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21-04-2015, 22.23.50 | #101 | ||
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista
Citazione:
E' allora questo Platone aristocratico che scrive Socrate l'esatto contrario di Nietzsche che, di famiglia piccolo borghese, sente così potente il richiamo alla forza aristocratica da inventarsi una nobile ascendenza polacca in un secolo in cui l'ideale illuministico era ormai da tempo stato piegato alla sempre più forte volontà di potenza degli imperi europei la cui tragica conseguenza sarebbe stata la prima guerra mondiale che segnò la fine di un'epoca, di un mondo. Benché certamente le figure del Socrate-Platonico e dello Zarathustra-Nicciano travalichino il senso storico da cui traggono origine, non è detto che proprio da questo senso storico si possano trarre indizi sul significato della filosofia dei rispettivi autori in così chiara opposizione. Citazione:
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29-07-2015, 23.19.04 | #105 | |
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista
Citazione:
Sul netto contrasto Severino sarebbe di sicuro d'accordo. La filosofia di Nietzsche è fondamentalmente imperniata sulla volontà e dunque sul divenire che, come sappiamo, è negato da Severino in termini ontologici radicali (la volontà non può in alcun modo esercitarsi sull'essere se non in forma del tutto illusoria, essa presuppone la realtà ontologica del divenire nella cui sola dimensione può esercitarsi il far essere o il far non essere, ossia la potenza che si attua ). Questa negazione della volontà fa perno per Severino sull'essere concreto degli essenti. L'essere è l'essere di ogni specifica cosa che non può essere se non sempre identica a se stessa, definita dalla costante relazione con ogni altro essente. Dunque, se volessimo definire cos'è l'essere per Severino, esso è esattamente questo: l'infinita relazione dialettica che lega originariamente e per sempre ogni cosa a ogni altra cosa e che viene via via ad apparire nella Gioia (per inciso, ho sorprendentemente trovato nella definizione che Spinoza nell'Etica -parte III, prep.XVIII, scolio II- dà del termine "gioia" un motivo plausibile per cui Severino potrebbe averlo assunto). Il ritorno a Parmenide è un ritorno estremamente critico da parte di Severino, poiché, come giustamente hai notato, in realtà lui considera Parmenide il vero padre del nichilismo occidentale e nota come l'essere parmenideo venga a coincidere con il non essere proprio in quanto nega la realtà ontologica dell'ente e, negandola, esso diviene esattamente quel contenitore vuoto di Nietzsche (per Severino Nietzsche ha quindi ragione a considerare l'essere come un contenitore vuoto, poiché quell'essere è l'essere parmenideo che è appunto tale, vuoto degli enti, dunque niente). Per questo, non volendo dar luogo a fraintendimenti, Severino abbandona nella sua fase successiva quasi completamente l'uso del termine Essere a favore del termine Destino, intendendo per Destino ciò che sub-stanzia eternamente ogni ente in senso relazionale. Anche per Severino non è vero che il non essere non sia, esso è assoluta contraddizione (la contraddizione di un significante senza significato, che contraddice pure se stesso), proprio essendo contraddizione assoluta il non essere è e può solo essere come sempre assolutamente tolta. Il punto su cui si può sospettare un avvicinamento di Nietzsche a Severino è, come abbiamo visto, nella teoria dell'eterno ritorno dell'identico, almeno per come lo legge Cacciari (che peraltro è stato allievo di Severino), ma ovviamente i punti di partenza sono del tutto antitetici essendo l'assunzione dell'identico per Nietzsche un atto assoluto di affermazione compiuta della volontà, mentre per Severino è nel destino stesso di ogni cosa da cui ogni volontà è esclusa e il destino implica il continuo diverso apparire dell'ente che pur tuttavia, come totalità sottesa dalla sua completa essenza sostanziale, è di per sé intrinsecamente sempre a se stesso identico. Bentornato Garbino |
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31-08-2015, 10.21.47 | #106 |
Garbino Vento di Tempesta
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista
Nietzsche l' oltreuomo etc...
