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03-08-2014, 10.47.56 | #32 | |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
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Riferimento: La morte... ne parliamo?
Citazione:
Trovo interessante notare che se ovviamente la morte può presentarsi solo come morte degli altri tanto che morire è diventare altro nel modo più radicale possibile, è proprio questo morire degli altri (la dimensione del loro oltre-passare) in cui andiamo a cercare chi siamo, loro ci oltrepassano e noi restiamo soli con noi stessi, il nostro buio o la nostra luce in cui finalmente poterci riconoscere con meraviglia e angosciante terrore. E chissà, magari è proprio questo il senso profondo dei Paradisi e degli Inferni immaginati da millenni dai miti dell'uomo, mondi ultraterreni chiamati a simboleggiare la concreta esperienza dell'ultimo attimo, quando l'attore che è di se stesso spettatore esce di scena proprio come ne sono usciti gli altri che lo accompagnavano, perché anche la sua parte qui e ora è finita, compiuta, come è giusto che sia affinché abbia un senso, sia pure il senso di un eterno riposo nelle braccia di un nulla che sgomenta e attrae come un abisso senza fondo. L'idea dell'eternità dell'ultimo istante mi venne leggendo il racconto del famoso neurologo Oliver Sacks che ci ha raccontato quanto profondamente il funzionamento del nostro cervello determini la realtà per come oggettivamente ci sembra apparire. Il passo che me la suggerì fu quello in cui il neurologo osserva uno dei suoi pazienti affetto da encefalite letargica compiere un movimento lentissimo, quasi impercettibile con il braccio sospeso a mezz'aria, un movimento che sembra non avere significato alcuno nella sua esasperante lentezza. In un momento di ripresa lucidità il paziente, alla domanda in merito del neurologo, risponde di essere stato del tutto cosciente del movimento del suo braccio, lo stava normalmente spostando, era stato per lui un normalissimo spostamento della durata di pochi istanti, come tanti gesti che a chiunque capita di fare. Dunque anche la durata delle cose, dei nostri gesti comuni è determinata dal modo di rappresentarla della nostra mente, è in rapporto ad essa, ai significati che le si presentano. Allora pensai: potrebbe essere che quell'ultimo minuto in cui il cuore non irrora più di sangue il cervello, ma in cui il cervello è ancora presente, si allarghi a dismisura all'infinito e questo infinito (che per chi lo osserva è solo un minuto) per chi morendo lo vive è l'eternità con tutto quello che essa significa: un uscita di scena infinita che infinitamente si riempie (Un finale che può avere il senso di un nuovo prologo e magari la stessa vita che attualmente viviamo è solo una delle infinite apparenze dell'inferno-paradiso dell'ultimo eterno istante di un'altra rappresentazione). Ci sarà certamente qualcosa che non torna in questa idea che mi si presentò allora sulla fenomenologia di una coscienza di se stessi che muore (perché alla fine ogni vero morire è proprio l'inconcepibile sentir morire la propria coscienza che viene costantemente riflessa dagli altri), eppure ancora ne sento tutta la suggestione che è quella di una fisiologia che può incontrare una mitologia, l'incontro di due metafore che possono reciprocamente spiegarsi tentando nell'incontro dei loro diversissimi linguaggi di dare una ragione di quanto accade. Ultima modifica di maral : 03-08-2014 alle ore 12.11.03. |
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03-08-2014, 18.35.44 | #33 | |
Ospite
Data registrazione: 26-12-2012
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Riferimento: La morte... ne parliamo?
Citazione:
Essendo da vicino probabilmente provata da una persona cara che se ne andrà a breve (mio Papa,solo 64 anni),mi chiedo:cosa possiamo fare noi se loro vogliono stare all'oscuro di tutto,a essere sorridenti quando lo guardo in viso e sai che a breve morirà? Io mi rifugio nel mio mondo di idee,cioè che dopo la morte fisica..ci sia la liberazione spirituale,l'anima non muore...devo pensare ciò se no impazzirei.A parte che questa idea dell'anima immortale lo sempre avuta. Quel che mi chiedo:i cari che son vicini al morente come debbono fare quando le lacrime sono impossibili da contenere? Scusate il mio sfogo ,ma proprio oggi ho avuto questa certezza dai medici. L'inferno e il paradiso io PERSONALMENTE non credo che esistano. Alla fine siamo tutti peccatori,chi entrerebbe in paradiso?.... Ci sarà un qualcosa,che noi potremo ancora in parte controllare e decidere. Non sò,son confusa a riguardo ora. Ma credo in questo. |
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04-08-2014, 00.03.55 | #34 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: La morte... ne parliamo?
Citazione:
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05-08-2014, 01.04.46 | #35 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-04-2014
Messaggi: 268
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Riferimento: La morte... ne parliamo?
