Forum di Riflessioni.it
ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura
Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS

Torna indietro   Forum di Riflessioni.it > Forum > Psicologia
Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
>>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze


Vecchio 03-08-2014, 06.00.39   #31
acquario69
Moderatore
 
L'avatar di acquario69
 
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da Galvan 1224
Vorrei suggerire che la conformazione psicologica di un individuo all’avvicinarsi (più o meno velocemente del momento finale) si modifica pur se non cambia del tutto.
Avendone l’interesse si potrebbe far una ricerca in proposito, dal mio canto mi affido a quel che ho sperimentato di persona e colto nei racconti di parenti e amici.
Per me è sufficiente, e condivido con i lettori un altro episodio.

Mio nonno materno, grande fumatore, subì l’amputazione di una gamba.
Lo stato generale, ammesso si fosse ripreso, non lasciava sperare una stabilizzazione delle sue condizioni, tanto che non gli furono né tolte né consigliato di abbandonare le sue amate/velenose (per lui) sigarette che l’avevano accompagnato, nel bene e nel male, per tutta la vita.

La grande ferita non cicatrizzava, tutt’altro… e a un punto non rimaneva che irrorare continuamente di alcool il grosso bendaggio, per tanti motivi.

Quando ritornai a trovarlo, in quelle condizioni, sapevo che non ne avrebbe avuto per molto e naturalmente mi sentivo triste, domandandomi come potesse affrontare rimanendo tranquillo quello che anche per lui era ormai evidente.
Così gli feci delle domande dirette, a che scopo fingere?
Mi ascoltava, fumando la sua sigaretta, e rimaneva come in distanza, quasi le mie domande, ben calibrate, non lo raggiungessero davvero.
Poi ebbi una specie d’intuizione e gli chiesi se avesse pensieri riguardo sua moglie (mia nonna) deceduta da molti anni.

Gli occhi (eh sì, davvero lo specchio dell’anima) ripresero vita e mi guardò davvero… mi disse che aveva dei buoni pensieri, al ché gli chiesi se avesse anche qualche sensazione, se provasse delle emozioni e continuai:

“ … la senti vicina, nei tuoi ricordi..? ”

- … sì, è così…

“…intendi che ne hai un’immagine chiara, reale? Forse la sogni?”

- … no, non nel sogno… qui… (guardando la stanza)

Poi guardò da un’altra parte e gli occhi si spensero nuovamente, ma un attimo prima, nell’incrociare il mio sguardo vi colsi qualcosa che in parole si può tradurre così: “… ti ho detto più di quello che potevo… non insistere…”

Non ho insistito, ho recitato la parte di chi fa finta, incoraggiandolo… e quello che mi ha detto lo considero il più bel regalo che mi ha mai fatto…

Maral - … mi piace pensare che ciò che si potrà vedere o non vedere in quel momento dipenderà dal senso che abbiamo ricevuto dalla nostra intera vita vissuta ed esso ci apparirà dinnanzi per l'eternità.

Concordo con te, Maral, come si vive fa la differenza… (ma le parti in commedia son molte e diverse, a qualcuno tocca far il tiranno ed altri le vittime... “quando” finisce lo spettacolo, all’applauso del pubblico o all’uscir degli attori mentre si accendon le luci?
Pur se piccola c’è una pausa, una zona che non è né questo né quello.)


« Vaghe stelle dell'orsa, io non credea
tornare ancor per uso a contemplarvi »



Secondo la testimonianza di Antonio Ranieri, Leopardi si spense alle ore 21 fra le sue braccia. Le sue ultime parole furono "Addio, Totonno, non veggo più luce".


