', 'illusione', 'suggestione' o 'intuizione' . Queste differenze, così come i fraintendimenti a cui sarebbe andato in contro, Kant li aveva bene in mente se nei Prolegomeni scriveva che Citazione:
Dunque è vana parvenza solamente pretendere che il fenomeno possa rappresentarci le cose in sé e non invece le nostre rappresentazioni della natura le quali, proprio tramite la funzione “ordinatrice” ed unificante della soggettività comune ad ogni uomo in quanto dotato di “ragion pura”, permettono di acquisire conoscenza certa ed indubitabile: così tentava di disinnescare le critiche degli scettici riguardo alla possibilità di conoscenza, tentando pure, ed anche questo lo chiarisce esplicitamente, di non cadere nelle secche dell'idealismo (dei suoi contemporanei). Non ti puoi sottrarre a questo argomento, visto che anche tu ammetti che il “cuore” detti/ordini/infonda a priori all'intelletto le sue “ragioni”: Kant ti chiede perché il cuore ingannerebbe l'intelletto con “cervellotiche chimere” e lo confonderebbe con mere fantasticherie. |
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02-07-2009, 17.00.29 | #79 | |
like nonsoche in rain...
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Riferimento: il logos di nexus
Citazione:
Sembra che in fondo parte del lungo percorso della filosofia non sia che un tentativo di fornire delle risposte a queste domande. Se ho capito cosa hai voluto intendere stiamo dicendo, penso, cose differenti... o no, visto che probabilmente l'unico reale modo per illuminare questo mistero, oltre a puntellarlo con la nostra filosofia e la nostra scienza, sia viverlo, considerato che è in questa forma che si realizza in noi. |
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02-07-2009, 22.46.12 | #80 |
Moderatore
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x gaffiere e nexus
...cerchero' di ribadire quanto gia' espresso...:quando dico che per Kant le idealita' di spazio e tempo sono fantasticherie collettive, intendo dirlo allo stesso modo di come direi, in veste di paziente del Dr.House, che le secrezioni ghiandolari salivari sono un banalissimo sputacchio !!...non capisco quale obiezione vogliate muovere all'uso di questi termini usando le parole dello stesso Kant , il quale non esita ad affermare che la conoscenza oggettiva si ferma al mondo delle percezioni del soggetto, e non alla conoscenza delle cose in se', come a dire che le verita' immutabili non riguardano le “cose non cose” che (non si sa come) determinano il mondo sensibile, ma soltanto quello; e' chiaro che una siffatta conoscenza sara' pure oggettiva ,coerente, universale in se', ma diverra' pazza fantasticheria se riferita alle noumeniche “cose non cose” davvero vere che sono il principio e la sorgente continuamente attiva ma noeticamente irraggiungibile dell'esperienza sensibile, e questo, Kant, lo sottointende chiaramente nelle parole che citate, ma egli non approfondisce; e' il paradosso di questo mondo non conoscibile ma che fornisce sempre continua rinnovata materia alla conoscenza delle cose sensibili che offre il destro alle critiche dell'idealismo tedesco,il quale spazza via definitivamente e irragionevolmente anche l'ultimo barlume inspiegato di metafisica rimasto in Kant. Solo Pascal avrebbe potuto aiutare Kant a sciogliere quel paradosso fra metafisica e idealismo...,infatti non si da' alcun sistema chiuso di idee che possa razionalmente autosostenersi senza il puntello della fede in un qualche assioma , in un qualche principio indimostrabile alla ragione dell'intelletto, solo l'irrazionale capacita' del cuore puo' generare la possibilita' di un sitema ideale di poter giungere al Reale oltre il razionale.
Saluti |