X Maral Ti ringrazio come sempre per i tuoi interventi che sono sempre molto chiari, almeno per me. Ad esempio penso di aver compreso la posizione di Severino sul non-essere che pur essendo costretto ad ammettere che sia qualcosa. lo è come contraddizione di sé stesso e che perciò tende automaticamente ad autoannullarsi. Comunque io rimango dell' opinione che a livello filosofico il non-essere non si possa neanche prendere in considerazione proprio perché ci sfugge completamente la sua giustificazione sia esperienziale che logica. Queste comunque sono sottigliezze nei riguardi di tutto il resto dove appunto le differenze tra Severino e Nietzsche appaiono abissali. Anche se ritengo che un confronto tra i due filosofi sia sempre utile. A questo punto, visto che finalmente la mia connessione ha ripreso a funzionare con una certa continuità, vorrei riprendere un argomento che ho sfiorato varie volte ma non approfonditamente. E l' argomento è leggere Nietzsche. Nietzsche non è particolarmente difficile da leggere, infatti scrive in un modo corretto e piacevole, da cui si può trarre sicuramente giovamento. Ciò che è problematico è quello che afferma. Per la maggior parte di coloro che si accingono a leggerlo è determinante sapere che non ci si deve fermare alla prima lettura. Le sue argomentazioni sono spesso dei macigni che cadono nel nostro pensiero, di qualsiasi opinione si sia, e scuotono tremendamente le fondamenta su cui poggiano. Non è insolito infatti che lo si rifiuti in parte o in toto o si modifichi il suo argomentare a proprio piacimento. Del resto lui stesso afferma, in Ecce Homo, che ciascuno può capire del pensiero altrui ciò che ha già verificato di persona e che per il resto si tende proprio a modificarlo per renderselo accessibile. E ciò comporta naturalmente molti problemi di interpretazione. Il primo concetto ostico da accettare è che lui considera la morale, soprattutto quella Cristiana, come pericolosa e contraria alla vita. Cosa che ultimamente sono venuto a sapere ha trovato il consenso anche di Jung. Ciò sinceramente mi ha sorpreso e non poco. Infatti nella sua opera dedicata allo Zaratustra afferma che ogni morale rappresenta, anche a suo parere e soprattutto quella Cristiana, un tu devi che imprigiona l' uomo e non gli rende possibile l' accesso alla libertà e all' autodeterminazione. E' da sottolineare comunque che secondo Nietzsche esistono anche morali che possono ritenersi migliori proprio perché dicono sì alla vita o che almeno sono più adatte all' uomo. Il secondo è il rifiuto di ogni Metafisica. Al di là, Mondo Vero, anima immortale, essere, peccato, redenzione, tutte menzogne che tendono a rendere ancora più malato l' uomo e che sono creazioni degli asceti, che tendono alla potenza proprio istigando nell' uomo il bisogno della loro presenza e dominio. Il terzo è il rigetto dello schema logico matematico in cui la scienza ha sempre teso a rinchiudere l' uomo ritenendolo una spiegazione del mondo che ci circonda non accorgendosi che le cose potrebbero stare in un modo completamente diverso. Il quarto è lo scarso rilievo che nelle sue opere troviamo nei confronti degli aspetti sociali perché ritiene che l' uomo ha come primario compito quello di superare l' attuale condizione ed evolversi. Il quinto è il ritenere che sia tutto menzogna, ma che la stessa necessità di menzogna sia stata ed è indispensabile alla vita. Anche se poi afferma che una filosofia che ammetta la non-verità come condizione di vita, si pone solo per questo AL DI LA' DEL BENE E DEL MALE. Con questo ultimo punto, ultimo come facente parte delle considerazioni più ostiche naturalmente, anche se sicuramente qualcuno ed io stesso potremmo non trovarla completa, ci ritroviamo alle prese con l' argomento sulla conoscenza che riprenderò, spero, nel prossimo intervento. La considerazione finale è che Nietzsche va letto diverse volte, sperando che ciò aumenti il grado di tolleranza per la sua filosofia, e perciò la sua stessa comprensione. Grazie a tutti della cortese attenzione. Garbino Vento di Tempesta. |
01-09-2015, 00.14.11 | #107 |
Nuovo ospite
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista
Ho letto solo "L'Anticristo" di Nietzsche e...credo mi sia bastato. Il fastidio profondo che provavo leggendolo me lo ricordo bene.
