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06-06-2014, 21.55.16 | #7 |
Ospite
Data registrazione: 20-08-2013
Messaggi: 67
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Riferimento: Gnoseologia
Ciao e benvenuto si parlava di qualcosa di simile nel topic di Davide se ti può interessare: https://www.riflessioni.it/forum/filo...etafisico.html
Comunque il tuo discorso è chiaro e condivido la tua visione sotto un relativismo ontologico, ma se si afferma che precepito e percezione sono qualcosa di indissolubile e simbiotico si deve pur accettare che colui che percepisce è sempre diverso e relativo, così come la percezione che gli si accoppierà. La raltà vista da un pesce è tanto vera quando quella percepita dagli uomini. Quindi infine tra gnoseologia e ontologia c'è un profondo abisso incolmabile (se non superficialmente) nella ricerca della verità esterna all'Io o di una qualche oggettività che però è preclusa dai limiti stessi della mente umana e dei sensi a lei interconnessi. |
07-06-2014, 18.44.17 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
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Riferimento: Gnoseologia
Citazione:
Non riprendo in considerazione il nostro "vecchio" reciproco dissenso circa l' esistenza reale degli oggetti percepiti (fenomeni) allorché non vengono percepiti (la luna quando nessuno la vede) poiché non avrei molto da aggiungere a quanto già ripetutamente argomentato. Ma non vedo contrddizioni nel concetto di "cosa in sé" (che non sia dimostrabile la sua esistenza reale é tutt' altra questione): contraddittorio sarebbe casomai il concetto di "cosa in sé che inoltre allo stesso tempo non é cosa in sé bensì appatenza fenomenica", ma "in sé" o "non sentito" non é il contrario di "cosa (ente realmente esistente o evento realmente accadente)"; si tratta di concetti perfettamente compatibili l' un l' altro in maniera logicamente coerente (come "cavallo" e "bianco" o "montagna" e "innevata"). E nemmeno ne vedo in quello di "materia posta fuori del pensiero": fuori del pensiero non può stare -pena la caduta in contraddizione- il concetto di "conoscenza della materia" o di "materia conosciuta (e dunque inevitabilmente anche pensata)". Ma la materia può benissimo non essere pensata, come accadeva per esempio sul nostro pianeta prima che vi comparisse la vita cosciente o addirittura la vita tout court. |
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08-06-2014, 03.03.44 | #9 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: Gnoseologia
Ma se ti rifai ad Edelman e soci, incorri nel neo-darwinismo sociale.
Auguri. Torniamo al punto di discussione, la gnoseologia. Il punto di svolta è ovviamente Kant, il quale e concordo con Davide, ha dato i punti incontrovertibili del rapporto io-oggetto. Dunque anzitutto l'errore delle scienze epistemiche: si scordano che anche la gneosologia è un racconto una interpretazione.(khun è passato invano) Cosa vuol dire in scala macro? semplice: annullamento di quell'io. Come ha già fatto notare Davide però l'io ce lo devono mettere (e finiscono nel darwinismo sociale, aggiungo io, ovviamente come al solito è il ritorno del rimosso) almeno come partenza. Non a caso nel tuo progetto di laurea, l'intento è di stabilire una relazione oggetto-oggetto. Dove l'io non deve (il deve è insconscio, cioè superconscio) intromettersi. Questa scienza del tutto, che parla di tutto e non dice niente mi pare veramente una specie di torre d'avorio. La torre d'avorio delle parcellizzazioni ovviamente, in questo caso calcolabili. Più semplicemente uno delle derive della specializzazione. Ma dico io non si farebbe prima ad allinearsi con il "dibattito dei protocolli"(vedasi), in cui almeno l'intento di formalizzazione è presunto chiaro a tutti? La teoria dei giochi e tutte le sciempiaggini del mentalismo, francamente mi lasciano basito. Anche perchè gli adepti prima o poi sbattono con il muro delle istituzioni e di solito ci rimangono assai male.(il fatto è che a furia di tuoneggiare su questo tutto, alla fine come adepti del vero trasecolano ad una semplice presa di parte politica, i soldi non ci sono: parti pure per boston, è lì che si richiamano alla opinione pubblica...e allora forse questa verità del tutto tira giù le braghe del suo formalismo e arrosisce di fronte al vero dualismo). Ecco prima di discutere di questa "narrazione epistemica", per una volta mi piacerebbe un pò di autocritica. ehm sì un pò duro come risposta ad un nuovo arrivato (cmq benvenuto ) ps- io sono nel novero degli irrazionalisti comunque lo sforzo intellettuale anche partendo da posizioni non mie lo faccio. quindi una volta chiarite le posizioni anche sul dibattito storico della filosofia delle scienze, possiamo anche parlare di questa ipotesi affascinante cioè la determinazione del tutto a partire dalla complementarità dell'osservatore. (sempre che abbia capito bene). |
09-06-2014, 02.34.07 | #10 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
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Riferimento: Gnoseologia
Prima di tutto volevo dire che non so quanto il mio apporto sia in linea con le idee di giulioarretino; ho scritto credendo che possa trattarsi di un particolare esempio "ontologico" in linea col suo discorso in generale.
