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Vecchio 01-01-2015, 14.06.57   #81
maral
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

Ciao Garbino e buon anno.
Integro quanto riporti con un riassunto della lettura che dà Sini in merito alla interpretazione heideggeriana di Nietzsche.
Sini ci ricorda innanzitutto il contesto storico in cui questa avviene, nelle lezioni renute da Heidegger tra il 36 e il 46, quindi ben dopo la pubblicazione di "Essere e tempo" del 23. Lo scopo di H. è presentare N. in modo totalmente diverso dalla lettura che ne aveva dato il nazismo mostrandone il travisamento. H. infatti aderì al nazismo e avvallò inizialmente la figura di Hitler, ma in un modo molto particolare: Sini ci dice che ne condivise sicuramente le istanze antidemocratiche e anti illuministiche, ma lo avversò dopo la Notte dei Lunghi Coltelli, dopo cioè che il nazismo aveva represso la sua anima rivoluzionaria per farsi spietata macchina di potere, mero illusionismo nichilista. Dunque H. rivela nelle sue lezioni (sempre spiate dalle SS) l'assoluta incompatibilità della figura filosofica di N. con il nazismo al potere e per questo al filosofo della Foresta Nera fu impedita dal regime ogni pubblicazione e la partecipazione al congresso filosofico di Parigi.
Sappiamo che H. rimase profondamente sconvolto dalla lettura di N. e fu il primo a riconoscerne davvero la immane grandezza filosofica nella storia del pensiero occidentale, tanto da considerarlo alla pari, per coerenza sistematica e radicalità, ad Aristotele, ma mentre Aristotele rappresenta l'alfa del percorso filosofico dell'Occidente, N. ne è l'omega, la conclusione che non apre per H. alcun nuovo percorso restando del tutto inscritta in questa storia giunta al termine nel mondo dominato dalla visione tecnico burocratica.
H. avverte come la volontà di potenza di N. sia essenzialmente volontà di vita (e qui penso che il richiamo a Schopenhauer sia evidente) la cui essenza è la tragicità inevitabile della lotta per l'esistenza. La volontà di potenza è caratteristica di ogni vivente in quanto tale, anche l'uomo ai posti più bassi della scala sociale ne è infatti intriso ("Anche i facchini" scrive N."vogliono il loro ammiratore"), la volontà di potenza è presente sia nell'uomo socratico come controllo delle passioni, sia nel cristiano come perdono all'offensore, ma è volontà che finisce per voler volere sulla vita stessa, dunque per negarla e annientarla desertificando il mondo, come nel mondo dominato dalla tecnica e dalla burocrazia in cui il vivente addomesticato viene ridotto a schiavo, alienato tanto dalle democrazie occidentali quanto dai campi di rieducazione comunisti.
Per salvarsi da questa volontà annientante sulla vita stessa, l'uomo (socratico e cristiano) non è sufficiente, occorre che appaia un nuovo uomo, un Oltreuomo come profetizzato da Zarathustra nell'opera nicciana, in tutta la sconvolgente tragicità dell'eterno ritorno dell'uguale. L'uomo storico contro cui combatte Zarathustra è l'uomo socratico, cristiano e infine tecnico, malato del suo nichilismo originario, che vede nel futuro e nel progresso la sua liberazione, mentre abbandona il passato a se stesso, alle sue rovine fatte di dolore e macerie. E' per questo passato che l'uomo storico è divorato dal proprio risentimento che chiede giustizia, precipitandolo sempre più nel nichilismo. La soluzione annunciata da Zarathustra è pertanto il superamento di questo risentimento nelle parole che verranno pronunciate dall'Oltreuomo: "Così fu e così volli che fosse", parole che accettano il passato come sua volontà che vuole a ritroso, daccapo, la stessa cosa, la stessa vita infinitamente ripetuta identica.
H. vede però in questo estremo atto di volontà che nega l'essere passato del passato per affermarlo come un presente che sempre si ripete, solo il culmine della desertificazione dell'umano, l'approdo al mondo tecnologico dominato dalla macchina della produzione industriale che ripete costantemente il suo ciclo. Nietzsche annuncia quindi per H. solo l'estremo approdo della tecnica e non la liberazione dal nichilismo. L'Oltreuomo nicciano viene dunque a coincidere per H. con la macchina stessa e dunque N. non indica alcun superamento del pensiero occidentale e del suo nichilismo originario, ma solo ne mostra con totale coerenza l'esito finale.

Come vedi si tratta di un'interpretazione finale ben diversa da quella che avevo precedentemente trovata ipotizzata da Cacciari per il quale il tragico dramma dell'eterno ritorno è superato nella visione (volontà di accettazione) dell'eternità dell'essente.
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Vecchio 10-01-2015, 18.10.03   #82
Garbino
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

Ciao Maral e contraccambio gli auguri per Un Buon Anno.

Ho letto con attenzione l' integrazione del sunto della lettura che dà Sini, il cui testo integrale purtroppo non riesco ancora a visionare, e posso dire che sicuramente è diversa da quella di Cacciari e possiamo anche dire che pone delle argomentazioni su cui si può riflettere.

A scanso di equivoci, nell' intervento n. 23 in terza pagina della discussione ( non pensavo che fosse così lontana ), avevo evidenziato e dato il link di un' intervista di Heidegger a Der Spiegel in cui narrava i fatti accaduti nel periodo del suo rettorato, specialmente sui suoi rapporti con il regime nazista, e avevo anche specificato che la sua versione era attendibile ed accettabile, rimuovendo solidamente il sospetto di una sua connivenza con lo stesso.

