ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
04-02-2013, 17.32.33 | #62 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
|
Riferimento: Kant: chi sei?
Citazione:
Citazione:
Va da sé che come tutti i problemi filosofici neanche il problema gnoseologico è compiuto: pensa solo all’epistemologia del XX secolo. Citazione:
Considerazione Hai citato nel primo post Mauro Dorato “Da Kant in poi, le classiche domande filosofiche su “che cosa esiste” (ontologia), “cosa possiamo conoscere” (epistemologia), o “cosa dobbiamo fare” (etica), il seguito di quella citazione è “ non possono più essere affrontate seriamente senza tener conto dei risultati dell’indagine scientifica.” Ovviamente questa è la direzione giusta e inevitabile, se la filosofia vuol parlare alla umanità di oggi; personalmente prediligo una epistemologia che tenga conto e integri la realtà evolutiva. Si aprirebbero e si apriranno grandi prospettive ed un nuovo ampio respiro del pensiero. Citazione:
Ti faccio due domande: perché c'è il male? Lo possiamo estirpare? Ciao Tempo Ultima modifica di Giorgiosan : 05-02-2013 alle ore 08.45.18. |
||||
05-02-2013, 15.36.16 | #63 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
|
Riferimento: Kant: chi sei?
@ Leibnicht
E' molto interessante l'analisi che fai sui termini tedeschi "objekt" e "gegenstand". E, sì, credo sia plausibile pensare che Kant distinguesse fra un oggetto "intenzionato" e un oggetto "non intenzionato" (a questo mi farebbe pensare anche un'altra distinzione kantiana, quella fra un "io" come soggetto del pensiero ed un "io" come oggetto del pensiero - distinzione che sarà fondamentale per il successivo sviluppo di quel concetto di "autocoscienza" che sarà proprio dell'Idealismo). E d'altronde, nella Critica della Ragion Pura, Kant parla di un oggetto dato "assolutamente" alla ragione ed un oggetto dato "nell'idea" (io credo che questi concetti richiamino null'altro che l'oggetto "empiricamente" dato e l'oggetto proprio della ragion pura - un importante riferimento a questi concetti potrebbe essere quello che io illustro nel post: "La battaglia dei giganti", ove il punto focale è rappresentato dall'affermazione di Platone circa un qualcosa di comune fra le cose corporee e quelle incorporee, visto che entrambe "sono"). Dunque, ciò può solo voler dire che per Kant esiste un oggetto di conoscenza, che è l'oggetto empiricamente dato, e un oggetto della ragion pratica, cioè un oggetto che la ragion pratica "re-inserisce", come postulato, nella ragion pura; ma che alla ragion pura originariamente non appartiene (ti dirò che su questo "re-inserimento" nella ragion pura di un oggetto che è della ragion pratica ho molto discusso, e riflettuto, e questa è la "conclusione" cui sono giunto, perchè altrimenti ritengo non sia spiegabile come quello che, sostanzialmente, non è un oggetto - quello della ragion pratica, o oggetto dato nell'idea - venga, e "debba essere" trattato dalla ragion pura come un vero e proprio oggetto). Sulla base del ragionamento svolto ti chiedo: ritieni plausibile tracciare un parallelo fra l'"objekt", o oggetto "intenzionato", e l'oggetto di conoscenza, cioè quello dato empiricamente (che, naturalmente, sottintende l'altro parallelo fra il "gegenstand" e l'oggetto della ragion pratica, o oggetto dell'idea, re-inserito nella ragion pura)? Se (se...) però il mio ragionamento fosse "coerente", si porrebbe un problema di non facile soluzione: quello del "fenomeno" riferito all'oggetto della ragion pratica, o oggetto dell'idea, o gegenstand che dir si voglia. Perchè a rigor di logica la ragion pura dichiara che "oggetto" è solo ed esclusivamente quello empiricamente verificabile (cioè l'objekt, mi par di capire); mentre, e come anche tu affermi, l'altro "oggetto" è: "oggettività prima che oggetto". E quindi: quale "fenomeno" può esistere di una idea assunta come oggetto? Voglio dire: se non "ex-siste", se non "sta fuori", nessun oggetto come potremmo parlare di interpretazione? E' forse possibile che ciò che è già fenomeno origini un altro fenomeno (se non in riferimento alla catena semiotica dei significati e dei significanti)? In definitiva: come può IL fenomeno originare IL fenomeno? Sulla questione del "risalire" fino al punto di incontrare la cosa in sè ho lungamente discusso con un "semiotico" (allievo di Carlo Sini), che mi ha fatto conoscere la bellezza e la profondità di questa disciplina filosofica. In breve (poi, magari, potremmo approfondire; ma ho anche intenzione di fare un post apposito), la semiotica dice che l'"origine" (o "Evento") è una "assenza". Quindi, la cosa in sè non è conoscibile se non come "assenza" (ma è già "conoscere", non trovi?)? Nel mio "sincretismo" ho anche cercato di pensare a dei riferimenti con il "sein" cancellato (quindi un "sein" come assenza, presumo) di Heidegger, ma non vorrei divagare troppo. con altrettanta grande stima mauro (potrei aver invertito il significato di "objekt" e "gegenstand", ma il concetto mi sembrerebbe chiaro- per quanto lo possa essere a questi livelli di astrazione) |
06-02-2013, 15.33.34 | #64 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
|
Riferimento: Kant: chi sei?
Al Collegium Fridericianum Kant aveva appreso bene il latino.
Quando Kant intraprese gli studi di filosofia (insieme a teologia e matematica), presso l'università di Königsberg, quella era basata su Leibniz e Wolff i quali avevano scritto in latino. Per mantenersi insegnava latino. Numerosi studiosi sostengono che Kant pensasse le sue opere in latino; non si può dire se sia vero o no mancando la conferma o la smentita di Kant. In ogni modo Kant metteva accanto ai termini fondamentali della sua filosofia i termini latini. Qualche indicazione potrebbe venire dalla analisi del lessico latino. |
07-02-2013, 00.32.11 | #65 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
|
Riferimento: Kant: chi sei?
@ Giorgiosan
Io trovo invece che il nesso fra noumeno e fenomeno sia fenomenico, e questo perchè già l'idea di un noumeno è, essa stessa, fenomeno (come dicevo, il pensarlo già implica un divenire fenomenico del noumenon). Ecco perchè Levinas parla di "profonda verità" a proposito dell'Idealismo; ecco perchè Severino cita Gentile all'interno del dibattito sul Nuovo Realismo ("ciò che chiamiamo fatto è pur sempre pensato, e in quanto pensato non può essere una realtà indipendente dal pensiero"). Non è possibile uscire dal pensiero, e ciò vuol dire che la "cosa in sè" non è conoscibile, né esprimibile, se non attraverso il pensiero. Ed essendo il pensiero proprio di un "interpretante", ciò vuol dire che il noumeno non può essere altro che ciò che appare a quell'interpretante, ovvero un fenomeno. In questo, a mio parere, consiste l'intuizione kantiana di una cosa in sè come concetto-limite: l'impossibilità di uscire dall'interpretazione soggettiva rende impossibile parlare di "fatti", o di "oggetti". Se non nel senso, che cercavo di esplicitare nella risposta a Leibnicht, di un qualcosa assunto "in veste oggettiva". C'è, invero, da dire che per Kant un "oggetto" sussiste, cioè ha fondamento, anche a prescindere dall'interpretante, e questo "oggetto" è quello dell'intuizione sensibile; l'oggetto "empirico". Così come sussistono indipendentemente dal soggetto le leggi della natura (tant'è che il giudizio su queste è ritenuto da Kant "giudizio sintetico a priori", e non abbisogna nemmeno di dimostrazione empirica). Ora, non conosco la critica di Schlick né il parere di Einstein, ma ritengo che Cassirer abbia visto giusto non tanto quando ha affermato (se l'ha affermato...) che la certezza delle leggi della natura viene stravolta dalla relatività (la teoria della relatività ci dice che le leggi della fisica non dipendono dal sistema di riferimento inerziale, che la relatività introduce sul sistema "assoluto" della meccanica newtoniana), ma quando ha affermato che l'oggetto empirico, che per Kant era conoscibile oggettivamente, è invece conoscibile solo soggettivamente (l'osservato dipende dall'osservatore: consiste in ciò la grande rilevanza che la teoria della relatività riveste in ambito filosofico). Come