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31-12-2011, 13.48.02 | #23 | ||||||||
Ospite abituale
Data registrazione: 05-05-2008
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Riferimento: L' uomo non pensa
Citazione:
Ma questa delimitazione è possibile anche senza cambiare la definizione di "pensiero". Diremmo semplicemente che alcuni animali non possiedono il pensiero di tipo x (la capacità di ragionare per analogia, ad esempio). Quindi la scelta della definizione stretta è ancora da motivare. Citazione:
In che senso di "derivazione primaria"? Se intendi dire che la prima espressione implica la seconda, allora si tratta di un errore: è possibile che né l'uomo né il pensiero pensino. E' una derivazione scorretta. Quindi non hai ancora dimostrato che "non solo l'uomo può pensare". Citazione:
Nel caso in cui trovassimo altre forme di vita pensanti potremmo certamente affermare che non solo l'uomo pensa. Ma non che il pensiero pensa. Citazione:
Non è accettabile come argomento. Non dimostra nulla: è come se io dicessi che è vero che a, in virtù del fatto che a implica a. Se ti limiti a dire che a --> a, allora stai affermando una tautologia e non ci fai nulla. Se invece vuoi dimostrare qualcosa devi costruire un argomento (è quello che volevi fare, giusto?), allora da a --> a non puoi derivare a. Ti basta costruire la tavola di verità di (a --> a) --> a, per accorgertene. Se anche dimostrasse qualcosa, comunque, dimostrerebbe semplicemente che l'uomo non stimolato dall'esterno non pensa. Non dimostrerebbe, quindi, né che l'uomo non pensa, né che il pensiero pensa; che sono le tesi che l'argomento voleva difendere. Citazione:
Ma questa è una proposizione, non un argomento: la devi ancora dimostrare (e poi devi dimostrare tutto il resto). Le proposizioni da dimostrare sono: 1, l'uomo non pensa ; 2, il pensiero pensa. La prima è stata interpretata come 1a, non solo l'uomo pensa. Le due motivazioni che tu fornisci per dimostrare tali proposizioni fanno uso, l'una di 1, l'altra di 1a. Ma 1 e 1a non sono la stessa cosa, si escludono a vicenda e non puoi utilizzarle contemporaneamente, quindi non si capisce cosa stai cercando di dimostrare. Ma che poi, sarebbe come dire: l'uomo non pensa senza, poniamo, il linguaggio; quindi 1,l'uomo non pensa e 2, il linguaggio pensa. La prima conclusione è una generalizzazione non giustificata: non è l'uomo in generale che non pensa, bensì soltanto quello privo di linguaggio. La seconda è da rigettare, poiché non segue in alcun modo dalla premessa, o, nella peggiore delle ipotesi, è insensata. Io non penso senza il linguaggio, e nonostante questo il linguaggio non pensa. Citazione:
E' capace di correre qualcosa che può correre. Una capacità non può correre. Corrono le entità fisiche. La capacità di correre deve essere una proprietà di un oggetto fisico, il quale può correre. Un oggetto capace di correre è capace di correre, non la sua capacità di correre. E' una confusione categoriale. Citazione:
Intendo il termine "predicato" nel senso che ha nella logica predicativa. Certamente i predicati sono entità insature, che acquistano valore di verità soltanto se saturate. E certamente un predicato può essere saturato da un altro predicato o da una funzione. Stessa cosa vale per le funzioni. Ma non per questo il predicato può essere saturato soltanto dallo stesso predicato, perché? Da dove trai questa conclusione? Né la funzione può essere saturata soltanto dalla stessa funzione. Che poi saturare un predicato con lo stesso predicato porterebbe a cose come U(u), ossia: "è umano" è umano. E comunque, il fatto che la proposizione "la capacità di costruire triadi semiotiche ha la capacità di costruire triadi semiotiche" sia riscrivibile utilizzando il linguaggio della logica predicativa -- Cts(Cts) -- non è una prova della sua verità. Citazione:
Come sopra. Si tratta ancora di dimostrare tutto. |
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31-12-2011, 15.15.46 | #24 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 29-09-2011
Messaggi: 47
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Riferimento: Pensiero e memoria
Citazione:
Ti rispondo non tramite opinioni personali: esse non sono necessarie. Ti rispondo con dei dati scientifici, chiari e conosciuti. Nel percorso evolutivo, la prima funzione nervosa strettamente tale a comparire è il "riflesso": tale funzione prescinde dalla necessità della coscienza e di ogni altra attività neurofisiologica. Tuttavia, e qui spezzo una lancia basilare a tuo favore, la memoria precede di gran lunga il riflesso... E di così tanto, nell'evoluzione, la memoria lo precede, da essere provata persino per organismi unicellulari, del tutto privi di qualsivoglia componente, apparato, struttura, sistema affine anche lontanamente al tessuto nervoso! Dunque, partiamo pure da questa solida e dimostrata base: nella lunga storia della vita sulla terra la memoria è una delle primissime funzioni biologiche a comparire. Probabilmente perchè essa è talmente indispensabile alla vita da non potersi far senza: così come non si fa senza una membrana citoplasmatica che consenta l'omeostasi dell'ambiente interno oppure la glicolisi o la replicazione del materiale genetico. Detto questo, però, non possiamo non fare anche quest'altra osservazione: memoria e attività nervosa possono sussistere separatamente, intendo la memoria come "storage" informatico. Infatti, se riguardiamo la questione dall'angolatura biomolecolare, non possiamo essere così distratti da non notare che anche il materiale genetico è "memoria", anche se, in tal caso, memoria della specie. Ma non possiamo neppure non rilevare che sia la "memoria dichiarativa" che quella "a breve termine" sono impossibili senza la concomitante presenza di un sistema nervoso sufficientemente complesso. Quindi: la domanda che ci dobbiamo porre, a questo punto, è la seguente. Esistono condizioni in cui le attività nervose sono complessivamente operanti e le due precedenti forme della memoria sono abolite? La risposta ci viene dalla clinica neuropsichiatrica ed è una risposta affermativa. Sì: l'"amnesia globale transitoria" è esattamente una situazione di tal fatta. Dunque siamo costretti a rilevare, nell'ordine: 1) che le funzioni mnestiche, nel percorso evolutivo, precedono di gran lunga la comparsa di strutture nervose; 2) che queste ultime, tuttavia, possono trovarsi ad operare coerentemente anche in assenza di quasi tutto lo storage mnestico e, in particolare, in assenza di memoria dichiarativa e a breve termine. Qual è il passo successivo di questa riflessione? Me ne manca il tempo, ora, e devo interrompermi. Riprenderò. Ma vorrei porre subito un segnale di pericolo. Attenzione! Stiamo pericolosamente scivolando nelle tortuosità di "Materia e memoria", il grande capitombolo del grande Bergson... A più tardi! |
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31-12-2011, 22.25.15 | #25 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
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Riferimento: Pensiero e memoria
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Citazione:
Quando abbiamo parlato di perdita di memoria totale, non la possiamo paragonare a un’amnesia totale, perché la stessa lascia intatto il patrimonio dell'inconscio, quindi non possiamo valutare quello che accadrebbe se scomparisse anche quel patrimonio di esperienze ataviche. Non ho seguito quel tipo di esperimento ma, sicuramente, come da te affermato, l'amnesia va a coinvolgere solo la memoria a breve termine. In ogni caso la situazione si potrà sempre approfondire. Il veglione mi aspetta, ti saluto e a presto. Buon anno e Buon principio. Ciao. |
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01-01-2012, 10.03.26 | #26 |
Ospite
Data registrazione: 01-08-2011
Messaggi: 33
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Riferimento: L' uomo non pensa
Ecco le mie risposte a quanto mi dite:
Tempo2011, post n. 21. Se accettiamo la definizione che pensiero è la codificazione, immagazzinamento e ricerca dei codici, probabilmente si sono sviluppati assieme: non avrebbe senso sviluppare l' uno senza l' altro. Perchè sviluppare la codificazione (la ormai citata capacità di fare triadi semiotiche), se non possiamo poi manterle e trovarle? Possiamo ripetere la domanda per ognuno dei termini proposti che caratterizzano il pensiero. Necessario però far notare che: 1) Se probabilmente la codificazione è un modulo dominio generale, gli altri elementi citati, ovvero immagazinamento e ritrovamento, sono moduli dominio specifici, e questo lo si sa per sicuro: come ho detto, ci sono persone con lesioni cerebrali che hanno perso una particolare parte del materiale immagazzinato, oppure non avevano più accesso alle informazioni che pure avevano. 2) Visto che stiamo parlando di sistemi umani, come facevo notare anche precedentemente, meglio non sottovalutare anche la società, che contribuisce allo sviluppo della nostra problematica. 3) Alle volte ho visto che citavate il concetto di informazione, e mi sembravate avere dei dubbi. Se volete posso presentarvi la definizione che ho elaborato io. In un post precedentete (n.20) lei afferma che se Platone avrebbe fatto una lista di priorità, avrebbe messo prima la memoria, e poi il pensiero. Di fatto ha ragione, ma perchè prima ancora della memoria avrebbe messo l' Idea. Poi afferma: "Comunque, sembra che una cosa esatta l'abbia detta, poiché afferma che è l'attività del pensiero che conduce a "ripescare dalla memoria le idee" (esperienze immagazzinate), per restituirle alla luce della conoscenza." Qui parzialmente dissento: non è necessario avere tutto in mente, come per esempio anche Fodor alle volte sostiene - basta che ci siano le basi ed il resto lo si ottiene per autopoiesi (costruzione delle proprie unità attraverso la propria unità e costruzione della propria unità attraverso le proprie unità) Vedo poi che lei ha citato ancora il post da me scritto, ma che non ha scritto nulla. Probabilmente si riserva di scriverlo dopo. --- Il dubbio, post n. 22 Mi chiede la definizione di triade semiotica, che comunque ho dato nelle pagine precedenti: per triade semiotica intendo semplicemente "una cosa che sta per un' altra cosa attraverso un' altra cosa", se preferisce, i concetti di relato, interrelato ed interpretante di Peirce. Dove per cosa si può intendere davvero praticamente di tutto. Ciò non di meno, il materiale che giostriamo a livello di sistema individuale è relativamente finito, eccone una lista non esaustiva: - materiale elaborato dalle periferiche dei cinque sensi - il nostro ricordo di esso - definizioni concettuali Pensiamo all' ormai celebre esempio stoico-desaussuriano-peirceano: che roba è la "penna"? La penna è una triade semiotica costituita da due triadi semiotiche. Anzitutto creiamo la triade semiotica del concetto di penna ("oggetto per scirvere"), con quella della sua immagine mentale (quando chiudiamo gli occhi e ricordiamo l' immagine della penna - chiudete gli occhi e ricordate che forma ha una penna) attraverso una convenzione, in questo caso dovuta all' uso che ne facciamo, ma potrebbe essere per altri motivi pure. Ed abbiamo la prima triade semiotica penna def./immagine penna/convenzione uso (metterò l' interpretante, ciò che lega i due oggetti alla fine di questa lista) Poi prendiamo la penna che vediamo grazie ai 5 sensi (e alla ricostruzione che il nostro cervello fa) ed il suono "penna", e li uniamo attraverso una pura convenzione. Così otteniamo una seconda triade semiotica, caratterizzata da oggetto penna/suono penna/convenzione fra i due. Ed infine uniamo le due triadi semiotiche precedenti attraverso il fatto che l' immagine mentale "penna" e l' oggetto reale penna sono derivate la prima dalla seconda, ottenendo un' altra triade semiotica, con elementi le due traidi semiotiche precedentemente create, ed interpretante il fatto (di fatto convenzionale) che la penna oggetto e l' immagine penna siano collegate fra di loro. Di fatto affermiamo che, poichè l'immagine penna è derivata dal fatto che abbiamo prima visto l' oggetto penna, stipuliamo che l' immagine penna e la sua triade semiotica, e l' oggetto penna e la sua triade semiotica, formino una terza triade semiotica. Un' po' arzigogolato, e nenache io forse direi che i passi sono questi, modificherei l' ordine di alcuni di essi. Ma credo che renda l' idea. Risponderò ad Aristippo di Cirene nel prossimo post. |
01-01-2012, 11.41.05 | #27 |
Ospite abituale
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Riferimento: L' uomo non pensa
Il pensare filosofico
