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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 29-07-2014, 19.20.09   #1
Koirè
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Post “Sindrome di Stoccolma”.

Tutti voi sapete di questa "malattia mentale" che lega la vittima al suo carnefice in maniera paradossale,cioè volendosi bene..anzi scusate...più a senso unico...:la vittima cmq vuole bene al suo persecutore.
Mi chiedo come possa essere possibile,non sono mai riuscita a darmi una spiegazione...ma...oggi riflettendo sulla mia vita mi è venuto in mente(naturalmente assolutamente non( PARAGONABILE) alle vicende che vedono veri e propri aguzzini rinchiudere ,violentare..etc...
Dunque il punto è che, all'acqua di rosa naturalmente ,la mia vicenda che è già stata esposta qui nel forum,ha come base..e solo come base...un amore negato anche in modo freddo e crudele,ed io che continuo ad volere bene a questa persona che male mi ha fatto (psicologicamente parlando).Allora mi chiedo:io che provo pena e non riesco a capire le vittime che piangono x il loro carnefice..io,nel mio piccolo cosa faccio?..uguale a loro.
Avendo capito questo mi sono vergognata di me stessa,perchè farsi male con persone che danno solo indifferenza e non capiscono il sentimento sincero..magari lo deridono pure.
Non valgo così poco,e come vorrei dire a tutte le donne che amano il loro persecutore,carnefice...tiriam o fuori l'orgoglio di noi donne,smettiamo di volergli bene e mettiamo nella giusta prospettiva quel sentimento,elaborandolo..compr endendolo e PERDONANDOCI E NON GIUDICANDOCI SE SIAMO STATE DEBOLI.

Voi che avete basi più scientifiche di mè,studi di anni e anni..mi potete dire il perchè scatta questa sindrome?
Penso sia un'argomento interessante non solo x me.
Grazie a chi mi chiarirà le dinamiche di tutto ciò.
Koirè is offline  
Vecchio 30-07-2014, 23.21.22   #2
laryn
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Riferimento: “Sindrome di Stoccolma”.

Citazione:
Originalmente inviato da Koirè
Tutti voi sapete di questa "malattia mentale" che lega la vittima al suo carnefice in maniera paradossale,cioè volendosi bene..anzi scusate...più a senso unico...:la vittima cmq vuole bene al suo persecutore.
Mi chiedo come possa essere possibile,non sono mai riuscita a darmi una spiegazione...ma...oggi riflettendo sulla mia vita mi è venuto in mente(naturalmente assolutamente non( PARAGONABILE) alle vicende che vedono veri e propri aguzzini rinchiudere ,violentare..etc...

Davvero trattasi di "malattia mentale"?
Secondo alcune scuole di pensiero psicanalitico il disagio, da altre scuole di pensiero considerato malattia, non è una malattia, MA UN MODO DI PENSARE.
Uno stesso modo di pensare può far star bene alcuni e male altri, bene o male nel senso che esso (il modo di pensare) può certamente influenzare, positivamente o negativamente, l'organismo umano (soma).
Possiamo definire benessere, gioia, felicità, innamoramento, affetto etc. lo stesso modo di pensare che in altri, invece, si traduce in sofferenza, disagio, insoddisfazione, cattivo umore. E' il caso che tu citi.
Ci sono religiosi che vedono nella sofferenza motivo di felicità... più si soffre e più si è graditi da Dio.
Non è la sofferenza in se che rende felici o infelici, ma il legame che essa innesca, di forte disagio in alcuni, di felicità in altri. Persino il fuoco del rogo non distraeva alcuni cristiani del passato dal loro stato di felicità psicologico. Madre Teresa di Calcutta diceva che "la sofferenza è il bacio di Gesù, un dono di Gesù, che desidera unirci alla sua passione e partecipare al suo progetto di salvezza del mondo." Qual'era la reazione in chi viveva la sofferenza come "il bacio di Gesù"? "Per questo, ho pace e gioia interiore!" raccontava un sofferente.

Citazione:
Avendo capito questo mi sono vergognata di me stessa,perchè farsi male con persone che danno solo indifferenza e non capiscono il sentimento sincero..magari lo deridono pure.
Perchè vergognarsi d'amare?
Perchè c'è chi è indifferente e non capisce un sentimento sincero, deridendolo?
Una parabola evangelica, che cade a fagiolo, suggerisce quanto segue: "Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi."

