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08-11-2004, 10.04.48 | #55 |
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X Rodi
abbiamo fatto dei tentativi per coinvolgere i vari partiti, ma senza alcun risultato. Abbiamo anche cercato di coinvolgere i mass-media (giornali, Rai, settimanali) ma senza alcuna risposta. Questo perché essi sono corrotti e ricattabili dal potere finanziario delle banche. Gli unici che hanno risposto con entusiasmo sono i vari movimenti spontanei e la gente comune che si arrabbia molto quando ascolta certe verità che condividono. Perciò questa rivoluzione deve partire dal basso in quanto la gente comune non ha nulla da perdere, ma anzi ha tutto da guadagnare a ribellarsi a questo sistema perverso. L'importante è informare le persone su queste verità sconosciute ai più. Quando la gente sa come stanno effettivamente le cose ne prende coscienza e si mobilita diffondendo il messaggio e preparandosi a votare chi intende realizzare un programma rivoluzionario. Noi abbiamo il grande potere di cambiare la nostra realtà se lo vogliamo. Per esempio basta boicottare l'acquisto di certi prodotti per far fallire una multinazionale oppure spegnere la TV o non comprare giornali per boicottare i mass media servi del potere. Ma dobbiamo pensare con la nostra testa e decidersi di recuperare il nostro autentico potere. Non ci sono alternative...altrimenti saremo condannati a subire sempre più la prevaricazione del potere costituito. A noi la scelta...Il nostro futuro dipende solo da noi... Gianfry |
08-11-2004, 15.22.14 | #56 |
Ospite abituale
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Per chi volesse approfondire il tema riguardo alla colossale truffa delle banche si consiglia di leggere gli articoli del seguente sito:
http://digilander.libero.it/afimo/al..._sovran o.htm |
08-11-2004, 16.07.04 | #57 |
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La fregola di Maastricht
Il sottosegretario per il Tesoro, che rispose ai due senatori interroganti sul problema della proprietà della moneta all'atto della sua emissione, si fece forte ricorrendo al Trattato di Maastricht sull'Unione Europea, per affermare: a) che proprio tale Trattato "sancisce il principio cardine dell'autonomia delle Banche Centrali dalle autorità governative statali, affidando in via esclusiva alle prime le funzioni monetarie"; b) che "gli articoli 104 e 105 di tale Trattato prevedono che al Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC), composto dalla Banca Centrale Europea e dalle Banche Centrali nazionali degli Stati membri, siano affidate, fra l'altro, la definizione e l'attuazione della politica monetaria"; c) che "riforme legislative, che mirino ad attribuire l'esercizio delle funzioni monetarie a soggetti diversi dalle Banche Centrali - ad esempio, l'autorità governativa o i privati - oltre a rappresentare una sicura involuzione e a dar luogo ad un sistema di emissione della moneta inadeguato alle esigenze di uno Stato moderno, si porrebbero in insanabile contrasto con il Trattato di Maastricht, il quale costituisce ormai, nel nostro ordinamento giuridico, fonte normativa di grado superiore alla legge ordinaria". Queste affermazioni, unilateralmente basate su un punto di vista giuridico escludente ogni riferimento alla Costituzione italiana, e deludenti nella loro disarmante ovvietà, capace solo di evitare l'essenza del problema, inducono ad un doppio ordine di considerazioni: a) l'autonomia e l'indipendenza, di cui tanto si vantò, ed ancora si vanta la banca d'Italia, e che sono state tanto strenuamente difese anche dai rappresentanti di uno Stato masochisticamente abdicatario, oggi non esistono più, essendo state sacrificate in favore di un ente straniero (o sovranazionale che dir si voglia - potenza delle parole!) qual è la BCE (banca centrale europea). Con l'entrata in vigore, negli Stati membri dell'Unione Europea, dell'Euro (moneta unica dell'Unione), la banca d'Italia, come tutte le banche centrali nazionali, ha perso il potere di emettere moneta e, quindi, quella sovranità monetaria che le era stata trasferita dallo Stato. Lo Stato, che già aveva assoggettato la propria politica economico-sociale al potere monetario della banca d'Italia, vede ora la propria sovranità, limitata non più da un Ente privato pur sempre italiano, ma da un Ente straniero (o sopranazionale che dir si voglia). Ciò che ha preso forma è un'Europa fittiziamente unita solo dal potere del denaro, come fenomeno della globalizzazione di un'economia soltanto finanziaria, priva cioè di ogni concreto e solido riferimento con la produzione, con i servizi e con il lavoro, vale a dire con i popoli; b) con l'articolo 105 del Trattato di Maastricht l'Italia (come tutti gli Stati aderenti all'Unione Europea) ha rinunciato