Allo stesso tempo è anche accettabile che il modo in cui presenta la filosofia di Nietzsche aveva anche come scopo quello di inficiare l' interpretazione che ne aveva dato il regime, ma come motivo collaterale, e cioè comunque tenendo presente che quello che afferma è quello che pensava al momento, e questo ritengo che te ne avveda anche tu, altrimenti ci troveremmo al cospetto di implicazioni che renderebbero molto ardua qualsiasi discussione in merito.

Quindi ipotizzerei che in Heidegger erano presenti tre stati d' animo che contemporaneamente giocarono un ruolo assiduo nello svolgimento di questo seminario: la necessità di inficiare l' interpretazione che ne aveva dato il regime, l' utilizzo di Nietzsche per il suo schema filosofico, il dubbio che ciò fosse possibile.

Il risultato, e lo sottolineo, è un' opera geniale. L' ho quasi riletta per intero, per trovare una traccia dell' argomento principale a cui tu alludi e penso di averla trovata. Infatti a pag. 101 troviamo:
Nell' ambito dei processi fisici..........ogni avvenimento è in egual misura essenziale ed inessenziale;.....e ha semplicemente diritto nel fatto di essere. .............. Lasciare l' arte in balia della fisiologia sarebbe come ridurla al livello del funzionamento dei succhi gastrici.

Nell' opera, ricordo che stiamo parlando di Volontà di Potenza Come Arte, si ci imbatte spesso in aforismi da lui stesso scelti che fanno pensare ad un Nietzsche che si riferisce ad un processo che avviene a livello irrazionale-fisiologico, e che costantemente lui nega come possibile affermando che si riferisce all' ente o all' ente nel suo insieme.

Purtroppo io non ho letto la sua opera sulla tecnica, ma mi viene da pensare che la sua crisi sia proprio dipesa dal fatto che si sia reso conto che qualcosa non quadrava, tanto da arrivare ad affermare quello che Sini dice nella parte finale del tuo intervento e cioè che Heidegger ritiene che l' Oltreuomo nicciano viene a coincidere con la macchina stessa e che non indica alcun superamento del pensiero occidentale e del suo nichilismo originario. ma ne mostra solo con totale coerenza l' esito finale.

Per il momento interromperei qui. Anche perché non so se sei d' accordo su quanto da me esposto. Nel prossimo intervento mi concentrerò sulle implicazioni e sulla fondatezza di tale teoria.

Ringrazio per la cortese attenzione e a presto.

Garbino Vento di Tempesta.
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Vecchio 10-01-2015, 18.41.29   #83
green&grey pocket
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

Sto ragionando a fondo sulla questione dell'eterno ritorno, riprendendo la visione sotto forma del meccanicismo lucreziano, del clinamen atomistico (di derivazione democritea).

In effetti Heidegger e Nietzche sono in posizioni antitetiche.

Ma per comprenderlo temo dovremmo aprire un 3d che vivrebbe della mia ricerca da cinque anni a questa parte (con tutte le mie pause del caso).

Provo a cominciare a darne una idea.

Il problema è relativo proprio alle "pause": nessuno di noi fa mai filosofia al 100% delle volte nella vita.
E' anche un problema filosofico, nel senso che d'altronde sono tanti i filosofi che invece indicano in quella modalità/posizione di essere il vero approdo del modo di intendere il "filosofico".

Come se il mondo fosse un enorme circolo ermeneutico.

Il problema si innesta nella produzione.
La produzione umana viene vista come la formidabile conquista storica dell'uomo contro la metafisica, intesa come il fantasma originario, ossia il fantasma della madre in termini lacananiani e anche freudiani.

Si tratta cioè delle emozioni che ci ricordano l'infanzia, quel tipo di desiderio che consiste nel voler essere amati.
Nessuna madre può madre può sostituirsi a quella virtuale, quella che oggi abbiamo imparato a chiamare metafisica.

Dicevo che si tratta anche di intenderlo in senso storico, non solo come storia psicotica (per inciso l'intera civiltà occidentale è paranoica, e la sua manifestazione è il pensiero matematico-politico), ma anche come religione.

In un brevisimmo excursus direi di sintetizzare con la successione dei culti dalla Dea Madre, alla dualità fra il pensiero assiro-babilonese e quello egizio-giudeo, dove l'approdo è il dio cristiano.
Abbiamo cioè una mimesi politica, dove il desiderio di ricongiungimento materno (simbolico-sacrale) viene inghiottito dall'antico pensiero giudaico nel desiderio di sacrificio maschile in ordine ad un femminile mascherato di padre-padrone ossia nell'accezione moderna di Dio.
Il cristianesimo nella sua impronta tecnica e tecnologica, mimetizza o forse sosituisce (devo ancora deciderlo) tramite il concetto di produzione quello stesso identico desiderio primario.

Chi sono i filosofi di cui ne parlano?

Il primo fu proprio Nietzsche.