Citazione:
Non valgo così poco,e come vorrei dire a tutte le donne che amano il loro persecutore,carnefice...tiriam o fuori l'orgoglio di noi donne,smettiamo di volergli bene e mettiamo nella giusta prospettiva quel sentimento,elaborandolo..compr endendolo e PERDONANDOCI E NON GIUDICANDOCI SE SIAMO STATE DEBOLI.
Non è questione di giudizio, di perdono o di debolezza, è che si è trattato di lassi di tempo in cui ci si è potuti adagiare e indugiare nel sogno della certezza del valore di un nostro sincero e spassionato modo d'essere, e di supporne beneficiarie le persone cui noi pensavamo di donare il nostro amore e la nostra amicizia.
Non perchè son mancate risposte di benevolenza è ragione sufficiente ad abbatterci e a autogiudicarci deboli. La forza è sempre dalla parte di chi ama, quindi dalla tua, anche se potresti non essere ricambiata. Noi possiamo seminare, ma non possiamo sapere se raccoglieremo. Inoltre è risaputo che chi semina sull'argilla non può aspettarsi di raccogliere. L'argilla non risponde, è asettica, sterile. Tutti, o forse tutti, abbiamo zone del cuore dove prevale l'argilla e zone dove prevale un terreno adatto a far attecchire un fiore.

Augurissimi
laryn is offline  
Vecchio 31-07-2014, 03.31.10   #3
leibnicht
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Riferimento: “Sindrome di Stoccolma”.

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Originalmente inviato da Koirè
Tutti voi sapete di questa "malattia mentale" che lega la vittima al suo carnefice in maniera paradossale,cioè volendosi bene..anzi scusate...più a senso unico...:la vittima cmq vuole bene al suo persecutore.
Mi chiedo come possa essere possibile,non sono mai riuscita a darmi una spiegazione...ma...oggi riflettendo sulla mia vita mi è venuto in mente(naturalmente assolutamente non( PARAGONABILE) alle vicende che vedono veri e propri aguzzini rinchiudere ,violentare..etc...
Dunque il punto è che, all'acqua di rosa naturalmente ,la mia vicenda che è già stata esposta qui nel forum,ha come base..e solo come base...un amore negato anche in modo freddo e crudele,ed io che continuo ad volere bene a questa persona che male mi ha fatto (psicologicamente parlando).Allora mi chiedo:io che provo pena e non riesco a capire le vittime che piangono x il loro carnefice..io,nel mio piccolo cosa faccio?..uguale a loro.
Avendo capito questo mi sono vergognata di me stessa,perchè farsi male con persone che danno solo indifferenza e non capiscono il sentimento sincero..magari lo deridono pure.
Non valgo così poco,e come vorrei dire a tutte le donne che amano il loro persecutore,carnefice...tiriam o fuori l'orgoglio di noi donne,smettiamo di volergli bene e mettiamo nella giusta prospettiva quel sentimento,elaborandolo..compr endendolo e PERDONANDOCI E NON GIUDICANDOCI SE SIAMO STATE DEBOLI.

Voi che avete basi più scientifiche di mè,studi di anni e anni..mi potete dire il perchè scatta questa sindrome?
Penso sia un'argomento interessante non solo x me.
Grazie a chi mi chiarirà le dinamiche di tutto ciò.