« E 'l naufragar m'è dolce in questo mare »

ciao Galvan…quando ho letto la tua vicenda ho rivissuto quello che e' successo pure a me per mio padre,in una situazione molto simile..se così e' lecito esprimersi in questi casi..

mi ricordo che mio padre alcuni giorni prima di morire,direi pochissimi,sembrava come se qualcosa lo avesse trasformato..ma non parlo fisicamente,poiché quello era già avvenuto prima ma a' qualcosa che non credo di aver mai avvertito prima,.. questa sensazione la capisco bene ora,anche se la sentivo chiaramente senza rendermene bene conto in quei momenti.
intanto come e' stato fatto notare da più parti,erano proprio i suoi occhi che sembravano diversi,come riuscisse a "vedere" qualcosa che a me,a noi,non era più concesso..come delle "presenze"..
poi avrei pure notato che il giorno prima di morire sembrava avesse "capito"…gli si leggeva una serenità,o qualcosa del genere che mi azzardo a dire non era più umana
anch'io proprio come hai fatto tu,ho voluto provare a indagare e mi e' capitato di fargli delle "domande" in tal senso…
eravamo nella stanza,lui disteso sul letto e a un certo punto mi fa:
"chi e',hai sentito??"…io rispondo: "chi,cosa io non ho sentito niente.."
…poi ho insistito,visto che lui sembrava come pensarci su…e poi mi ha risposto…"nonna,non sta li?" (li,indicava a fianco a noi)..io gli ho risposto si nonna sta qui..,(mia nonna era morta un anno prima)
"ma ti ha detto qualcosa?",ho provato a domandargli…e lui senza dire niente,con lo sguardo che mi ha rivolto,sembrava come volermi dire…impossibile,ma non te lo posso proprio spiegare..

io credo che per troppo tempo siamo stati abituati a pensare che solo cio che vediamo risulta vero,abbiamo completamente perso quella sensibilità che fa da ponte a un "mondo" che in realtà ci appartiene completamente e che al contrario prendiamo per vero solo cio che cade sotto i nostri sensi e tutto cio che non appare ci sembra come se non esistesse.
..eppure non credo siano pochi gli esempi che alcuni ci hanno voluto tramandare per dirci proprio che bisogna guardare oltre il velo delle apparenze..
acquario69 is offline  
Vecchio 03-08-2014, 10.47.56   #32
maral
Moderatore
 
L'avatar di maral
 
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da Galvan1224
Concordo con te, Maral, come si vive fa la differenza… (ma le parti in commedia son molte e diverse, a qualcuno tocca far il tiranno ed altri le vittime... “quando” finisce lo spettacolo, all’applauso del pubblico o all’uscir degli attori mentre si accendon le luci?
Pur se piccola c’è una pausa, una zona che non è né questo né quello.)


« Vaghe stelle dell'orsa, io non credea
tornare ancor per uso a contemplarvi »


Secondo la testimonianza di Antonio Ranieri, Leopardi si spense alle ore 21 fra le sue braccia. Le sue ultime parole furono "Addio, Totonno, non veggo più luce".


« E 'l naufragar m'è dolce in questo mare »

Trovo interessante notare che se ovviamente la morte può presentarsi solo come morte degli altri tanto che morire è diventare altro nel modo più radicale possibile, è proprio questo morire degli altri (la dimensione del loro oltre-passare) in cui andiamo a cercare chi siamo, loro ci oltrepassano e noi restiamo soli con noi stessi, il nostro buio o la nostra luce in cui finalmente poterci riconoscere con meraviglia e angosciante terrore. E chissà, magari è proprio questo il senso profondo dei Paradisi e degli Inferni immaginati da millenni dai miti dell'uomo, mondi ultraterreni chiamati a simboleggiare la concreta esperienza dell'ultimo attimo, quando l'attore che è di se stesso spettatore esce di scena proprio come ne sono usciti gli altri che lo accompagnavano, perché anche la sua parte qui e ora è finita, compiuta, come è giusto che sia affinché abbia un senso, sia pure il senso di un eterno riposo nelle braccia di un nulla che sgomenta e attrae come un abisso senza fondo.
L'idea dell'eternità dell'ultimo istante mi venne leggendo il racconto del famoso neurologo Oliver Sacks che ci ha raccontato quanto profondamente il funzionamento del nostro cervello determini la realtà per come oggettivamente ci sembra apparire. Il passo che me la suggerì fu quello in cui il neurologo osserva uno dei suoi pazienti affetto da encefalite letargica compiere un movimento lentissimo, quasi impercettibile con il braccio sospeso a mezz'aria, un movimento che sembra non avere significato alcuno nella sua esasperante lentezza. In un momento di ripresa lucidità il paziente, alla domanda in merito del neurologo, risponde di essere stato del tutto cosciente del movimento del suo braccio, lo stava normalmente spostando, era stato per lui un normalissimo spostamento della durata di pochi istanti, come tanti gesti che a chiunque capita di fare. Dunque anche la durata delle cose, dei nostri gesti comuni è determinata dal modo di rappresentarla della nostra mente, è in rapporto ad essa, ai significati che le si presentano. Allora pensai: potrebbe essere che quell'ultimo minuto in cui il cuore non irrora più di sangue il cervello, ma in cui il cervello è ancora presente, si allarghi a dismisura all'infinito e questo infinito (che per chi lo osserva è solo un minuto) per chi morendo lo vive è l'eternità con tutto quello che essa significa: un uscita di scena infinita che infinitamente si riempie (Un finale che può avere il senso di un nuovo prologo e magari la stessa vita che attualmente viviamo è solo una delle infinite apparenze dell'inferno-paradiso dell'ultimo eterno istante di un'altra rappresentazione).
Ci sarà certamente qualcosa che non torna in questa idea che mi si presentò allora sulla fenomenologia di una coscienza di se stessi che muore (perché alla fine ogni vero morire è proprio l'inconcepibile sentir morire la propria coscienza che viene costantemente riflessa dagli altri), eppure ancora ne sento tutta la suggestione che è quella di una fisiologia che può incontrare una mitologia, l'incontro di due metafore che possono reciprocamente spiegarsi tentando nell'incontro dei loro diversissimi linguaggi di dare una ragione di quanto accade.

