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04-01-2013, 20.26.47 | #5 |
Ospite
Data registrazione: 28-12-2012
Messaggi: 14
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
In sintesi: l’unica libertà di cui possiamo aspirare è quella di superare i nostri condizionamenti: genetici, parentali, sociali. Poi possono anche metterti in galera: sei comunque imprigionato nel tuo corpo e ne subisci i limiti: la tua mente però è libera.
Essendo al giustizia un concetto relativo, come afferma Paul 11, non solo non facciamo sempre ciò che è giusto ma spesso ciò che è giusto per me non è giusto per te (come disse il boia al condannato). Le leggi sono nate per questo: in assenza di giustizia, stabiliamo delle regole, più o meno eque ma che vanno rispettate per permettere la convivenza sociale. Il carcere un tempo neppure esisteva, come pena. L’opulenta società odierna può permettersi di mantenere delle persone a vivere circoscrivendo la loro possibilità di interferire con la società e, allo stesso tempo, di educarli alla convivenza. Un tempo si sarebbe definito questa come “manodopera non utilizzata”. Le miniere, il remo ..... forse non aiutavano l’inserimento dei condannati ma rendevano bene, compensavano la società dei crimini commessi e non c'era affollamento nelle carceri. ;o))) |
04-01-2013, 21.54.20 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-09-2003
Messaggi: 486
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
Siamo in un laboratorio di ricerca farmaceutica e ci sono due topolini che, a modo loro, si stanno scambiando punti di vista ed esperienze. Ad un certo punto uno dei due interrompe l'altro e gli indica un ricercatore appena entrato nella stanza. "Sssst! Guarda: lo vedi quel bipede laggiù, quello senza ali e tutto bianco?" "Sì, certo - risponde l'altro - E allora?"
"Beh... - riprende il primo - L'ho educato proprio bene. Pensa che, ogni volta che premo su quella levetta azzurra, lui mi dà un pezzo di formaggio!" Vedi, scherzando ho voluto mostrarti un altro aspetto della delicatezza, complessità e relatività della questione della "Libertà". Molte delle azioni, delle intenzioni, delle scelte che noi riteniamo perfettamente "libere" sono, in effetti, percepite come tali solo in forza di un adattamento inconscio. Un adattamento a situazioni altrimenti inaccettabili: come nel caso del topolino, condizionato in senso pavloviano, ma a cui supponiamo di attribuire una specie di consapevolezza che lo costringa a dare un "senso" più esteso al suo agire. Vedi, la porta che si chiude per sempre - come scriveva Borges - non è quella che chiudiamo intenzionalmente, con la certezza convinta che la stiamo chiudendo per l'ultima volta. Quella consapevolezza ci lascia "liberi" di tornare sui nostri passi ed, eventualmente, riaprirla. Anche se non lo faremo mai più, anche se terremo fede per sempre al nostro proposito tale "possibilità" (quella esclusa), ci accompagnerà nel futuro. Essa ci consentirà di sentire "libera" la nostra scelta e, al contempo, ci obbligherà a rinnovarla sempre. La porta che si chiude davvero per sempre, dice Borges, è quella che ci lasciamo alle spalle pensando che, forse, un giorno o l'altro, la riapriremo. E invece ce ne dimentichiamo, oppure rinviamo l'intenzione di giorno in giorno, di luogo in luogo, fino a quando... Finchè, purtroppo, è tardi o siamo troppo lontani o non ci siamo più. Dunque, ecco: libertà e consapevolezza sono strettamente legate. Così tanto intrecciate tra loro che, dove si perde la consapevolezza lì si perde la libertà. Eppure anche: dove la consapevolezza è coerente e completa si annidano gli spettri della paranoia e del delirio, i quali rivestono di una patina sottile di libertà la realtà crudele della schiavitù. Questa tragedia non riguarda solo i topolini delle barzellette, ma anche gli esseri umani. La sindrome di Stoccolma ne è la caricatura clinica, ma essa impronta le infinite nevrosi della quotidianità di ognuno di noi. Fin qui la libertà in senso psicologico. Altri ambiti riguardano l'arbitrio decisionale, le leggi di natura, la freccia del tempo, e poi, dall'altra parte (agli antipodi esatti), politica, giurisprudenza ed altre manifestazioni del Male. (Dai, scherzo...!). |
05-01-2013, 09.00.53 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
A mio modo di vedere, un dibattito sulla libertà andrebbe sviluppato in due direzioni; ovvero: o in senso assoluto oppure relativo. Affermo questo perché mischiare i due livelli, si creerebbero delle infinite sfaccettature che, alla fine, non porterebbero a chiarire la questione. Detto ciò, io credo che per l'uomo la libertà assoluta non sia mai esistita e mai potrà esserlo, a iniziare dalla sua nascita, dove lui non può mettere bocca, fino alla sua morte. Qualcuno ha affermato che l'unico gesto di libertà che un uomo si potrebbe permettere, è quello di togliersi la vita con decisione autonoma. Bene! Io invece credo che nemmeno quel gesto estremo potrebbe essere libero, poiché condizionato da tutto quello che l’ha circondato fin dalla nascita al punto Y. Naturalmente anche le libertà relative sono frutto di condizionamenti, però parlando del libero arbitrio ognuno di noi crede che, una volta diventati adulti, quelle che facciamo sono delle nostre scelte, tralasciando il condizionamento dei genitori, dell'ambiente, della cultura di appartenenza, patrimonio caratteriale preesistente ecc. ecco perché ho parlato di due livelli di libertà. Per esempio: L'iracheno che si mette la cintura di tritolo in vita per farsi esplodere in mezzo ai suoi nemici, crede che la sua sia una libera scelta, ma quanto hanno inciso le influenze ambientali, sociali e religiose ecc.?