alla sovranità monetaria nazionale a favore della BCE (banca centrale europea). Si è già visto come a questa sovranità, l'Italia abbia già rinunciato a partire dalle prime norme del 1893 a favore della banca d'Italia. L'abdicazione attuale di gran lunga peggiore, in quanto acquista la solennità che è propria ad un trattato internazionale. Il trasferimento da parte dello Stato di un potere, che più degli altri connota di sé il concetto stesso di sovranità, a favore di un Ente privato, che oltretutto non è italiano, rimane sempre assolutamente incoerente con la vigente Costituzione repubblicana, lo spirito della quale non può rinunciare al principio della sovranità popolare, né a quello della democrazia. Pertanto, la privatizzazione del potere monetario risulta "legittimamente" incostituzionale. Ne consegue che, da questa stessa macchia, è indelebilmente segnato anche il Trattato per l'Unione Europea e, prima di esso, l'Atto unico europeo firmato dall'Italia nel febbraio 1986(1). Questi documenti internazionali hanno di fatto completato quella modifica della Carta costituzionale, che già aveva subito, per come si è detto, gli irrispettosi attentati in punto di esercizio dei poteri dello Stato e di sovranità popolare. La nostra classe politica (Governo e Parlamento) probabilmente non si è mai resa conto del peso di quegli impegni internazionali, peso che grava sulle strutture portanti della Costituzione, specialmente nel campo dell'economia, trasformando la Costituzione in costituzione "legale" di una maxi truffa ai danni dei cittadini e dei popoli, consistente nell'emissione legalizzata di moneta debito in luogo di moneta credito di proprietà del popolo. Ciò che fino a ieri riguardava spesa pubblica, Stato sociale e programmazione, tutto ciò è stato stravolto in nome di questa truffa, alla quale si sta concedendo supinamente tutto il nostro Continente, schiavizzato e scientificamente convinto. Ma i nostri uomini politici sanno ciò che è accaduto? A volte, per esprimere un giudizio su di loro, alcuni quotidiani, alcune radio e alcune TV, per amor di patria, ricorrono alla loro presunta incompetenza, alla loro superficialità, o alla loro ignoranza... E' comunque certo che Guido Carli non appartenne a queste categorie di incompetenti, di superficiali e di ignoranti, perché di questi problemi aveva indubbia conoscenza, essendo stato per anni Governatore della banca d'Italia. Guido Carli infatti testualmente scrisse: "Gli Stati Uniti hanno esercitato lungamente un diritto di 'signoraggio'(2) monetario sul resto del mondo. Dico questo perché deve essere presente alla coscienza degli europei che cosa il Trattato di Maastricht rappresenta veramente. lo non vedo in Europa tracce di questa coscienza. Lo vedo invece negli Stati Uniti, dove, infatti, come un sol uomo, gli economisti sono scesi in campo per difendere gli interessi della comunità finanziaria americana nel tentativo di delegittimare il progetto di Unione Europea dal punto di vista teorico. La realizzazione del Trattato di Maastricht significherebbe la sottrazione agli Stati Uniti di quasi metà del potere di signoraggio di cui dispongono"(3). Insomma col Trattato di Maastricht si apportò una occulta quanto radicale riforma della nostra Costituzione, senza che il popolo "sovrano" ne fosse informato, e senza che ne fossero portati a sua conoscenza i complessi problemi e le gravi conseguenze che il passaggio avrebbe comportato in tema di economia e di socialità, tra un regime (misto) e l'altro (liberista). Ciò è avvenuto, senza neanche naturalmente avvertire la responsabilità e l'onestà (anche sotto il profilo di un minimo di trasparenza) di sottoporre questi importanti problemi ad un "referendum" popolare, da indirsi in via straordinaria dal governo, proprio per sentire il polso dei cittadini. Perché non si è fatto come invece è stato fatto ultimamente in Svezia con esito negativo in merito all'ingresso di quel Paese nell'area dell'Euro, e come si fece precedentemente in Danimarca per ben due volte, e in cui il responso popolare risultò altrettanto negativo? Senza rispondere a questa domanda, e senza neanche presumere che qualche cittadino possa formularla, oggi si procede alla privatizzazione delle imprese pubbliche (prevista dal Trattato di Maastricht) scotomizzando gli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione, cioè mettendo in ombra ed abbattendo l'impalcatura stessa su cui in tema di lavoro e di socialità si regge il nostro Stato repubblicano. Ma tant'è: si è voluto costruire l'edificio dell'Europa cominciando dal tetto e tralasciando ogni attenzione alle fondamenta. Si è voluto creare non un'Europa dei popoli ma un'Europa dei banchieri, come se l'esigenza di munire i popoli europei di una moneta unica, creata dal nulla ed immessa in circolazione dalla banca centrale europea con le stesse norme ed operazioni truffaldine (che sono state esposte con riferimento alla banca d'Italia) fosse stata preminente. Non era forse più urgente, essenziale, e preliminare ad ogni altro intervento, favorire l'unificazione di un organismo sociale saggiamente triarticolato, cioè ragionato, fra politica, economia e cultura, e adatto ai tempi nuovi?