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06-01-2012, 11.07.38 | #51 | |||
Ospite
Data registrazione: 04-01-2012
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Riferimento: L' uomo non pensa
Salve! Sono un nuovo utente. E' da un pò che vi leggo e ho deciso di iscrivermi e partecipare alle conversazioni...spero che la cosa sia fruttifera
Citazione:
Il problema è che la comunicazione umana, anche quella più primitiva, va oltre "l'utile" e la sopravvivenza in senso stretto ma ricerca un senso, un significato. Basti pensare ai complessi rituali delle società tribali o ad alcune leggi totalmente svantaggiose per quanto riguarda la stretta conservazione della specie, ma indispensabili per le tribù stesse. L'evoluzione e il processo evolutivo sono dati di fatto ma non possono essere elevati arbitrariamente a una teleleologia: noi vediamo ciò che sopravvive e il suo mutamento, ma questo non significa affatto che lo "scopo" della natura (che comunque anch'essa è e rimane un'astrazione umana) e della vita risieda nell'evoluzione o che, ancora più radicalmente, vi sia uno "scopo". Un discorso simile può essere fatto per la scienza: noi troviamo delle regolarità nella natura, ma non abbiamo diritto, a mio parere, di elevarle a leggi assolute. Sono semplicemente regolarità che osserviamo fuori dal caos e che utilizziamo come strumenti per vivere. Non hanno valore "veritativo" assoluto. Questo ce lo insegna molto bene Kant, che studiò a fondo i limiti che la mente umana ha nel modelizzare e astrarre la realtà. La scienza, dice il filosofo, non lascia parlare liberamente la natura ma la interroga come un giudice interroga l'imputato, cioè fa delle assunzioni e ne cerca la conferma o la smentita.Quindi ogni "legge di natura" è frutto di una teoria e un'astrazione umana antecedente. La forza della scienza risiede proprio nel suo NON essere veritativa; se si vuole caricare la scienza di significati metafisici le si fa un danno e non un servigio, a mio parere. Citazione:
Ma anche il concetto di "forza" è un'astrazione, in sè è vuoto, non ha valore veritativo. Oggi sappiamo che l'universo si comporta "come se" forza, energia ecc esistessero ma di per sè forza, energia ecc non esistono se non come astrazioni. I primi a dirlo sono gli scienziati stessi, ad esempio Einstein sosteneva che questi concetti fossero indispensabili per tracciare la topografia dell'universo ma non che indagassero "la cosa in sè". Se ci si mette in questa prospettiva, si esce da un rigido meccanicismo (deterministico o probabilistico) e si ritorna in una prospettiva autenticamente libera. Citazione:
Anche qui, a mio parere si tratta di una visione riduttiva: per i motivi detti sopra la mente non può indagare sè stessa così rigidamente. Inoltre non si può escludere il lato qualitativo della mente umana: la coscienza è altrettanto "vera" quanto i pattern neurali osservati in laboratorio. Su questo, c'è tutto l'immenso dibatitto sui qualia (un buon sunto si trova sulla wikipedia inglese: http://en.wikipedia.org/wiki/Qualia ), dibattito che mostra come la mente usi in primis le proprie categorizzazioni (come forza, particella, energia etc. ad es l'idea di particella si basa sulla semplice idea di "punto", che è mentale e non esistente in sè) per anticipare il comportamento di quei fenomeni che poi, una volta modellizzati, chiamiamo fisici. Pensare quindi che le particelle, ovvero i "puntini", costituiscano il fenomeno mentale diviene quindi assurdo perché esse sono prima di tutto categorie mentali. La scienza, in quanto metodo di indagine, deve sempre costituire una teoria quantitativa che anticipi un fenomeno: per il fenomeno mentale nel suo complesso non è possibile creare questa teoria senza che essa sia monca quindi siamo fuori dal campo di indagine scientifico, a mio avviso. Saluti! |
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06-01-2012, 22.14.56 | #55 | |
Ospite abituale
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Riferimento: L' uomo non pensa
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Ultima modifica di Tempo2011 : 07-01-2012 alle ore 02.06.16. |