C'era profondità ma, allo stesso tempo, si intuiva chiaramente che veniva da una mente disturbata nel suo rapporto con la sua limitatezza. L'esaltazione e la volontà di potenza , più che tesi filosofiche, mi apparivano chiaramente il tentativo di una mente malata di giustificare razionalmente la propria follia. Tutto trasudava odio, se ricordo bene, e in particolare odio per ciò che era povero, debole, malato ( inconsciamente odio per se stesso). Quindi, inevitabile, odio per il cristianesimo, che elevava a valore questa debolezza. Non comprendeva ( e come poteva?) che proprio dalla sua debolezza e malattia nasceva la volontà di potenza. Odiava ciò che lui era...malato. Credo ci sia il termine in psichiatria per descrivere questo stato, ma non sono un esperto. Non poteva essere "maestro" per me , proprio perché ho sempre sentito che non avevo bisogno di bere la follia altrui, ma di cibarmi di qualche medicina per la mia di follia. Ho finito il libro, l'ho riposto e...mai più riaperto. Son cose "di pelle"... |
01-09-2015, 22.23.24 | #108 |
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista
Garbino, è vero che Nietzsche non è difficile da leggere, ma trovo che non lo sia solo a una lettura superficiale che si ferma alla provocazione, spesso estrema del suo dire. Perché è vero che Nietzsche invita anche a una lettura superficiale e così si stenta a vederne la sua immensa portata filosofica che fa sì che dopo Nietzsche la filosofia non possa più essere quella di prima (nel bene e nel male o forse al di là del bene e del male), si stenta persino a riconoscerlo come filosofo e si consegna il superuomo alla pagliacciata tragica del nazismo, la volontà di potenza la si vede come un effetto psicologico di una frustrazione esistenziale e l'eterno ritorno come una sorta di fantasiosa cosmicomica. Ci sono fior di letterati e filosofi che hanno inteso Nietzsche così (Papini, Ferraris, tanto per citarne un paio) e da un certo punto di vista non hanno nemmeno torto, Nietzsche è sicuramente possibile intenderlo anche così e il suo pensiero è rischioso, estremamente rischioso e da certi rischi è opportuno difendersi, fermarsi alla superficie aiuta a difendersi, non si disturbano i mostri che ci stanno sotto, sotto lo spirito del nostro tempo che lui vide e sentì evidentissimi, come solo una follia coerentemente lucida (finché gli fu dato di mantenerla lucida) può fare. Credo che il "Così parlò Zaratustra" sia una delle opere filosofiche più complesse che siano mai state scritte e sono d'accordo con Heidegger nel ritenere che Aristotele e Nietzsche siano da considerare di pari livello, l'alfa e l'omega della filosofia occidentale, il principio e il finale di quel discorso metafisico che ha accompagnato l'Occidente per più di due millenni dettando e poi cancellando il senso della Terra del Tramonto. Un discorso che si chiude come era iniziato, con la tragedia; una tragedia individuale diventata in chiusura tragedia collettiva, tragedia di popoli.
Per questo personalmente apprezzo particolarmente il tuo soffermarti nell'esplorazione nicciana e sui punti che hai posto vorrei porti una domanda. Perché Nietzsche disprezza la volontà di potenza degli asceti una volta che l'ha smascherata come tale? Non si accorge che proprio nella loro metafisica predicazione sta una volontà di potenza al massimo grado? Che predicare la salvezza dell'anima oltre la vita rende padroni di milioni di anime in questa vita? Non si accorge che la maschera di trascendente razionalità di principi opportunamente usati incatena ben di più di qualsiasi pulsione vitale che venga dall'onestà del proprio sentire? Si illude forse che il suo smascheramento intacchi minimamente questa volontà di potenza mortifera solo in quanto denunciata contro la vita? Si illude che la pulsione di vita possa avere forza maggiore della pulsione di morte e delle finzioni che essa ha sempre saputo porre in atto? Non so, non capisco. Quando penso a Nietzsche mi viene in mente quel momento, a Torino, in cui, alla vigilia dell'esplodere della sua follia, abbraccia piangendo un cavallo frustrato a sangue da un vetturino finché non lo trascinano via. Forse sono i gesti che spiegano la filosofia, forse, come facevano i cinici e auspicava Michel Foucault dovremmo metterci a fare filosofia con i gesti, con il corpo anziché con le parole e i concetti. Magari certe cose le capiremmo di più e forse proprio da un gesto una nuova filosofia potrebbe finalmente rinascere. |
02-09-2015, 16.18.29 | #109 |
Garbino Vento di Tempesta
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista
Nietzsche, l' oltreuomo etc....