Sgiombo, io ritengo che le parole per avere significato debbano appoggiarsi su qualcosa di cui abbiamo cognizione (non sono di quelli che crede alla "cupola sferico-quadrangolare"), e che nessun concetto è da noi pensato al di fuori dalla relazione con altri concetti, né sembra possibile affermare che un corpo trovi in sé stesso quanto basta per essere ciò che è (la Luna è tale in quanto <<quel corpo che orbita attorno alla terra>>, ed anche questo complesso terra-luna è tale solo in quanto inserito in un certo contesto e così via); si può cambiare senza cambiare "noi stessi", per essere diversi basta che cambi qualcosa "al di fuori di noi" (io sono il figlio di Ernesto solo se Ernesto è mio padre), dunque non potremmo essere noi stessi se non in co-esistenza con ciò che usualmente chiameremmo "alterità" ma che a questo punto riterrei parte di noi. Cerchiamo di isolare alcune cose col pensiero, di astrarle dai contesti, ma non ci riusciamo effettivamente, mentre l'idea di qualcosa del genere rimane come un indirizzo irraggiungibile. è prima di tutto questa accezione di cosa in sé che nego. Per essere più chiaro voglio dire che non abbiamo alcuna cognizione di oggetti in sé, né di oggetti dipendenti da altri (questa seconda lettura, infatti, non è davvero opposta alla prima, poiché ammette l'esistenza di più oggetti -magari in sé- osservati e irrelati), ma solo di qualcosa che approssimativamente spezzettiamo e tipizziamo (la nostra "esperienza cosciente"); cioè non potremmo ricavare un contenuto di quelle espressioni neanche per opposizione a partire da quella di cui avremmo esperienza. Sgiombo:Ma la materia può benissimo non essere pensata, come accadeva per esempio sul nostro pianeta prima che vi comparisse la vita cosciente o addirittura la vita tout court. Secondo l'ipotesi a cui ho accennato non c'è mai stato un momento in cui le cose non erano osservate. green&grey pocket, non è che citando un pezzetto delle ricerche di Edelman devo finire per appoggiare il neo-darwinismo sociale; quello che so del neo-darwinismo non mi piace molto in realtà, anche se il darwinismo neurale lo apprezzo. Poi non ho ben capito il resto della tua critica, soprattutto la questione dell'io che non deve intromettersi. Il mio discorso è abbastanza chiaro: nel momento in cui si ammettesse che tutti gli enti complessi (con esclusione, dunque, delle sole particelle elementari le quali, a ben vedere, acquisterebbero le loro proprietà solo scontrandosi con il mondo macroscopico, quindi, ipotizzo, quello complesso almeno degli atomi) fossero in grado di percepire la realtà si potrebbe eliminare il dualismo fenomeno/noumeno conferendo immanenza solo al termine di cui abbiamo effettivamente cognizione, cioè quello psichico o fenomenico: la stabilità del mondo sarebbe assicurata dal fatto che esso è sempre osservato. Berkeley usava lo sguardo perenne di Dio, qui propongo quello di tutti gli enti in quanto dotati di coscienza. |