La filosofia nietzchiana a mio parere consiste in questa guerra alla fantasma materno. (lo si intende già nella mal sopportazione delle ingerenze materne e sororali, come si evince dalle lettere agli amici)

E' il filosofo imprescindibile del filosofare contemporaneo, perchè nel suo immenso genio, non ha bisogno di ridisegnare i sogni aurorali dell'uomo, il cordone ombelicale con quanto al mondo sembra più bello e nobile.
Lui è veramente l'anticristo, l'unico profeta del nostro tempo.

Tocca a lui andare a visitare ciò che è reale al di là dei sogni (dell'umano troppo umano, ossia del grembo materno, uterino in cui si trova ancora l'umanità intera).

Quello che trova è forse quello che pochi grandi pensatori intendono, ossia la paura (Hobbes).

In questo orizzonte di senso torniamo al cuore di questo 3d.

Con la distinzione opportunatamente fatta da Maral.

Infatti se il primo ad intendere il senso del risucchiamento cristiano-giudaico è stato Nietzche il secondo ad essere andato avanti è Heidegger (certo dimenticandoci tutti che Leopardi l'aveva già pensato come Severino giustamente annota).
Per Heidegger l'essenza dell'uomo viene prima del "materno" e si configura come noia.
La noia è quel terribile sentimento che spiega bene perchè l'uomo abbia bisogno del materno: il fatto è che la natura è disinteressata all'uomo.(non a caso l'uomo uterino, di ascendenza platonica, crede nella natura come matrigna, e forse è più interessato alla matrigna che non alla madre...altro 3d da sviluppare per esteso...).

Certo ci vuole l'entrata in scena della antropologia culturale dei vari Gehelen, Scheler, Anders fino alle recenti visioni di un Sloterdijk per avere l'orizzonte almeno sott'occhi,e per intendere così come la produzione sia nient'altro che una logica prender in mano ciò che è "sotto gli occhi".

Eppure la produzione è anche ciò che fa storia, i più ottimisti intendono proprio ciò che determina l'uomo nel suo prendere coscienza di se stesso.

Nessuno di noi fa a meno della tecnica.

Direi che è questo lo scoglio.

Perchè come Severino (il migliore indagatore in questo senso, al di là della sua particolare proposta) annota Heidegger e Nietzsche non pensano vi sia uscita.

Dunque l'oltreuomo o la nuova filosfia, deve intendersi sicuramente relazionata a quello scoglio.

Il punto è che per esempio uno Sloterdijk o un Sini, un Agamben o un Ratzinger(sì il pontefice) dimenticano che l'obiettivo non è instaurare una prassi (per quanto etica, per quanto coscienziosa,per quanto filosfica) perchè sarebbe comunque una prassi vittima di nuovo del materno, del fantasmo.
Non hanno il coraggio di andare oltre.
Dobbiamo forzatamente tornare a quei 2.

In questo senso (e chiudo) l'eterno ritorno, cosa è se non una descrizione del mondo fisico, della impossibilità materiale che esista un materno, un fantastico, un mitico?
Esatto non c'è produzione reale, esiste solo produzione simbolica perciò. Se sviluppato correttamente si intende il capitalismo nella sua intima natura piccolo borghese giudaica, fino ai deliri di onnipotenza delle nazioni e dei gruppi religiosi.
L'unica cosa che succede, è che si dà morte alla gente (direttamente o indirettamente).
E' anche il problema della psicosi di massa in cui veniamo vessati giornalmente.
E' insomma il problema delle pause mie, del divertimento della necessaria sostituzione compensatoria per mancanza di effetto del simbolico materno consumistico-capitalistico e anche etico-religioso.
Insomma la filosofia oggi è carente, e carente sono i pensatori.(eccetto me e qualche altro)
Arriverei a dire che la filosfia oggi è paritaria a quella di un supermercato globale,la cui merce è scadente e avariata con cui non capisco perchè si faccia fatica a fare i conti con.

Già ma come avviene questo avere sott'occhi e quindi cambiarlo in qualcos'altro di cui necessitiamo per una nuova filosofia?

[fine parte uno intervento fiume]
green&grey pocket is offline  
Vecchio 16-01-2015, 20.45.19   #84
Garbino
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

Ciao Maral,
eccoci qui a riprendere il discorso sull' interpretazione di Sini su quanto ha recepito dell' interpretazione di Nietzsche da parte di Heidegger.
Purtroppo ho dovuto restituire il libro alla biblioteca che però mi ha fatto trovare belli pronti una serie di volumi su Nietzsche tra cui un Epistolario ( che mi manca in toto ) e Invito al pensiero di Nietzsche di Giorgio Penzo che ho divorato in un paio d' ore.

Vi ho trovato spunti interessanti ma anche molte opinioni a mio avviso erronee, ma su questo sorvolo. Mentre vi ho trovato la segnalazione di diversi aforismi che non riuscivo più a rintracciare, tra cui il 344 e il 373 della Gaia Scienza che potrebbero essere molto utili a Green&greypocket, perché parlano della scienza. Il primo specialmente mi sono dannato a cercarlo, ma in pratica lo avevo perso, e parla della scienza e della fede nella scienza.

Ma torniamo a noi.
Una volta scongiurato il dubbio che da parte mia vi fosse un pregiudizio sulla possibile connivenza di Heidegger con il regime nazista, passo a delineare e argomentare su quanto evidenzi in seguito.

