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24-12-2015, 11.58.29 | #133 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Perdono.
Citazione:
Capisco benissimo le tue perplessità, che come ricordi giustamente sono anche dentro le sacre scritture. Il rapporto del Silenzio di Dio verso la persecuzione dell’Innocente, o per un “destino” naturale o per mano degli stessi umani, è foriera di pagine profonde nelle scritture sacre e letteratura , tanto da far vacillare gli stessi credenti, me compreso. Non c’è ragione, perché la razionalità umana non basta a trovare risposte. Chi abbandona il credere in Dio spesso diventa cinico come lo stesso mondo si rappresenta nella sua cruda realtà fattuale. L’interpretazione umana o è protesa nella sola natura, per cui chi è privilegiato nella vita si giustifica come se fosse un “eletto” e il suo “prurito” morale lo esplica al massimo nella carità, o peggio nel freddo piatto del cinismo. Chi è credente spesso ha una sorta di legge del “contrappasso”: più si pena in questa vita e più si avrà nell’altra vita”. Personalmente non ne sono sicuro che funzioni così, perché il rischio è una remissività passiva di questa esistenza, come se l’oggettiva condizione fisica o economica debba rendere la soggettività passiva, si accetta il destino perdendo in volontà. Da qui la religione come “oppio” dei popoli. Ho compiuto studi sul manicheismo, sulla cultura dravidica e nel jainismo che incontrò quella ariana in India portando il samsara, il karma, il dharma, la reicarnazione. Così ho studiato anche i primi cristiani se credessero nella reincarnazione . Insomma ho cercato e cerco risposte nel mio piccolo. Non scarto la teoria della reincarnazione, non tout court quella indiana , semmai sono ancora dubbioso. Perché mi è impossible credere che un bambino che non può nemmeno applicare il libero arbitrio possa essere giudicato .O è un segno e quindi ha un significato oltre che come esistenza, come simbolo nella stessa comunità umana della “fortuna” o “ sfortuna” di essere normali o purtroppo con gravi problemi fisici, se non addirittura una morte dopo così poca vita, inteso come pietà, carità, amore tali da trascendere la condizione fisica e da passare dall’emotività al la spiritualità, oppure quel bambino è dentro un ciclo reincarnativo che coinvolge gl istessi genitori. Ma mi rendo conto che la mia ragione è limitata rispetto ad un disegno divino (ammesso ovviamente che esista questo disegno). Perché quindi chi nasce fortunato , per famiglia, per corpo fisco o ricchezza materiale e chi sfortunato . E spesso continua la fortuna del fortunato e la sfortuna dello sfortunato. Umanamente la cosa mi fa pure “incazzare”, perché qui la risposta è solo umana, di chi è nelle condizioni di dare e di chi è solo nella possibilità di ricevere. Quindi non sopporto l’iniquità che si perpetua e la esplico nel mio pensiero politico e sociale, l’uomo DEVE per quanto gli è possibile dare agli “ultimi”. Il fortunato deve ringraziare Dio e donare allo sfortunato , questo è il criterio di giustizia distributiva economica, emotiva, psichica, affettiva, spirituale. L’umanità deve cercare di alleviare il dolore e la sofferenza prima di tutto agli “sfortunati”, fin dove gli è possibile. Ovvero,rispondendo ai tuoi ultimi passaggi, la cristianità deve essere sociale. Deve saper “spezzare il pane” ,condividere lo stesso dolore di chi pena. Non basta e non serve andare in Chiesa se una bella teoria non è pratica, ma anzi è contraddizione. E questo lo insegna il Gesù dei Vangeli, così come le saggezze e le sapienze delle culture spirtuali trasversali di ogni latitudine. Prima deve fare l’uomo a prescindere da Dio, e se si crede in Dio tanto più è doveroso come signifcazione del proprio passaggio in una esistenza terrena. La natività del Cristo si aprirà poco dopo con la “strage degli innocenti” imposta da Erode. Questo insegna che l’ umano potere teme il giudizio divino , il perdersi nella sola materialità è una scommessa sul proprio destino ben più grande di chi crede che la vita non sia solo fisicità e accumulazione di ricchezze e potere, ma che abbia un senso e significato che trascende quella materia per riempire lo spirito. Pe tornare al perdono, tema della discussione, il Padre Nostro recita ad un certo punto……” e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo a i nostri debitori”…. Questa è la giustizia: io ho un debito di ricchezza,o un favore qualunque concessomi, a mia volta se sono in condizione presto denaro o favore ad altri: solo Dio può sapere per ciascuno di noi cosa e come nella propria vita abbia saputo chiedere o donare anche se stesso a seconda elle proprie possibilità e necessità. Perché lo sfondo della remissione dei debiti ( ci aggiungerei ai favori anche i torti) è sempre l’amore. Questa giustizia distributiva non è più fondata sul cinismo utilitaristico o sull’interesse economico del sentirsi creditori o debitori (“tu hai dato di più…”,”tu hai dato di meno”….) per cui ogni debito ogni credito deve essere saldato un domani. La carità, la pietà, sono definizioni dell’amore nelle prassi ,quanto lo è la capacità del perdono. L’umano, noi stessi, sappiamo per “legge del cuore” ciò che la ragione non riesce a definire, ma che ci commuove, che allieta le coscienze e riempie le esistenze e Buon Natale a tutti |
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