Citazione:
Hai svolto un'ipotesi così mirabilmente dettagliata da farmi rendere conto che .... ...inevitabilmente si torna al punto di partenza. Ossia : quel che registrano i neuro.addetti e a cui noi abbiniamo ipotesi anche genialmnete consolatorie .............è pur sempre coscienza (esiziale) del cervello che abbiamo da viventi, e che poi...NON C'E' PIU', qualunque visione abbia avuto... |
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05-08-2014, 19.19.54 | #36 | |
Moderatore
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Riferimento: La morte... ne parliamo?
Citazione:
Ma qui il punto è cosa è il morire per la coscienza di sé? Come può la coscienza di ciascuno diventare nulla proprio per quel ciascuno? Quell'eclissarsi dal nostro orizzonte ci appare in ogni altro ente, ma come può davvero apparire per se stessi, come posso concepire o sentire il mio essere nulla che vedo come destino inderogabile? E poiché è assolutamente inconcepibile, (a me) non appare mai, dunque quello che negli altri vedo come un ultimo istante di brevissima durata, per chi lo vive in se stesso è un'eternità accompagnata dai sogni che le competono. Sono due visioni di significato opposto, ma non è per questo che una sia falsa e l'altra vera, semplicemente sono espressione di due punti di vista fenomenologicamente diversi riguardanti la medesima ontologia per la quale il diventar nulla della coscienza è comunque assurdo. Ecco perché nel morire penso si realizzi l'incontro con se stessi e l'istante che viviamo è sempre il medesimo ed eterno, ultimo e primo. |
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05-08-2014, 21.43.12 | #37 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: La morte... ne parliamo?
Citazione:
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06-08-2014, 08.44.45 | #38 | |
Moderatore
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Riferimento: La morte... ne parliamo?
Citazione:
Ciao personalmente trovo molto interessante la tua descrizione e ricca di significati. a me leggendola mi e' venuta in mente un "immagine" e cioè,che non esiste separazione ma tutto e' "UNO",quello che cambia e' il diverso livello di "realtà",ma diverso solo (e apparentemente) nella misura in cui finiamo per interpretarlo noi da "qui" |
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06-08-2014, 14.05.17 | #39 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: La morte... ne parliamo?
Citazione:
Trovo bella questa lettura , Acquario, però ....anche tutte le proiezioni/intuizioni/percezioni che teoricamente ci permetterebbero di superare il nodo... provengono esse stesse dalla nostra schiacciante finitezza del "qui", e aggiungerei "e ora". Ho letto con passione le vostre risposte precedenti, e ho taciuto come per coltivare una possibilità e non picconare un sogno. Però...come negare (ad esempio) che l'esperienza del "vedere" i già trapassati riguarda (molto spesso) chi muore di lunga malattia, mentre non riguarda affatto chi è colto da morte improvvisa? Ma soprattutto, mi tornava in mente, leggendovi, il recente racconto di una mia amica. Sua mamma resta vedova con due figli a circa 40 anni, e deve affrontare non pochi problemi, che riesce comunque a risolvere. Dopo oltre 40 anni ...è anziana, malata, e si sa che ...si sta spegnendo. A sua figlia racconta, pochi giorni prima di morire, di aver sognato la propria mamma, di essere stata molto contenta di questo e di essere contenta se la morte le permetterà di riabbracciarla. La figlia le chiede istintivamente: "e credo che saresti ugualmente contenta di rabbracciare mio papà, no?". Risposta di una semplicità-onestà disarmante, dopo aver pensato in silenzio per qualche attimo : "ma...direi una bugìa...son più di quarant'anni che non lo vedo...sai che quasi non me lo ricordo? Penso che se mi venisse a trovare non lo riconoscerei.... E poi...come ci ritroveremo, se ci ritroveremo? Come siamo ora, come eravamo allora, come? ....." Riesco a rendere, Acquario, fino a che punto queste "visioni dell'oltre" appaiano a propria volta determinate e prodotte esse stesse dal "qui e ora" ? Insomma...se questa signora fosse stata gravemente malata 40 anni fa, e ancora innamorata del marito appena perduto....possiamo scommetterci che i suoi discorsi e le sue visioni sarebbero stati totalmente diversi, ti pare? |
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06-08-2014, 14.45.46 | #40 | ||
Moderatore
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Riferimento: La morte... ne parliamo?
Citazione:
ma noi in realtà che ne possiamo sapere se in quel'"improvviso" in cui si viene colti in un istante,non si abbiano visioni paragonabili a quelle prima descritte? non credo sia questione di "tempo"..il tempo e' una dimensione che esperiamo noi,"qui"…ma cose' veramente il tempo? Citazione:
può darsi che la signora in questione non aveva superato (ancora in vita) le distinzioni relative che a queste ci tengono legate ed e' per questo che magari continuava a proiettarle dentro di lei fino all'ultimo istante,facendo così paragoni "terreni" che niente possono avere a che fare con qualcosa che va oltre "l'umano" |
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