Ultima modifica di maral : 03-08-2014 alle ore 12.11.03.
maral is offline  
Vecchio 03-08-2014, 18.35.44   #33
Koirè
Ospite
 
L'avatar di Koirè
 
Data registrazione: 26-12-2012
Messaggi: 111
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da vanina
Non vuole essere un invito alla negatività, anzi....spero tanto che possa rivelarsi il contrario.

Non ho affatto un buon rapporto con l'idea della morte (e della malattia), e troppe volte mi son sentita dire da amici e conoscenti (anche psico.addetti) : "tutto sta nell'accettare che la morte sia parte della vita, tutto qui!".

Alla fine sono timida e ...non riesco a chiedere "e tu ci sei riuscito a farti 'sta convinzione? E come hai fatto, se l'hai fatto?"......................

Sono razionalmente convintissima che abbiamo ragione loro (non per altro : è davvero l'unica certezza di chiunque nasca, quella di dover morire...per cui...), solo che a me non riesce proprio e - molto sinceramente - mi mandano in catalessi morte e malattie gravi al solo sentirle.

Alle prime partite dei Mondiali ero a cena con amici.




Mi hanno dato notizia che due persone che sono amici da sempre anche loro... erano malati terminali (giovani, entrambi).
Non sono più riuscita a pensare ad altro e questo mi ha angosciata anche nei giorni seguenti.
Benchè sapessi questo...questa mattina in auto ho letto il necrologio di uno dei due.

Non riuscivo a pensare ad altro, e io..reagisco come se ci fosse una riserva mentale (da pazza) che lascia la speranza che non sia vero... (lo so che è da pazza, ma è l'unica riserva che ho...).

Sulla strada del ritorno mi fermo dal tabaccaio, che conosce da sempre sia me che l'amico che non c'è più.
Il tabaccaio è proprio ...molto più che semplice, ok?
Direi che è una di quelle persone che proprio non si reggono se non ci si vuole ubriacare di ovvietà basse e men che basse. Ok?

Però è riuscito a farmi ridere sull'argomento , dicendo (in dialetto stretto) : "vuoi sapere? A me queste notizie non fanno nè caldo nè freddo. PENSA SEMPRE CHE FRA 50 ANNI NON CI SARA' NESSUNO DI NOI CHE CI CONOSCIAMO DA SEMPRE. E ALLORA? E CHE VUOI FARE?"



Non è la soluzione, non può essere.
Però...è l'unico che conosco che abbia saputo tradurre NEL SUO CONCRETO QUOTIDIANO (a modo suo, certo) il Consiglio degli Psico.Addetti....

