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05-05-2003, 16.02.01 | #53 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2002
Messaggi: 474
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Io sono convinta che...esattamente come l'Amore,nella sua essenza più segreta,ci resta imperscrutabile,e imperscrutabile ci resta il perchè e il percome del suo sorgere...i motivi che conducono alla fine di un amore non possono essere ( del tutto) razionalizzati.
Quel che la nostra ragione può (forse) chiarire è quale sia il nucleo di esigenze davvero irrinunciabili,non negoziabili,che connotano il nostro Essere,e che pertanto non possono diventare oggetto di nessun tipo di compromesso,in una storia d'amore,se non vogliamo che finisca a pezzi...e noi con lei. Soprattutto le donne,di fronte all'amore,tendono a lasciarsi andare ciecamente,delegando tutto il proprio Essere,tutto il significato del proprio Essere,all'uomo a cui decidono di affidarsi. Ma l'amore non può essere ansia di riconoscimento del proprio valore! Anche se tutto il sistema "culturale" in cui siamo immersi cospira indirettamente a farcelo ritenere. Una donna sola è una donna "incompiuta". Un uomo solo è una "persona".E,in quanto tale,pur se single,ha sempre un plus valore aggiunto rispetto alla donna nella stessa condizione. Questa strisciante mentalità maschilista (durissima a morire) sta a monte di gran parte delle angosce,delle insicurezze,e dei sensi di colpa che le donne trascinano nelle loro storie sentimentali. |
05-05-2003, 16.06.29 | #54 | |
Ospite
Data registrazione: 18-03-2003
Messaggi: 32
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A Visir....
Citazione:
Mi associo a quanto detto da Da BJV a Visir….e mi dispiace un po’ aver letto da parte di Visir, che mi è "sempre" sembrata persona di estrema ricchezza e sensibilità, una nota un po’ “critica” nei confronti di questo dibattito che a mio avviso, invece, è tutto tranne che espressione di semplici chiacchiere da salotto o di sfoghi da adolescenti immature che piangono perche’ il fidanzatino non le porta in disco con gli amici. Mi è parso che ognuna di noi, invece, si sia raccontata ed aperta (per quanto possibile con persone che in fondo nemmeno si conoscono..) in maniera autentica e sincera, manifestando le proprie debolezze, cercando condivisione e conforto, e, soprattutto, NON GIUDICANDO. Quello che mi colpisce, poi, è il fatto che tu Visir in fondo di te non parli, almeno in questo forum, mai se non per commentare quello che gli altri scrivono o raccontano… L’ultima cosa…e non per essere polemica….il fatto di partire da racconti della quotidianità per parlare della propria sofferenza, non significa non voler analizzare quello che dal profondo determina questa sofferenza e non volersi guardare dentro. Be’, dopo anni e anni di terapia questa “critica” non la accetto, perche’ per quanto si creda o meno nel metodo psico-terapeutico, tutto si può dire di chi accetta la fatica e lo sforzo (mentale ed economico) di intraprendere questa strada forchè il fatto che non si sappia mettere in discussione guardandosi dentro cercando risposte al proprio dolore. Bene inteso, Visir, non voglio essere aggressiva, e se lo sono stata me ne scuso, ma non mi piace vedere sminuita la mia fatica, così come quella di tutte le persone, fuori e dentro questo forum, che lottano ogni giorno con (o contro) se stesse alla ricerca di una maggiore serenità e di un maggiore equilibrio. Certa della tua comprensione….ti saluto con affetto. Alessandra |
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05-05-2003, 19.40.11 | #55 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
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Citazione:
Io, invece, sono convinto che uomini e donne in tema di affetti ed amicizia non siano poi intimamente così diversi. Forse sì, l'uomo è più schiavo ed inglobato all'interno di schemi mentali indotti da una cultura che lo ha sempre voluto forte, irriducibile e vincente… il macho. Ma credo che questo, in fin dei conti, sia solo un limite, non certo un plus valore. Anche il macho, in quanto uomo (a questa definizione annetti tutti gli attributi positivi che puoi reperire a vantaggio della specie umana), sa piangere e soffrire per affetti mancati, sa dispiacersi come e quanto sa dolersi l'altra metà del cielo. A parer mio, gli affetti sono oggetto di una costante ricerca da parte di entrambi i sessi… ciascuno con le proprie intime ed irrinunciabili esigenze… diverse? La ricerca continua di un connubio, in assenza del quale assisteremmo al triste impoverimento di quanto di bello ognuno sa esprimere, è uno degli affanni della vita… forse il più significativo. Io donne remissive, istintivamente propense ad affidarsi all'uomo, ne ho conosciute pochine, e quelle poche che ho conosciuto con questa caratteristica, le ho trovate piuttosto scialbe e prive di vita interiore… in definitiva, di anima… pathos (me la passate?). |
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07-05-2003, 11.06.02 | #56 |
autobannato per protesta
Data registrazione: 02-05-2002
Messaggi: 436
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Mi piego ma non mi spiego
Sono felice di aver ravvivato con i miei rimbotti una discussione che a mio parere "sfiorava" un pò troppo uno sfogo personale (non che sia sbagliato, anzi!), ma a mio avviso non era la natura della domanda iniziale.