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06-01-2012, 22.27.42 | #56 | |
Ospite abituale
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Riferimento: L' uomo non pensa
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O chissà cos'altro avrebbe creduto ... magari che l'avessero spinto. Credere di volere non è a mio dire un effetto illusorio della coscienza. Il volere e il dovere ci sarebbero indotti dal nostro corpo sedotto nella sua interezza, ma volere e dovere non sono concetti facilmente intruppabili, si compenetrano. Probabilmente corrispondono ad un modo per mascherarsi. Non so se sono un determinista. C'è qualcosa che non mi convince circa il tempo; tempi di chiusura, di incrocio; l'idea è che si possa prender tempo, dilatare il tempo scomponendo le azioni. Ciao |
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07-01-2012, 03.08.27 | #57 | |||||||
Ospite abituale
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Riferimento: L' uomo non pensa
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Ultima modifica di Tempo2011 : 07-01-2012 alle ore 10.09.44. |
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07-01-2012, 12.01.52 | #58 | |
Ospite
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Riferimento: L' uomo non pensa
Citazione:
No, non mi collego al tao della fisica, è un libro che non ho ancora letto, pur avendolo in lista e conoscendolo di nome. In tutti i casi, un taoista non riterrebbe sostanziale in sè e per sè nemmeno il concetto di "energia", che è ugualmente un'astrazione, infatti "Il tao di cui si parla non è il grande tao" dice Lao-Tze. |
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07-01-2012, 12.19.51 | #59 |
Ospite abituale
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Riferimento: L' uomo non pensa
Mi perdonerai Aggressor, ma quest'ultima domanda è la riprova che, per inserirsi in una discussione è indispensabile aver letto tutto quello che è stato scritto in precedenza, sopratutto in un tema così ostico. In ogni caso, qui non abbiamo dato al quesito delle risposte "religiose e metafisiche", anche perché già esistono abbondantemente. Abbiamo cercato di elaborare delle risposte "laiche" applicando un empirismo logico. Per esempio, per rispondere a come abbia fatto la materia inerte a creare la memoria, mi sono ispirato al fatto che la materia stessa ha già in dotazione una memoria, rappresentata dal suo stato solido, liquido e gassoso. Di fatto, perché con il variare della temperatura si ottengono sempre le stesse mutazioni fisiche, in qualsiasi parte dell'universo? Ecco, la neonata vita, essendo materia anche essa, non ha fatto altro che "ricordarsi" le temperature che gli hanno permesso di nascere (imprinting). Questo processo empirico l'ho chiamato memoria fisica, proprio perché è servito solo per riconoscere quei paletti termici a lei più adatti e che gli hanno permesso di nascere.
Carissimo Tempo 2011, io avevo letto quel che avevi scritto sulla memoria della materia e l' imprinting, ma no lo avevo capito. Comunque non ho pensato assolutamente alle vostre risposte come religiose (forse metafisiche si, e non che che disprezzi la materia in questione). Tu dici che la materia ha ricordato i paletti termici più adatti a lei e che gli hanno permesso di nascere; ma se quelle temperature hanno scatenato la vita non è del tutto contingente -per la formazione della vita stessa- ammettere pure che essa abbia riconosciuto o ricordato quelle temperature? Nel senso che questo non ci aiuta a capire come si sia formata la vita stessa o la memoria o il pensiero... non so se continuo a non afferrare il tuo discorso, in questo caso scusami molto Tempo 2011. Comunque se non ho capito male dal tuo post siamo più o meno sulla stessa linea . Credere di volere non è a mio dire un effetto illusorio della coscienza. Il volere e il dovere ci sarebbero indotti dal nostro corpo sedotto nella sua interezza, ma volere e dovere non sono concetti facilmente intruppabili, si compenetrano. Probabilmente corrispondono ad un modo per mascherarsi. Ma si, Benedetto, più o meno è ciò