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05-10-2007, 23.33.57 | #65 | |
osservatore
Data registrazione: 24-09-2007
Messaggi: 362
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Riferimento: Gesù si riconoscerebbe nella chiesa di oggi?
Citazione:
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07-10-2007, 10.42.27 | #66 |
stella danzante
Data registrazione: 05-08-2004
Messaggi: 1,751
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Riferimento: Gesù si riconoscerebbe nella chiesa di oggi?
Allora d’accordo, proseguo. Io avevo capito che non ti andava di andare avanti.
Per prima cosa però vorrei che ci liberassimo della per me noiosissima critica agli intellettuali atei che si stanno via via moltiplicando nel produrre letteratura antireligiosa. Dico proprio antireligiosa e non atea perché non è solo un elogio all’ateismo, o una sua difesa, quanto un riepilogo di critiche alla religione vista come dannosa in sé in quanto porta per i fondamentalismi. Sto leggendo Christopher Hitchens (dio non è grande - come la religione avvelena ogni cosa-), filosofo e apprezzato giornalista, che anche se non risparmia critiche ai Bright (D. Dannet, R. Dawkins, P. Odifreddi si definiscono Bright ) dai quali dice di prendere le distanze poi fa critiche alla religione dello stesso tenore (dice di non condividere la divisione in intelligenti e meno intelligenti che fanno i bright ma poi la sua visione delle religioni è esattamente la stessa, le racconta come delle tesi terribilmente cretine) Stupisce anche qui di trovarsi di fronte alle critiche al disegno intelligente, ma non rimane che da pensare a questo punto che il fondamentalismo americano è molto più pressante e soffocante su questo tema di quello che è il dibattito qui invece in Italia (ma molte avvisaglie mi lasciano pensare che sarà così da noi in un non lontano futuro). E di fatti Odifreddi non è su questo che verte quanto sulla laicità che è il punto col quale si presenta qui da noi lo scontro con la religione (e non solo in campo bioetico, ma in ogni campo della cultura e dell‘intelligenza nostrana, dagli studi accademici alla struttura della società, nel campo lavorativo come nelle università, nell‘editoria .. Per non parlare di media e “casta” politica). Il tuo punto di vista sulla religione è sulla religione nella sua forma più bella, intendi la fede nella sua dimensione più nobile e quindi criticare il sentimento dei religiosi più genuini sembra una innegabile ingiustizia. Ma accanto a questi, o dietro a questi c’è una strategia volta a scardinare la società secolarizzata per integrare la fede nelle leggi dello stato e in ogni campo della vita civile del paese. Avrai letto anche tu dei casi di roghi delle strutture in cui si pratica l’aborto menzionate da Dawkins, questi sono sedicenti religiosi, credenti in dio e di star facendo la sua volontà e potrei passare in rassegna tutti gli scontri religiosi cruenti che stanno avvenendo nel mondo i questo momento. Il diritto alla professione religiosa (che difenderei a spada tratta qualora fosse realmente messo in pericolo quello nella dimensione soggettiva) travalica la sfera individuale si pone come obiettivo sociale, per sconfinare nel non rispetto e a volte a negare il diritto alla vita di chi non è appartenente allo stesso credo. Ecco che se si guarda agli estremismi e ai fondamentalismi ai quali le critiche sono realmente rivolte non si può più trovare irrispettoso il tono con cui vengono formulate accuse e/o irrisione. Quello che stona e che ci mette in posizione di difesa è la fede della vecchina che alla domenica va a messa o il missionario che porta cure e conforto nelle aree del mondo delle quali il resto del mondo si disinteressa. Purtroppo io questo non vorrei mai che scomparisse per niente al mondo ma è un enorme ricatto morale dietro al quale poi in quelle regioni sperdute del globo tramite la stessa missione caritatevole si diffonde l’aids per ridicole questioni dogmatiche. Questo interessa agli intellettuali atei (alcuni non tutti ), non la