Cassirer afferma (a mio avviso giustamente), Kant va "rivisto" alla luce di tutto ciò, perchè l'oggetto empirico diventa, esso stesso, oggetto di interpretazione soggettiva (cioè diventa fenomeno), e può perciò essere considerato "oggetto" solo da una ragion pratica che lo "re-inserisce" nella ragion pura (come dicevo prima: in veste oggettiva). Insomma: perde di importanza la distinzione kantiana di un oggetto che è della ragion pura (come l'oggetto empirico) e di un oggetto che è della ragion pratica (un oggetto che non è tale, ma che è assunto in veste oggettiva). La ragion pura non può dunque più parlare di fatti, o di oggetti, ma solo di interpretazioni (in ciò risiede la profonda intuizione di Cassirer, il quale rilancia, per così dire, quella affermazione di "fenomenicità" che è ora riferita chiaramente a qualsiasi oggetto - per contro alle distinzioni spesso nebulose fatte da Kant). Tutto questo ragionamente ci conduce allora ad un punto: se l'osservato dipende dall'osservatore, cioè se l'oggetto dipende dal soggetto, sappiamo che la "conoscibilità" dell'oggetto per come esso è in se stesso è impossibile; ma altrettanto possiamo dire della sua esistenza (una esistenza intesa come "ex-sistentia", cioè come lo "star fuori" di qualcosa da qualcuno che lo interpreta)? Perchè tutto il problema (e Cassirer lo intuisce bene) non consiste più nel dire se il noumeno esista o meno, ma se l'oggetto di conoscenza esista o meno (e per me, cioè per la mia pratica discorsiva, questa esistenza è evidentissima almeno quanto è evidente che l'utente "Giorgiosan" non sono io, e pur se lo "conosco" solo attraverso i miei schemi mentali). Con stima mauro (a proposito della frase di Heidegger: una volta sentii uno dire questa cosa: "il giorno che muoio io finisce il mondo". Che ne pensi?) |
07-02-2013, 22.48.22 | #66 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
|
Riferimento: Kant: chi sei?
Citazione:
Certo in Kant il dualismo complementare soggetto-oggetto cominciò a vacillare, ma mai venne meno. La distinzione cartesiana di "res cogitans" e "res extensa" (che io considero il vero e proprio punto di partenza di tutta la visione di Kant), certo "depurata" dalla concezione di un "cogito" come sostanza privilegiata (come era in Cartesio), è a mio avviso ancora vera. Vera sempre che non si voglia cadere in una visione del soggetto come di colui che produce l'oggetto, come dicevo. Ora, naturalmente, e come ben sottolinei, l'Idealismo non parla di un soggetto produttore dell'oggetto. Nell'Idealismo, soggetto e oggetto sono sintetizzati in "ciò che è", ovvero nel "momento" rappresentato dalla sintesi necessaria di reale e razionale (dice Hegel: "io so l'oggetto come mio, e perciò so in esso me stesso"). Tuttavia, io credo, non è possibile astrarre il pensiero di Hegel da quello di Fichte, che dell'Idealismo pose il fondamento. E Fichte dice: "l'io di ciascuno è esso stesso l'unica sostanza suprema". Voglio dire: io, come "cogito", non posso fare a meno di ritenermi "altro" da un oggetto qualsiasi con cui entro in contatto (ad es. la tastiera su cui sto scrivendo). Che poi questo oggetto-altro non mi sia conoscibile se non attraverso il "cogito" è un altro discorso (e qui ne stiamo discutendo in abbondanza); ma, ritengo, che essa (la tastiera) ex-sista al di fuori di me mi sembra di una tale ovvietà che solo un pazzo potrebbe negarlo. Insomma, ritengo che l'Idealismo abbia in seguito, come dire, "dimenticato" le parole di Fichte (del resto abbondantemente preannunciate da Kant, nella sua distinzione di un "io" che non crea, ma che solo ordina ed unifica una materia che dev'essergli "data", ed un "io" creatore), ma soprattutto dimenticato che la sintesi di soggetto e oggetto è sintesi conoscitiva, non "reale" (Hegel, in quello che è probabilmente il punto più estremo della sua visione di una sintesi di reale e razionale, arriverà a definire lo Stato come "Iddio reale"). un saluto |
|
07-02-2013, 23.23.35 | #67 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
|
Riferimento: Kant: chi sei?
