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15-09-2004, 01.12.43 | #31 |
Ospite abituale
Data registrazione: 29-08-2004
Messaggi: 464
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frizzante!!
Devo dire che questa discussione è davvero frizzante!
Saluti e baci a tutti voi, ottimisti e faciloni, sognatori e pragmatici, utopisti e disillusi. Certo che tanta voglia di cambiare le cose è quella che emerge qui, ma ancora di più sono le domande che ci si pone in proposito, mentre ahimè mancano risposte attuabili. E qui tutto si ferma. Anch'io sono convinto che qualcosa si possa e si debba fare. L'idea del partito non è male, ma come fare a dimostrarsi diversi dagli altri? a che la gente non pensi di avere a che fare con un altro gruppo di aspiranti profittatori? E poi: quali conoscenze mettere in campo? Ho provato a approfondire qualcuno di questi temi in questo sito: http://politicattiva.altervista.org vorreste darci un'occhiata e darmi un parere o, in alternativa o in associazione, vorreste parlarne davvero seriamente. Potrebbe valerne la pena (di parlarne seriamente). Ciao, Giovanni |
29-09-2004, 23.51.26 | #32 | |
Ciò che è, è!
Data registrazione: 01-04-2002
Messaggi: 202
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Re: Proposta sociale
Citazione:
Caro Gianfry, sono andato alla pagina che ci hai proposto e mi sono stampato le pagine (20!!!), per poterle leggere con calma, di quella che si prospetta come l'introduzione del programma di cambiamento sociale. Come giustamente premetti tu, si tratta innanzitutto di un cambiamento interiore, spirituale, di "credo". L'uomo, io, te, noi tutti, agiamo in base all'idea che ci siamo fatti del mondo. Se penso che il mondo sia fatto di ladri e disonesti, prenderò le mie misure di protezione e di attacco; posso anche arrivare a pensare che per sopravvivere in questo mondo bisogna pur essere ladri e disonesti. E così l'immagine che ho del mondo la esporto, la propongo e la comunico agli altri intorno a me. Tanto tempo fa incontrai la frase: "cambia il mondo dal di dentro". Col tempo cercai di capire cosa potesse veramente fare un cambiamento interiore e quanto potesse incidere nella società. Capii che ogni cambiamento sociale, umano, ideologico è sempre frutto di una maturità interiore dell'individuo, a volte di un individuo eccezionale, altre volte di una gram massa di individui. Spesso se i tempi sono maturi il cambiamento avviene. Spesso quello che dice una persona su un palco, che sembra tanto nuovo e rivoluzionario, può essere semplicemente lo sbocciare di un fermento interiore di una moltitudine di persone che già sono su quella strada (vedi la schiavitù dei "negri" in america, la sottomissione dell'India all'impero britannico, ecc.). Ma ci sono anche piccoli gesti che nel quotidiano, possono fare la differenza e cambiare la nostra idea del mondo. Possiamo smettere di televotare su sciocchi programmi televisivi e cominciare ad instaurare un dialogo creativo-costruttivo col nostro vicino di casa. Possiamo organizzare con i nostri amici degli incontri di condivisione e di approfondimento interiore, dove non si parla solo del più o del meno, ma anche di come viviamo dentro, cosa ci fa gioire e cosa ci fa soffrire, come ci possiamo aiutare reciprocamente, come stiamo camminando nella nostra vita interiore e di relazione. Quì, in questa atmosfera si crea una nuova visione del mondo e della vita, dell'altro e della società. Dobbiamo riprendere il contatto personale con l'"altro", un contatto senza maschere, senza ruoli, senza pregiudizi. Un contatto alla pari, dove non c'è nulla di scontato e nessun libro sacro a dettare legge. Un semplice, diretto, profondo contatto fra esseri umani che sono disposti a vedere il mondo con occhi sempre nuovi, pronti ad imparare e a capire, ma prima di ogni cosa sentire la nostra umanità, la nostra fratellanza, la nostra unità con la Vita. Così a Gianfry direi: se hai un bel macigno da lanciare nel lago delle nostre coscienze agitate, l'onda che alzerà, la coglieremo, ma sappi essere tu stesso, con la tua vita, il messaggio che stai lanciando. Grazie PS: per caso fai conferenze su questo programma? (scusate se partecipo pochissimo, ma accendo poco il pc) |
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02-10-2004, 01.40.34 | #36 |
Ciò che è, è!
