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28-11-2003, 22.47.19 | #12 |
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Non ho la scanner, ma ci avevo pensato anche io.
Tanto per incominciare vi do l'indirizzo del sito "Rete Italiana Boicottaggio Nestlè" che contiene molti articoli. Poi, mano a mano che trovo materiale che non debba copiare a mano lo metterò in linea. Quello che devo copiare a mano ... datemi tempo! www.ribn.it |
28-11-2003, 23.09.01 | #16 |
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Commercio equo e solidale
(copiaincolla dal sito www.lifejackets.it)
Perche sono nati i marchi di garanzia del commercio equo e solidale? Partiamo dal concetto di squilibrio nella distribuzione del reddito e della ricchezza mondiali. Numerosi documenti delle maggiori organizzazioni internazionali ci mostrano che il 20% della popolazione mondiale detiene l'80% delle risorse. Ciò significa che al restante della popolazione va solamente il 20% della ricchezza totale [sic!]: è, questo, il caso dei Paesi in Via di Sviluppo [PVS]. In particolare, vorrei parlare dei piccoli produttori del Sud del mondo, che si confrontano sul mercato secondo una relazione di concorrenza imperfetta. Essi, infatti, hanno un limitato potere di contrattazione; inoltre, gli scarsi volumi di produzione, le caratteristiche qualitative dei prodotti e delle colture [monocolture di tipo coloniale], rendono l'offerta del prodotto inelastica rispetto alla domanda, relegando i produttori ai mercati locali. La concorrenza diventa imperfetta nel momento in cui ci si confronta sul mercato con le controparti, le multinazionali. La teoria economica ci insegna che lo scambio determina il prezzo nel punto in cui la domanda incontra l'offerta, ma ciò presuppone che le condizioni di accesso al mercato siano le stesse per tutti. Nella realtà, invece, la maggioranza dei mercati è soffocata da barriere protezionistiche, da gruppi di interesse che ne influenzano gli andamenti, dai continui processi di accorpamento e fusione di aziende [le multinazionali, appunto]. Il Sud, poi, si trova a dipendere dall'andamento delle monete forti dei Paesi del Nord che determinano il valore delle sue produzioni ed esportazioni, senza, però, possibilità di intervento. Le "strategie di sfruttamento" del Sud da parte del Nord, quindi, sono essenzialmente di due tipi: sfruttamento commerciale, soprattutto da parte delle multinazionali che controllano il commercio di un certo prodotto, ne gestiscono la produzione attraverso la proprietà delle materie prime, pagando pochissimo in termini di remunerazione dei fattori produttivi, non preoccupandosi delle esternalità negative del processo produttivo [sfruttamento incontrollato dell'ambiente, disinteresse per le comunità locali]. sfruttamento finanziario [il debito]: le politiche di repayment messe a punto dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, spingono i PVS a produrre il più possibile per l'esportazione, sfruttando oltre misura le risorse naturali senza curarsi dei danni ambientali e sociali che ne derivano. Ai PVS viene chiesto anche di bloccare i salari e svalutare la propria moneta per rendere le proprie merci ancora meno care sui mercati internazionali. A ciò si aggiungono tagli sostanziali alla spesa interna per la sanità, l'educazione, le infrastrutture, ecc. Si calcola che per ripagare il debito e gli interessi su questo il Sud trasferisca al Nord una media di 150 miliardi di dollari l'anno !!! Se a queste forme di sfruttamento aggiungiamo le numerosissime e diffusissime forme di protezionismo messe in atto dalle nazioni industrializzate e gli effetti negativi del commercio internazionale anche nel Nord del mondo [ambiente, immigrazione, disoccupazione...] allora diventa necessario ripensare tutto questo [perverso] meccanismo, passando da un sistema al servizio del profitto a un sistema a servizio dell'uomo. |
28-11-2003, 23.13.37 | #17 |
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www.altromercato.it
www.equo.it www.commercioequo.it per stasera dici che basta? Nel week end cerco dati sulle banche che finanziano l'indistria bellica e soprattutto sulle banche etiche. ciao e buona lettura |