storia del cristianesimo in quanto tale, questo è l’obiettivo della linea offensiva, ho fatto questo lungo discorso solo per evitare di portare ancora questi atei nel dibattito del quale non si sono assolutamente interessati e cioè se Gesù si riconoscerebbe nella chiesa di oggi. Intanto alcuni portano avanti una tesi, quella del Gesù mito che chi ha aperto il thread ha già scartato perché si vuole qui dare per certo che sia esistito un Gesù, quindi io parto anche da qui tralasciando la questione della messa in dubbio della veridicità dati storici (testimonium flavianum e il procuratore/prefetto di Tacito) che liquido (sperando mi si perdonerà l’apparente faciloneria) solo con una frase. L’opinione che io me ne sono fatta è che si tratti di scegliere in modo assolutamente soggettivo e legittimo quale opinione farsi. Ognuna delle opinioni ha la sua dignità di confutare l’altra sono entrambe in forse l’una in virtù dell’altra ed entrambe legittime. Mi mantengo prudentemente agnostica e resto qui sull’ipotesi che invece Gesù sia esistito. Torno sulla questione della resurrezione perché da qui si può cercare di ripercorrere quale fu il sentimento che animò la nascita di questa nuova religione. Dici che qualcosa deve essere accaduta, qualcosa che suscitò tale energica fede tanto da portare addirittura a farsi uccidere nelle persecuzioni. Intanto il finale marciano della visione di Gesù risorto manca dai codici più antichi e più autorevoli come il Codex Vaticanus, si tende dunque a ipotizzare diverse cose per le quali poi il racconto marciano che risulta in effetti monco fu completato in quel modo. Ma sono solo ipotesi e dunque non prove. Chi racconta la sua visione è Paolo, ma anche questo Gesù in vita non lo ha conosciuto, e lo vede poi in spirito (e non sono pochi a sostenere che questo è un sintomo dell‘epilessia dalla quale si sostiene fosse affetto Saul). E in questo (mia personalissima idea e non so se suffragata da qualche storico del cristianesimo quindi lascia il tempo che trova fino a prove contrarie o che confermano) non vedo nulla di diverso dalle visioni gnostiche che proprio in queste decretavano la superiorità della loro fede cristiana. Gesù era per loro puro spirito che appariva ai credenti più maturi dando proprio nella creatività e nel mutamento della predicazione ortodossa la caratteristica della veridicità. Gli gnostici sostenevano cioè che era la rivelazione individuale attraverso le visioni a conferire l’attestazione della vera fede. Sia come sia, l’idea che me ne sono fatta io, e che non vuole essere quella definitiva ma è sempre in corso di revisione continua, è che non vi sono prove che la primitiva comunità cristiana credesse nella resurrezione e che questa non fosse di nessun rilevo nella formazione dei primi nuclei cristiani ma si concentrasse tutto sull’evento della morte del Cristo e della sua predicazione in vita. In ultima analisi, sempre a mio opinabilissimo parere, non fu un fatto eccezionale a creare la religione ma l’estrema sofferenza dovuta all’occupazione romana, la distruzione del tempio, la dispersione degli ebrei a rinfocolare una necessità di crearsi un senso una giustificazione per questa volontà divina di vedere sconfitto il suo popolo eletto. Da qui la sopravvalutazione della morte di un uomo ritenuto giusto e la rielaborazione della sua morte e sofferenza in diverse chiavi di lettura. Dall’elogio del martirio dei primi padri alla sconfitta della morte in vista di un’altra vita all‘eventuale invenzione o credenza che fosse realmente avvenuta una resurrezione di un uomo che avrebbe attestato la sua divinità. È stata cioè la drammaticità della condizione a rendere necessario il credere in qualcosa di eccezionale più che una conseguenza di qualcosa di eccezionale realmente accaduto a porre le basi della nascita del cristianesimo. |
07-10-2007, 11.50.19 | #67 |
Moderatore
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Riferimento: Gesù si riconoscerebbe nella chiesa di oggi?
Io penso che Gesù si riconoscerebbe nella Chiesa di oggi.