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Messaggi: 202
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un problema spirituale...
Il solito baratro fra chi parla di spiritualità e chi parla di politica!
Purtroppo, spesso chi si dedica allo spirito sembra non vedere i problemi del mondo e sembra vivere nelle nuvole... agli occhi di chi cerca "soluzioni concrete". Ma chiediamoci: il mondo che ci si presenta non è frutto dell'idea che ci siamo fatti di esso? Mi spiego meglio: i conflitti, la miseria, gli odii razziali, i confini fra le nazioni, fra le religioni, tutte le guerre... non sono frutto del pensiero dell'uomo. Bisogna averla in mente una guerra prima di cominciarla. Non nasce da un errore di movimento, ma da un errore di pensiero. L'economia e la politica sono movimenti di pensiero prima di essere movimenti di partiti o di multinazionali. Tutto è basato sul pensiero. Il pensiero nasce dall'interpretazione della realtà. Se noi interpretiamo la realtà in maniera distorta, ne consegue che il pensiero ne risulta distorto. Quindi dobbiamo risanare la fonte di tutto, di tutto il disordine umano in cui ci troviamo, se vogliamo agire concretamente. Quella fonte è nel nostro sistema di interpretazione della realtà ed il conseguente pensiero distorto. Se ti trovi in una grande stanza allagata di acqua putrida e vuoi asciugare il pavimento con secchio e straccio. Puoi già cominciare a farlo, ma prima è meglio accertarsi da dove viene quell'acqua e se ne sta uscendo ancora, altrimenti il tuo affrettarsi ad usare secchio e straccio non avrà mai fine. E' questo quello che la maggior parte di coloro che intendono operare per il bene della società sta facendo: troppo affannati a contenere l'allagamento non rivolgono lo sguardo alla fonte, al water intasato che sta ancora buttando i suoi escrementi. Allora, non sto proponendo di andare in eremitaggio o in un ritiro per ritrovare se stessi. La società è fatta di "noi" che viviamo e comunichiamo. Attraverso la comunicazione possiamo cambiare l'idea che abbiamo del mondo e di noi stessi. La TV ci propone una ben precisa idea di noi e del mondo e ci modo per dedicare il nostro tempo. Ma noi, siamo disposti ad incontrare un vero essere umano e condividere con lui, o con tanti come lui, il nostro tempo, i nostri sogni, le nostre paure, le nostre gioie? Perché dico questo? Perché la realtà siamo noi, e solo incontrando noi stessi a faccia a faccia, senza maschere, incontriamo la realtà. Non davanti alla TV. Non davanti ad un pc. Non davanti ad una ideologia o ad un progetto ben congegnati, ben pensati. Noi abbiamo perso di vista la realtà, che sono io, che sei tu, che è l'"altro". Uno spunto di riflessione: https://www.riflessioni.it/testi/pensiero.htm Ciao Ultima modifica di Claudio : 02-10-2004 alle ore 01.46.51. |
02-10-2004, 14.17.18 | #38 |
Ospite abituale
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linguaggi
Claudio, sono d'accordo con te quando affermi che "Attravarso la comunicazione possiamo cambiare l'idea che abbiamo del mondo e di noi stessi".
Sono anche d'accordo quando dici che "Se noi interpretiamo la realtà in maniera distorta, ne consegue che il pensiero ne risulta distorto." Il problema è che la comunicazione perché risulti efficace nel modificare la nostra visione del mondo, deve tenere conto di come la nostra mente elabora le informazioni e del sistema di pensiero da cambiare, in base al quale però le informazioni vengono elaborate. L'altro problema è che noi necessariamente interpretiamo la realtà in maniera "distorta", nel senso che le nostre percezioni non sono ipso facto rappresentazioni della realtà, ma ricostruzioni ad opera della nostra mente sulla base non solo di quanto ora percepito, ma anche di quanto contenuto nella memoria e, come prima, della nostra visione del mondo. Comunque, credo che non si tratti di contrapporre spirito a politica (intesa qui come materia), ma di scegliere il linguaggio giusto per penetrare la mente della gente. Per qualcuno sarà meglio il primo approccio, per altri il secondo, per altri ancora un terzo linguaggio qui non citato. Di sicuro conviene continuare a parlarne. Ciao, Giovanni PS: qualche riferimento a quanto sopra a questo link: http://politicattiva.altervista.org/07.html |