A parte questo, resta valido ciò che ho detto: in certe occasioni delle vita le chiacchiere stanno a zero se non si coglie la radice del problema. Domandarsi cosa ci fà credere di "avere" un rapporto con un altro per poi soffrire terribilmente nel momento che lo "perdiamo" è cosa non certo di facile conprensione. Ecco perchè mi sono permesso di "strattonare" il sentire d'ognuno nello sviscierare le proprie teorie ed esperienze. Niente di male lo ripeto, ma le ho già viste e sentite....non portano a niente, non aiutano veramente. Come non serve togliere il coperchio dalla pentola che bolle se poi non si capisce che il fuoco in realtà sta sotto. Mi si scrive che non parlo di me, ma se non faccio altro! E comunque non credo che servirebbe poi molto raccontare i miei problemi, a parte soddisfare qualche curioso. Parlo invece della pianta che è stata innaffiata dalle mie lacrime amare dai miei momenti di frustrazione, rabbia, vittoria, gioia. Alla fine su tutto calerà il silenzio e cosa avremo realizzato di noi stessi della nostra anima? del cuore che pulsa oltre noi? Soli siamo venuti soli ce nè andremo, ma è altrettanto vero che con noi vivono tutte le esistenze. Allora il problema è il senso di separazione dal fluire della vita che ci fa sentire soli e desiderosi di un qualcuno, su questi investiamo le nostre aspettative senza capire che nessuno da niente a nessuno, ma solamente sono solo un catalizzatore di ciò che è dentro di noi. Non capiamo che il seme della sofferenza è piantato dalla stessa mano che costruisce la gioia. Ci facciamo e ci disfiamo in un continuo correre lungo un cerchio, non vedete forse come certe situazioni si ripropongono continuamente? come mai? Come mai nel momento che realizziamo che siamo noi che costruiamo i nostri sogni, gli stessi che si trasformano in fantasmi che ci perseguitano, ci destiamo alla vita. Cosa posso dire...se vi avessi davanti vi proporrei di sentire la terra sotto i piedi e respirare il vento che a volte sa di mare. |
07-05-2003, 12.32.38 | #57 |
Ospite
Data registrazione: 29-04-2003
Messaggi: 13
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Re: mi piego ma non mi spiego
C'e' un che di mistico e di cosmicamente pessimistico nelle tue parole...
e forse e' vero che, a dirla con Quasimodo, "Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole. Ed e' subito sera". E allora faremmo bene tutti ad innaffiare la nostra anima come fosse pianta con le nostre lacrime per irrobustirla e farla venire su forte e vigorosa da resistere a qualsiasi bufera inevitabile della vita. E forse non c'e' nemmeno da chiedersi come mai certe situazioni si ripropongono all'infinito se e' vero che la nostra vita gira in tondo e tornera' la' dove e' cominciata. Fortificare il proprio io e vivere di quello, della terra sotto i piedi, del vento che sa di mare. Rendersi conto che a volte la vera ragione per cui una persona ci attrae e' la stessa per cui dovremmo lasciarla; che certi stati d'animo fanno parte dell'essere umano e metterli in conto ci aiutera' ad affrontarli quando inesorabilmente arriveranno. |
07-05-2003, 15.14.00 | #59 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-03-2003
Messaggi: 70
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Non è questione di chiacchiere o di sfoghi personali, che tra l'altro qui non mi pare di capire si fermino all'autocommiserazione... mi pare che dalla riflessione su ciò che si è e si prova si voglia andare aldilà di questo nel desiderio di trovare una strada differente...piuttosto che continuare a battere la testa contro lo stesso muro...
