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21-09-2003, 23.32.17 | #65 | |
Anima Antica
Data registrazione: 22-07-2002
Messaggi: 423
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Citazione:
No, nella foga della risposta son stata poco chiara io. Voglio dire che ANCHE le parole modificano qualcosa di biologico. E a volte anche le psicoterapie possono creare danni. E molto gravi. Tutto nella nostra vita ha necessità di incarnarsi per poter essere espresso. Per quanto riguarda l'uso dei farmaci, io non sono convinta che siano LA soluzione. Ma tante cose sarebbero impossibili a molte persone senza l'uso di farmaci. Come tutte le cose, nulla va usato in modo indiscriminato e superficiale. Ma non bisogna, d'altro canto, negarsi l'uso di uno strumento per semplici preconcetti o atteggiamenti ideologici. Molto bello l'intervento di Fragola, che sento assolutamente vero e "vissuto". Nei riguardi degli psicofarmaci ci sono delle tendenze opposte e entrambe pericolose: una è quella di demonizzarli, e su questo credo di aver espresso la mia opinione forse fino a far venire conati di vomito a chi mi ha letto... L'altra è quella di banalizzarne l'uso. Sono sostanze delicate, che vanno date su precise indicazioni e con opportune cautele. Spesso medici non psichiatri ne fanno un uso strano, e forse questo ha portato alla sfiducia molte persone. Ma io faccio un ragionamento molto semplice: chi si sognerebbe di contestare un cardiologo che usa antiaritmici? Nella nostra professione è lo stesso, con in più il fatto che, essendo i disturbi psichiatrici caratterizzati dall'avere pochi sintomi fisici (ce ne sono, ma non eclattanti come in altre malattie...) dobbiamo affinare le capacità di indagine e affidarci a dei metodi di tipo semeiotico molto sottili. Questo comporta delle stranezze: a volte quando una malattia organica ha aspetti insoliti o più rari, la diagnostichiamo più facilmente noi perchè molti medici che curano le malattie organiche, abituati a usare dati "obiettivi" nel rilevare la malattia, spesso trascurano di ascoltare il paziente. A me è capitato di diagnosticare un ictus cerebrale con sintomi insoliti, che hanno portato il medico di base a chiedere una consulenza psichiatrica; ma ad una mia collega è capitato di peggio: ha diagnosticato un tetano in fase medio-avanzata: le contratture tetaniche erano state scambiate per "tensione" in persona ansiosa... Scusate la digressione... |
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22-09-2003, 13.10.19 | #66 |
Ospite abituale
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La sindrome della corda e del serpente.
Poi io sono profondamente convinta che se vivessimo in modo diverso potremmo creare un modo per accogliere la diversità che non sia per forza il contenimento. Sono convinta che c'è una relazione stretta tra certe forme di follia e la genialità. (Nijinsky!)
Chiedo scusa agli operatori del settore se questa mia riflessione può suonare eretica. Diciamo che è una mia personale lettura delle distorsioni della mente. Credo che ogni malattia mentale si basi su una distorsione della percezione della realtà, la stessa che nel famoso aforisma indiano porta un uomo a vedere un serpente dove c’è una corda arrotolata ed a tremare di paura, finché, al sopraggiungere della luce, la falsa percezione è fugata. Viviamo in una società che da una parte è colma di un positivismo scientifico, il quale si arroga l’onnicomprensione dei fenomeni, e dall’altra è colma di misticismo religioso che si inventa verità trascendenti, pur di non ammettere la sua impotenza davanti al mistero. Sotto queste spinte irreali la cultura perde la sua connessione con la realtà e pur di spiegarsi il mistero della vita, viene a patti con l’ipotesi, iniziando un processo nel quale le ombre diventano più reali degli oggetti che le generano. In questo mondo “distorto” la mente, non può fare altro che seguire questa deriva culturale ingigantendola in stati che vengono denominati, di volta in volta, ansie, paranoie, nevrosi e via dicendo. Spesso mi sono scagliato qui in forum contro persone che non solo si inventano quello che non c’è scritto ma si inventano anche la personalità degli autori dei post, pretendendo, da poche righe, di conoscere, non solo il pensiero dell’altro, ma l’altro stesso. Questo modo di procedere, questo lasciare che la nostra mente si costruisca dei “film” a suo piacimento è, secondo me, il primo, chiaro sintomo di insanità mentale che non è definito patologico per il semplice motivo che la società stessa muove in quel senso. Ma questo processo è importante da comprendere perché oltre offrire la possibilità di invertire il processo stesso, rappresenta anche il punto preciso dove il “male mentale” si salda col “male sociale”. Inoltre è ancora quella paura ipotetica, basata su assunzioni, desunzioni, presunzioni e supposizioni, che induce la restrizione dei parametri della normalità. L’altro, il nuovo, l’ignoto, elaborati dalla mente, perdono la fragranza della novità e vengono rivestiti dai contenuti negativi contenuti nella memoria. La stessa attitudine alla paura cioè che ci fa vedere il serpente nella corda, il nemico nell’altro, si impossessa