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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
23-02-2013, 11.11.57 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: Sull'indicibile e sull'essere (note a margine)
Per poter parlare con un minimo di conoscenza vi consiglio di ascoltare e Cacciari e Coda direttamente. In questa pagina troverete tutto o quasi:
https://www.google.it/webhp?sourceid...w=1280&bih=838 |
24-02-2013, 08.13.35 | #8 | |
Ospite
Data registrazione: 14-02-2013
Messaggi: 29
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Riferimento: Sull'indicibile e sull'essere (note a margine)
Citazione:
L'indicibile - nell'accezione di Cacciari - sembra qualcosa simile a un ente che sta da qualche parte e che bisogna scoprire. Infine l'ateismo non è quello che lui dice, ma è la professione della negazione di Dio. La figura dell'indifferente è una figura del tutto moderna che non ha niente a che vedere col problema del fenomeno-verità del Divino. L'indifferente è il prodotto del nostro tempo fondato sulla fretta e che perciò non ha tempo nè per l'ateismo nè per la religione, semmai per la cocaina. Riguardo i riferimenti bibliografici credo si tratti di opere di teologi minori che la storia ha già sepolto: un passato dissolto. Ma si sa che gli eruditi lavorano più con le cose morte che con le cose vive. Ultima modifica di QantonioQ : 24-02-2013 alle ore 17.42.13. |
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24-02-2013, 13.04.48 | #9 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 08-05-2009
Messaggi: 164
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Riferimento: Sull'indicibile e sull'essere (note a margine)
@QantonioQ
non sono d'accordo con certe tue conclusioni e dichiarazioni. Cioè Citazione:
E qual'è l'altro verso di questo nesso "indissolubile" ? che l'uomo che ragiona ha sempre fede in qualcosa ? questo è vero se noi consideriamo effettivamente la convinzione in una qualche verità necessaria a sviluppare le premesse di un ragionamento, ma non vedo come questa fede in una verità si scambi con la fede in un dio, che mi pare pure un passaggio reso implicito nel discorso, e filosoficamente indifendibile. No perché se in un dialogo su dio mi si viene a dire che ragione e fede sono inscindibili ipotizzo mi stiano parlando di una qualche fede religiosa - il senso è come dici tu, banale. Occorrerebbe problematizzare maggiormente la nostra base e poi vedere come si relaziona la fede in generale con la fede religiosa, cose alquanto diverse. Resto d'accordo sulla necessità del nesso, perché in chiave "pure" fede è il semplice atto di credere in qualcosa, qualsiasi verità che non sia della più assoluta auto-evidenza all'intelletto. Il fatto è che qui si parla di un'altra fede mi pare... e soprattutto credo che se vuoi zittire qualcuno, dovresti prima argomentare a dovere, in senso filosofico appunto, e non banale e unilaterale. Citazione:
Con superamento di qualcosa si intende normalmente proprio il superamento della rilevanza/valore di qualcosa per noi, per cui trovo l'indifferenza verso la questione religiosa, se non che come interesse intellettuale del tutto libero e ricreativo, l'unico vero ateismo accettabile... l'ateismo A la Nietzsche, cioè. Quello non indifferente mi sembra più alla Schopenhauer che non solo disvela il mondo, ma lo rifiuta nella sua nudità. Il problema dell'ateismo non è sé stesso e ti faccio notare che un ateismo che sia tale perché dice "dio non esiste" vale lo stesso che un teismo che ne afferma la totalità, nello stesso grado di verità in cui io cerco di affermare con certezza che ci sia o meno una teiera sconosciuta in orbita intorno alla terra, essendo dio formulato in un modo che non ne rende possibile né la ragionevole certezza né la ragionevole certezza del contrario, per quanto a logica credo che i suoi possibili attributi si possano tagliuzzare fino ad un osso di "potenza". Per cui l'ateismo indifferente mi sembra la miglior risposta filosofica, perché anziché problematizzarsi come ateismo, problematizza piuttosto il resto delle opzioni. E non vedo come questa posizione possa essere causata dalla cocaina, sostanza che onestamente, pur essendo insofferente verso la questione teologica, non sento il bisogno di assumere. Semmai l'uso smodato di questo tipo di droghe è una conseguenza del radicamento di queste posizioni, e dall'assenza nelle masse di un sufficiente livello di pensiero meditante per assorbire un cambiamento del genere ( che è riconducibile al nichilismo attivo, mentre l'insufficienza è chiaramente di stampo culturale. Che poi, onestamente, mi sembra che le droghe siano l'ultimo problema tra quelli attuali ). E qual'è dunque la fretta di cui parli ? perché l'indifferenza verso suddetta questione significa semplicemente di vederne l'assenza terrena come non-problema, cioè essersi liberati dalla sua rilevanza al valore. In ciò non riesco a vedere nulla di sbagliato, anzi. Piuttosto si dovrebbe fare attenzione a non scambiare questa non-problematizzazione di dio secondo sé con una mancata problematizzazione di dio nella società; il mio problema da ateo non è la mia posizione nei confronti di dio ( che essendo svincolata da questo, non può essere fonte di problematiche religiose ) ma la posizione degli altri nei suoi confronti - che essendo relazione significativa, può creare problemi a me o alla società in cui vivo. Essendo dio una libera prerogativa e non un processo di partecipazione costretta come la politica ( dico costretta perché sia che voto sia che no ne subirò le conseguenze, per cui non posso sottrarre valore ), trovo l'indifferenza l'unica forma di ateismo ragionevole. "Dio esiste/non esiste" è una dualità destinata allo stallo, "non mi importa se dio esiste o meno e cercherò di vivere bene in tutti i casi" no. ponendo la questione = a 0, me ne sono così liberato. E' l'unica vera via di fuga dal teismo, a mio parere. In ciò devo ammettere che Cacciari mi ha stupito. Ultima modifica di Soren : 24-02-2013 alle ore 21.26.17. |
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25-02-2013, 07.12.38 | #10 |
Ospite
Data registrazione: 14-02-2013
Messaggi: 29
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Riferimento: Sull'indicibile e sull'essere (note a margine)
Soren,
della "necessità di un rapporto correlativo tra ragione e fede" parlò J. Ratzinger nel dialogo con J. Habermas. "Complementarità essenziale di ragione e fede". Occorre però dire che con "ragione" si può intendere tanto la "ratio" (che opera con asserzioni e con calcoli) quanto il "logos", e con "fede" si può intendere tanto la credulità conformistica quanto una concordanza-corrispondenza al trascendente. Il logos è l'omologo del Lògos (sia eracliteo, che giovanneo). La fede in quanto "pistis" può entrare nel rapporto omologante tra logos e Lògos. L'indifferente è colui che non è "critico", cioè non distingue tra due cose (divino, non divino) e non ne pone nessuna in rilievo. Egli non mostra interessamento o simpatia per nulla. Ma questa è già una tonalità emotiva. Non vedo come questa indifferenza possa essere identificata con la posizione ateistica. La fretta di cui parlo è quella che domina la nostra epoca tecnica: dalla rivoluzione industriale in poi - dice Heidegger, che qui cito a memoria -"l'uomo si accorse di non avere più tempo". Non avere più tempo vuol dire anche mancanza di un logos omologo al Lògos, mancanza di meditazione, mancanza del pensiero dell'essere. Tutto ciò porta l'uomo ad essere la cosiddetta "forza-lavoro" - che non ha tempo se non per se stessa e per l'essenza dell'epoca moderna. |