Prima di rispondere a Maral, volevo solo evidenziare come l' intervento di Sariputra corrisponda ad uno degli atteggiamenti più classici nei confronti della filosofia di Nietzsche da me elencati nell' intervento precedente. Nel suo caso, Sariputra mi scuserà se ne parlo, lo si trova profondo, ma talmente pieno di rancore e follia da determinarne il rifiuto totale. Questo comunque è considerabile come un atteggiamento tra i più onesti a livello intellettuale. Non lo si accetta e basta. Comunque ripeto, Nietzsche va letto più volte e non si dovrebbe mai incominciare da L' Anticristo, specialmente se si è di formazione e fede Cristiana. Ecce Homo è di gran lunga l' opera più indicata per iniziare insieme alle Cinque Inattuali. Prima fra tutte David Strauss: l' uomo di fede e lo scrittore, che può essere considerata di grande attualità. X Maral Convengo pienamente con te che una lettura superficiale può essere fuorviante, ma è anche vero che, a mio avviso, la comprensione di Nietzsche, specialmente per chi si trova agli antipodi del suo pensiero, non può che passare attraverso diverse letture superficiali. Per alcuni cioè è indispensabile un avvicinamento graduato nel tempo. E' ovvio che ciò pone seri problemi di carattere logistico, ma d' altronde cosa dire dell' assoluta mancanza di penetrazione anche per molti altri filosofi manifestata da molti intellettuali? Siamo sempre lì, Maral, l' ignoranza ( o barbarie ) la fa da padrona, soprattutto a livello culturale, e sinceramente continuo ad essere molto pessimista sul periodo, anche se sto facendo di tutto per cercare di informare nel migliore modo possibile su quello che penso di aver capito di Nietzsche. La risposta ai tuoi dubbi sulla volontà di potenza degli asceti si può trovare nel Terzo Saggio di Genealogia della morale: Che significato hanno gli ideali ascetici. E' un saggio che spiega ampiamente i motivi per cui Nietzsche li considera così pericolosi, primo fra tutti che rende i malati più malati. Nell' ultimo paragrafo, il 26, troviamo comunque un sunto di ciò che argomenta in tutto il saggio. Salto la prima parte, che comunque andrebbe letta, e riporto la parte finale: .....Non ci possiamo assolutamente nascondere che cosa, in realtà, esprima tutto questo volere che aveva derivato dall' ideale ascetico la sua linea: questo odio contro l' umano, più ancora contro ciò che è animale, più ancora contro ciò che è materia, questo orrore per i sensi, per la ragione stessa, il terrore della felicità e della bellezza, questo desiderio di uscire da tutto ciò che è apparenza, mutazione, divenire, morte, desiderio, dal desiderare stesso - tutto questo significa, osiamo rendercene consapevoli - una volontà del nulla, un' avversione alla vita, un' avversione ai presupposti fondamentali della vita, ciò nonostante essa è e resta una volontà!....E, per dire, concludendo, quello che ho detto agli inizi: l' uomo preferisce ancora volere il nulla, piuttosto che non volere.... Nietzsche avverte cioè la potenza inusitata degli ideali ascetici, ma li considera nocivi perché contrari alla vita. Un desiderio di morte aleggia attorno ad essi e lo trasmette a chiunque entri nella loro sfera d' azione determinando appunto invece che un miglioramento un peggioramento delle condizioni di vita. Spero di essere stato abbastanza esauriente. Anche per me è stato necessario passare attraverso varie letture per accettare ed entrare, almeno spero, nell' orbita della filosofia di Nietzsche, ma mi rendo conto che anche questo continuo parlarne, decisosi in me un paio di anni fa, mi ha sinceramente aiutato molto ad incominciare ad uscire dalla nebulosità che avvolgeva la filosofia di Nietzsche. Perciò grazie anche a te per il tuo aiuto. Grazie a tutti voi per la cortese attenzione. Garbino Vento di Tempesta. |
06-09-2015, 09.46.47 | #110 | |
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Riferimento: Nietzsche, l'oltreuomo, la volontà di potenza e la Germania nazista
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A Nietzsche va il merito di avere scoperchiato il sepolcro mostrando a chi sopporta di vederlo il fondamento nichilistico che regge il pensiero cristiano e, più in generale, tutto il pensiero epistemico dell'Occidente, il verme nichilista che lo corrode dentro, sotto ogni benevolente maschera. Ma a questo punto sorge il dubbio, ossia che la volontà che vuole il nulla fino a volere la contraddizione di se stessa, non finisca paradossalmente con il risultare la forma più potente di volontà, quella forma che è in grado di assolutizzarsi al punto da poter e voler annientare il proprio stesso fondamento vitale. In tal modo il super uomo è surclassato dal super verme che, consumato il cadavere, vuole consumare se stesso, sempre a maggior gloria di un'irriducibile volontà che non è limitabile nemmeno dalla propria contraddizione. |
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