di noi e ci fa sovrapporre alla realtà del fenomeno le ombre del pensiero. Stringendo il corridoio della normalità poi è automatico che si allarghi quello della pazzia. Ricordo, a questo proposito, un aneddoto letto in un libro di Pirsig, (credo fosse Lila), dove l’autore descriveva il caso di un vecchio italiano del sud trasferitosi in America. L’autore raccontava come questa persona, ricoverata in ospedale, venne internata in manicomio per avere detto ad un altro paziente che la causa dei suoi mali doveva essere il malocchio. Sempre Pirsig sottolineava nel suo libro che, mentre per la società americana questa affermazione era definita paranoica, la stessa era perfettamente normale ed accettata nella cultura dalla quale proveniva il paziente in questione. Esempio classico di definizione arbitraria dei confini della normalità.dove la malattia mentale non viene definita in base a comportamenti anomali e socialmente lesivi o auto lesivi ma semplicemente perché un affermazione va contro un dogma, (in questo caso un dogma del positivismo scientifico). Comunque per tornare a noi, a casa mia, un serpente è un serpente ed una corda è una corda, in assenza della certezza rimane un punto di domanda, al quale non posso davvero permettermi di rispondere con un ipotesi mentale se non al prezzo di farmi del male. |
22-09-2003, 22.48.55 | #67 |
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Re: La sindrome della corda e del serpente.
L’autore raccontava come questa persona, ricoverata in ospedale, venne internata in manicomio per avere detto ad un altro paziente che la causa dei suoi mali doveva essere il malocchio. Sempre Pirsig sottolineava nel suo libro che, mentre per la società americana questa affermazione era definita paranoica, la stessa era perfettamente normale ed accettata nella cultura dalla quale proveniva il paziente in questione.
Ecco! Proprio di questo si occupa l'etnopsicoterapia (più nota come etnopsichiatria ma che con la psichiatria non ha nulla a che fare)! E' quello che sto studiando in questo periodo. Prima o poi scriverò qualcosa di più sull'argomento. ciao |
24-09-2003, 20.40.23 | #68 | |
Ospite abituale
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Citazione:
Non potrebbe darsi che tu manchi la capacità di "osservare" sotto il superfice delle "famiglie assolutamente non patologiche, affettivamente presenti, calde, capaci di mettersi in discussione". Spesso le madre delle "schizofreni" sono appunto apparentemente molto "calde e capace di mettersi in discussione" ma allo stesso tempo mancano la capacità di "vedere" veramente il figlio, ed è fra l´altro questo fatto che fa si che il figlio comincia a dubitare della sua propria esperienza o percezione della vita e col tempo non può fare altro che "sfuggire" entro un "mondo proprio". La regressione allo stato psicotico è sempre una fuga da una situazione psichica che l´individuo non può più sopportare. (Se non è il risultato del fumare mariujana ecc ecc) Sono anche convinto che possa esserci, in certi individui, una predisposizione per questi tipi di "problemi psichici". Secondo me questa predisposizione è risultato o la conseguenza delle azioni dell´individuo stesso, fatte nelle vite precedente. Se un individuo ha il karma di essere nato in una famiglia e una situazione dove diventa "schizofreno", dipende del fatto che l´individuo stesso è stato genitore, in vite precedenti, per figli che hanno sviluppato i stessi "problemi psichici". Secondo me, l´uomo è fondamentalmente un essere psichico e spirituale, che si incarna nel mondo fisico per sviluppare la coscienza della vita, e diventa così sempre più evoluto ed umano. I "problemi psichici" o "malttie mentali" sono, come pure le malattie fisiche, risultato dell´ignoranza dell´individuo, che fa si che sbaglia creando così un destino spiacevole sia nel campo fisico che il campo psichico. Oltre l´esperienza della sofferenza fisica e psichica, è solo tramite lo sviluppo della consapevolezza di se stesso e delle relazioni agli altri, che l´individuo può liberarsi dal destino spiacevole, quindi anche dalla "schizofrenia". Perciò è sempre giusto e logico concentrarsi sul lato psichico del problema. saluti. Ultima modifica di Rolando : 24-09-2003 alle ore 20.43.45. |
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25-09-2003, 00.02.47 | #69 |
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Vagando per internet sono finito qui:
http://www.ecn.org/antipsichiatria/extrahome.html Credo sia molto attinente alla discussione e cmq mi vede d'accordo. |
25-09-2003, 09.20.51 | #70 |
Anima Antica
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Rolando
Vuoi dimostrare a tutti i costi una cosa che non esiste. Come ho già detto, la malattia mentale è frutto di molti fattori, prevalentemente sconosciuti. Quelle che descrivi tu sono ipotesi, ormai abbandonate dalle osservazioni fatte nell'arco degli ultimi 30 anni. L'antipsichiatria è stato un movimento molto importante in passato, che ha aiutato la psichiatria stessa ad uscire da un terribile ghetto. Ma certe idee che porta avanti adesso, pur corrette dal punto di vista "filosofico" e teorico, sono dannosissime all'atto pratico.
