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07-01-2013, 14.59.02 | #22 |
αγαπ&
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
Risposta ad 0xdeadbeef
''Quindi tutto ciò che ci rende felici è superiore alla legge? E ciò che rende felice un criminale?'' Ebbene, a cosa serve la legge? Come già scritto per me serve a renderci 'felici' o, comunque, a farci stare bene. E perché non dovrebbe essere fine al vivere di chiunque? (In fondo, ciò che la legge ritiene essere giustizia, ossia ciò che mira ad attuare, è ciò che giustizia è ritenuta dalla maggioranza di noi altri, o dalle persone potenti o nei casi antichi da quelli più valorosi. Ma non sapremo mai cosa è la giustiza, o chi ha ragione, in questa vita s'intende. Infatti se fossimo tutti irrazzionali e con pochissima capacità di giudizzio, rispetto a i criminali, ad esempio, certamente daremo comunque ragione a noi stessi. Quante volte nella storia è capitato che la legge in vigore fosse ingiusta solo perché la maggioranza della popolazione o chi era al potere ha ritenuto erroneamente corretta l'attuazione di certe norme? Dunque, come riporta bene CVC tra i frammenti di Eraclito: ''Bisogna però sapere che la giustizia è contesa''). Nonostante questo, ritengo, comunque, che la giustizia, se si parla proprio di giustizia, dovrebbe dare felicità in ugual modo a tutti. cosa naturalmente impossibile. Ma perché, è impossibile? Perché ci sono razionalità diverse, menti pensanti con pareri ineguali, ed così la giustizia, è umanamente parlando relativa. Ma la morale, invece, è sempre la stessa, perché non ammette soluzioni differenti in situazioni medesime. (Adottando lo stesso tuo esempio, Hitler, ebbene sarebbe stato giusto che esso avesse sperimentato ciò che lo rendeva felice senza alcuna limitazione, ma ciò che sarebbe stato veramente morale fare, ciò che la morale detterebbe, non è di fare ciò che lui ha fatto). Comprendi? o sfugge qualcosa a me? Semplificando, quindi, la giustizia è relativa, perché può riferirsi alla giustizia personale, alla giustizia collettiva, ed alla giustizia assoluta (che può esistere soltanto nel caso di non-esistenza). Mentre la morale si riferisce solamente a ciò che la giustizia assoluta farebbe in quel caso. (solo che non si parla di giustizia assoluta perché è assoluta rispetto però al contesto di riferimento). |
07-01-2013, 15.18.04 | #23 |
αγαπ&
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
Risposta ad and1972rea
''...volevo farti sommessamente notare una piccola piega tautologica nelle tue sagaci argomentazioni: affermi che "ciascuno di noi e' condizionato da se' stesso" per sostenere la tesi dell'l'inconsistenza della liberta' nell'ambito dell'agire e del pensare umano; ebbene , chiediti questo: se io sono in grado di condizionare me stesso, in qualsiasi modo lo possa fare, vuol dire che sono davvero libero nel senso piu' assoluto del termine'' Certamente tu potrai modificare a tuo piacimento (per quanto tu possa essere bravo a farlo e non ottenere risultati contrari), ma questo è vero quanto è vero il fatto che tu non potrai mai sradicare te stesso dall'ambiente in cui vivi ed in cui hai vissuto, ed un ambiente in cui vivi ed in cui vivrai ci sarà sempre. ''Cambiare fisicamente te stesso, cioe', forse, cambiare realmente te stesso a partire da te stesso, sarebbe , quindi, null'altro che un atto di pura liberta'. Se invece fosse un bisturi nelle mani di qualcun altro a sezionare il corpo calloso del tuo cervello per farti "ragionare diversamente"...non dovresti comunque ritenere questo fatto una prova logica della limitatezza della liberta' che ti appartiene; immagina, infatti, di poterti paragonare ad un automobilista in un'autovettura della quale sei in grado di conoscere soltanto gli elementi meccanici : davvero dispereresti di essere libero per il solo fatto che un meccanico bontempone possa riprogrammarti la centralina o invertire il contatto degli indicatori direzionali? ...ok, vorrai girare a destra e metterai la freccia a sinistra, penserai di accelerare ed in realta' rallenterai, ma sarai sempre libero di sperare che un professionista serio possa arrivare a comprendere le tue scelte per poterti permettere di agire nuovamente e correttamente attraverso una liberta' mai perduta; all'interno del tuo abitacolo sarai libero di accenderti una sigaretta e di attendere pazientemente i soccorsi'' Ti devo far notare che nemmeno questa è libertà, e ti potrei fare vari esempi. Il più significativo che ho in mente ora è di farti pensare che se tu fossi nato più poltrone o menefreghista tu il problema di cambiare te stesso non te lo porresti, ma se guarderesti le cose con una mente perfetta ed conoscente di tutte le cose (capirai impossibile, pure pensarci) magari sceglieresti di non essere poltrone. Così, qualunque esperienza ti capiti, tu resti non libero di scegliere oggettivamente cosa scegliere. Mi son spiegato? |