E dunque: ci sono idee migliori da poter mettere in campo?

Essendo da vicino probabilmente provata da una persona cara che se ne andrà a breve (mio Papa,solo 64 anni),mi chiedo:cosa possiamo fare noi se loro vogliono stare all'oscuro di tutto,a essere sorridenti quando lo guardo in viso e sai che a breve morirà?
Io mi rifugio nel mio mondo di idee,cioè che dopo la morte fisica..ci sia la liberazione spirituale,l'anima non muore...devo pensare ciò se no impazzirei.A parte che questa idea dell'anima immortale lo sempre avuta.
Quel che mi chiedo:i cari che son vicini al morente come debbono fare quando le lacrime sono impossibili da contenere?
Scusate il mio sfogo ,ma proprio oggi ho avuto questa certezza dai medici.
L'inferno e il paradiso io PERSONALMENTE non credo che esistano.
Alla fine siamo tutti peccatori,chi entrerebbe in paradiso?....

Ci sarà un qualcosa,che noi potremo ancora in parte controllare e decidere.
Non sò,son confusa a riguardo ora. Ma credo in questo.
Koirè is offline  
Vecchio 04-08-2014, 00.03.55   #34
iole
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 03-08-2014
Messaggi: 15
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da vanina
Non vuole essere un invito alla negatività, anzi....spero tanto che possa rivelarsi il contrario.

Non ho affatto un buon rapporto con l'idea della morte (e della malattia), e troppe volte mi son sentita dire da amici e conoscenti (anche psico.addetti) : "tutto sta nell'accettare che la morte sia parte della vita, tutto qui!".

Alla fine sono timida e ...non riesco a chiedere "e tu ci sei riuscito a farti 'sta convinzione? E come hai fatto, se l'hai fatto?"......................

Sono razionalmente convintissima che abbiamo ragione loro (non per altro : è davvero l'unica certezza di chiunque nasca, quella di dover morire...per cui...), solo che a me non riesce proprio e - molto sinceramente - mi mandano in catalessi morte e malattie gravi al solo sentirle.

Alle prime partite dei Mondiali ero a cena con amici.
Mi hanno dato notizia che due persone che sono amici da sempre anche loro... erano malati terminali (giovani, entrambi).
Non sono più riuscita a pensare ad altro e questo mi ha angosciata anche nei giorni seguenti.
Benchè sapessi questo...questa mattina in auto ho letto il necrologio di uno dei due.

Non riuscivo a pensare ad altro, e io..reagisco come se ci fosse una riserva mentale (da pazza) che lascia la speranza che non sia vero... (lo so che è da pazza, ma è l'unica riserva che ho...).

Sulla strada del ritorno mi fermo dal tabaccaio, che conosce da sempre sia me che l'amico che non c'è più.
Il tabaccaio è proprio ...molto più che semplice, ok?
Direi che è una di quelle persone che proprio non si reggono se non ci si vuole ubriacare di ovvietà basse e men che basse. Ok?

Però è riuscito a farmi ridere sull'argomento , dicendo (in dialetto stretto) : "vuoi sapere? A me queste notizie non fanno nè caldo nè freddo. PENSA SEMPRE CHE FRA 50 ANNI NON CI SARA' NESSUNO DI NOI CHE CI CONOSCIAMO DA SEMPRE. E ALLORA? E CHE VUOI FARE?"



Non è la soluzione, non può essere.
Però...è l'unico che conosco che abbia saputo tradurre NEL SUO CONCRETO QUOTIDIANO (a modo suo, certo) il Consiglio degli Psico.Addetti....

