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22-02-2005, 11.34.32 | #42 | |
iscrizione annullata
Data registrazione: 09-05-2002
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Re: Parliamo un pò del male.
Citazione:
Vorrei ricominciare dal principio e cercare di chiarire una cosa che già dall'inizio mi aveva fatto pensare che sarebbero nati dei malintesi. "Parliamo un po' del male. No, anzi, parliamo dei meccanismi interiori del male." Cos'è il male? E' una cosa diversa dai mecanismi interiori del male. Era una delle cose che cercavo di specificare all'inizio. Una cosa è la sofferenza, un'altra il male. Qualcuno ha interpretato il male come quello che di negativo ci capita nella vita. Altri come un atteggiamento interiore. Ora, è abbastanza chiaro che non c'è un sistema per costruirsi intorno uno scudo che ci garantisca che il destino non ci piazzi una delle sue zampate dolorose. E non c'è un sistema per non incontrare mai il Male, quello vero, in una delle sue manifestazioni: la cattiveria, la crudeltà, il piacere di far soffrire gli altri, la violenza, la guerra. E tante altre. Invece ci può essere un sistema, non per difendersi, perchè quello lo dovremmo fare da bambini e non ne abbiamo gli strumenti, ma per affrontare, gestire, la sofferenza interiore. I meccanismi interiori del male. Quello che sto cercando di dire fin dall'inizio è che questo sistema è la responsabilità. (Che poi secondo me coincide con il perdono. Ma questa ultima cosa è un concetto più "spirituale" che psicologico.) Questo vuole dire: l'unica persona responsabile della sofferenza che provo, sono io, qualsiasi sia la genesi di questa sofferenza. Io posso scegliere di interrompere gli effetti che il male ha avuto dentro di me. E facendo questo spezzo la catena che fa nascere dalla sofferenza altra sofferenza. E', come diceva Vale, una rivoluzione interiore. Una trasformazione profonda. E' capire che certe forme di sofferenza altro non sono che vendette inconsapevoli. "Guarda cosa mi hai fatto". Che seminano intorno a noi altrettanta sofferenza in chi ci ama o in chi (i nostri figli ad esempio) ha bisogno el nostro amore. E che possiamo smettere di farlo. Anche se ci sono dei momenti in cui ci sembra impossibile. E' solo una scelta. Non facile, ma una scelta. Che come tutte le scelte profonde fa fatta e rifatta ogni giorno. E poi, offervandoci, capiamo quali sono i meccanismi interiori del male, le cose che scatenano in noi la sofferenza, e lentamente impariamo che non sono loro a controllare noi ma che possiamo scegliere. |
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22-02-2005, 11.43.52 | #43 | |
Moderatore
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Re: Re: Parliamo un pò del male.
Citazione:
Toh....continua la raccolta di perle..........mi permetto di segnalare questa che sembra proprio bella luccicante. Adesso però Fragola "dovresti" suggerirci come spezzare questa catena. Ooppsss scusa.....ti stavo caricando di una responsabilità non dovuta: starebbe a noi trovare il modo. Ma può esistere, non dico la ricetta completa (che sarà necessariamente personale) ma qualcosa che, in linea generale, ci avvicini all'agognata meta? Grazie. |
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22-02-2005, 11.49.55 | #44 | |
Ospite abituale
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Re: Re: Re: male e igiene quotidiana...
Citazione:
Si , è vero.Rielaboro. Altrimenti non sarebbe autoterapia. Non sarebbe terapia. Non dovrebbe "curare" in senso generale... Guardando la questione in modo inverso: Colui che presume (sottolineo presume) di "stare bene" di condurre la propria vita in modo buono e positivo. Colui che reagisce bene alla sofferenza, che costruisce delle buone difese, che sa difendersi dal male non si chiederà mai se debba fare autoterapia. In sostanza se una persona pensa di avere un equilibrio decente non si chiede se deve curare qualcosa.Se esiste una persona così ( o meglio se attraversiamo dei periodi di vita di questo genere), forse è perchè abbiamo costruito in un qualche modo (senza l'autoterapia) un modo di vivere in cui esprimiamo costruttivamente e creativamente il nostro rapporto tra conscio e inconscio. Per tornare al tema proposto: sto semplicemente dicendo che ci sono 2 vie per difendersi dal male: 1) Autoterapia o terapia 2) Inconsapevoli e/o consapevoli modi e pratiche di esprimere il nostro rapporto tra conscio e inconscio. Se ci escludiamo la seconda possibilità, affermamo che l'autoterapia e/o la terapia psicoanalitica sono imprescindibili nella vita umana. Poi il punto 2 può essere sviluppato molto molto meglio ... Certo: posso decidere consapevolmente che la terapia psicanalitica o la autoterapia siano la cosa migliore per me, ma posso decidere anche che me ne vado un anno in Africa a fare volontariato.. In sostanza: quali altre cose e/o attività possono smuovere il rapporto conscio / inconscio e rendere fruttuosa questa interazione oltre all'autoterapia e alla terapia psicoanalitica? Io penso che ci siano cose e/o attività che lo possano fare (ma prima di parlare di questo..) vorrei sapere cosa ne pensate del mio presupposto.. |
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22-02-2005, 11.58.46 | #45 | |
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Re: Re: Re: Parliamo un pò del male.