La sindrome di Stoccolma non ha nulla a che fare con l'amore: essa è invece un equivalente inconscio del suo opposto apparente, che è l'odio.
In termini freudiani essa potrebbe essere liquiditata come "formazione reattiva", ossia realizzazione di un sentimento (o meglio, un moto dell'animo) di colore contrario a quello autenticamente provato, allo scopo di progettare nella Realtà fattiva (drammaticamente limitata) ciò che effettivamente si prova.
Situazioni di questo genere, in forma molto più sfumata, appartengono al quotidiano di tutti noi.
Così, per esempio, la persona troppo gentile che ci imbarazza addirittura, rivela con l'eccesso della sua gentilezza l'aggressività che inconsapevolmente prova. O il familiare che ci voleva dissuadere da una decisione, rivela, eccedendo nel preoccuparsi per la nostra salute, l'inconscio desiderio che i suoi tristi fantasmi si realizzino.
Chi è vittima di condizioni estreme dell'esistenza, come ad esempio il sequestro di persona, oppure lo stalking esasperato, può sviluppare una sindrome di Stoccolma.
L'odio (che è il sentimento autentico) sorge naturalmente nei confronti della persona che limita drasticamente la libertà e che ci espropria della possibilità di progettare una vita confacente alle naturali inclinazioni e desideri di un futuro libero.
Ma se il malcapitato vittima della situazione si trova in una condizione di impotenza assoluta, dal momento che il sequestratore, o lo stalker, posseggono il potere delle armi o quello giuridico contro di lui, può realizzarsi una efferesi affettiva: una trasformazione, inautentica, del proprio sentimento in uno equivalente, per intensità, ma compatibile con l'orizzonte esistenziale ristretto nel quale la vittima si trova a dover vivere.
In una lettera ad Hitler del 1935, ad esempio, un ferramenta ebreo gli dichiarava la sua più intima e assoluta ammirazione, la sua lealtà più devota ed incondizionata, sebbene dovesse lamentare che "dalla Sua ascesa al potere gli affari andavano molto male e non si trovava nessuno al paese che gli commissionasse incarichi".
A tale condizione potrebbe somigliare, ad esempio, la condizione di un uomo vittima dello stalking di una donna in un paese moralmente degenerato dell'occidente attuale. Oppure quello di un bambino, vittima di abusi sessuali da parte del sacerdote di una comunità cattolica nordamericana, dove interessi economici e religiosi compongono business talvolta difficili da districare. O quello di un prigioniero incarcerato che non viene mai ascoltato dal giudice che lo ha imprigionato e che non gli permette contatti con l'esterno.
Una cosa va sottolineata: l'"efferesi affettiva", ossia la trasformazione di un sentimento nel suo opposto, riguarda solo persone caratterizzate da una difficoltà di lettura delle proprie effettive emozioni, o perché molto giovani o perché disturbate, o perché sopraffatte da condizioni di stress fuori dell'ordinario.
In condizioni di benessere e di maturità psichiche la sindrome di Stoccolma ha scarse probabilità di realizzarsi.
Inoltre l'"efferesi" non implica mai il realizzarsi di sentimenti autenticamente opposti a quelli reali, bensì ad equivalenti contrari.
Così, ad esempio, l'odio può mutarsi in amore, ma mai nell'indifferenza (che è la sua vera antitesi); l'ansia in ebbrezza, ma mai in serenità.
leibnicht is offline  
Vecchio 03-08-2014, 02.01.44   #4
vanina
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Riferimento: “Sindrome di Stoccolma”.

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Originalmente inviato da Koirè
Tutti voi sapete di questa "malattia mentale" che lega la vittima al suo carnefice in maniera paradossale,cioè volendosi bene..anzi scusate...più a senso unico...:la vittima cmq vuole bene al suo persecutore.
Mi chiedo come possa essere possibile,non sono mai riuscita a darmi una spiegazione...ma...oggi riflettendo sulla mia vita mi è venuto in mente(naturalmente assolutamente non( PARAGONABILE) alle vicende che vedono veri e propri aguzzini rinchiudere ,violentare..etc...
Dunque il punto è che, all'acqua di rosa naturalmente ,la mia vicenda che è già stata esposta qui nel forum,ha come base..e solo come base...un amore negato anche in modo freddo e crudele,ed io che continuo ad volere bene a questa persona che male mi ha fatto (psicologicamente parlando).Allora mi chiedo:io che provo pena e non riesco a capire le vittime che piangono x il loro carnefice..io,nel mio piccolo cosa faccio?..uguale a loro.
Avendo capito questo mi sono vergognata di me stessa,perchè farsi male con persone che danno solo indifferenza e non capiscono il sentimento sincero..magari lo deridono pure.
Non valgo così poco,e come vorrei dire a tutte le donne che amano il loro persecutore,carnefice...tiriam o fuori l'orgoglio di noi donne,smettiamo di volergli bene e mettiamo nella giusta prospettiva quel sentimento,elaborandolo..compr endendolo e PERDONANDOCI E NON GIUDICANDOCI SE SIAMO STATE DEBOLI.

Voi che avete basi più scientifiche di mè,studi di anni e anni..mi potete dire il perchè scatta questa sindrome?
Penso sia un'argomento interessante non solo x me.
Grazie a chi mi chiarirà le dinamiche di tutto ciò.

Chiedo scusa per l'intromissione.
Non potrei dire nulla in più, circa la sindrome evocata, rispetto a quanto già postato da Leibnicht .

Quel che (non richiesta, e me ne scuso) mi chiedo è : è davvero questo (la sindrome di Stoccolma) il TUO tema, non a caso corollato da un appello sororale a "tutte le donne che amano il loro persecutore" e che...forse ..c'entra niente ?

O FORSE il tema vero (chiedo) non è solo : io sono fissa su questa cosa che chiamo Amore (mio, immenso, verso lui, e lui che non "lo capisce")? E voglio continuare a parlarne perchè così in qualche modo lo vivo virtualmente (come voglio io) , anche se non lo vivo (come par volere lui)?