E' innegabile che, nell'arco di tempo della sua esistenza, ne ha fatte di cotte e di crude. E' altrettanto doveroso riconoscere che, anche oggi, in quanto a priorità c'è parecchio da correggere: non è la problematica dei preservativi, della comunione ai divorziati (accompagnati), dell'eutanasia la cosa più importante su cui dare testimonianza. E' (ma che velodicoaffa!) la massimizzazione del profitto che, accompagnata, alla totale assenza di ideali (anche laici, vivaddio!), ha prodotto una civiltà ingenerosa, arida e, in ultima analisi, infelice. Canditata, inoltre, ad una probabile autodistruzione. Segnalo che è la prima volta nella sua storia che si trova a gestire energie potenzialmente in grado di distruggere totalmente il pianeta (nucleare). Questo dovrebbe essere il pane quotidiano della Chiesa. E' necessario citare anche il cattivo esempio che essa dà sulla ricchezza e il fenomeno, francamente troppo esteso, dei preti pedofili. Guardo tuttavia a ciò che essa fa per gli altri e devo riconoscere che di bene ne fa a piene mani. Nella carità ma non solo. Anche i suoi insegnamenti, diciamolo, sono validi. Anche per un laico. Concludo vedendo il tempo cosa produce, in soli settanta/ottanta anni, su un meraviglioso bambino: lo trasforma in quello che lo trasforma. Deduco dunque che Gesù, pur rilevando tutte le incoerenze e gli errori fatti dalla sua sposa, tenendo presente che sono trascorsi duemila anni, si riconoscerebbe in lei. |
08-10-2007, 09.17.46 | #68 |
stella danzante
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Riferimento: Gesù si riconoscerebbe nella chiesa di oggi?
Piuttosto, tanto per non smentire la mia coerenza, di Odifreddi mi sembra più pertinente al topic la pagina 111 dove menziona Hans Kung a proposito dei versetti evangelici matteo XVI, 28 - marco IX,1 - luca IX,27
E matteo X,23 nei quali si intravede la possibilità che Gesù vedesse prossima la venuta del Regno di Dio e non avesse quindi nessuna idea di formarla una chiesa, dunque per rispondere alla domanda del thread con molta probabilità non ritroverebbe nemmeno nella costituzione della chiesa un proseguimento della sua predicazione. |
08-10-2007, 13.37.18 | #69 |
Moderatore
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Riferimento: Gesù si riconoscerebbe nella chiesa di oggi?
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. Ma forse è necessario mettersi d'accordo sul significato di Chiesa.......... |
08-10-2007, 22.42.12 | #70 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Gesù si riconoscerebbe nella chiesa di oggi?
Citazione:
Anche questo è un metodo per affrontare l’argomento, invero un modo alquanto bizzarro, ma è pur sempre un modo. Partiamo dall’inizio. Le notissime accuse, più che fondate, d’aggressività da parte dei cristiani nei confronti degli ebrei poco e nulla dicono sulla veridicità dei vangeli e, più specificamente, del quarto Vangelo, il più tardo. Sebbene il tema del thread sia un altro – già abbondantemente discusso -, la citazione dell’ultima parte del mio lungo intervento, presumibilmente promotrice del tuo contributo, per certi versi intempestivo, verte su un altro argomento: l’attendibilità dei documenti canonici in ragione dell’attestazione di una storicità di Gesù. Mi pare di poter rilevare, invece, che tu abbia voluto imprimere alla discussione un diverso taglio. L’invettiva pro o contro gli ebrei o il cristianesimo al momento la ritengo poco interessante, perciò glisso bellamente su tutta la parte del tuo intervento che si offre ad una replica altrettanto stizzita, la quale, in ogni caso non potrebbe provenire da me, in quanto, non essendo credente, ben poco mi curo delle diatribe interne fra le due religioni, pur auspicando sempre un’amichevole ricomposizione dell’originaria frattura, le cui responsabilità, ben saprai, non sono da attribuire esclusivamente ai cristiani, che nel corso della storia ne hanno fatte di cotte e di crude, ma gli ebrei, soprattutto quando il cristianesimo era ancora in culla e vagiva il proprio credo, non hanno avuto alcuna remora ad espellerli dalle sinagoghe, ponendo in essere la prima vera persecuzione che per millenni ha insanguinato il pianeta …ciascuna parte si è macchiata del sangue avverso, anche se le mani dei cristiani sono certamente più intrise di sangue di quelle degli ebrei (celeberrima, in Spagna, la persecuzione, con relativa espulsione, posta in essere da Isabella la Cattolica a cavallo fra il XV° e