Aristotele, sillogismo e Pdnc, è sicuramente da ritenere l' alfa della filosofia occidentale. Nietzsche, confutazione dello schematismo logico matematico e del Pdnc, l' omega della filosofia o pensiero occidentale.
Quello che io ritengo però è che il rovesciamento, o transvalutazione di tutti i valori, operato da Nietzsche, ne abbia aperta un' altra. Il problema è che, a quanto mi consta, ancora nessuno è riuscito a riprendere la strada o lo squarcio immane nel pensiero occidentale che Nietzsche ha operato.

Uno squarcio così grande che mi ricorda molto quello operato più di duemila anni fa proprio dai tre grandissimi: Aristotele, Socrate e Platone. Questa, lo ripeto, è una mia opinione e per altro da prendere con le molle.

Sini poi afferma che secondo Heidegger la volontà di potenza non è altro che volontà di vita. Certo la volontà di potenza dei microrganismi di sicuro, ma negli apparati o organismi complessi è tutta un' altra situazione. Un corpo malato ( di vita, che ha poca energia vitale ) che aspira alla potenza, come l' uomo contemporaneo, non può che correre verso l' autodistruzione.

Non è un caso infatti che Nietzsche afferma che l' oltreuomo è sempre esistito e che l' unico modo che ha di vincere la gara per la supremazia è che un sistema aristocratico decida di allevarlo.

Non bisogna dimenticare che l' oltreuomo non solo deve avere la grande salute a sua disposizione, ma anche una grande intelligenza. Infatti deve essere capace di passare o trapassare nelle tre fasi, quella di cammello, leone e poi di bambino o fanciullo. Le tre metamorfosi tratto da Così parlò Zarathustra. In quella di cammello per raccogliere tutta la conoscenza possibile, la leone per appropiarsene e solo allora potrà trapassare in quella di fanciullo per giocare con la natura e con il mondo.

L' uomo per Nietzsche è una fune o un ponte verso l' oltreuomo, ma ci deve essere qualcuno che lo consenta. Anche perché il rischio di ricaduta è sempre grande. Infatti non è detto che poi i discendenti di un oltreuomo si rivelino anch' essi della stessa natura.

Qui naturalmente non è in discussione se si sia d' accordo o meno con Nietzsche, anche perché anch' io ho dei dubbi come già ti ho espresso su quanto Nietzsche esprime, ma tra avere dei dubbi e fraintendere la filosofia di Nietzsche, a mio avviso, c' è un abisso.

Adesso, come ho già detto, io non ho letto l' opera di riferimento di Heidegger ( quella sulla tecnica mi sembra ), comunque Heidegger, nella Volontà di potenza come arte, afferma che il rovesciamento non significa l' abbandono del mondo sovrasensibile, cosa che mi sembra molto strana perché Nietzsche nel Crepuscolo degli Idoli è chiarissimo. -Una volta cancellato il mondo vero rimane solo il mondo apparente? No, con il mondo vero se ne è andato anche quello apparente.- Rimane solo un mondo: questo.

In definitiva ho seri dubbi che l' oltreuomo possa coincidere con l' uomo contemporaneo malato del suo nichilismo originario. L' oltreuomo, e Nietzsche lo chiama volutamente così, è l' uomo che ha superato ogni fase senza farsi tangere dal nichilismo e ha riportato la vita a sconfiggere la volontà di morte enormemente presente nel mondo contemporaneo.

L' oltreuomo è l' individuo che dona per sovrabbondanza di vita e che non ha bisogno di dominare perché è già padrone o signore di sé.

Un' ultima cosa volevo aggiungere a confutazione di ciò che Heidegger afferma sull' opera non scritta della Volontà di potenza di Nietzsche.
Nell' aforisma n. 72 dell' opera in mio possesso, che si tratta della versione della Newton Compton, Nietzsche scrive verso la metà:
- Più rigorosamente: non è possibile ammettere in generale nessun essere, poiché in tal modo il divenire perde il proprio valore e appare perfino senza senso e superfluo.-

Bene, penso che possa fermarmi qui. Non ho voluto spezzettare questo intervento perché ho ritenuto che non era il caso di farlo. Spero di averti fornito materiale sufficiente su cui riflettere e darmi il tuo sempre stimato parere.

Grazie per la cortese attenzione e a presto.

Garbino Vento di Tempesta.
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Vecchio 17-01-2015, 22.30.07   #85
maral
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