E dunque: ci sono idee migliori da poter mettere in campo?
Non so se ci sono idee migliori, in realtà non so nulla, non c'è una risposta riguardo alla morte, come non c'è riguardo alla vita. Posso solo dire alcuni dei miei pensieri, la sofferenza della morte è solo di chi rimane in vita, la paura della morte è come la paura del futuro perché lo si ignora, anche se la morte è sempre presente, come lo è la vita, non so se la morte è l'opposto della vita, ma forse è l'opposto della nascita, perché se la vita è vita non dovrebbe avere opposti. Nascita e morte sembrano essere due porte. La morte è bizzarra dal momento che quando stiamo bene la temiamo e quando stiamo male la desideriamo, l'aspetto migliore della morte usata come antidoto per far apprezzare la vita, impara anche a non dare niente per scontato. La morte collegata all'ego,la morte che non ha ragione di essere, ma l'uomo vuole sempre mantenere la ragione per essere. La morte con il suo orgoglio divino sa mantenere tutti uguali dopo il suo compimento. Penso che identificazioni e condizionamenti hanno oscurato il nostro sentire, ognuno ha una propria riserva mentale che sono autodifese. Eppure viviamo tante piccole morti anche nel quotidiano, come la delusione ad esempio, morte dell' aspettativa, che viene non per ferirci ma per svegliarci da quel codice divenuto schema. Noi siamo energia condensata in materia fisica e l'unica cosa che so è che l'energia non si crea e non si distrugge ma si trasforma. Allora chissà che magari la morte è un'ombra che vuole ricordare alla luce di essere consapevole, ma che in realtà ombra e luce sono la stessa cosa.
iole is offline  
Vecchio 05-08-2014, 01.04.46   #35
vanina
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 22-04-2014
Messaggi: 268
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da maral
...................pensai: potrebbe essere che quell'ultimo minuto in cui il cuore non irrora più di sangue il cervello, ma in cui il cervello è ancora presente, si allarghi a dismisura all'infinito e questo infinito (che per chi lo osserva è solo un minuto) per chi morendo lo vive è l'eternità con tutto quello che essa significa: un uscita di scena infinita che infinitamente si riempie (Un finale che può avere il senso di un nuovo prologo e magari la stessa vita che attualmente viviamo è solo una delle infinite apparenze dell'inferno-paradiso dell'ultimo eterno istante di un'altra rappresentazione).

Hai svolto un'ipotesi così mirabilmente dettagliata da farmi rendere conto che .... ...inevitabilmente si torna al punto di partenza.

Ossia : quel che registrano i neuro.addetti e a cui noi abbiniamo ipotesi anche genialmnete consolatorie .............è pur sempre coscienza (esiziale) del cervello che abbiamo da viventi, e che poi...NON C'E' PIU', qualunque visione abbia avuto...
vanina is offline  
Vecchio 05-08-2014, 19.19.54   #36
maral
Moderatore
 
