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07-01-2012, 23.05.26 | #62 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-03-2007
Messaggi: 173
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Riferimento: L' uomo non pensa
Citazione:
L'essere umano vive prevalentemente in un mondo linguistico ... nel senso di molto relazionato verbalmente ... L'essere umano comprende il concetto "verbale", che si riferisce al linguaggio; i non umani vivono all'interno dei loro verbi, verbi come azione nel mondo assecondando la loro sapienza un pò magica sulla causa effetto. Ciò nonostante posseggono un linguaggio. Cosa mette in scena il loro linguaggio? Manifestazioni emotive, ma non solo queste. E' qui che va cercato il bergamo del discorso per fare un pò di chiarezza. Io dico che ci vuole un segno, io lo chiamo semplicemente significante, faccio una retta semeiotica; ci vuole un segno percepibile da almeno uno dei nostri sensi per potenzialmente scatenare un fenomeno di attribuzione di significato al segno, il quale, in prima battuta si presenta come punto di contatto. Ergo, se esiste la parola pensiero, o memoria, o lingua, o coscienza, o Dio, almeno una la prima tra queste, dove è stato visto il concetto che la sottende, o sentito o fiutato o toccato e gustato? Vorrei dire che seguendo questa logica il pensiero esiste nella nostra mente da quando è divenuta pubblica la parola pensiero o parlare o dire o parola. Un'alternativa è la mutazione casuale, ma non solo penso. Allora ci dovremmo chiedere se è nell'ambiente che si fiuta il significante, ovvero quello che ci fa segno e a volte non sappiamo cosa sia e magari vorremmo sapere. L'attenzione, il corpo mente, lo aggancia tramite i sensi e il pensiero lo elabora. Piacerebbe anche a me sentire qualche opinione. Il segno, linguistico o ambientale generico (una pietra che cade), per trasformarsi in concetto deve essere sensorialmente acquisito? Grazie. Ciao |
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07-01-2012, 23.29.12 | #63 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: L' uomo non pensa
Citazione:
Hai detto bene. Neppure io riesco a comprendere come non si possa almeno intuire una teleologia nel divenire. Se leggerai o ascolterai affermazioni dei negatori della teleologia potrai notare quanto nel loro parlare e scrivere usino termini e concetti che contraddicono quanto affermano in sede teoretica . Il bello è che adducono argomenti scientifici, di solito la quantistica per sostenere le loro tesi...sempre in sede teoretica. Sono le mode . In un universo casuale mi domando che senso ha apprendere le scienze....ed anche discutere di qualsiasi argomento. Misteri della fede. |
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08-01-2012, 04.27.45 | #64 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
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Riferimento: L' uomo non pensa
Citazione:
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08-01-2012, 10.23.23 | #65 | ||||||
Ospite
Data registrazione: 04-01-2012
Messaggi: 15
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Riferimento: L' uomo non pensa
Citazione:
A dire il vero l'evoluzione non ha un senso di marcia così ben stabilito, semplicemente gli organismi che sono capaci di sopravvivere e adattarsi sopravvivono e gli altri no. Non c'è nessun "miglioramento" o "peggioramento" in senso assoluto. Ma anche si fosse manifestato un senso di marcia, questo in assoluto non ci dice niente: al limite sarebbe un dato di fatto. Ma i dati di fatto non sono sufficienti a esplicare un senso. Citazione:
Questo è un quesito su cui le migliori menti si scervellano da secoli, e una risposta non è ancora pervenuta. Citazione:
Quello che chiamiamo "forza di gravità" è una regolarità che abbiamo trovato nella natura e che abbiamo visto funzionare. Ma questo non rende la "forza di gravità" un qualcosa di vero in assoluto: è un'operazione della mente. Per essere chiari: gli effetti del lanciarsi dal dodicesimo piano sono ovvi e inequivocabili, essi sicuramente non sono un'astrazione. Astrazioni sono i percorsi mentali che ci portano a formulare leggi in base alle regolarità che ritroviamo nella natura. Come diceva Einstein, forza energia etc sono utili per formare la topografia dell'universo, ma non determinano l'universo stesso che si comporta "come se" forza energia etc esistessero. Sono concetti, idee utili a descrivere e a pensare, esattamente come il concetto di "punto" che in sè e per sè è assente dalla realtà concreta ma presente nella mente umana. Citazione:
Il buon pensiero, di tutti i tipi, non si accontenta dell'evidenza ma cerca quantomeno di metterla alla prova. Specie se queste evidenze sono verità "forti" (l'universo è deterministico; la mente coincide con il cervello; non esiste la casualità etc) e hanno implicazioni altrettanto forti, su tutti i piani. Citazione:
Ma l'intuizione di per sè deve essere messa alla prova, di per sè lasciata da sola non è un buon argomento. Specie, come ho scritto poco sopra, nel caso di verità forti con implicazioni forti. Citazione:
A parte che un universo privo di una teleleogia meccanicista e determinista non coincide con un universo casuale. Ma anche in un universo casuale avrebbe perfettamente senso studiare le scienze, in quanto esse registrano regolarità per creare modelli anticipatori. La scienza di per sè non può dire nulla riguardo la teleleologia, in quanto la scienza non indaga il senso ma appunto cerca regolarità: per determinare una finalità nella natura invece necessariamente dobbiamo tirare in ballo l'ermeneutica, cioè l'indagine sul significato. Voler creare un'ermeneutica tramite il pensiero scientifico negando l'ermeneutica è una contraddizione abbastanza grossa, ma comune in questa nostra era. Saluti |
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08-01-2012, 19.55.43 | #66 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
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Riferimento: L' uomo non pensa
Perchè è nata allora la comunicazione?
Questo è un quesito su cui le migliori menti si scervellano da secoli, e una risposta non è ancora pervenuta. Ma l'ermeneutica oramai ha tirato delle somme e se si confrontano i risultati con le neuroscienze le cose quadrano: la comunicazione, il parlare, è in realtà operare (parola tedesca per dialogare), mediare, scontrarsi con l'alterità; non è nata la comunicazione, la comunicazione è ciò che l'essere nel divenire ha sempre mostrato d'avere, la relazione con l'altro in ogni sua forma. La scienza di per sè non può dire nulla riguardo la teleleologia, in quanto la scienza non indaga il senso ma appunto cerca regolarità Bé, gli organismi biologici operano secondo regolarità conformi al fine dell'autoconservazione e mi sembra che la scienza studi questi organismi... Poi una cosa che ho sempre notato è questa: perché le leggi della natura dovrebbero mantenersi come sono se non per permettere che l'universo non diventi paradossale e scompaia? Se non si pensasse al fine della conservazione dell'essere si dovrebbe ammettere che le leggi universali non cambiano solo per qualcosa di intrinseco nella loro natura, ma non si spiegherebbe il motivo per quella particolarità della loro natura e, come le scienze, non riusciremmo a rispondere alla grande domanda: perché esistiamo? Loro dicono: perché c'è una legge che lo permette...; e chi l'ha fatta? e perché non cambia? Una volta ammesso che l'essere non può non essere (e ciò è da molti filosofi accettato per varie argomentazioni logiche), che l'essere non può comparire dal nulla o diventare il nulla, non possiamo che ammettere per le leggi universali un'armonia che è il fine di permettere quell'esistenza, un loro conformarsi allo scopo, alla necessità suprema di un esistenza possibile. Per questo direi che non è possibile abbattere la teleologia per chi crede nella necessità dell'ente e dei suoi prodotti, poiché appunto, in questo caso, le leggi della natura permetterebbero l'esistenza stessa conformandosi al suo scopo d'essere. Allora i prodotti dell'evoluzione non sarebbero oggetti che si conformano al fine, per esempio, di un proprio "miglioramento" (e qui molto si potrebbe chiedere su cosa si intenda per questo miglioramento, così, come tutti i darwinisti, ci si renderebbe conto che non è qualcosa di obbiettivo e che quindi non ha senso parlarne; l'uomo potrebbe soccombere per le guerre e gli insetti no, allora gli insetti sono migliori.. ecc ecc..), ma essi si conformeranno comunque al fine di un esistenza possibile. Se invece crediamo all'esistenza della contingenza, allora l'essere non è necessario e finché è, le sue leggi particolari potranno anche non conformarsi a quell'unità che presupponiamo di solito e che cerchiamo con la scienza. La cosa dimostra, in realtà, che l'intelletto presuppone un unità delle leggi particolari empiriche nonostante non l'abbia trovata ancora e che prova un piacere (propriamente liberazione da un bisogno) quando vi si avvicina. Oppure si potrebbe dire che è necessario l'essere, ma non tutte le leggi particolari che lo vincolano, non si capirebbe però, chi, cosa o perché, abbia scelto di mettere quelle leggi che non danneggiano l'esistenza ma neanche sono da quella necessitate... |