Ti ringrazio Garbino per l'accurata disamina su cui sicuramente dovrò ancora riflettere, Rispondo comunque subito su alcuni punti:
Citazione:
Originalmente inviato da Garbino
Uno squarcio così grande che mi ricorda molto quello operato più di duemila anni fa proprio dai tre grandissimi: Aristotele, Socrate e Platone. Questa, lo ripeto, è una mia opinione e per altro da prendere con le molle.
E' opinione anche di Heidegger (e pure di Severino per il quale Nietzsche ha cambiato radicalmente la filosofia).
Heidegger è il primo che indica Nietzsche come pensatore di estrema rilevanza e di assoluto rigore, mentre fino a lui Nietzsche (anche per il suo stile, così lontano da quello della filosofia accademica) era stato considerato del tutto marginale sia dai contemporanei che da altri pensatori del 900 (Husserl ad esempio, che praticamente lo ignora e Croce che non lo stima per nulla), ma Heidegger come ho detto, lo vede come il grande punto finale del tramonto del pensiero occidentale nel nichilismo e non come uno squarcio verso un superamento del nichilismo.
Non so se è questa lettura di Heidegger che intendi come fraintendimento della filosofia di Nietzsche.
Il punto è chi è davvero l'oltreuomo nicciano? Non è né Nietzsche né tanto meno lo Zarathustra in cui si rappresenta. Zarathustra è solo il profeta dell'Oltreuomo, è colui che lo indica con intento allusivo, ma ancora esso non si manifesta per nulla.
Dove potrebbe trovare infatti oggi l'Oltreuomo quella società aristocratica che lo allevi? E se l'uomo contemporaneo occidentale è (e sono d'accordo) un uomo irrimediabilmente debole e malato come può da esso sorgere l'Oltreuomo? Chi potrà mai consentirne i passi? Cosa potrà mai sorgere dalle rovine dell'Occidente se non qualcuno che al massimo ne fa la caricatura, come il nano, l'alter ego di Zarathustra, che tutto sommato dice le stesse cose di Zarathustra, ma in un senso del tutto pervertito?
Gli stati del cammello, del leone e del fanciullo sono stati letti come gli stati dell'affermazione della volontà di potenza. Il cammello è l'uomo portatore con la sua conoscenza del peso del dovere morale di cui il leone si libera anteponendovi la propria volontà (che è volontà affermativa della vita oltre ogni morale: vita che continuamente dà la morte senza temerla, senza vergognarsene), ma il leone è colto da nausea dinnanzi alla tirannia insormontabile del tempo passato conto il quale ogni suo assalto si infrange ed ecco allora che appare l'eterno ritorno che nega qualsiasi senso al passato, il passato è volontà del presente che sempre si ripete identica, ma con l'eterno ritorno sempre ritornano anche quei piccoli uomini che la volontà di potenza voleva superati. E allora chi è il fanciullo? Forse colui che non solo accetta, ma vuole ridendo la tragedia di questo gioco senza fine e senza senso che è il gioco dell'esistenza sempre affermata per quanto straziante essa possa manifestarsi? Il fanciullo ride quindi della estrema contraddizione dell'esistere? Oppure la concepisce come affermazione assoluta di ogni essente in quanto essente vivente?
Il divenire che per affermarsi in modo assoluto è opportuno che neghi l'essere può forse negare l'essere del divenire? Come può farlo se non aprendo un baratro senza fondo?
Certo Heidegger vede il baratro che Nietzsche ha indicato, ma si ritrae da esso appigliandosi finché può alla sfera simbolica dell'arte che ancora può dare una forma all'informe, l'arte dà i simboli che salvano. Heidegger rifiuta di procedere oltre, giù, nel baratro ove pulsa la pura cosa, una cosa che è niente, forse perché presentisce che dal baratro non si esce e dunque non resta che stare abbarbicati al linguaggio dell'arte, l'ultimo ancora in grado di farsi portatore di un senso salvifico. Ma è un appiglio debole, poiché il pensiero calcolante, il pensiero dell'utile, già ha soppresso ogni altro modo di pensare e, se l'uomo non è ancora pronto ad esso, non sa vederne alcuna alternativa (e questo Heidegger lo scrive nel 1952, ben prima che il pensiero tecnico mostrasse il suo profondo e angosciante aggancio nichilistico: la filosofia quando è grande è sempre premonitrice).
Come possiamo allora parlare di discendenti dell'oltreuomo se l'oltreuomo non è ancora apparso, ma abbiamo visto solo il funzionario, ossia il burocrate, il tecnico? L'apoteosi di un uomo ridotto ai minimi termini in un mondo in cui non solo Dio, ma pure l'uomo nella contemporaneità è morto, ed è morto lasciando il vuoto della cosa senza nessuna trasfigurazione. senza alcuna ulteriorità immaginabile. Chi può ridere di questo come un fanciullo gioioso?
maral is offline  
Vecchio 19-01-2015, 21.32.57   #86
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

Ciao Maral.

Il tuo intervento mi è piaciuto moltissimo perché condensa alcuni dei miei dubbi ma anche, a mio avviso, alcune imprecisioni sulla filosofia di Nietzsche.

Intanto devo puntualizzare che il discorso sui discendenti non è di Nietzsche, ma mio. Sono io che ho provato ad intessere gli scenari possibili e mi sono anche chiesto cosa potesse accadere in seguito.

Inoltre è mia opinione che Heidegger abbia, volutamente o no, questo non è importante, frainteso il messaggio filosofico di Nietzsche. Ripeto, rimane comunque la prima interpretazione, ed anche una delle poche, di carattere rilevante della filosofia nicciana. Non bisogna dimenticare infatti che sia per il periodo storico che per il tempo trascorso dalla morte di Nietzsche, il compito dovesse essere sicuramente molto arduo. Anche perché fino ad Heidegger non solo, come giustamente affermi, Nietzsche non era stato capito ma neanche preso in considerazione. Perciò tanto di cappello.

La volontà di potenza come arte, tratta dal suo seminario intorno agli anni trenta, è una grande opera filosofica. Ma, come ho puntualizzato negli interventi precedenti, rivela una grande difficoltà concettuale da sostenere. Per quanto Heidegger si affanni, Nietzsche, anche negli aforismi da lui riportati, afferma proprio quello che Heidegger nega che Nietzsche affermi.