L'avatar di maral
 
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da vanina
Ossia : quel che registrano i neuro.addetti e a cui noi abbiniamo ipotesi anche genialmnete consolatorie .............è pur sempre coscienza (esiziale) del cervello che abbiamo da viventi, e che poi...NON C'E' PIU', qualunque visione abbia avuto...
Non c'è più nel modo in cui si interpreta il morire degli altri, gli altri scompaiono lasciando al loro posto un cadavere e un ricordo e noi leggiamo questo loro sottrarsi dal nostro orizzonte come un diventar nulla di ciò che erano e di riflesso come prospettiva certa di un nostro equivalente diventar nulla e il dolore per questa mancanza ci è infatti tanto più forte quanto più questi altri ci erano vicini.
Ma qui il punto è cosa è il morire per la coscienza di sé? Come può la coscienza di ciascuno diventare nulla proprio per quel ciascuno? Quell'eclissarsi dal nostro orizzonte ci appare in ogni altro ente, ma come può davvero apparire per se stessi, come posso concepire o sentire il mio essere nulla che vedo come destino inderogabile? E poiché è assolutamente inconcepibile, (a me) non appare mai, dunque quello che negli altri vedo come un ultimo istante di brevissima durata, per chi lo vive in se stesso è un'eternità accompagnata dai sogni che le competono.
Sono due visioni di significato opposto, ma non è per questo che una sia falsa e l'altra vera, semplicemente sono espressione di due punti di vista fenomenologicamente diversi riguardanti la medesima ontologia per la quale il diventar nulla della coscienza è comunque assurdo.
Ecco perché nel morire penso si realizzi l'incontro con se stessi e l'istante che viviamo è sempre il medesimo ed eterno, ultimo e primo.
maral is offline  
Vecchio 05-08-2014, 21.43.12   #37
iole
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 03-08-2014
Messaggi: 15
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da maral
Non c'è più nel modo in cui si interpreta il morire degli altri, gli altri scompaiono lasciando al loro posto un cadavere e un ricordo e noi leggiamo questo loro sottrarsi dal nostro orizzonte come un diventar nulla di ciò che erano e di riflesso come prospettiva certa di un nostro equivalente diventar nulla e il dolore per questa mancanza ci è infatti tanto più forte quanto più questi altri ci erano vicini.
Ma qui il punto è cosa è il morire per la coscienza di sé? Come può la coscienza di ciascuno diventare nulla proprio per quel ciascuno? Quell'eclissarsi dal nostro orizzonte ci appare in ogni altro ente, ma come può davvero apparire per se stessi, come posso concepire o sentire il mio essere nulla che vedo come destino inderogabile? E poiché è assolutamente inconcepibile, (a me) non appare mai, dunque quello che negli altri vedo come un ultimo istante di brevissima durata, per chi lo vive in se stesso è un'eternità accompagnata dai sogni che le competono.
Sono due visioni di significato opposto, ma non è per questo che una sia falsa e l'altra vera, semplicemente sono espressione di due punti di vista fenomenologicamente diversi riguardanti la medesima ontologia per la quale il diventar nulla della coscienza è comunque assurdo.
Ecco perché nel morire penso si realizzi l'incontro con se stessi e l'istante che viviamo è sempre il medesimo ed eterno, ultimo e primo.
Ciao a tutti, un giorno mi venne in mente questa cosa: la Creazione è come il dormire sognando, il prima della Creazione è come il dormire senza sogno. Dormire: ci sei ma non sai di esserci. Ecco la sensazione che ho avuto subito dopo è stata come un intuire o sentire ( non so descriverlo) che nel momento del trapasso, non ti accorgi di morire..e poi sei sempre qui. Ho pensato poi al tempo con le sue differenti dimensioni, come nel mondo animale, il tempo non esiste, come non esiste l'aldilà.
iole is offline  
Vecchio 06-08-2014, 08.44.45   #38
acquario69
Moderatore
 
L'avatar di acquario69
 
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da iole
Ciao a tutti, un giorno mi venne in mente questa cosa: la Creazione è come il dormire sognando, il prima della Creazione è come il dormire senza sogno. Dormire: ci sei ma non sai di esserci. Ecco la sensazione che ho avuto subito dopo è stata come un intuire o sentire ( non so descriverlo) che nel momento del trapasso, non ti accorgi di morire..e poi sei sempre qui. Ho pensato poi al tempo con le sue differenti dimensioni, come nel mondo animale, il tempo non esiste, come non esiste l'aldilà.

Ciao
personalmente trovo molto interessante la tua descrizione e ricca di significati.
a me leggendola mi e' venuta in mente un "immagine"
e cioè,che non esiste separazione ma tutto e' "UNO",quello che cambia e' il diverso livello di "realtà",ma diverso solo (e apparentemente) nella misura in cui finiamo per interpretarlo noi da "qui"
acquario69 is offline  
Vecchio 06-08-2014, 14.05.17   #39
vanina
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 22-04-2014
Messaggi: 268
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da acquario69
quello che cambia e' il diverso livello di "realtà",ma diverso solo (e apparentemente) nella misura in cui finiamo per interpretarlo noi da "qui"

Trovo bella questa lettura , Acquario, però ....anche tutte le proiezioni/intuizioni/percezioni che teoricamente ci permetterebbero di superare il nodo... provengono esse stesse dalla nostra schiacciante finitezza del "qui", e aggiungerei "e ora".