Qual'è il cerchio della vita di cui stiamo parlando? Sono d'accordo sul fatto che come siamo nati, così ce ne andiamo: soli ma la natura del nostro essere non si realizza a pieno nella socialità delle relazioni? Anche e sopratutto in quelle d'amore, senza nulla togliere a le altre tipologie. Nei rapporti emerge l'essere con tutto ciò che si porta dentro e quindi anche le paure e le ansie: se mai me le guardo e me le prendo in mano come faccio poi a superarle per evitare di mortificare le relazioni?Per non snaturale? Non ci sono ricette standard ma il confronto che emerge dalle risposte secondo è ricco di stimoli per ripensare e rimettersi in discussione con criteri diversi e in modo nuovo... Anche il pessimismo delle tue parole, Visir, non so come dire.... mi ha scosso da una parte ma dall'altra faccio fatica a capire. Non sono rilevanti i dettagli, non è curiosità morbosa. Non capisco che senso possa avere per te il ripensare e il guardare dentro se stessi se tu hai una visione così nera? Certo che la gioia e la sofferenza spesso originano dallo stesso seme: se amo un uomo e questo mi dà gioia, devo essere anche felice quando sento che si allontana? Il punto qui è capire come rispamiarci la sofferenza che proviamo quando CREDIAMO che l'altro si allontani, quando dei suoi comportamenti li viviamo come se ci stesse piantando in asso... a prescindere dall'individuo in sè, dal Pinco Pallino della situazione, che magari ci ama e ci riempie il cuore ma noi ce ne dimentichiamo completamente in preda a questa ansia d'abbandono. |
09-05-2003, 10.46.23 | #60 |
autobannato per protesta
Data registrazione: 02-05-2002
Messaggi: 436
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Cara Paola, penso che quello che tu domandi sia giò stato scritto.
Posso provare a spiegare quello che penso con altre parole: ciò che dico, a mio modesto avviso, trascende il concetto di pessimismo. La vita ha le sue regole a prescindere dalle nostre opinioni, come diceva Dogen:- "il fiore sboccia nonostante il nostro apprezzamento, le erbacce crescono malgado il nostro rammarico." Se poi qualcuno ci vuole vedere una "Natura Matrignia" sono e restano opinioni che, come diceva Clint Estwood: "sono come i testicoli, ognuno ha i suoi!". Il cerchio di cui parlo, ininterrottamente percorso dalle nostre esistenze è, a mio parere, il cerchio della vita o del samsara o di maya come dir si voglia. Ciò che sostiene tutta la nostra sofferenza (che non ha sostanza) e l'illusione o l'ignoranza che non ci permette di vedere la realtà per quella che è, eternamente filtrata/distorta dal pensiero discriminante creato dall'illusione (ma guarda un pò) di avere un io, un'anima, un numeno. Se però (e lo sottolineo), non si fa esperienza di questa condizione restano concetti intellettuali e vuoti o peggio si crede di capire mentre in realtà non è così. Personalmente pur avendo un ego "smisurato" ho avuto modo di sperimentare ciò che scrivo, ma non è una codizione stabile, comunque mi sprona a continuare lungo questo sentiero. Quindi, finché dentro di noi rimane la credenza di avere un ego reale permarrà l'ansia dell'abbandono, poichè questa falsa credenza ci separa dal tutto. E' nel cogliere l'energia che ci circonda, ci abbraccia, ci unisce in ogni momento che alla fine troviamo il nostro posto, così come quando da bambini si andava a letto contenti. |