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14-09-2014, 11.41.11 | #42 | |||
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Riferimento: Rappresentazione e verità ontologica
Citazione:
E’ per questo che comunque la realtà dei fatti parla a mezzo dei discorsi che la rappresentano. La realtà comprende il suo manifestarsi rappresentativo e comprende quindi il vero e il falso ove il vero e il falso sono attributi che misurano la congruenza rappresentativa determinata dai contesti di senso in cui gli enti appaiono. L’attuale re di Francia non esprime una contraddizione intrinseca immediata tra il significato di 2 attributi come il verde non verde, ma la contraddizione tra un attributo di contesto (l’attualità) con tutto ciò che implica e a cui allude per designare gli enti che lì possono trovarsi e un attributo di un ente (re di Francia) che in quel contesto rappresentativo di attualità non può venirsi a trovare, ossia non può venire coerentemente rappresentato. (Possiamo anche ribaltare i termini e considerare se l'ente "mondo attuale" può ritrovarsi nel contesto definito dall'insieme storico dei "monarchi di Francia" dando o meno luogo a incongruenze semantiche che ne pregiudicano la verità) La realtà dei fatti a cui ci si appella per esprimere un giudizio di verità (se vero è dire vero di ciò che di fatto è vero) è in tal senso, come tu stesso dici, la realtà non di cose in sé, ma di un contesto di senso di sfondo che ammette certe rappresentazioni attributive come congruenti (e dunque vere) e altre no. Il giudizio di verità è pertinente solo alle rappresentazioni, non alla realtà, ma questo non fa della verità un qualcosa di irreale, casuale e arbitrario, ma esattamente il contrario. Citazione:
La stessa accidentalità che tu pensi si manifesti nella corrispondenza tra queste “opere di fantasia soggettiva” e ciò che percepiamo accadere potrebbe non essere per nulla mera accidentalità casuale. Come potremmo mai appurarlo? Il mondo si manifesta di sicuro anche secondo rappresentazione matematica, anche se certo non solo e nemmeno fondamentalmente, nonostante quello che alcuni vogliono pensare, ma perché questo manifestarsi matematico dovrebbe essere casuale? Cosa significa il termine casuale applicato in questo contesto? Citazione:
Il noumeno allora (se proprio vogliamo conservare questo termine) non lo intendo quindi come invisibile e indicibile realtà in sé che precede i fenomeni, ma sfondo fenomenico indispensabile, fenomeno esso stesso, come in una rappresentazione teatrale in cui oltre alla scena in primo piano vi è tutto un indispensabile mondo che le fa da sfondo ponendo proprio questa scena in primo piano e la realtà le comprende tutte sfondo e accadimenti: quello che si manifesta in primo piano come quello che alla luce di questo accadere si manifesta come oscurità, ma da cui emergono altri primi piani che spingono ciò che qui e ora è in primo piano sullo sfondo secondo necessità. Per un attore che sale sulla ribalta ce ne è un altro che esce di scena, ma questi non diventa nulla, solo rientra nello sfondo del palcoscenico a determinare come sfondo lo spettacolo per come accade. Tutto resta a livello rappresentativo, perché l’ontologia del reale sta nello spettacolo stesso (che non è e non può essere il niente fatto spettacolo) offerto dalla fenomenologia e non fuori da esso. Non so se così è almeno intuitivamente più chiaro. Ultima modifica di maral : 14-09-2014 alle ore 11.51.42. |
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15-09-2014, 19.43.55 | #46 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Rappresentazione e verità ontologica
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Beh, é un po' diverso. Le parole hanno propriamente significati loro attribuiti per convenzione (arbitrariamente; il caso delle parole onomatopeutiche, il cui significato ha qualche "affinità naturale" o più precisamente consonanza con il termine significante stesso costituisce un' eccezione alla regola; che é quella del carattere meramente convenzionale, arbitrario dell' assegnazione dei significati ai vocaboli). Invece nel caso degli altri esempi che proponi si tratta di inferenze di fatti da altri fatti. In questi ultimi casi non siamo di fronte, se non in senso meramente metaforico, a "significati" propri di fatti (intendendosi in realtà, letteralmente deduzioni o induzioni di fatti non immediatamente evidenti da altri fatti immediatamente evidenti); letteralmente, in senso proprio un significato l' hanno solo le parole e i discorsi, non i fatti in generale. |