Citazione:
Nesso è una categoria perché significa connessione, relazione, legame cioè è un concetto puro. Come può una categoria essere fenomenica? Come può essere il l’idea di noumeno un fenomeno? Se è uno sviluppo della filosofia kantiana, perché usare ancora noumeno? Ciao |
|
08-02-2013, 22.13.41 | #68 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
|
Riferimento: Kant: chi sei?
@ Giorgiosan
Può esserlo, dal mio punto di vista (che tiene ben presente gli sviluppi ermeneutici e linguistici del kantismo; diciamo sulla scia di Apel), perchè prima ancora di qualsiasi "nominare", ogni pensiero è gia "interpretazione". In quanto interpretazione, ogni pensiero è fenomeno in quanto è un qualcosa che è così come appare al soggetto pensante. Insomma: per me, ogni pensiero e ogni parola sono un "già interpretato", cioè un fenomeno (se vogliamo usare la terminologia di Kant, che per me è equivalente). Mi chiedi perchè usare "noumeno". Ma appunto perchè è la stessa cosa: dire interpretato o dire fenomeno è equivalente, così come è equivalente la cosa in sè (come dicevo a Leibnicht, il termine "noumeno" presenta una problematicità maggiore, e lo userei solo in riferimento particolare all'opera di Kant) e il semiotico "evento". Insomma Giorgio, avrai capito che per me non è questione di avere ragione o banalità simili, ma di analizzare il pensiero di Kant in riferimento a queste "nuove filosofie" (perdonami la mediocrità del termine). Una cosa che mi affascina tantissimo: che mi "piace" (il mio interesse per la filosofia è appunto dovuto al "piacere" che ne ricavo, visto che non vi ho nessun interesse "pratico"). un saluto |
09-02-2013, 02.34.48 | #69 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-09-2003
Messaggi: 486
|
Riferimento: Kant: chi sei?
Citazione:
(Comprensione perfetta). Ho ancora un problema: per me "evento" ha il senso fisico di "oggetto-evento" come insieme individuabile di traiettorie storiche dentro uno spazio delle fasi. Non mi riesce di individuarlo come insieme vuoto, a meno che le sue determinazioni siano definite in modo da non potersi determinare "assolutamente". L'Idea come fenomeno non è Kant, ma può essere un concetto vivissimo. Ma "il" fenomeno non è "alcun" fenomeno in particolare. Non per questo esso non può esistere. Un esercito di scimmie messo al computer scriverebbe, nell'eternità, l'intera letteratura universale ed anche la Krv, tra infinite insensatezze e il mio intero diario scolastico delle elementari... Giusto? In che senso? Giusto perchè innegabile. E non per altro. "Il" fenomeno è l'esercito di scimmie al computer. Ogni scritto sensato, in qualsiasi lingua, per tutta l'eternità: "quello" è un fenomeno, non "il". Ciò che riconosce "senso" nel caos è l'"ente razionale delimitato", che sono io, e sei tu, e siamo noi. Rifletterò ancora sul resto. |
|
09-02-2013, 02.53.58 | #70 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-09-2003
Messaggi: 486
|
Riferimento: Kant: chi sei?
Citazione:
Hoc quam verum esse videtur quoniam Immanuel ipse saepe latinum scripsit ante 1770ad! La nota dissertatio "De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis" è del 1769. Mille parole latine e altrettante greche sono nella KrV, e dopo anche. Di queste tante sono rimaste nel lessico tedesco. |
|