Si possono rintracciare riflessioni e insegnamenti sul “saper pensare”nei filosofi e pensatori di ogni tempo. Perché scopo della filosofia è proprio imparare a pensare. “La filosofia addestra la mente a riflettere per concepire la vita fuori dai dogmi e dai pregiudizi del pensiero volgare” ( Gentile). Confrontandosi criticamente con i sistemi filosofici si “esercita lo spirito a divenire padrone di se stesso”. Elaborando le domande e le categorie del pensiero autonomo e complesso si “legge una realtà in trasformazione”. Il “filosofare” deve oltrepassare la pura storia manualistica. il vuoto di un arbitrio individualistico che procede “farfalleggiando intorno a pensamenti irreali”. Disorganizzati in combinazioni gratuite. E' un malinteso affermare che ognuno può dire la sua “perché avrebbe in sé la ragione naturale adatta”. “Filosofare non deve ridursi all'ora dell'aria del pensiero per mescolare parole in libertà, per psicologismi di gruppo o per parlare di tutto in un patetico succedaneo laico dell'ora di religione”. Per Kant il filosofo deve addestrarsi all'uso di mezzi adatti a possibili fini, da acquisire con l'esercizio autonomo della ragione. La logica fa discriminare ragionamenti corretti e scorretti, con le tecniche dell'argomentazione e delle regole del discorsi. La storia dei sistemi filosofici va relativizzata alla pratica, che abitua ad agire in vari ambiti del sapere e dell'esperienza. Quindi nessuno si illuda di raggiungere l'abitudine a ben pensare senza aver sviluppato nel corso del tempo competenze logiche, dialogiche, argomentative, sistematiche, euristiche. Evitando nozioni che non formano o un insieme di frammenti verbali disordinati. Occorre quindi anche ma non solo una base di competenze teoriche. Gli interrogativi servono ad articolare con rigore un problema, verso risultati sempre aperti ,non saranno dimostrazioni assolute ma non per questo sterili. Già Kant individua nel pensiero illuministico il saper pensare con la propria testa, senza temere di rimanere in minoranza. Con riflessiva critica ci si confronta con altri, proprio con lo scopo di diventare consci di propri condizionamenti:oltre l'ambiente di nascita, l'educazione ricevuta, la propria storia, anche le idiosincrasie, l'influenza dei media ( oggi le suggestioni e stili indotti dai new media), della pubblicità, delle mode. O altri, anche se non più imposti da autorità. Ma “pensare con la propria testa” non va confuso con il concedere a ognuno di mettere fuori una sciocchezza più grossa dell'altra, attraverso originalità arbitrarie e fantasticherie”: sono ancora parole di Hegel. O lasciarsi andare ad asserzioni ingiustificate, idiosincrasie trascendenti, oscurità incomprensibili che impediscono di valutare ciò che si ascolta, al fine di decidere se si è d'accordo o meno. Con la filastrocca spontanea priva di competenze si ricade della “filastrocca delle opinioni” (Hegel) che ricorre a tradizioni familiari, fedi ed ideologie. Il metodo sono continue domande seguite da riflessive risposte e confutazioni. Il “filosofare” è accessibile a tutti coloro che si applicano, pur ammettendo che tutti non possono diventare “filosofi”. La filosofia non deve mai essere edificante ma giustificare ciò che vale assimilare in pensieri protetti da oscure deviazioni. Spaziando per formarsi attivamente anche in conoscenze non di origine filosofica. I nostri maestri devono essere ancora Gentile,Kant, Hegel; aggiungerei Schopenhauer e Nietzsche che riportano pure illuminanti idee sulla correttezza di un pensiero filosofico. Io stesso mi sono formato su tali pensatori, per corso di studi e per impegno autonomo. Molte di queste idee, si possono notare anche nei miei interventi, pure come metodo ( competenze, teorie argomentative, non arbitrarietà).Non è un caso che abbia trovato tali insegnamenti in un mio testo per studenti che non ho preso in mano da anni. Inoltre,noto spesso un altro ostacolo oggi molto diffuso: la non tolleranza di aver torto, il non voler ammettere la fallacia di proprie premesse o inferenze. Per un malinteso orgoglio,per un aprioristico intento di competere risultando sempre e comunque “vittoriosi”, con le varie strategie non oneste che conosciamo ma che non possono imbrogliare qualcuno, appunto, che si dedica con assiduità al “saper pensare”, e a partecipare per imparare, non per competere. Saluti arsenio |