Non c'è alcuna ironia in quel che vorrei riuscire a dirti, ti prego di credermi.

C'è solo quel che ho dovuto e potuto riflettere io, basandomi sul mio vissuto, e ben felice se può significare qualcosa per qualcuno, oltre quello che ha già significato per me............

Mi sembri dar per ovvio che ...quando ti sembra di amare ...ami.

Mica vero!

E non è vero, qualunque cosa si intenda per Amore (qui ci si potrebbe stare a vita persa, lasciam perdere!)

Però...il concetto di Amore è il primo anello di tutta la catena, e non è affatto chiaro, per nessuno. Ci sarebbe persino da chiedersi se esista, questa sublime astrazione.

Noi donne siamo effettivamente più portate a chiamare "amore" ogni nostro (anche balordo) legame.
Gli uomini - nella media - molto meno di noi.

E...secondo me e per quel che ho vissuto..............per questo accade loro che rare volte (effettivamente) perdano un Amore, tanto quanto accade che (più spesso, volendo) vedano pragmagticamente....il calesse (in buona fede, ok, ma sempre calesse, e pure pesantissimo da trainare............).

E dunque...perchè non dialogare - semplicemente - con noi stesse, al riguardo?

vanina is offline  
Vecchio 03-08-2014, 13.05.31   #5
nevealsole
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Riferimento: “Sindrome di Stoccolma”.

Citazione:
Originalmente inviato da vanina
Chiedo scusa per l'intromissione.
Non potrei dire nulla in più, circa la sindrome evocata, rispetto a quanto già postato da Leibnicht .

Quel che (non richiesta, e me ne scuso) mi chiedo è : è davvero questo (la sindrome di Stoccolma) il TUO tema, non a caso corollato da un appello sororale a "tutte le donne che amano il loro persecutore" e che...forse ..c'entra niente ?

Leggendo il tema proposto da Koiré anche io ho avuto la stessa perplessità, però ritenendo interessante il tema “Sindrome di Stoccolma” credo meriti di essere sviluppato.
La sindrome si occupa di situazioni ben delineate: vittime di sequestro in primis, marginalmente altri tipi di violenza alle donne o di reduci da campi di concentramento. E’ strettamente legata all’istinto di sopravvivenza ed ai modi che come esseri umani adottiamo per reagire in situazioni di pericolo per la nostra vita.
Il presupposto di tutto ciò, dal mio punto di vista, è la mancanza della possibilità di scegliere, di scappare. La limitazione della libertà fisica che porta la nostra mente a dare una lettura “accettabile” a ciò che stiamo vivendo.
Credo abbia poco a che fare con i sentimenti che proviamo verso qualcuno che non ci corrisponde e che, proprio per questo, spesso, non solo non ci tiene obbligatoriamente legate a sé ma anzi ci evita.
Ringrazio anche io Leibnicht per lo splendido intervento.

Koiré,
spero che gli approfondimenti sulla sindrome ti siano utili a sconfutare la convinzione di esserne affetta... il tema però deve restare quello
nevealsole is offline  
Vecchio 03-08-2014, 13.11.29   #6
Koirè
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Riferimento: “Sindrome di Stoccolma”.

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Originalmente inviato da nevealsole
Leggendo il tema proposto da Koiré anche io ho avuto la stessa perplessità, però ritenendo interessante il tema “Sindrome di Stoccolma” credo meriti di essere sviluppato.
La sindrome si occupa di situazioni ben delineate: vittime di sequestro in primis, marginalmente altri tipi di violenza alle donne o di reduci da campi di concentramento. E’ strettamente legata all’istinto di sopravvivenza ed ai modi che come esseri umani adottiamo per reagire in situazioni di pericolo per la nostra vita.
Il presupposto di tutto ciò, dal mio punto di vista, è la mancanza della possibilità di scegliere, di scappare. La limitazione della libertà fisica che porta la nostra mente a dare una lettura “accettabile” a ciò che stiamo vivendo.
Credo abbia poco a che fare con i sentimenti che proviamo verso qualcuno che non ci corrisponde e che, proprio per questo, spesso, non solo non ci tiene obbligatoriamente legate a sé ma anzi ci evita.
Ringrazio anche io Leibnicht per lo splendido intervento.

Koiré,
spero che gli approfondimenti sulla sindrome ti siano utili a sconfutare la convinzione di esserne affetta... il tema però deve restare quello


Non dico di esserne affetta..solo una somiglianza da chi mi ha fatto molto male e invece che odiare gli voglio bene.All'acqua di rose ho detto...mai penserei di avere quella sindrome..mai.