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15-09-2014, 21.20.25 | #47 | ||||||||||
Moderatore
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Riferimento: Rappresentazione e verità ontologica
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Maral: La cosa (l’ente) si presenta al mondo come parola/immagine e la parola/immagine appare così a sua volta come cosa. Un “calcio nel sedere” è cosa e parola/immagine, non si può tenerle separate, non si può separare l’ente (qualunque esso sia) dal suo rappresentarsi, dal suo segno... Citazione:
No, nessuna cosa può apparire senza significato, senza che si faccia segno fosse anche per un solo istante. Se la cosa accade, accade sempre come segno, altrimenti è sfondo. Un calcio nel sedere poi è sempre un segno di strepitosa evidenza, ha un significato proprompente che richiama una marea di significati. La “realtà dei fatti” parla eccome se vuole proporsi come fatto significando di essere tale. Citazione:
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Chiedi in quale luogo fisico si trovano, ma la mente non è forse un luogo fisico? Non è un luogo dello spazio tempo per nulla metaforico? Possiamo pensare che lì si trovi da sempre il punto geometrico senza bisogno di costruirlo, basta saperlo vedere? Citazione:
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http://it.images.search.yahoo.com/yhs/search;_ylt=A7x9UnzSNhdU0lIA9G BHDwx.;_ylu=X3oDMTBsYWhiN2NvBH NlYwNzYwRjb2xvA2lyMgR2dGlkAw--?_adv_prop=image&fr=yhs-ddc-ddc_bd&va=figura+sfondo&hspart =ddc&hsimp=yhs-ddc_bd |
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15-09-2014, 21.31.39 | #48 | |
Moderatore
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Riferimento: Rappresentazione e verità ontologica
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Le parole sono legate alle cose che esprimono, non separate. Le inferenze dei fatti, degli accadimenti sono inferenze tra cose che si esprimono: ombrello-pioggia-sole-gita in campagna-vacanze-famiglia ... Sono proprio le cose-accadimenti a essere legate, a esprimere relazioni e solo per questo significano qualcosa e non nulla, nulla di casuale. |
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16-09-2014, 08.52.18 | #49 | |
Moderatore
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Riferimento: Rappresentazione e verità ontologica
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orologio-tempo-Einstein-nazismo-... orologio-compleanno-torta-grafico-... orologio-rolex-Svizzera-cioccolato-... ... ...-nazismo-Einstein-tempo-orologio ...-grafico-torta-compleanno-orologio ...-cioccolato-Svizzera-rolex-orologio ... Mi sembra di essere a Reazione a catena! É interessante notare come da un singolo ente (orologio) derivino una infinità di catene di rimandi e quindi di significati che si svelano nel tempo. Naturalmente la catena Orologio-tempo-Einstein-nazismo sarà celata a un bimbo di cinque anni, ma non lo sarà la catena Orologio-compleanno-torta. E' evidente che più conosciamo il mondo più si svelano questi rimandi. Come dice Maral: Le inferenze dei fatti, degli accadimenti sono inferenze tra cose che si esprimono ... Sono proprio le cose-accadimenti a essere legate, a esprimere relazioni e solo per questo significano qualcosa e non nulla, nulla di casuale. |
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16-09-2014, 19.19.15 | #50 |
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Riferimento: Rappresentazione e verità ontologica
@ Maral e Jeangene
Voi continuate a confondere un uso meramente metaforico dei termini “significare” e “significato” con il loro significato (mi dispiace per l’ inevitabile gioco di parole) letterale. E con le metafore si possono fare allusioni e suggestioni più o meno fantasiose e creative (si possono fare dei bei racconti in prosa o delle belle poesie) ma non si affrontano rigorosamente i problemi ontologici e gnoseologici (non si fa della buona filosofia; se per “buona filosofia” si intende una filosofia rigorosamente razionalistica, che se invece ritenete che una buona filosofia possa essere irrazionalistica, allora devo concludere che è inutile continuare a discutere: parliamo lingue diverse, per usare una metafora che mi sembra inequivocabile; non è che in filosofia un atteggiamento razionalistico vieti in assoluto l’ uso di metafore: vieta solo di confondere eventuali significati metaforici di parole ed espressioni con i loro significati letterali). Gli enti in generale possono suggerire induzioni e deduzioni (di altri enti ed eventi; o anche concetti più o meno astratti), ma non significano assolutamente nulla (in senso letterale): semplicemente sono quel che sono “e basta”. Gli unici enti che significano (letteralmente) qualcosa sono determinati enti assai peculiari: vocaboli, discorsi, immagini, simboli e affini. Per esempio l’ oggetto detto (in italiano) ombrello può per associazione di idee ricordare una passeggiata sotto la pioggia (ma anche una rapina a qualcuno che vi abbia assistito sotto la pioggia, un incidente stradale a chi ne abbia subito uno sotto la pioggia, ma anche l’ amore a qualcuno che abbia conosciuto la donna che ama sotto la pioggia e un’ infinità di altre cose -chi più ne ha più ne metta!- a seconda dei casi. Invece la parola “ombrello” ha solo ben pochi significati arbitrariamente stabiliti per convenzione (e ritrovabili nei vocabolari, ove si parlerà di oggetti per ripararsi dalla pioggia, oppure dal sole, o di uso metaforico per riparo in senso lato, ma certamente non di passeggiate, né di incidenti stradali, né di rapine, né di amore e chi più ne ha più ne metta). Lo stesso discorso vale evidentemente per le associazioni di idee proposte da Jeangene (orologio-tempo-Einstein-nazismo-compleanno-torta-grafico-rolex-Svizzera-cioccolato e chi più ne ha più ne metta): si tratta appunto di associazioni di idee e non di significati, i quali sono ben altra cosa!. Gli enti in generale (per esempio tutti quelli di cui sopra dall’ ombrello al cioccolato) non ”si presentano” affatto “al mondo come parola/immagine e la parola/immagine appare così a sua volta come cosa”: esistono "e basta". E l’ evento del ricevere di un calcio nel sedere è tutt’ altra cosa, ben diversa e che può stare benissimo separata dall’ espressione verbale (detta o scritta) “calcio nel sedere”, come ben sa chiunque ne abbia (ahilui!) ricevuti, anche se dal concetto di “calcio nel sedere” si possono ricavare le più disparate associazioni di idee (che generalmente non fanno male; e se anche ne fanno, si tratta comunque di tutt’ altro genere di dolore da quello procurato dal fatto di ricevere un calcio nel sedere; non si tratta certo di un dolore fisico). Ribadisco il fatto ovvio ed evidentissimo a chiunque che spessissimo si hanno -eccome!- sensazioni senza badarvi, e dunque senza attribuirvi nemmeno alcuna associazione di idee (o "significato", se proprio volete insistere, in senso meramente metaforico); se facessimo caso a tutto ciò che vediamo e la nostra attenzione non fosse limitata a una piccola parte di ciò che percepiamo probabilmente impazziremmo; e comunque riusciremmo ad assolvere bene ben pochi, purché semplicissimi, impegni pratici. I discorsi non sono affatto le cose che dicono, di cui parlano: prova a dire a un creditore “ti ho pagato il debito” anziché a mettere in atto il fatto di pagargli il debito (se si trattasse degli strozzini legalizzati di Equitalia saresti proprio in un bel guaio!). E il giudizio di verità non “valuta” affatto “ la congruenza tra le parole” (questa la valuta casomai il giudizio di coerenza logica), bensì la congruenza fra le parole e i fatti (non affatto sempre necessariamente presente! Quante balle si sentono continuamente in TV, neanche tanto ben raccontate? E quante opinioni sono state credute pressocché universalmente per secoli che poi si sono rivelate false?). “il giudizio di verità” (o falsità) non “valuta” affatto “il senso che è proprio del dire, del rappresentare, non della realtà ontologica in sé” ma invece proprio la realtà ontologica in sé per stabilire se è conforme o meno al “senso che è proprio del dire, del rappresentare” verbalmente. ******************* Maral: [La cosa in sé o noumeno] reale lo è, necessariamente. Altrimenti la realtà non esisterebbe e questo sarebbe assurdo. Sgiombo: Se non esiste la cosa in sé o noumeno possono comunque benissimo esistere, cioè essere reali, costituire la realtà in toto, i fenomeni. Dunque la cosa in sé o noumeno non è affatto necessariamente reale (può benissimo darsi che non lo sia per niente). A parte il fatto che la realtà ossia ciò che è reale, qualsiasi cosa sia, fosse pure il nulla, esisterebbe per l’ appunto comunque, senza la ben che minima assurdità, anche qualora fosse costituita dal