Tu metti in dubbio la mia capacità di osservare le famiglie, e mi chiedo su quali basi lo fai: solo perchè non sono d'accordo con te? Complimenti!!! Nella famiglia di mio marito esistono problemi psichiatrici, conosco perfettamente il carattere "schizofrenogeno" di una madre, ma sai, questa madre ha avuto 11 figli e di schizofrenico ne è venuto fuori solo uno. In compenso conosco situazioni di abbandono gravissime, persone che hanno avuto un'odissea che tu non penserai mai neppure di trovare nei libri di Dickens, eppure hanno un equilibrio ed una forza, una capacità di amare e di riempire i vuoti altrui veramente straordinaria. Un mio paziente, un giovane, proviene invece da una coppia genitoriale davvero in gamba. Hanno un altro figlio, più grande di un paio di anni, anche lui assolutamente in gamba e molto attento al fratello minore. Il giovane malato è profondamente buono. Vive il suo stato mentale in modo particolare: cerca con tutto se stesso di combattere con la frammentazione del mondo che si sta verificando giorno dopo giorno. Sa cos'ha perchè io son sempre stata molto onesta con lui, e collabora con tutto se stesso, e rispetto alla gravità del suo stato mentale interno (è un paziente gravissimo) ha una capacità di cavarsela nel mondo di tutti i giorni che è fuori dal comune. Tutto questo lo deve proprio all'amore che ha in famiglia. In famiglia conoscono la malattia, sono partecipi alle attività dei gruppi di auto-mutuo aiuto, conoscono i segni precoci delle ricadute e collaborano con molta prontezza al benessere del figlio. La madre non è una donna particolarmente apprensiva, ma giustamente è preoccupata e sofferente. Entrambi lasciano quel tanto di libertà al giovane, ma lo seguono spesso nell'ombra, senza darsene a vedere, pronti ad essere in suo aiuto non appena si creasse la necessità. Questo giovane era molto ben compensato dalle terapie (mi è costato mezzo cervello mettergliela a punto perchè è una persona molto sensibile all'azione dei farmaci e non è stato facile trovare composto e dosaggi che lo aiutasse senza togliergli vitalità e capacità motorie...). L'anno scorso ha lavorato tutta l'estate, poi ha deciso di partire in Inghilterra per lavorare lì. Non ne ho avuto notizia per due mesi. Nel frattempo lui aveva sospeso di botto le terapie. Ha avuto una crisi tremenda, nella quale ha cominciato a comportarsi come S. Francesco, spogliandosi letteralmente di tutto e donando tutto ciò che aveva ai barboni della città inglese dove si trovava (e questo è solo una minima parte di ciò che gli è successo). Era autunno inoltrato, i genitori non avendo più sue notizie, sono partiti e hanno raggiunto quella città. Aiutati da poche informazioni raccolte, lo hanno trovato che dormiva seminudo in un parco, scalzo, quasi morto di freddo. Quando l'ho rivisto era in condizioni pietose. Ma la sua caratteristica di buon cuore l'aveva salvato da una sorte peggiore. Sono riuscita a non ricoverarlo (era veramente mal messo...) grazie alle capacità della famiglia, e anche del fratello che si è reso disponibile in tutto e per tutto nonostante gli impegni di lavoro. Non ho mai visto nessuno assistere un proprio caro con tanta abnegazione... Purtroppo, nonostante tutti gli sforzi, non siamo riusciti a recuperare completamente la crisi perchè in questo tipo di malattie ogni crisi sottrae definitivamente qualcosa al cervello. E' sempre buono come un pezzo di pane, ma il suo pensiero è ormai disgregato. L'unica cosa che lo mantiene così, apparentemente quasi normale, è la capacità della famiglia di donargli tanto amore. Tu puoi dirmi quello che vuoi, puoi anche dirmi che io sono superficiale nelle valutazioni, ma non mi conosci, non sai con cosa ho a che fare sia nella mia vita privata che professionale. L'unica cosa che ti interessa è dimostrare una tua tesi. Complimenti davvero! Ultima modifica di Ygramul : 25-09-2003 alle ore 09.29.19. |