XVI° secolo). Passiamo alla questione del presbitero Giovanni. Innegabile che nella letteratura neotestamentaria faccia la sua apparizione un personaggio definito il presbitero. Su questa questione è stato più che esaustivo, direi anche abbastanza convincente, il vecchio Ratzinger nel suo, per certi versi pedante, irritante e non del tutto convincente, bellissimo saggio recante il titolo “Gesù di Nazaret”, ti rinvio ad una diligente lettura del Capitolo che, con dovizia di particolari, appunto di Giovanni e dei segni da lui utilizzati tratta. Per il resto, ovverosia per quanto attiene all’accusa d’antisemitismo cui è sempre fatto oggetto l’evangelista, una più attenta lettura del suo Vangelo ti avrebbe indotto a ritenerla destituita di fondamento. Non si tratta d’antisemitismo o di livore nei confronti degli ebrei, so che a molti farebbe piacere se così fosse; fra l’altro, nel caso non troppo remoto che il fantomatico Giovanni, oltre ad essere l’autore del Vangelo, fosse anche uno dei dodici, il suo livore sarebbe diretto anche contro se stesso, poiché, nascendo ebreo, non avrebbe potuto evitare di esserlo per l’intera sua vita, fino alla morte, giacché si tratterebbe di un’appartenenza per sangue, non per elezione. Il fatto è che dal Vangelo emerge diafana la sua animosità nei confronti dei farisei, dei sacerdoti e dei dottori della Legge che, a parer suo, infestavano ed impestavano il popolo da lui amato e che, primo fra tutti i popoli, aveva infoltito le fila dei seguaci del suo amato Precettore. E’, se ci badi, il medesimo sdegno che trabocca dalla letteratura paolina. Ebbene sì, temo che, in spregio all’insegnamento del Maestro da loro tanto osannato, entrambi fossero posseduti da una forte acredine nei confronti di quanti erano considerati i veri ispiratori ed artefici della passione del “Figlio dell’uomo”: i farisei, i sacerdoti, i dottori della legge. Che poi, nel corso dei secoli, le semplificazioni popolare e papalina abbiano voluto tradurre farisei con ebrei, è un dato di fatto indiscutibile; che la lettura paolina e giovannea inducano un risentimento, presumibilmente non appartenuto originariamente a Paoloe a Giovanni, è un’altra cosa, forse e probabilmente vera, ma che, in ogni caso, ben poco hanno da spartire con l’insegnamento dell’uno (Giovanni) e dell’altro (Paolo). “Pro perfidis giudei”: questa formula alquanto ambigua, era pronunciata nella liturgia cattolica (antico ordo? potrei essere incorso in una topica) fino a non troppi anni fa. Se non ricordo male, ma potrei sbagliarmi, fu Giovanni XXIII° che la volle espungere dal rito, proprio perché, nell’uso comune, l’aggettivo “perfido” aveva oramai smarrito la propria origine etimologica, assumendo connotazioni fosche e riprovevoli, quando il suo significato è semplicemente “privi di fede”. La liturgia cattolica imponeva una preghiera anche per i giudei, dal cattolicesimo imperante giudicati (a ragione…ovviamente la loro ragione) privi di fede. Quale fede? Giustamente la loro fede: quella in Gesù, Figlio di Dio, che, nella formula del credo niceno-costantinopolitano, è ritenuto dai cristiani (ora vado a braccio, spero non sia troppo pignolo): <<Dio da Dio, Dio vero da Dio vero, Luce da Luce, generato, non creato … che patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, e il terzo giorno risuscitò dai morti (ecc)>>. Già solo basandoti su questa formula – che in effetti è un sunto teologico compressissimo - puoi intravedere l’enorme ed insanabile frattura teologica che da sempre separa i due schieramenti. Io, ottimista come pochi, sebbene sia cosciente che non sarà mai possibile ricomporre le differenze teologiche, se non passando attraverso un’improbabile abiura della propria fede dell’uno o dell’altro opposto campo, auspico con determinazione se non altro una ricomposizione sociale e politica implicante la reciproca accettazione delle abissali diversità che infervorano gli uni e gli altri. A proposito di fondamentalismo, hai mai sentito parlare della frangia giudaica (sionista? Non ricordo) più estrema dell’ortodossia ebraica? Credimi, danno davvero punti al peggior fondamentalista islamico o evangelico americano… la religione, in certe menti, produce o può produrre il medesimo deflagrante effetto che determinerebbe una pistola carica consegnata fra le ingenue mani di un bambino, con l’aggravante che in questi nefandi casi incontreresti ben poca ingenuità. Cordialità |
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