nulla. Maral: “Una verità incerta? Come può essere vera una verità incerta? Per la verità in senso filosofico non possono esserci vie di mezzo. Sgiombo: La verità è una cosa (o c’è o non c’ è senza vie di mezzo; salvo che per la logica fuzzy, della quale non può fregarcene di meno), la certezza un’ altra. Se Tizio dice: “il noumeno esiste realmente” e Caio dice “il noumeno non esiste realmente”, non ho certezza alcuna circa l’ esistenza o meno del noumeno, ma ho comunque la certezza che una verità è stata detta (o da Tizio oppure da Caio), ma è appunto incerto se questa verità indubbia sia quella dell’ affermazione di Tizio o quella dell’ affermazione di Caio). Maral: Io la chiamerei piuttosto intuito matematico che fa riferimento a delle astrazioni. Possiamo considerare che queste astrazioni nascono da cose concrete e sensibili, ma anche che esistono di per sé e si presentano alla mente del matematico che le sa vedere e quindi le applica a cose concrete e sensibili. Non vedo come potremmo giudicare e dimostrare con certezza quale delle due ipotesi è vera e quale falsa, al di là di modi individuali di sentire. Chiedi in quale luogo fisico si trovano, ma la mente non è forse un luogo fisico? Non è un luogo dello spazio tempo per nulla metaforico? Possiamo pensare che lì si trovi da sempre il punto geometrico senza bisogno di costruirlo, basta saperlo vedere? Sgiombo: La mente non è un luogo fisico; è un insieme di eventi fenomenici; i luoghi fisici sono nei fenomeni materiali (non per niente detti da Cartesio “res extensa”) non in quelli mentali (“res cogitans”). Il punto geometrico non l’ ha mai visto nessuno; lo si intuisce come concetto, nozione; ma non perché giunga autonomamente alla coscienza come in sogno, bensì perché lo si persa e lo si definisce in seguito a una serie di ragionamenti a partire -in ultima istanza- da sensazioni di oggetti concreti. Maral: [Che in generale si facciano astrazioni dal particolare-concerto e che le si elaborino creativamente] Non è problematico in quanto ti è consueto, ma l'essere consueto nasconde la problematicità, non la elimina per nulla . Sgiombo: La nasconderebbe senza eliminarla se (per assurdo) questa problematicità esistesse; ma non esiste proprio. Maral: Lo sfondo scuro a cui mi riferisco non è un telo nero di tessuto messo dietro le cose, ma è tutto ciò che non appare definito, che però deve esserci altrimenti nulla potrebbe apparire. Hai presente il rapporto figura sfondo? Lo sfondo è semplicemente il mondo a cui non fai attenzione e che ignori mentre guardi una figura, ma senza quello sfondo non vedresti nemmeno la figura (e se guardi lo sfondo è quello che prima ti appariva come figura ad apparirti come sfondo, sfondo e figura sono intercambiabili). Sgiombo: E’ per lo meno discutibile che “tutto ciò che non appare definito, che però deve esserci altrimenti nulla potrebbe apparire”. Comunque sfondo e primo piano fanno parte dell’ esperienza fenomenica cosciente (visiva): dove starebbero le “rappresentazioni riuscite per quanto sempre dubitabili (poiché solo di rappresentazioni comunque si tratta)” e il ”reale rappresentato” al quale “d'altro canto proprio in quanto rappresentazioni esse riferiscono e non a se stesse”, ecc. di cui mi parlavi e che la metafora sfondo oscuro/primo piano luminoso dovrebbe cercare di spiegarmi? Maral: No, la realtà in sé esiste oltre la rappresentazione fenomenica che è realtà per noi che si manifesta nel totale rappresentarsi fenomenico di quel continuo gioco tra l'apparire in luce degli enti e il loro eclissarsi nello sfondo. Sgiombo: Affermazione apodittica, che: o é creduta per fede (ma non è il mio caso): oppure necessita di essere dimostrata. Maral: Non dovrebbe essere così difficile, è una metafora percettiva: come si percepiscono le cose? Traccia un disegno su un foglio di carta e considera il rapporto figura sfondo, considera la figura che hai tracciato, poi lo sfondo come figura tutto qui, si implicano sempre reciprocamente nel significare, è immediato. Qui puoi trovare alcuni esempi curiosi già disegnati: Sgiombo: Una metafora non è una dimostrazione (e poi si tratta sempre, come ho già notato, unicamente, puramente e semplicemente di percezioni fenomeniche coscienti -comprendenti sfondo e primo piano- nell' ambito delle quali quali non vedo come si possa distinguere fra “rappresentazioni” e “reale rappresentato”). Ultima modifica di sgiombo : 17-09-2014 alle ore 09.30.02. |