Distinguo ancora gli abissi.

Grazie xò x i vostri interventi...
Koirè is offline  
Vecchio 03-08-2014, 14.33.15   #7
acquario69
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Riferimento: “Sindrome di Stoccolma”.

faccio una domanda forse un po provocatoria,magari assurda ma la voglio dire così come lho pensata:

..e se allo stato attuale non sia proprio l'intera umanità a soffrire di una sindrome di stoccolma collettiva?

del resto non mi sembra nemmeno che mancherebbero gli elementi per ritenerlo fattibile..basta rendersi conto del potere e chi lo detiene da una parte e il resto dell'umanità dall'altra…secondo me combacia perfettamente
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Vecchio 03-08-2014, 17.44.37   #8
jador
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Riferimento: “Sindrome di Stoccolma”.

Koire...ma se qualcuno ti amasse immensamente e tu proprio non ne volessi sapere perché non corrispondi quel
sentimento, ti sentiresti un carnefice?
jador is offline  
Vecchio 03-08-2014, 19.46.50   #9
vanina
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Originalmente inviato da acquario69
faccio una domanda forse un po provocatoria,magari assurda ma la voglio dire così come lho pensata:

..e se allo stato attuale non sia proprio l'intera umanità a soffrire di una sindrome di stoccolma collettiva?

del resto non mi sembra nemmeno che mancherebbero gli elementi per ritenerlo fattibile..basta rendersi conto del potere e chi lo detiene da una parte e il resto dell'umanità dall'altra…secondo me combacia perfettamente

Mi associo compiaciuta a questa lettura "provocatoria".
E mi sono anche riletta il bellissimo post di Leib , trovando conferma in un passaggio che Egli stesso sottolinea, questo :

"Una cosa va sottolineata: l'"efferesi affettiva", ossia la trasformazione di un sentimento nel suo opposto, riguarda solo persone caratterizzate da una difficoltà di lettura delle proprie effettive emozioni, o perché molto giovani o perché disturbate, o perché sopraffatte da condizioni di stress fuori dell'ordinario."

Ecco, pensavo: purtroppo non abbiamo alcuna possibilità di ascoltare i perchè personali dei tanti sudditi di epoche passate e/o di nazioni troppo distanti , anche culturalmente, dalla nostra.

Ma i sudditi nostri contemporanei e connazionali possiamo ascoltarli e farci un'idea circa la capacità di autolettura delle loro effettive emozioni.

E....potremmo far mattina con gli esempi che forse denunciano qualche massiva distorsione in merito, ma non potrò mai dimenticare derelitti e derelitte che dichiaravano , con gli occhi luminosi, di votare qualcuno ai confini degli ottanta ...perchè ....(testuale) "è bello!".

O di chi (molti di più, questi) buttato letteralmente ai margini più degradati di un modello societario....osanna ESATTAMENTE chi ha creato, vuole e sostiene QUEL modello societario che lo lascerà ai margini, e anche in questo caso lo fa con gli occhi luminosi....che talvolta denotano solo allucinazioni da delirio.....

Mancherebbe, a rigore e apparentemente, il dato "costrizione e mancanza di alternativa". Da noi si vota (no...si votava..ma forse si voterà ancora) , e quando si vota puoi scegliere (dicono).

Ma, mi chiedo io, se la scelta torna puntualmente sulla ri-consacrazione dello stesso carnefice (sia pure sotto diverse spoglie fisiche) , e se la ri-consacrazione avviene mentre il suddito si lamenta del carnefice precedente ma non gli viene addirittura occultato in alcun modo che l'attuale è il clone del precedente.............come si può non dubitare che ci sia una diffusa-collettiva difficoltà di lettura delle proprie effettive emozioni (oltre che delle proprie istanze razionali, aggiungerei)?

vanina is offline  
Vecchio 04-08-2014, 07.04.26   #10
Koirè
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Originalmente inviato da jador
Koire...ma se qualcuno ti amasse immensamente e tu proprio non ne volessi sapere perché non corrispondi quel
sentimento, ti sentiresti un carnefice?


ASPETTA,mi sentirei un "carnefice" se l'avessi fatto soffrire tanto e, poi volutamente e freddamente, non avessi mai e poi mai dato spiegazioni x quel che ho fatto...il discorso è delicato ma fidati che le spiegazioni sono stra dovute e invece mai date...e oltre al male psicologico subito,subentra questa freddezza che è come una lama di un coltello.

Ultima modifica di acquario69 : 04-08-2014 alle ore 09.19.25.
Koirè is offline  

 



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