Ho letto con passione le vostre risposte precedenti, e ho taciuto come per coltivare una possibilità e non picconare un sogno.
Però...come negare (ad esempio) che l'esperienza del "vedere" i già trapassati riguarda (molto spesso) chi muore di lunga malattia, mentre non riguarda affatto chi è colto da morte improvvisa?
Ma soprattutto, mi tornava in mente, leggendovi, il recente racconto di una mia amica.
Sua mamma resta vedova con due figli a circa 40 anni, e deve affrontare non pochi problemi, che riesce comunque a risolvere.
Dopo oltre 40 anni ...è anziana, malata, e si sa che ...si sta spegnendo.
A sua figlia racconta, pochi giorni prima di morire, di aver sognato la propria mamma, di essere stata molto contenta di questo e di essere contenta se la morte le permetterà di riabbracciarla.
La figlia le chiede istintivamente: "e credo che saresti ugualmente contenta di rabbracciare mio papà, no?".
Risposta di una semplicità-onestà disarmante, dopo aver pensato in silenzio per qualche attimo : "ma...direi una bugìa...son più di quarant'anni che non lo vedo...sai che quasi non me lo ricordo? Penso che se mi venisse a trovare non lo riconoscerei.... E poi...come ci ritroveremo, se ci ritroveremo? Come siamo ora, come eravamo allora, come? ....."

Riesco a rendere, Acquario, fino a che punto queste "visioni dell'oltre" appaiano a propria volta determinate e prodotte esse stesse dal "qui e ora" ?
Insomma...se questa signora fosse stata gravemente malata 40 anni fa, e ancora innamorata del marito appena perduto....possiamo scommetterci che i suoi discorsi e le sue visioni sarebbero stati totalmente diversi, ti pare?
vanina is offline  
Vecchio 06-08-2014, 14.45.46   #40
acquario69
Moderatore
 
L'avatar di acquario69
 
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da vanina
Trovo bella questa lettura , Acquario, però ....anche tutte le proiezioni/intuizioni/percezioni che teoricamente ci permetterebbero di superare il nodo... provengono esse stesse dalla nostra schiacciante finitezza del "qui", e aggiungerei "e ora".

Ho letto con passione le vostre risposte precedenti, e ho taciuto come per coltivare una possibilità e non picconare un sogno.
Però...come negare (ad esempio) che l'esperienza del "vedere" i già trapassati riguarda (molto spesso) chi muore di lunga malattia, mentre non riguarda affatto chi è colto da morte improvvisa?

ma noi in realtà che ne possiamo sapere se in quel'"improvviso" in cui si viene colti in un istante,non si abbiano visioni paragonabili a quelle prima descritte?
non credo sia questione di "tempo"..il tempo e' una dimensione che esperiamo noi,"qui"…ma cose' veramente il tempo?

Citazione:
Ma soprattutto, mi tornava in mente, leggendovi, il recente racconto di una mia amica.
Sua mamma resta vedova con due figli a circa 40 anni, e deve affrontare non pochi problemi, che riesce comunque a risolvere.
Dopo oltre 40 anni ...è anziana, malata, e si sa che ...si sta spegnendo.
A sua figlia racconta, pochi giorni prima di morire, di aver sognato la propria mamma, di essere stata molto contenta di questo e di essere contenta se la morte le permetterà di riabbracciarla.
La figlia le chiede istintivamente: "e credo che saresti ugualmente contenta di rabbracciare mio papà, no?".
Risposta di una semplicità-onestà disarmante, dopo aver pensato in silenzio per qualche attimo : "ma...direi una bugìa...son più di quarant'anni che non lo vedo...sai che quasi non me lo ricordo? Penso che se mi venisse a trovare non lo riconoscerei.... E poi...come ci ritroveremo, se ci ritroveremo? Come siamo ora, come eravamo allora, come? ....."

Riesco a rendere, Acquario, fino a che punto queste "visioni dell'oltre" appaiano a propria volta determinate e prodotte esse stesse dal "qui e ora" ?
Insomma...se questa signora fosse stata gravemente malata 40 anni fa, e ancora innamorata del marito appena perduto....possiamo scommetterci che i suoi discorsi e le sue visioni sarebbero stati totalmente diversi, ti pare?


può darsi che la signora in questione non aveva superato (ancora in vita) le distinzioni relative che a queste ci tengono legate ed e' per questo che magari continuava a proiettarle dentro di lei fino all'ultimo istante,facendo così paragoni "terreni" che niente possono avere a che fare con qualcosa che va oltre "l'umano"
acquario69 is offline  

 



Note Legali - Diritti d'autore - Privacy e Cookies
Forum attivo dal 1 aprile 2002 al 29 febbraio 2016 - Per i contenuti Copyright © Riflessioni.it