che intendo anche io. si sta affermando che quello che è stato definito come pensiero, sistema con una sua chiusura operativa già proposta (la triade semiotica), sia trasposto su base biologica (interpenetrazione). In pratica il sistema pensiero è reso totalmente a livello biologico, pur rimanendo due sistemi differenti. Ciao Alexis Honlon, quello che dico è proprio che la definizione di pensiero come un sistema con chiusura operativa di "triade semiotica" è troppo riduttiva. E voglio chiarirti le mie argomentazioni: 1) Per le neuroscienze le cose stanno può o meno come ho già detto negli altri post (e vabbé, con ciò voglio solo dire che magari conviene valutare la loro posizione); 2) la triade semiotica sembra il semplice esser consci delle relazioni necessarie o causali della natura, non è la triade semiotica a farmi risolvere un problema, ma il problema si risolve quando identifico la triade semiotica e poi, magari, quel risultato può tornarmi utile per identificare altre triadi semiotiche. Se mi scotto mettendo la mano sul fuoco, anche se non esplicito una triade semiotica del tipo "mi sono bruciato mettendo la mano sul fuoco perché il fuoco brucia" la prossima volta col cavolo che metto la mano sul fuoco. Non è stata la triade a farmi capire, io ho capito con il fatto del dolore suscitatato in un contesto e quello che ho capito, dal punto di vista di una formalizzazione logica, è la triade semiotica. Provo a fare un altro esempio: mettiamo che un giorno litigo con un amico e quello mi fa un occhio nero. Poi più o meno facciamo pace ma un giorno succede che tra noi si alza la tenzione, ora, mentre la situazione si riscalda io cerco di pensare al da farsi; magari so che posso batterlo ma il mio subconscio ha paura per quello che è successo in passato affrontandolo. Alla fine di uno scontro tra emozioni opposte, memoria, alcuni ragionamenti (fatti proprio con triadi semiotiche esplicite) io mi zittisco e me ne vado; ciò a cui sono arrivato è "l'altra volta mi è venuto un occhio nero comattendo con lui perché è più forte". Magari non è neanche vero, ma è ciò a cui il mio stato corporeo complessivo mi ha portato. Per questo Edelman e Tononi cercano di evidenziare che la fase del pensiero linguistico è certamente la punta più affilata delle nostre capacità intellettive, ma esse non si identificano essenzialmente con quella. Ciò che intendo però, più profondamente, è farvi notare che quella triade è, in sé (e secondo un modesto parere che potrei anche cambiare alla fine della discussione), la semplice relazione di causalità che è sempre presente in ogni oggetto cosciente o incosciete che sia. Quando si è coscienti è normale che ci si renda conto della sua esistenza; magari un animale non la pensa nel modo dialetticamente esplicito come facciamo noi, nondimeno la comprende e la usa per i suoi scopi. Dici che non si può dire che l'universo pensa, ma se il pensiero è la triade semiotica allora l'universo la usa inconsapevolmente nella fattualità delle relazioni causali e necessarie... Scusa se mi sono dilungato come al solito :( mi piacerebbe chiarire questo punto però, se vi va, per chiarire l'essenza di sto cavolo di pensiero. Ultima modifica di Aggressor : 07-01-2012 alle ore 16.05.52. |
07-01-2012, 15.47.08 | #60 | |
Ospite abituale
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Riferimento: L' uomo non pensa
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L'evoluzione forse non ha una teleologia, ma un senso di marcia penso di sì. Non sono a conoscenza di uomini divenuti monere. Se dagli unicellulari siamo passati ad esseri vieventi con apparati e sistemi complessi forse c'è un senso. Perchè è nata allora la comunicazione? La forza e l'energia sono astrazioni? Provare a lanciarsi dal dodicesimo piano di un grattacielo e vediamo se non agisce la forza di gravità: un'astrazione!! L'uomo con il suo pensiero è problematico per natura, ma non bisogna fare delle contorsioni mentali per negare le evidenze non dico filosofiche o scientifiche , ma quelle della vita di ogni giorno. |
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