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05-01-2013, 11.45.09 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
Citazione:
Quello che scrivi mi trova in sostanziale accordo (complimenti: credo che pochi si pongano simili problemi a 16 anni). Unica obiezione (da parte mia): L' umanità é condizionata a cercare la giustizia, cioè adeguati premi per chi fa del bene e adeguate punizioni per chi fa del male nella stesso modo, determinato dalle circostanze nel quale fa tutto il resto, cioè nel quale si comporta più o meno bene: anche la valutazione morale dei comporrtamenti é condizionata, come i comportamenti stessi (rendersene conto -che ritengo un' ottima cosa- non cambia per nulla la situazione, non rende meno determinatamente portatori di senso della giustizia). Il fatto di essere determinati da come di é (diventati a secobnda delle circostanze) e non liberoarbitrariamente nel senso di incondizionatamente, indeterministicamente (che per me é sinonimo di casualmente) é anzi a mio avviso una conditio sine qua non della possibilità di valutazioni morali delle azioni (valutazione della loro bontà/malvagità piuttosto che della loro fortuna/sfortuna). |
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05-01-2013, 11.49.03 | #9 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
Sniko, secondo me commetti qualche errore nel tuo discorso.
Presenti la libertà assoluta nel senso in cui si intende, invece, il caso. Cioè te dici che in qualche modo le scelte sono condizionate da certi fattori e che per questo non si può essere totalmente liberi, ma in realtà, se ci pensi, una scelta che non sia condizionata da nulla non ha un indirizzo nemmeno, cioè non è più una scelta. Per cui di base la libertà, nel senso più preciso di libera volontà, deve porsi all'interno d'un sistema precedente. Detto questo bisognerà vedere se all'interno di questo campo preesistente si possa o meno muoversi sciolti dal totale determinismo. Ora, nel caso in cui tu ti senta un tutt'uno col resto dell'universo, vedrai che il condizionamento di cui stiamo parlando è, invero, autoimposto. Tuttavia rimane la questione di un autocondizionamento deterministico che escluderei (per motivi che scriverò tra poco). Qualche tempo fa avevo la tua stessa impressione riguardo la libertà, così poi mi sono iscritto alla facoltà di filosofia per capirci qualcosa di più, e tanto mi pare di avere ottenuto. Per contrastare ciò che ho chiamato autocondizionamento deterministico (cosa in cui ho creduto per anni) posso, prima di tutto, farti notare che se l'universo fosse una serie di cause determinate si avrebbe una quantità infinita di fatti precedenti a quelli in cui siamo coinvolti; ciò vuol dire che prima di noi sarebbero successe infinite cose, il che ci porta ad ammettere che in realtà non si sarebbe mai potuto arrivare a noi, poiché appunto prima si sarebbe dovuta realizzare una quantità senza fine di eventi. Questo argomento era presentato da molti teologi e filosofi post-aristotelici e non mi pare che se ne sia dimenticata l'importanza oggi. Se ci pensi la teoria del big-bang (e le altre simili) non ti dice che prima c'era qualcosa che ha determinato il tipo di esplosione della materia del nostro universo, si suppone che ci fosse il nulla, o un'altro universo che guardacaso non avrebbe portato effetti causali sul nostro, o meglio, che non avrebbe condizionato la forma particolare del nostro universo (la cui struttura non è uniforme). Da dove trarre la non uniformità del nostro universo? Questo è solo un argomento, ma se stai attento alle ultime scoperte scientifiche vedrai che la realtà sembra molto meno determinata di ciò che si pensava. Siamo soliti immaginare un oggetto come qualcosa che abbia una forma precisa e a sé stante, vallo a dire agli elettroni e al loro probabilismo (non voglio dilungarmi troppo su questo punto però, se vuoi guarda qualcosa di meccanica quantistica). In definitiva vorrei presentarti un'alternativa coerente a quella dell'inesistenza della libertà: non credo che la nostra sostanza e la nostra forma siano (seppure di istante in istante) perfettamente definite e determinate, mi pare piuttosto che viviamo in uno stato a metrà tra l'essere determinati e il non esserlo (e questa è la condizione vera della libertà che è condizionata ma scioltà). Può sembrare strano perché siamo abituati al linguaggio scientifico che determina e limita. Poi non voglio dire che per questo sei responsabile delle cose che fai nel senso cristiano. Poiché la tua forma non ha senso se non in relazione con quella degli altri, come ti dicevo prima, sarebbe più giusto affermare che c'è un solo soggetto=> "l'universo", ed è questo soggetto a possedere la libertà ecc. Così la colpa di ciò che fai continua ad essere legata all'ambiente esterno e alla collettività (tipo la società in cui sei immerso), ma la libertà sussiste. Ho voluto precisare questo aspetto perché ho iniziato a negare la libertà a causa appunto del concetto di resposabilità e colpa: mi sembrava che le persone fossero condizionate in modo imprescindibile nel loro agire. Scusa se sono stato lungo o oscuro, buone cose. |
05-01-2013, 22.00.34 | #10 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
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