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30-11-2005, 23.11.05 | #64 | |
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Beh, no, non è proprio così. O meglio, questo può essere il tuo vissuto ma non è una speigazione teorica accettabile |
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01-12-2005, 12.30.42 | #66 | |
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Tanto per incominciare ripeto quello che ho detto nel mio primo intervento e cioè che non ha senso parlare di transfert senza darsi un modello teorico di riferimento. A seconda dei modelli teorici cambia il concetto di transfert e anche l’importanza che esso assume nella terapia. E’ spesso così per le cose molto “tecniche”. In po’ come in filosofia. Sarebbe come se io parlassi, in fisolofia, del termine “trascendentale” senza dirti mai se parlo di Kant o no. E per Kant quella parola ha un significato ben preciso e diverso dal significato che ha nella lingua comune. Ora, partendo dal presupposto che tu stia parlando del concetto freudiano di transfert, provo a risponderti dicendo sui cosa non sono d’accordo. Riguardo l'argomento trasfert, questo è un "affetto" che si ha tra il terapeuta e il paziente, è proprio attraverso questo affetto che il paziente riesce a guarire. Il transfert è certamente anche un “affetto” (tenere presente che la parola “affetto” ha per Freud un significato diverso da quello della lingua comune), ma è anche molto altro. E’ una dinamica psichica. Semplificando molto, per Freud è quel fenomeno per cui il paziente vive il suo analista come una persona che è stata significativa nel proprio passato e per questo motivo sviluppa nei suoi confronti tutta una serie di sentimenti. In questo modo, sentimenti ed emozioni inconsce e quindi generatrici di sintomi, vengono riattualizzate dalla relazione terapeutica (la nevrosi si trasforma in nevrosi da transfert) e possono quindi essere “rese consce” dal lavoro analitico. Questo per Freud. Per jung e per lacan è tutta un’altra storia. Questo investe tutte le sue pulsioni sull'analista, e in una terapia si va a fondo quanto più l'analista è andato a fondo durante la sua analisi personale. Beh, tutte le sue pulsioni sull’analista mi sembra un po’ eccessivo Per la seconda cosa, potrei anche essere d’accordo, ma certo non è l’unico fattore. In una terapia si attua poi il controtransfert da parte dell'analista, il quale, magari anche deriso come qualcuno ha fatto, è tassativo con i 45 min, non deve accettare compensi, non ci si guarda negli occhi, deve assumere sempre una certa freddezza nei confronti del paziente. In un certo senso dominarlo. Cosi' facendo evita di creare dipendenza al paziente, e quindi la quasi totale guarigione alla fine della terapia. Qui stai parlando del setting, non del controtranfert. E anche il setting dipende sempre dai modelli di riferimento. Il tempo fisso della seduta (45 minuti, 50, un’ora) è una caratteristica dell’analisi freudiana. I Lacaniani ad esempio fanno sedute di lunghezza variabile. Gli Junghiani di lunghezza più o meno fissa ma con molta meno rigidità. Compensi? Ma il compenso (pagamento) è una componente fondamentale del setting freudiano. L’analista si fa pagare! Non ci si guarda negli occhi? Con i freudiani non durante il colloquio. Non ci si guarda proprio durante il colloquio. L’analisi junghiana invece di solito non prevede l’uso del lettino. Si sta seduti e ci si guarda tranquillamente negli occhi. Dominarlo! Mio dio, no!!!! Il motivo per cui i freudiani ritengono che la relazione terapeutica debba essere un po’ frustrante per il paziente è un altro. L’idea è, sempre semplificando molto, che se la relazione terapeutica fosse troppo gratificante, verrebbe meno l’impulso a guarire. Io ho avuto un legame con un medico, mio medico, non analista. E per quanto possa sembrare amore, è solo dipendenza. Questo è il tuo vissuto, quindi non lo discuto assolutamente. Ogni vissuto è personale. In teoria : il paziente si sente dipendente da chi " gli ha salvato la vita", l'analista si sente colui che " ha salvato la vita". Non ho mai pensato neppure per una frazione di secondo che la mia analista mi avesse salvato la vita! Nè ricordo di essermi mai sentita dipendente da lei. E come (forse) futura analista credo che se mai un giorno dovessi pensare che mi sto sentendo “quella che ha salvato la vita” a un paziente, correrei subito dal mio supervisore per analizzare questo delirio di onnipotenza!!!!! Ho scritto abbastanza in fretta, spero di essermi spiegata. |
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01-12-2005, 14.20.43 | #67 |
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Fragola,se puoi, avrei una domanda perchè mi hai fatto venire una curiosità: cosa intende per transfert Jung?
Poi, leggendoti, mi hia fatto ricordare che la psi (junghiana) con cui ho fatto un colloquio di recente mi disse che le sedute durano, per l'appunto 45',e che a volte può capitare che si "interrompano sul più bello" e che questo fa parte della necessaria frustrazione. Ecco,io avevo sempre pensato che l'interruzione sul più bello fosse necessaria per non mettere troppa carne al fuoco o per lasciare un "compito", diciamo così, uno spunto di riflessione da far macerare nel paziente tra una seduta e l'altra, mentre non ho chiara questa necessità di una funzione frustrante dell'interruzione...(sempre che io abbia capito bene quanto mi è stato detto) |
01-12-2005, 14.21.01 | #68 |
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A breve scriverò nei dettagli cosa significa secondo me, e per gli psicanalisti in gnereale , e Freudiani il concetto di transfert. Ometto quello che penso di Jung.
Fragola quando dico però: In teoria : il paziente si sente dipendente da chi " gli ha salvato la vita", l'analista si sente colui che " ha salvato la vita". uso una metafora che racchiunde un concetto difficilissimo da comprendere e da spiegare, e faccio presente che la stessa metafora è presente in " storia della pscianalisi" di Vigetti Finzi. |
01-12-2005, 14.28.06 | #69 | |
Ospite
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Davvero non ti risponderebbe?? |
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01-12-2005, 14.29.58 | #70 |
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Un "pensiero interrotto" (mi ricorda qualcos'altro) è la cosa più tremenda. Magari verso la fine riesco a mettere a fuoco un'idea che mi pare rivoluzionaria (cosa che mi accade preticamente sempre senonchè la sensazione svanisce tristemente di li a poco, dopo averla metabiolizzata...) track..rimango a metà con questo mezzo aborto di pensiero. Secondo me è sbagliato perchè crea dipendenza. Non si vede l'ora di riniziare l'analisi la volta dopo per chiarirsi le idee a riguardo. Centuplica il "transfert". Poi non so...
Forse dovrebbe spronare alla pazienza? Ultima modifica di sisrahtac : 01-12-2005 alle ore 14.31.35. |