07-01-2013, 20.10.23 | #24 | |
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
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07-01-2013, 20.46.02 | #25 | |
Moderatore
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
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07-01-2013, 21.56.03 | #26 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
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Ho l'impressione che tu tenda, come dire, a "sospendere" il discorso sul fondamento della giustizia. Insomma, come nel più schietto stile fenomenologico, sembri quasi voler operare una "riduzione eidetica", cioè sembri voler trasformare il fenomeno-giustizia in una "essenza" (cioè in un noumeno, come del resto tu stesso affermi, definendo la giustizia "noumeno perfetto della legge"). "Per me" (ovvero per la mia pratica discorsiva, che è in radice kantiana), un tale punto di vista non è sostenibile, perchè manca del "fatto"; del dato empirico che, esso solo, può orientarci nella conoscenza. "Per me", in sostanza, la conoscenza è solo e sempre conoscenza del fenomeno (mai di un noumeno che pure "c'è", ma la cui conoscenza rimane, come dire, allo stato di "eidos", cioè di conoscenza formale, o categoriale). E d'altronde quella visione porta Husserl a ritenere la coscienza come un movimento di trascendenza verso l'oggetto (reale; non formale come in Kant). Un movimento che, in Husserl, porta la "percezione immanente", cioè la coscienza che l'"io" ha delle proprie esperienze, alla corrispondenza dell'"essere" e dell'apparire dell'oggetto stesso (parlo dell'oggetto che si dà alla coscienza, perchè per quanto riguarda l'oggetto "esterno" le considerazioni di Husserl mi sembrano assai simili a quelle di Kant). Ritengo (sinteticamente, perchè un discorso così complesso ed affascinante è ben difficilmente riducibile in poche righe) che Heidegger abbia dato la più chiara definizione dell'oggetto fenomenologico, quando afferma che esso è "ciò che non si manifesta" (e sappiamo bene che in Heidegger ciò che "è" ma rimane nascosto è appunto l'"essere"). In definitiva, a mio avviso, ciò che manca è, come dicevo, un dato; un oggetto che invece, e contrariamente a ciò che afferma Heidegger, si "manifesta" e costituisce oggetto di discussione in quanto tale "manifestarsi" fenomenico viene condiviso dai partecipanti alla discussione. Altrimenti, e detto in parole poverissime, non si sa più di che parlare (anche questo è un problema filosofico sul quale meriterebbe riflettere, non credi?) E' su questa base che chiedevo (fenomenicamente, non fenomenologicamente...) se il termine "giusto" indicasse qualcosa di superiore alla convenzione umana. un saluto |
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07-01-2013, 22.40.32 | #27 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
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Secondo te c'è quindi una giustizia individuale, una collettiva ed una assoluta (che non esiste se non come idea di felicità universale): dico bene? La morale invece è una sola, e si riferisce solo e sempre alla giustizia assoluta, giusto? Ma se così stanno le cose, siamo ancora al punto di partenza. E cioè: chi o che cosa fonda tale assolutezza? Che è lo stesso che chiedersi: su cosa si fonda la morale? Quello che ti sto chiedendo è il fondamento: in cosa consiste? Esso è forse un'idea? E' un qualcosa di reale? E' un sentimento? E da dove prende la legittimazione per dire: "io sono il fondamento della morale, e dico che tu, Adolf Hitler, hai profondamente sbagliato a fare quel che hai fatto, e questo pur se hai fatto quel che ti ha reso felice"? Cerca di capirmi Snikio (ne hai le possibilità): CHI è che decide quel che è giusto e quel che è sbagliato? Non mi puoi rispondere: "è la morale (o la giustizia assoluta)". Perchè io ti chiederei subito: CHI è la morale per venirmi a dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato? Da dove prende l'autorità per venirmi a dire come mi devo comportare? ciao (guarda che non sono mica risposte facili...) ciao |
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08-01-2013, 10.20.39 | #28 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
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09-01-2013, 21.26.34 | #29 | |
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Riferimento: Libertà, ecco perché non può esistere.
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10-01-2013, 04.55.24 | #30 | ||
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