Citazione:
Credi che se potessi non lo farei? E' una scelta freedom. Prima devi comprendere che è così. Per questo a me è stata utile l'analisi che mi ha fatto capire le cause antiche e le antiche ferite che le situazioni contingenti facevano vibrare per "simpatia" (quel meccanismo fisico per cui se suoni una note, le corde che vibrano sulla sua frequenza si mettono a vibrare) provocandomi dolore. Quando ho capito che non stavo male perche Filiberto (non esiste filiberto!) non mi amava ma che quel dolore era una eco di un'altro... allora ho anche capito che era proprio inutile vendicarmi su filiberto con il ricatto della mia sofferenza. E allora ho capito che il mio dolore era una vendetta, solo che sbagliava bersaglio. Perchè colpiva mio figlio, Filiberto, le mie amiche e non chi mi aveva davvero ferita, vendicandosi a sua volta ma sbagliando mira. E allora ho incontrato una persona che mi ha insegnato che il perdono è assumersi la responsabilità del proprio dolore e non diffonderlo più. All'inizio ho capito ma non compreso. Adesso credo di aver compreso un po' di più, ma non lo so se ho compreso davvero fino in fondo. |
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22-02-2005, 12.06.53 | #46 | |
Ospite abituale
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Citazione:
La sostanza è: male Ab origine proveniente dall'esterno Il primo è quello più ...bastardo dentro.. Il secondo è più facilmente identificabile e, per questo motivo, può essere "combattuto meglio" se rimane esterno però..dato che anche un male che proviene dall'esterno può essere rifiutato e buttato dentro. Per quanto riguarda il male ab-origine penso che se si pensa di essere, in linea generale , in uno stato psichico decente, si possa gestire autonomamente col "fluire". In casi gravi però, si parla di malattia e di cura...ma io non sono un dottore..mi fermo qui. In realtà mi interessava capire cos'è per ognuno di noi quel "fluire"..per Frag mi sembra sia il senso di responsabilità (o sbaglio?).. |
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22-02-2005, 12.09.13 | #47 | |
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Re: Re: Re: Parliamo un pò del male.
Citazione:
A me sembra che Fragola le dia delle indicazioni. Riporto delle sue parole, che secondo me vanno anche oltre un'indicazione generale. '... Quello che sto cercando di dire fin dall'inizio è che questo sistema è la responsabilità. (Che poi secondo me coincide con il perdono. Ma questa ultima cosa è un concetto più "spirituale" che psicologico.) Questo vuole dire: l'unica persona responsabile della sofferenza che provo, sono io, qualsiasi sia la genesi di questa sofferenza. Io posso scegliere di interrompere gli effetti che il male ha avuto dentro di me. E facendo questo spezzo la catena che fa nascere dalla sofferenza altra sofferenza. E', come diceva Vale, una rivoluzione interiore. Una trasformazione profonda. ...' e non credo di aver letto male il messaggio. Quando si parla del male questo viene spesso associato ad una catena, perchè un'azione sofferente spesso ne genera un'altra a sua volta sofferente. E' un meccanismo che si può solo scegliere di provare a spezzare, per far si che la catena si fermi lì e che non diventiamo noi stessi uno degli anelli. Iniziare da lì...provarci, perchè non è detto che una volta compreso il meccanismo non si ricada poi nel non riuscire a farlo. Saremmo esseri di vera luce e qui noi stiamo parlando tra esseri umani... Però non c'è altra strada che questa, o almeno io non ne vedo altre ed il messaggio che manda Fragola me ne sembra una conferma. Come mi sembra il messaggio di un essere umano che abbia preso una strada di amore. Con le proprie contraddizioni, come tutti noi, ma con una sua direzione. Fragola vorrai scusarmi questo commento personale, ma è quel che sento e volevo esprimerlo. |
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22-02-2005, 12.11.25 | #48 | |
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Re: Re: Re: Re: male e igiene quotidiana...
Citazione:
Credo che sarebbe cosa buona e giusta che prima tu ci spieghi, prima, che cosa intendi per "rapporto tra consio e inconscio". Se no rischia di diventare un discorso per addetti ai lavori. Comunque, certamente, la psicoterapia non imprescindibile nella vita umana. Ci mancherebbe altro! Ma può essere un ottimo strumento per affrontare i meccanismi interiori del male. |
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22-02-2005, 12.23.07 | #49 | |
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Citazione:
Che non vuol dire "è tutta colpa mia e io posso fare tutto, mi faccio carico di tutto, mi carico sulle spalle il dolore del mondo", ma che scelgo io, consapevolmente. Che non sono vittima nè degli eventi nè della sofferenza. E' una cosa che, in un altro contesto, si chiama centratura. Se non ricordo male qualcuno in uno dei primo post di questa discussione (forse proprio tu ma mi potrei sbagliare) ha detto che la sofferenza ci piomba addosso all'improvviso. Ecco l'assunzione di responsabilità è esattamente l'opposto di questo. Non posso decidere io quali eventi si costelleranno nella mia vita, ma posso decidere io se lasciarmi schiantare o vivere! Vivere, non sopravvivere. Ultima modifica di Fragola : 22-02-2005 alle ore 12.25.40. |
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22-02-2005, 12.24.02 | #50 |
Ospite abituale
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fragola, ti devo ringraziare .. ho sempre visto la vittima e il carnefice in uno scambio di ruoli ma facenti parte dello stesso gioco ... ognuno atteneva la propria vendetta su qualcuno o qualcosa ... e su questo penso siamo d'accordo .. quello che però mi ha illuminata è la tua comprensione del perdono ...
Fin prima che ti leggessi vedevo il perdono come una cosa ipocrita .. che pone la vittima in posizione di ulteriore vittimismo, visto il discorso di prima, ma divenendo per vendetta carnefice .. carnefice perchè opponendosi al dolore concede all'altro perdono restituendogli la responsabilità totale del mal fatto ! Non avevo invece mai valutato la visione contraria che tu proponi .. cioè la presa di responsabilità piuttosto che la restituzione ... non so se si sai compreso bene .. ma grazie per questa nuova visione che mi hai dato ... |