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09-05-2008, 21.57.36 | #45 | ||||
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Data registrazione: 30-08-2007
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Riferimento: Dio, l'onere Della Prova
Bentornato epicurus! Ci mancavi!
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Da un punto di vista teorico, incontestabile. In pratica, però, quando si fa una affermazione che contiene informazione, e quindi genera sorpresa (vedi anche la discussione su Filosofia dell’informazione) e quindi “si colloca male nel sistema conoscitivo” si usa quasi sempre il modo affermativo. Esprimere in modo negativo "chi entra a casa mia inizia a parlare russo" sarebbe difficile. Citazione:
A questo punto, però, Emanuelevero sostiene che la non esistenza di Dio provoca grande attrito con il suo sistema conoscitivo, altri sostengono che è l’esistenza di Dio a provocare grande attrito con il proprio sistema conoscitivo. Ognuno resta del suo parere. Comunque mi verrebbe in mente una riflessione sul “database” del nostro cervello. Secondo me lo si può descrivere come composto da un insieme di mattoncini (i concetti), estremamente concatenati tra loro. Una parte dei concetti riguarda le previsioni che facciamo sulla realtà, e sono i concetti che formano il nostro “sistema conoscitivo”. La stragrande maggioranza di questi concetti sono estremamente consolidati, e quindi scontati (ad esempio, “se lasciamo un oggetto che abbiamo in mano, cade a terra”). Questi concetti, però, in qualche modo li abbiamo elaborati ad uno ad uno, e per ognuno abbiamo avuto qualche prova, che abbiamo ritenuto soddisfacente. Le prove, inutile dirlo, quasi sempre sono indirette (cose che ci hanno detto persone di cui ci fidiamo, cose che abbiamo letto su fonti affidabili). Ogni nuovo concetto, che arricchisce il nostro sistema cognitivo, va provato, in qualsiasi modo sia espresso, quasi sempre in modo affermativo. Quindi il concetto “Dio esiste” può darsi secondo noi abbia ricevuto tanto tempo fa una prova inconfutabile, oppure può darsi che sentiamo il bisogno di provarlo. In ogni caso una prova ci deve essere. Citazione:
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10-05-2008, 14.03.40 | #46 | |||||||||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
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Riferimento: Dio, l'onere Della Prova
Citazione:
Ciao Emanuele, non mi interessa mantenere un approcio formalista, volevo solo introdurre l'idea del sistema conoscitivo olistico per spiegare a chi debba spettare l'onere della prova. Citazione:
Esatto, ciò che è negazione e ciò che è affermazione può essere ridefinito a seconda dei nostri scopi, quindi non può essere questa faccenda a decidere chi ho l'onere di dimostrare una qualche tesi. Comunque tu sostieni che l'onere, eventualmente, spetti all'ateo, e solo a questo. Ma anche questa posizione non la condivido. [Una precisazione: coloro che non credono all'esistenza di dio li chiamerei "atei" e non "relativisti".] Citazione:
Non mi chiedi poco Qui comunque saremo off topic, quindi mi leggerò i topic che hai linkato e se mi sentirò ispirato interverrò Citazione:
Catone, questa parte del discorso di Emanuele è fortemente problematica e pone il fianco a diverse obizioni. La prima che mi viene in mente: dato che i politesiti vengo prima dei monoteisti, questi ultimi hanno portato prove ai politeisti? Citazione:
Qui ci siamo muovendo nel campo della razionalità/ragionevolezza (e credo che ciò sia un dovere per un filosofo) e in questo campo naturalmente non centra nulla chi detiene il potere. Citazione:
Grazie Albert Citazione:
"Le tigri non mangiano carne", "Il sole non è una stella", etc.... E' vero che ci sono frasi che, in italiano, non renderebbero bene al negativo (e ciò vale anche al contrario), ma il mio era solo un esempio. Ribadisco che sia teoreticamente che praticamente, le novità possono essere sia frasi negative sia frasi positive. Citazione:
Ma il sistema conoscitivo non coincide con il sistema delle credenze. Le conoscenze, come ben sai, devono essere giustificate, le credenze no. Quindi nessuno (che io sappia) ha "Dio esiste"/"Dio non esiste" nel proprio sistema conoscitivo. Citazione:
Questa tua teoria è interessante, però non mi sembra molto verosimile. Inoltre non porti prove a sostegno |
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10-05-2008, 15.03.32 | #47 |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio, l'onere Della Prova
Rispondere a questa domanda per me è davvero difficile, soprattutto perchè per parlarne bisogna avere una conoscenza che io non ho.