Heidegger in pratica stravolge il pensiero di Nietzsche ma non riesce a cancellarlo. Infatti se si legge attentamente l' opera, come ho già detto, da una parte avremo il pensiero di Heidegger e dall' altra quello di Nietzsche. E c' è un baratro a separarli: la sussistenza o meno dell' essere.

Quello che vorrei che fosse chiaro è che forse il mio modo di esprimermi potrebbe far pensare che io nutra nei confronti di Heidegger malanimo od altro, ma non è così. Il pensiero di Heidegger, come quello di Severino, di cui la gran parte di ciò che so lo devo a te, si intreccia talmente con quello di Nietzsche, anche se, a mio avviso da angolazioni divergenti, che sarà difficile porsi in filosofia senza tenerne conto.

Per quanto riguarda il nano dello Zarathustra, bisogna tener presente che Nietzsche lo identifica con lo spirito di gravità. E' la parte di noi cioè che trascina in basso. Per molti versi si può paragonate al cavallo nero della Biga Alata di Platone.

Il discorso delle Tre Metamorfosi, fin dalla prima lettura, l' ho interpretato come il viatico dell' oltreuomo perché diventi ciò che è. Non v' è traccia della nausea del leone nel brano, si parla solo del volgere la testa al drago del tu devi, giustamente ogni morale, e appropiarsi della propria libertà. Ma questo è possibile solo grazie alla conoscenza acquisita nella fase cammello. Ma il leone non può creare valori, è necessario anche dimenticare, e questo lo può soltanto l' innocenza del fanciullo.

Poi devo confessare che quando dico che per Nietzsche l' oltreuomo è sempre esistito, e ciò è naturale nel panorama dell' eterno ritorno, Nietzsche si riferisce all' oltreuomo in potenza. L' uomo cioè che può diventarlo. E, se posso osare, penso che Nietzsche si riferisca ad Alessandro Magno, Cesare, Napoleone, Voltaire, Holderlin, Hegel, Schopenahuer, Wagner e molti altri. Personalmente aggiungerei Socrate, lo stesso Gesù Cristo e nei tempi moderni, Ghandi, Martin Luther King e i due Kennedy.

Su tutto il resto che hai argomentato anche i miei dubbi sono grandi. Ed è per questo che ritengo che tu possa dare un contributo importante alla discussione.

Bellissima ad esempio l' immagine di Heidegger che si ritrae dall' abisso indicato da Nietzsche. Ma purtroppo temo che sia lì che conduca e debba avventurarsi il pensiero filosofico. Quello che Nietzsche afferma essere il compito dei filosofi del futuro. I filosofi del pericoloso forse.

Abbiamo scelta? Questo proprio non lo so. Ne saremo all' altezza? Anche a questo non so rispondere. Ma almeno ci avremo provato. Di certo io ritengo che la filosofia non può delinearsi come la panacea di tutti i mali. La filosofia deve seguire la verità, o meglio, la veridicità che ci si prospetta, ben consci che molto probabilmente non si tratta altro che di un' ulteriore menzogna.

Penso che sia meglio chiudere qui. Sui problemi inerenti all' oltreuomo e alla sua identità rimando al prossimo intervento.

Grazie a tutti della cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta
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Vecchio 26-01-2015, 00.11.55   #87
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

Citazione:
Originalmente inviato da Garbino
Poi devo confessare che quando dico che per Nietzsche l' oltreuomo è sempre esistito, e ciò è naturale nel panorama dell' eterno ritorno, Nietzsche si riferisce all' oltreuomo in potenza. L' uomo cioè che può diventarlo. E, se posso osare, penso che Nietzsche si riferisca ad Alessandro Magno, Cesare, Napoleone, Voltaire, Holderlin, Hegel, Schopenahuer, Wagner e molti altri. Personalmente aggiungerei Socrate, lo stesso Gesù Cristo e nei tempi moderni, Ghandi, Martin Luther King e i due Kennedy.
Non so, ma questo punto mi lascia assai dubbioso: l'oltreuomo in potenza non può essere l'oltreuomo a meno di non immaginarsi uno strano Nietzsche platonico. Non c'è peraltro nessuna identificazione dell'oltreuomo con personaggi storici vissuti, anche se noi (e non di sicuro Nietzsche) possiamo avere la curiosità di individuarli sulle basi di ciò che abbiamo colto dalle sue indicazioni.

Citazione:
Bellissima ad esempio l' immagine di Heidegger che si ritrae dall' abisso indicato da Nietzsche. Ma purtroppo temo che sia lì che conduca e debba avventurarsi il pensiero filosofico. Quello che Nietzsche afferma essere il compito dei filosofi del futuro. I filosofi del pericoloso forse.

Sul dover andare innanzi verso l'abisso spalancato da Nietzsche a dispetto di Heidegger che si ritrae sarebbe del tutto d'accordo Severino che peraltro sottolinea come il pensiero di Leopardi sia ancora più radicalmente nichilista in termini filosofici di quello di Nietzsche.
Non c'è scelta comunque per Severino, l'isolamento della Terra non può che mostrarsi compiutamente fino in fondo nella sua contraddizione.

Attendo come sempre il tuo prossimo intervento
maral is offline  
Vecchio 27-01-2015, 21.06.32   #88
Garbino
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X Maral.