(4) Recependo nell'ordinamento giuridico italiano le norme di questo Trattato, non solo si viola la Costituzione repubblicana ancora vigente, ma addirittura si stravolge tutto l'assetto che essa aveva dato alla società italiana per quanto riguarda il principio fondamentale della sovranità popolare (art. 1) ed i rapporti economici che interessano i cittadini con riferimento alla tutela del lavoro, alla previdenza ed assistenza, all'utilità sociale dell'iniziativa economica privata, alla funzione sociale della proprietà, ed alla tutela del risparmio (artt. 35 - 47); in una parola una larga fetta di quella prima parte della Costituzione che pure, da più parti, si pretende intoccabile(5). Ogni indagine, diretta a comprendere come possa essere sfuggita alla classe politica italiana questa evidente violazione di punti-cardine della Costituzione, si risolve in una curiosità destinata a rimanere insoddisfatta, anche se in verità molte ipotesi possono essere avanzate con uguale possibilità di successo. Lo stesso dicasi per i lavori compiuti dalle commissioni parlamentari, contrassegnati da un alto tasso di superficialità e di disattenzione, e in cui la specifica competenza emergente sembra essere il mero controllo del rispetto delle norme costituzionali da parte delle leggi in discussione: nel caso di specie della legge con cui sono state recepite nell'ordinamento giuridico italiano le norme contenute nel Trattato di Maastricht, così confliggenti ed incompatibili con quelle costituzionali, come già è stato esposto! Ne deriva che tutto ciò che ora avviene in Italia in tema di politica economico-sociale non può che essere all'insegna del più grande disordine giuridico-costituzionale, di cui non è facile prevedere le conseguenze(6). Prosegue... |
08-11-2004, 16.09.16 | #58 |
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Legenda delle note dell'articolo "La fregola di Maastricht":
(1) L'Atto unico europeo fu firmato per l'Italia dal suo Ministro degli Esteri, Giulio Andreotti; il Trattato di Maastricht dal nuovo Ministro degli Esteri Gianni De Michelis e dal Ministro per il Tesoro Guido Carli, avendo l'On. Giulio Andreotti nel frattempo assunto l'incarico di presidente del Consiglio dei Ministri. (2) Termine antiquato, che significa signoria o dominio. Nel linguaggio in uso nel mondo finanziario, il concetto di "signoraggio" indica il corrispettivo dovuto al produttore della moneta. (3) Per la migliore comprensione del problema, si legga quest'altro brano, tratto da quel medesimo libro di Guido Carli: "È stupefacente constatare l'indifferenza con la quale in Italia è stata accolta la ratifica del Trattato di Maastricht, rispetto al clamore e al fervore interpretativo che si è potuto registrare in Francia, nel Regno Unito, in Germania, in Danimarca, nella stessa Spagna. La cosa è tanto più difficile da comprendere se si considera che per l'Italia, più che per tutti gli altri Paesi della Comunità, il Trattato rappresenta un mutamento sostanziale, profondo, direi di carattere 'costituzionale'. L'Unione Europea implica la concezione dello 'Stato minimo', l'abbandono dell'economia mista, l'abbandono della programmazione economica, la ridefinizione della modalità di composizione della spesa, una redistribuzione della responsabilità, che restringa il potere delle assemblee parlamentari, ed aumenti quelle dei governi, l'autonomia impositiva degli enti locali, il ripudio del principio di gratuità diffusa (con la conseguente riforma della sanità e del sistema previdenziale), l'abolizione della scala mobile [...] la drastica riduzione delle aree di privilegio, la mobilità dei fattori produttivi, la riduzione della presenza dello Stato nel sistema del credito e nell'industria, l'abbandono di comportamenti inflazionistici non soltanto da parte dei lavoratori, ma anche da parte dei produttori di servizi, l'abolizione delle normative che stabiliscono prezzi amministrati e tariffe. In una parola: un nuovo patto tra Stato e cittadini, a favore di questi ultimi. Ebbene un cambiamento giuridico di questa portata, con queste conseguenze, è passato pressoché sotto silenzio, senza conquistare le prime pagine dei giornali". Cfr. G. Carli, "Cinquant'anni di vita italiana", in collaborazione con E. Peluffo, Ed. Laterza, Bari 1993, pp. 412-413; cit. da G. Accame, "Il potere del denaro", pp. 54-55. Tutto bene! Ma Carli, pur essendo forse l'unico uomo