01-01-2012, 18.27.25 | #28 |
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Riferimento: L' uomo non pensa
Aristippo di Cirene, post n. 23
Possiamo cambiare l' espressione "pensiero" sfruttando la formula già usata di "costruzione di triadi semiotiche". Si parla di derivazione primaria ovviamente in maniera impropria: l' "uomo non pensa" è una frase fatta per dire che "fra una triade semiotica ed un' altra triade semiotica, c'è solo un' altra triade semiotica". Ed in questo senso, stante sopra la definizione di pensiero, è il pensiero che pensa. "Se pensare significa, nella proposta, costruire triadi semiotiche, e fra una triade semiotica ed un' altra ci può essere solo un' altra triade semiotica, allora è il pensiero a pensare" Di fatto la semplice legge di identità, con la "A" con valore di verità vero (e qui dedurrei il vero dal vero). Suppongo che se effettivamente questo significa pensare, allora la mia sia considerabile una prova. In attesa di sue risposte, alexis honlon |
01-01-2012, 21.12.04 | #29 | |||||
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Riferimento: L' uomo non pensa
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Del resto dovresti essere contento che ti tengo d'occhio: significa che ho interesse per i tuoi pensamenti...tanto più che ho spesso l'impulso di raddrizzare le cose: dovrei rinunciare? Citazione:
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Io so ad esempio, che a volte, nel parlare comune, forziamo la "lingua" e attribuiamo il significante "memoria" a programmi informatici o a entità elettroiniche e persino a meccanismi costituenti macchine automatiche ove certe funzioni e processi hanno carattere ripetitivo. Usiamo vagamente la parola "memoria" anche per certi fenomeni fisici (tempra dei metalli a struttura cristallina) o a fenomeni biologici come sarebbe l'effetto a lungo termine dei vaccini, ecc... Ma pur riflettendo con tutto il mio impegno niente di tutto questo ha a che fare col fenomeno evolutivo dei viventi per effetto della selezione naturale. Citazione:
Non resta che tu mi spieghi e ti spieghi: perche, dato che "cogito ergo sum!" e quindi ci sono...perchè accade l'inspiegabile... che io non mi renda conto che senza di essa (parte di cervello o memoria) noi non esisteremmo, e che se ci dovesse venire a mancare, ritorneremmo a non esistere? |
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01-01-2012, 22.31.22 | #30 | ||
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Riferimento: L' uomo non pensa
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Mi perdoni Alexis, ma dopo queste due importantissime ripetizioni di un concetto che condivido (Solo che io al posto del pensiero metto la memoria), non le viene in mente un qualcosa di veramente straordinario e terribilmente drammatico per l'uomo, sotto un profilo esistenziale? In pratica, il suo pensiero e la mia memoria (come ha già affermato anche leibnick1), sono milioni di anni che stanno lavorando da soli -Addirittura, la memoria ha iniziato a intervenire dalla primordiale forma di vita, quando ancora non esisteva il pensiero. Qui veramente dobbiamo riprendere in considerazione la teoria del Principio Antropico, lanciata da una schiera di astrofici americani, la quale afferma che: l'universo è fatto a dimensione di uomo, e se l’ha creato, è perché noi lo si possa osservare e studiare. In ogni caso, da questa supposizione scaturisce sempre la solita domanda: ma perché la materia che compone l'universo vuole che l'uomo la studi? Per quale misterioso motivo? Possibile che l'uomo possa essere d'aiuto all'universo? In tal senso il principio antropico ha subito tutta una serie di critiche, di cui la prima, e più importante, la fece Hubert Reeves, un astrofico canadese, il quale dichiarò: poiché l'universo ha creato anche il tricheco, perché non dovrebbe essere fatto anche a dimensione di tricheco? Qualcuno ha risposto che se il tricheco volesse osservare e studiare l'universo, nessun glie lo potrebbe impedire;. Allora si sentenzio che il tricheco avrebbe un'altra funzione in questo universo. Ultima modifica di Tempo2011 : 02-01-2012 alle ore 03.59.55. |
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