Il tuo dubbio sull' argomento degli oltreuomnini del passato da me elencati è più che plausibile. E non è un caso che abbia fatto precedere il tutto da un ' se posso osare ' che voleva essere un riferimento al fatto che si trattasse di una mia supposizione. Infatti Nietzsche non fa mai collegamenti tra uomini del passato e il loro essere oltreuomini. L' unica cosa che dice è che sono sempre esistiti.

E quando dice che sono sempre esistiti, e così rispondo al tuo secondo dubbio, a mio avviso, si riferisce al tipo. All' uomo che ha le caratteristiche per diventarlo, ecco perché dico oltreuomo in potenza.

A questo punto non resta che fare il punto sull' argomento in base a quello che ho già espresso in precedenza, sperando di non essere troppo cauto. Ma ravviso che forse a questo punto è necessario.

Sull' oltreuomo ho detto che Nietzsche ne parla essotericamente, o in modo manifesto, in Ecce Homo.
Allinizio del par. 2 del capitolo Così parlò Zarathustra, troviamo il punto di riferimento principale che è racchiuso nel suo presupposto fisiologico, e cioè come l' uomo dalla grande salute. E subito dopo riporta per intero un aforisma della Gaya Scienza ( il n. 382 ) in cui è racchiuso anche il modo di essere e di porsi.

E' un' aforisma troppo lungo da riportare, ma in definitiva per le sue scelte e per il suo modo di porsi, deve essere necessariamente un uomo dalla grande conoscenza. Che inoltre se ne è impossessato e ha voltato le spalle alla morale e al passato dell' uomo per creare nuovi valori. L' aforisma comunque non è solo lungo ma anche complesso e di sicuro ci si dovrà tornare su.

Ma in Ecce Homo troviamo anche un discorso sul genio che è ricollegabile al destino di ogni oltreuomo. Infatti Nietzsche dice che non sempre, anzi raramente un genio raggiunge il suo status di genio che la natura gli ha fornito in potenza. Qualcosa può andare storto, e non solo per questioni educative. Anche l' aria che si respira, afferma, ha la sua importanza. E cita i luoghi dove il genio è più di casa: Atene e Firenze. Aria sopraffina e corroborante che a suo parere sono altamente necessarie a che il genio possa emergere. Il presupposto anche in questo caso sembra essere un presupposto fisico. Condizioni ambientali che facilitano il suo divenire ciò che può essere, e cioè il genio.

E, a mio avviso, altrettanto è ipotizzabile che sia necessario accada anche per l' oltreuomo. E perché tale tipo possa diventare la maggioranza dell' esistente, perché solo in questo caso si può parlare di un' evoluzione del tipo uomo, è ovvio che qualcuno debba decidere di allevarlo.

E a questo punto Nietzsche ipotizza che soltanto una società aristocratica può decidere di assolvere questo compito.

Non c' è da sottovalutare che 150 anni fa le aristocrazie europee erano ancora abbastanza forti e perciò ritengo che la supposizione non fosse poi tanto sballata. Ma, a mio avviso, c' è di più. Per Nietzsche proprio non c' è alternativa. Soltanto un regime aristocratico può fare quella scelta. Ma su questo torneremo in seguito.

L' altro punto determinante è l' eterno ritorno e come si possa allacciare ad un prevalere dell' oltreuomo visto e considerato che si tratta di un attimo che prevede il ripetersi all' infinito di quel che è stato e di quel che sarà.

Sull' eterno ritorno comunque ho già specificato che l' opinione di Severino sia la più plausibile, almeno a mio avviso. E per quella rimando all' intervento n. 70 a pag. 7.

E non v' è dubbio, e ti ringrazio per averla citata, che la frase di Severino: l' isolamento della Terra non può che mostrarsi compiutamente fino in fondo alla sua contraddizione, mi trova perfettamente d' accordo.

Bene vediamo se ho risposto esaurientemente a parte dei dubbi che mi avevi esposto e se posso passare a quelli che si riferiscono alla attuabilità del pensiero di Nietzsche.

Ringrazio tutti per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
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Vecchio 16-02-2015, 11.03.39   #89
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X Maral

Purtroppo sono ancora in esilio forzato in una biblioteca e vi chiedo cortesemente di tenerne conto.

Per quanto riguarda l' accettazione della propria meschinità, o spirito di gravità o nano dello Zarathustra, ritengo che sia una delle cose fondamentali da accettare e non solo per chiunque corrisponda al tipo dell' oltreuomo, ma per ogni persona che abbia saputo osservarsi, vedersi, conoscersi e rilevare le proprie che sono indiscutibilmente legate, almeno a mio avviso, alla nostra animalità e riuscire a conviverci.

Sperare che un giorno possano abbandonare l' uomo anche se dovesse accadere che si evolva è, sempre a mio avviso, mera utopia.

Il corso biologico a cui ogni vivente è sottoposto non può portare ad un superamento totale della propria animalità e l' unica cosa che si può fare è provare a controllare tutte le negatività ad essa collegate. Naturalmente la strada per definire quali siano è tutta da percorrere, anche perché ciascun essere vivente ne risente in modo diverso, ed ogni meschinità si presenta in modo diverso e con capacità di impatto sul comportamento diversa.

Mentre invece sono totalmente d' accordo sul fatto che non vi sia alcuna speranza nel contesto storico attuale che la visione di Nietzsche possa divenire realtà. Mancano i presupposti e non solo quelli.