Ma quando si parla di Dio la parola "conoscenza" a me pare si perda nel vago. Da un pò sto guardando tutto ciò che posso aver assorbito fino ad oggi sotto l'aspetto del concetto di "informazione". Non so se mi porterà lontano o se mi dovrò fermare per strada, ma almeno ci tento. Quando cerco di discutere con qualcuno di un tale argomento è necessario che io stabilisca con lui la definizione di tale argomento. Definire un argomento può significare rendere espliciti i contenuti informativi che la definizione deve contenere. Significa che entrambi abbiamo bisogno di sapere quali informazioni sono in esso contenuti. Così la definizione che possiamo poi trarne sarà confinata alla trattazione delle informazioni che essa contiene. Spesso cosa può succedere? Che le informazioni generate da un tale argomento possano dar adito a diverse interpretazioni, a questo punto la discussione si sposta dalle informazioni alle interpretazioni sulle informazioni. L'importante però che entrambi abbiano una precisa conoscenza delle informazioni. Alcune altre volte può capitare che un argomento, anche se stato già molte volte sbriciolato, "sorprende" gli interlocutori che si accorgono di informazioni celate all'interno, e di cui nessuno si era accorto, la cui discussione svela. Oppure la discussione rende necessario ampliare le informazioni di quel argomento arricchendolo di altri particolari che prima non si riteneva necessari. Quando l'argomento è Dio chiaramente mi accorgo che è necessario la definizione di chi è Dio perchè se ne parli, ovvero di definirlo e di limitarlo. Poi posso passare alle informazioni in esso contenute e stabilire con il mio interlocutore se vi sono diverse interpretazioni di informazioni comuni, oppure se è necessario arricchire l'argomento di nuove informazioni. Infine è possibile scovare informazioni all'interno di cui prima non ci si era resi conto dell'esistenza. L'importante è però iniziare il discorso definendo l'argomento... quando però si tratta di Dio l'argomento sembra non avere confini. Se ci limitiamo a dover parlare di una informazione che riguarda Dio, ma non abbiamo una definizione di chi è Dio, non potremo dedurre alcuna informazione se il concetto da cui è tratto non è definito. E' come se io parlassi di Australia riferendomi a Mosuascon. Voi direte chi è Mosuascon, infatti è un nome che mi sono inventato ora che forse ha qualche attinenza con l'Australia. Ma se non ho una definizione di Mosuascon e non so se in questo concetto c'è l'informazione Australia, è difficile poter sostenere che i due concetti siano correlati. Quindi se dico che Dio esiste (questo ragionamento l'ho fatto come esempio su aria scienze in interpretazione di Copenaghen, e su quest'area ho aperto l'argomento "filosofia dell'informazione") devo supporre che dentro questa frase vi sia un gran numero di informazione, ma per rendere esplicito l'informazione in esso contenuta, devo conoscere il gran numero di informazione contenuta nella definizione. Ma non basta avere una informazione frammentaria per comprendere il concetto di chi è Dio, ho bisogno di tutta l'informazione prevista nella definizione. Siccome Dio non può essere definito perchè non si conosce tutta l'informazione in esso contenuta, possiamo solo aspettare che la conoscenza di Dio sia completa; prima di allora, non potendolo definire, non ne possiamo nemmeno parlare. Faccio un esempio: se io fossi un extratterestre la cui vita è stata sintetizzata diversamente dai viventi sulla terra e mi imbattessi su una cosa che voi umani chiamate "fegato" rimarrei <<sorpreso>> forse. Mi domanderei cos'è e cosa ci fa lì, da dove è spuntato ecc. ecc. Avrei insomma una informazione frammentaria di ciò che era un organismo vivente. Ma io non so che esso apparteneva ad un organismo vivente, vedo una cosa strana e cerco di dedurre una informazione da una informazione. Ciò è esattamente la cosa che succede a noi, vediamo tante belle cose nel percorso della nostra vita e ci chiediamo cos'è, cosa ci fa li e da dove è spuntato. Siamo molto bravi a dedurre una informazione da un'altra informazione. La cosa che ci manca è però la conoscenza totale, questa conoscenza ipotetica (la verità assoluta a cui emmeci spesso ci invita a cercare anche se non siamo nelle possibilità di trovarla) è il concetto di Dio. Quindi L'argomento, quando si parla di Dio, non può che essere la conoscenza totale. Se continuiamo a ridurre Dio al fegato trovato dall'extraterrestre rendiamo il concetto di Dio un'altra cosa, come infatti il fegato in una mucca è importante ma ciò che fa la mucca una mucca non è il suo fegato. Se Dio esiste o non esiste dipende da quale verità troveremo alla fine del percorso di conoscenza. Ma ho il sospetto che non siamo nelle possibilità di conoscere ogni cosa, quindi credere o non credere è solo una questione di fede e nessuno può avanzare la richiesta di alcuna prova a sostegno, al massimo possiamo continuare, in ogni tempo, a meravigliarci della vita, e credo che questo soltanto sia il modo con cui Dio di ogni tempo ci comunica la sua esistenza. Ma non è una comunicazione conoscitiva e razionale è solo una comunicazione "emotiva". Ecco che, secondo me, Dio è razionale perchè (sempre che esista) è conoscenza, ma la sua rivelazione è emotiva ed espressa attraverso la "meraviglia". |
10-05-2008, 22.20.53 | #48 | |
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Riferimento: Dio, l'onere Della Prova
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11-05-2008, 00.17.38 | #49 | |
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Riferimento: Dio, l'onere Della Prova
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Albert, sei sicuro che "Questi concetti, però, in qualche modo li abbiamo elaborati ad uno ad uno, e per ognuno abbiamo avuto qualche prova, che abbiamo ritenuto soddisfacente" sia una tesi non problematica? Qui stai sostenendo che ogni nostra credenza ha ricevuto qualche prova. Credo che ciò sia assurdo, come è assurdo parlare di "prove inconsce", giustificazioni delle quali noi non abbiamo consapevolezza. Comunque io credo che per le questioni filosofiche, contrariamente alle altre, l'onere della prova debba ricadere su chiunque. La filosofia senza giustificazione non è filosofia, bensì mera autobiografia. |
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11-05-2008, 00.22.07 | #50 | |
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Dici poco? L'autobiografia si basa su una bio se la realtà non conta vorrei sapere di cosa si occupa la filosofia. Di se stessa? |
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