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29-11-2006, 12.46.15 | #103 |
a sud di nessun nord
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Riferimento: Il ricordo di sč
Una domanda molto complicata (e semplice allo stesso tempo)e importante, per quelli che si interessano di PNL ma non solo:
Fin qui abbiamo visto quanto č importante osservare i propri pensieri, stati d'animo, gesti, ecc. Insomma, portare consapevolezza nella nostra vita. Un libro stupendo "Usare il cervello per cambiare" di Richard Bandler affronta la questione dell'utilizzo delle submodalitą per cambiare il nostro modo di vedere il mondo, per guarire dalle fobie e per migliorare i nostri ricordi senza rivolgersi alla costosissima psicanalisi. La sostanza del suo discorso č questa: noi possiamo intervenire sui nostri pensieri, ad esempio un ricordo, rendendolo pił luminoso, accrescendone o diminuendone le dimensioni, guardando la situazione che abbiamo vissuto dall'esterno, dissociandoci se si tratta di un ricordo negativo, associandoci quando si tratta di un ricordo positivo, cioč vivendolo in prima persona. Insomma, secondo lui, siamo noi i registi del film che si svolge nella nostra mente e decidiamo noi come pensare in positivo o negativo. Stride questo, mi sembra, con la nostra concezione dello spettatore che assiste alla comparsa di un proprio ricordo senza fare niente, senza modificarlo, accettandolo solamente. Come vedete si tratta di una questione molto precisa riguardo al lavoro, quindi, per favore, se possibile, niente paroloni e teorie supercomplicate. La questione č molto semplice: come si concilia con lo "spettatore-osservatore" oshiano-gurdjieffiano questa possibilitą di modificare volutamente i pensieri e i ricordi che abbiamo? |
29-11-2006, 15.25.01 | #105 | |
Ospite pianeta Terra
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Riferimento: Il ricordo di sč
Citazione:
beh.. nn c'entra molto mi pare.. anche se "meccanicamente" possono esservi delle assonanze.. far sparire un "ricordo" che ha turbato e che non ci permette di muoverci nel mondo č un conto.. ed č una tecnica efficate ed immediata.. che sposta la percezione negativa, la chiude.. la spegne ma non la si accetta.. perchč non la si conosce sostanzialmente.. |
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29-11-2006, 18.49.46 | #106 |
iscrizione annullata
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Riferimento: Il ricordo di sč
Mi viene in mente Castaneda e la sua ricapitolazione...c'č un forte elemento compulsivo in queste pratiche pseudoreligiose..come in tutti i riti religiosi...certo un analisi seria del proprio passato in compagnia di un analista altrettanto serio puņ essere spunto per individuare certe dinamiche interiori da correggere..ma se fine a se stessa questa pratica la trovo sterile e snervante..
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13-12-2006, 10.02.49 | #107 |
a sud di nessun nord
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Riferimento: Il ricordo di sč
Altro dubbio di lavoro:
Ricordarsi di sč comporta la presenza dell'osservatore o testimone, qualcuno che si tiri fuori dalla situazione mentale, emozionale, fisica del momento e osservi. Molti sono d'accordo nel dire che questa č la pratica maestra per crescere nel proprio essere. Fluire, abbandonarsi, fondersi con quanto accade, sentirsi parte di una corrente che pervade il mondo e l'esistenza credo rappresenti una pratica altrettanto proficua e positiva. Senza osservare quello che ci accade. Mi chiedevo se queste due pratiche sono complementari o esclusive l'una dell'altra. |
13-12-2006, 14.30.16 | #108 | |
Sii cio' che Sei....
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Riferimento: Il ricordo di sč
Citazione:
La personalita' va per i fatti suoi e fa parte del fenomenico, l'osservatore la "osserva". Questo accade gia' normalmente (tu vedi te stesso quando pensi...) ma troppo poco, puoi rafforzare l'osservatore, riconoscendolo e all'inizio esercitandoti. Puoi fare caso a come la personalita' sia la mente, mentre l'osservatore sia piu' vicino al sentire del cuore.... La personalita' costruisce una crosta di insensibilita', basta che osservi le persone....la maggior parte parlano con la testa..... Non sono due pratiche ma una sola. |
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13-12-2006, 14.42.30 | #109 | ||
Ospite pianeta Terra
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Riferimento: Il ricordo di sč
Citazione:
sģ.. inizialmente č una pratica.. (sempre per chi č nella Via).. una pratica, uno sforzo intenzionale che ci permette di essere "attori e spettatori" cioč dividere l'attenzione, l'emozionalitą e per permettere una disidentificazione futura.. Alcuni ritrovano questo "stato di osservazione dissociata" lo chiamo anch'io cosģ, anche senza aver adoperato pratiche, tecniche.. in seguito ad un forte shock.. o a quanto altro puņ provocare eccessiva sensibilizzazione e sofferenza.. ed in seguito rafforzano questo "stato" e lo strumentalizzano all'occorrenza nella vita.. ma c'č a mio vedere un ma.. cioč, se non si conosce il processo e la meccanica, si finisce con il perdere la propria naturale sensibilitą.. virilitą emozionale.. si finisce con il vivere in qualche modo con distacco un po' in tutti i settori, per proteggersi da quel tipo di Paura che ha accompagnato questa scoperta.. Citazione:
direi che fluire, abbandonarsi non va a far parte di nessuna pratica.. anzi.. č un accadere successivo che integra una vera conoscenza sia del meccanismo che scatena le nostre paure, che della tecnica usata appositamente per giungere a quel dissolvere quegli atteggiamenti che riguardavano la vecchia personalitą.. cič l'identificazione nel dolore, nell'eccesso dell'emotivitą.. creando un'omogenea condizione di abbandono in funzione all'agire consapevole dei centri superiori sia emozionale che intellettuale.. per cui direi da parte mia che si tratta di una complementarietą che si acquisisce.. si stabilisce da sč.. |
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08-02-2007, 11.06.00 | #110 | |
a sud di nessun nord
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Riferimento: Il ricordo di sč
Citazione:
Sperimentando su me stesso l'osservazione e il ricordo di sč, trovo che il lavoro che mi sta dando pił risultati, anche immediati e tangibili, č la presenza mentale nei momenti in cui faccio qualcosa. Soprattutto quando cammino, pulisco in casa, mangio, riesco ad essere straodinariamente presente a me stesso... trovo sia un buon inizio...anche per chi non l'ha mai sperimentato. Molto pił arduo osservare gli stati emozionali e intellettuali... Ci stiamo lavorando... |
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