politico italiano ad aver capito ciò che aveva firmato a Maastricht, cosa ha fatto per rompere quel silenzio che tanto lo sorprendeva? (4) Ciò che il Trattato di Maastricht ha in realtà fatto è stato sostanzialmente di dare vita al governo della BCE, quale federazione di banche centrali nazionali. Lo scopo fu ed è di "usare il potere finanziario della Gran Bretagna e degli Stati Uniti per costringere i principali paesi ad operare attraverso banche centrali al di fuori di qualsiasi controllo politico, in modo che tutte le questioni finanziarie internazionali possano essere risolte da questi istituti senza alcuna interferenza da parte dei governi" (Mario di Giovanni, "Indagine sul mondialismo. Il diavolo, probabilmente", Ed. Effedieffe, Milano 2000, pag. 210). E' forse un caso che Gran Bretagna sia rimasta fuori dall'area dell'Euro? (Cfr. anche Giuseppe Santoro, "Dominio globale", Ed. Barbarossa, Milano 1998, pag. 81 e segg). (5) Questa trasformazione, così radicale, della Costituzione italiana, proprio perché realizzata occultamente con un procedimento giuridico inadeguato e quindi inefficace, non può essere sottovalutata, anche per la sua carica antidemocratica che la contraddistingue. Una classe politica, che fosse stata consapevole di quanto stava accadendo e che non fosse stata storditamente succuba dei centri finanziari internazionali, avrebbe dovuto sentire il dovere di sottoporre al giudizio del "popolo sovrano" il rinnegamento improvviso di tutto il sistema economico-sociale disciplinato dalla prima parte della Costituzione. Per consentire al lettore l'immediata consultazione delle norme costituzionali, che, più di altre, attengono all'assetto economico-sociale dello Stato, ed un consapevole giudizio sul contrasto tra tali norme e quelle contenute nel Trattato di Maastricht, improntate al più sfrenato liberismo, si trascrivono gli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione Italiana: Art. 41: "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini solidali". Art. 42: "La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sodale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi di interesse generale. La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità". Art. 43: "A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale". (6) In occasione del vertice di Nizza riunito per la proclamazione solenne della "Carta dei diritti fondamentali" per la cosiddetta "Europa dei Popoli", si svolsero nella città francese, ed in altre europee, violente proteste contro la globalizzazione da parte di migliaia di giovani europei di estrema sinistra e di estrema destra. Peraltro i risultati di questo vertice furono estremamente deludenti, essendosi limitati a risolvere questioni puramente procedurali (per es., una nuova distribuzione dei Commissari tra gli Stati membri, la previsione per alcune materie di una maggioranza qualificata al posto dell'unanimità, l'aumento del numero dei parlamentari dopo l'ingresso di nuovi membri, la "riponderazione" dei voti in seno al Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea, e la previsione della "cooperazione rafforzata" tra stati membri - almeno otto - per l'avvio di eventuali "interazioni" su determinate materie, tranne Difesa). Nessun passo avanti, quindi, sulle questioni che interessavano e che interessano direttamente i popoli, quelle che dovrebbero costituire il vero cemento per l'edificazione di una autentica Unione Europea, come per esempio le questioni fiscali e quelle sociali (occupazione, previdenza, dell'assistenza, ecc). Di fronte a tali enormi carenze strutturali dell'UE, la creazione della moneta unica appare sempre più evidente come un elemento costruttivo avulso da ogni altro elemento fondamentale e portante, e quindi perfettamente inutile per i popoli, destinati a convivere nel costruendo edificio; e, dunque, essa si dimostra con maggiore chiarezza per quella che è nella realtà dei fatti: uno strumento di dominio sui Popoli da parte della finanza internazionale. |
09-11-2004, 00.54.12 | #59 |
Ciò che è, è!
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grazie, Gianfry...
...ero proprio curioso di sapere come fosse andato quel convegno "no-euro" di cui avevi menzionato in precedenza su questo trehad.
Allora sì, ritengo importante anche l'incontro di persona, come suggerisce Lucemaya, ma sento che anche l'unione di cuori e di menti non sia da meno. Mi sono già messo in movimento per inserire il messaggio che hai postato ad una mailing list in cui sono iscritto. Se mi perverranno delle risposte di gente interessata si potrebbe supporre una sinergia con questa mailing list (reperibile su http://www.verademocrazia.it). Intanto proseguirò con altre lettere ad amici vari. Grazie Ultima modifica di Claudio : 09-11-2004 alle ore 00.57.35. |