Il discorso sulle negatività invece è interessante perché molte negatività vengono ritenute tali in base al contesto storico in cui si vive. Per esempio nell' antica Grecia in combattimento non esisteva salvezza per il perdente, e lo stesso perdente riteneva un disonore il sopravvivere ad una sconfitta.

In altre parole allora era considerato meschino il chiedere di sopravvivere ad una sconfitta, oggi è uccidere il perdente che chiede che lo si lasci vivere.

Comunque Nietzsche in Genealogia della morale e Al di là del bene e del male, ripercorre le frasi della storia dell' uomo e definisce ciò che è aristocratico e che è stato soppiantato dal platonismo o dal Cristianesimo.

Ma prima di procedere oltre ti sarei molto grato se introducessi se Severino critica Nietzsche sull' argomento, se espone una sua visione e dove essa conduce. Per quanto sia infatti la mia ignoranza su Severino ed Heidegger rimane abissale.

Ringrazio cortesemente per la vostra attenzione e a presto. Sperando che ciò avvenga nel mio habitat naturale.

Garbino Vento di Tempesta.
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Vecchio 17-02-2015, 17.13.43   #90
maral
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista

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Originalmente inviato da Garbino
X Maral
Per quanto riguarda l' accettazione della propria meschinità, o spirito di gravità o nano dello Zarathustra, ritengo che sia una delle cose fondamentali da accettare e non solo per chiunque corrisponda al tipo dell' oltreuomo, ma per ogni persona che abbia saputo osservarsi, vedersi, conoscersi e rilevare le proprie che sono indiscutibilmente legate, almeno a mio avviso, alla nostra animalità e riuscire a conviverci.
Si potrebbe dire che l'oltreuomo è colui che, pur nauseato, non distoglie lo sguardo dal piccolo uomo che è sempre in lui, non lo maschera, non lo imbelletta, ma costantemente vuole superarlo. Una sorta di interiorizzazione dell'eterno ritorno dell'identico.

Citazione:
Il discorso sulle negatività invece è interessante perché molte negatività vengono ritenute tali in base al contesto storico in cui si vive. Per esempio nell' antica Grecia in combattimento non esisteva salvezza per il perdente, e lo stesso perdente riteneva un disonore il sopravvivere ad una sconfitta.
Certamente, il non poter sopravvivere alla sconfitta rientra nella prospettiva culturale di una società ancora aristocratica nei valori, decisamente superata, come direbbe Nietzsche, dalla visione cristiana e di seguito totalmente annullata di senso in quella post cristiana attuale che ne è stata il proseguimento.

Per quanto riguarda la posizione di Severino in merito a Nietzsche innanzitutto ne riconosce la fondamentale importanza nell'ambito di tutto il pensiero filosofico occidentale (la filosofia dopo Nietzsche non potrà più essere la stessa) e sottolinea il principio strutturale a priori che ne domina il pensiero, l'assoluta rilevanza del divenire, che viene analizzata nei 2 punti fondamentali: la morte di dio e l'eterno ritorno dell'identico.
Dice infatti Severino:

"La morte di Dio è il modo in cui Nietzsche esprime l'impossibilità di quell'eterno che rende impossibile la storia, il divenire, il tempo. Dice a un certo punto Zarathustra: se esistesse un creatore, cosa mi resterebbe? Io non potrei creare più nulla. Ma io sono un creatore, dunque gli dei non esistono"

Ove il creatore è colui che crea l'ente dal suo essere niente. Se esiste una struttura metafisica originaria, il niente non è niente, ma è già qualcosa predeterminato da essa, è all'ascolto di essa, della sua legge. pertanto tale struttura (e con essa la sua legge) va eliminata in nome di un divenire assoluto, illimitabile. La morte di dio non è un semplice effetto storico, ma un'esigenza assoluta del principio del divenire.
Peraltro per Severino, la figura del superuomo non è adeguatamente compresa senza l'eterno ritorno, infatti:

"Nietzsche parla di übermensch, traducibile con "oltrepassamento dell'uomo". Che cosa è l'uomo? E' quello che crede in Dio e vive conformemente agli immutabili. La sua è una vita apparente in quanto è preordinata dall'esistenza dell'eterno. Il superuomo, perciò, è quello che va oltre l' uomo perché comprende l'impossibilità dell'eterno. Non solo. Nel vedere la necessità della morte di Dio, Nietzsche si accorge che deve morire anche quella forma di dio che è il passato concepito come una dimensione rispetto alla quale la volontà non può più nulla"

L'eterno ritorno è esigenza di un divenire assoluto a cui nemmeno l'accaduto può sottrarsi: l'accaduto, il superato, si ripresenta costantemente affinché la volontà di nuovo si applichi su di esso facendolo di nuovo eternamente accadere e dunque ribadendo in eterno la sua potenza creativa. L'eterno ritorno nicciano non è la ripresa della ciclicità del mondo greco in cui la volontà andava inscritta, ma è l'esatto contrario perché qui è la ciclicità a essere inscritta nella volontà affinché essa (il suo atto creativo) sia veramente assoluta.

E questo "Porta alla luce la coscienza del superuomo. Il quale in ogni suo atto sa di volere ciò che è destinato ad accadere. Non c'è più la scissione della volontà fra ciò che vuole e ciò che accade".

https://www.youtube.com/watch?v=3lk20QK6b9s
http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/991223.htm

Ultima modifica di maral : 17-02-2015 alle ore 23.27.48.
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