08-01-2012, 20.24.53 | #67 |
Ospite abituale
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Riferimento: L' uomo non pensa
Tempo2011
Finalmente ho capito quello che intendevi con quella memoria ecc; tu dici Io credo che se si continui a disquisire sulle qualità per definire il pensiero, senza prima di aver compreso come sia nato e sviluppato, secondo me rischiamo di fare il famoso buco nell'acqua, continuando a chiamarlo: sto cavolo de pensiero. Ciao. Io ho una mia posizione in merito se vogliamo definire con pensiero ciò tramite cui qualcuno elabora soluzioni per affrontare gli accidenti durante la sua esistenza (cosa che aviene in continuazione ovviamente): in questo caso si identificherebbe il pensiero con gli eventi che permettono il conatus, allora si tratterebbe di relazioni tra elementi di un insieme, capaci di mantenere stabile l'insieme stesso. Mi dispiace, ma la soluzione finale della nascita di tutto questo, a mio parere, può avere una soluzione solo nella teologia e la mia posizione più o meno è questa: l'essere non può non esistere e l'esistenza si realizza nell'informazione/relazione/scontro, cose tramite cui delle forme possono effettivamente delinearsi a vicenda e dunque, dirsi presenti. L'universo in questo senso è da sempre pensiero e memoria, cioè quest'informazione, queste relazioni e realizza, a causa delle leggi che lo gestiscono per permettere la sua permanenza, micro universi. Calcola che il processo di creazione delle reti neurali e dei neuroni stessi è quello del'evoluzione, proprio nel senso che, i vari neuroni, durante la fasi di sviluppo del cervello che si "conclude" con la fine dello sviluppo, devono concorrere all'accesso di risorse limitate, chi non ce la fa muore e diventa più o meno "concime" per gli altri che sopravvivono. Per questo se durante i primi anni di vita mi bendi gli occhi, i neuroni del mio sistema visivo non si sviluppano e si sviluppano di più quelli degli altri sistemi sensoriali. Ciao ciao |
09-01-2012, 04.55.17 | #68 | |||
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Riferimento: L' uomo non pensa
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Ultima modifica di Tempo2011 : 09-01-2012 alle ore 16.12.28. |
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09-01-2012, 17.55.13 | #69 |
Ospite abituale
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Riferimento: L' uomo non pensa
La mia posizione non è il frutto di fede ma di ragionamenti che possono essere sbagliati, per questo sono qui a discutere. Il fatto è che su queste cose ho già più o meno formato un'idea personale frutto anche di tante esperienze e studi di cose particolari o anche dettagliate come quella che ho scritto sui neuroni.
Non sono un religioso, propendo per il meccanicismo o determinismo alla Emanuele Severino (condivido gran parte del suo lavoro), volevo scrivere ontologia e invece ho scritto teologia " mi spiace... comunque non mi sembra di aver citato nessun Dio... Veramente io penso che la soluzione a una domanda grossa come quella della comparsa del pensiero possa trovarsi a partire da un discorso sull'ente e sui suoi immediati prodotti (quindi su un'ontologia), o addirittura tramite una teleologia, per esempio, c'è chi è pronto ad ammettere che scopo dell'esistenza è che l'essere si conosca. Scusa Tempo 2011, non volevo interrompere il dibbattito, volevo solo riportare una personale posizione rispetto alla domanda che hai posto e mi piacerebbe anche ascoltare la tua. Ultima modifica di Aggressor : 09-01-2012 alle ore 22.34.54. |
09-01-2012, 21.15.18 | #70 | |
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Riferimento: L' uomo non pensa
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