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18-08-2011, 22.01.34 | #52 | ||||
Ospite abituale
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Riferimento: Su libertà religiosa e nuovi tempi
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19-08-2011, 01.55.27 | #53 | |
Lance Kilkenny
Data registrazione: 28-11-2007
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Riferimento: Su libertà religiosa e nuovi tempi
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Significa che se parliamo di scienza (altro qui non si fa) non possiamo ignorare deliberatamente chi di scienza ha 'parlato' a lungo. Possiamo evidentemente dissentire dalle tesi di costui, non invece 'cascare dal pero' col piglio iconoclasta mentre chiediamo all'utente che ha scritto (in sostanza) che "i fatti sono carichi di teoria e derivano dal paradigma culturale che ha fatto loro da presupposto" chi abbia fatto mai tale scoperta (!). Fosse solo perchè le 'scoperte' si fanno in relazione a precisi settori della conoscenza mentre in altre i pensieri si elaborano e si presentano come tesi o filosofie. Per lo stesso motivo nessuno chiederebbe mai chi ha "scoperto" la fenomenologia, l'epistemologia, l'esistenzialismo o il positivismo. La scienza, banalmente, come ogni altra attività umana contempla le due fasi della ricerca e parallelamente della 'riflessione' su quella stessa ricerca, così funziona per la chimica, per la medicina, per la matematica, per la storia, per l'architettura, per la fisica che ti piaccia o no, per la politica. Le due fasi manco a dirlo sono storicamente complementari in un susseguirsi a ciclo continuo di input e stimoli reciproci, che messi assieme prendono il nome di storia del pensiero e della conoscenza. Funziona così anche perchè il sapere autoreferente e a tenuta stagna è sempre un pericolo da qualunque settore provenga, che sia la religione o il dipartimento di scienza evolutiva o di fisica-meccanica classica. E chi dice che solo i fisici devono parlare di fisica è un ingenuo e al massimo un intollerante. Per parlare dei metodi della fisica con approccio critico non è evidentemente necessario conoscere la misura dello spin dell'elettrone, così come per scrivere un testo di storia dell'architettura non è necessario sapere quanti kg di ferro Le Corbusier ha previsto per i 'pilotis' di villa Savoye. Sulle 'sciocchezze' di Feyerabend temo saremmo OT, ma se vuoi aprire un topic ed enumerarle ti leggo volentieri. |
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19-08-2011, 21.37.29 | #54 | ||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Su libertà religiosa e nuovi tempi
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Ultima modifica di Tempo2011 : 20-08-2011 alle ore 21.24.56. |
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20-08-2011, 12.17.28 | #55 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Su libertà religiosa e nuovi tempi
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Avevo letto benissimo, è proprio il presunto "cardine argomentativo" che io contesto. Comunque chiedevo espressamente che fossero portati esempi (non opinioni) inerenti il presunto legame tra nascita di teorie e paradagmi culturali che nè fanno da presupposto. Quale era il presupposto culturale che avrebbe indotto Galilei a mettere in crisi il sistema fisico aristotelico ? Quale era quello che ha permesso a Newton di creare la sua fisica dei "Principia" ? Quale era quello che ha permesso ad Einstein di partorire la relatività ? Ho invece l'impressione che ci sia proprio l'incapacità di comprendere la rivoluzione galileiana, incapacità comprensibile per certi versi da parte delle religioni dogmatiche, incomprensibile invece da parte dei filosofi. E non sarà invece il contrario, ovvero che siano proprio le scoperte scientifiche a influenzare in qualche modo il pensiero filosofico ? O che perlomeno dovrebbero influenzarlo ? E infatti non si capisce per quale motivo ancora molti filosofi contemporanei continuino imperterriti a dissertare su spazio, tempo, materia, energia come se 3 secoli di fisica siano passati invano. E' come se si contestasse, con buona pace di Feyerabend, che le scoperte scientifiche siano oggettive e quindi condivisibili, contrariamente alle opinioni personali che sono soggettive e non diventano (o non dovrebbero diventare) vere solo perchè molti nè parlano e molti le accettano. |
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20-08-2011, 13.19.54 | #56 |
Ospite abituale
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Riferimento: Su libertà religiosa e nuovi tempi
Originalmente inviato da Tempo2011
"Per concludere, con quello scarico di responsabilità inneschiamo quel meccanismo che, convenzionalmente, indichiamo come "umiltà". Ecco, secondo me, l'uomo ha bisogno di sentirsi umile, e demandare tutto ad un essere superiore lo fa sentire tale." "Accettare l'esistenza di un qualcosa di superiore alle nostre forze e capacità, seppur applicando la fede, di per se è un gesto d'umiltà e, come abbiamo costatato, queste persone rappresentano 80% della popolazione mondiale". Si potrebbe ipotizzare il contrario. cioe'l'assoluta mancanza di umilta'il voler essere immortali ed ever creato quindi un dio che li renda tali. Bisognerebbe rivedere forse il concetto di umilta'? Originalmente inviato da Tempo2011 Credere che l'angoscia esistenziale possa provenire solo dalla paura della morte, mi sembra riduttivo e fuori moda, poiché le problematiche che ci conducono a tale condizione sono molteplici; e, tu stesso, alcune volte ne hai fatto un lungo elenco. Allora proviamo ad immaginare se non esistesse la morte. Le malattie non ci spaventerebbero, tanto mica si muore. La vecchiaia tanto meno, che bellezza! Morire di fame non si potrebbe certo!. Rimarrebbe solo il problema delle tasse da pagare probabilmente. Ma basta evaderle, e la vita sarebbe tutta una pacchia. Altro che angoscia esistenziale! |
20-08-2011, 22.02.55 | #57 | ||||
Ospite abituale
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21-08-2011, 12.08.40 | #58 |
Ospite abituale
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Riferimento: Su libertà religiosa e nuovi tempi
x Tempo2011
Mi sembra tu ti contraqddica in quanto prima affermi: "Credere che l'angoscia esistenziale possa provenire solo dalla paura della morte, mi sembra riduttivo e fuori moda, poiché le problematiche che ci conducono a tale condizione sono molteplici; e, tu stesso, alcune volte ne hai fatto un lungo elenco." E poi: "Se non esistesse più la morte a quel punto, saremmo diventati tutti immortali e, quindi, la vita sarebbe, come affermi tu, una pacchia; a questo punto io ci aggiungerei: e chi se ne frega delle tasse." La paura della morte non puo' essere un argomento piu' o meno di moda a seconda dei tempi, ma un pensiero costante nella vita, che possiamo al lmite fingere di non avere. Tu dici: "Per tornare all'umiltà, per il solo fatto che ammettiamo che vi è qualcuno più bravo di noi e più potente di noi, fino al punto d'averci creato, a mio modo di vedere, non si può chiamare mancanza di umiltà ma, il contrario." Ma hai rivoltato il senso di quello che ho detto io, cioe' e' la pretesa di essere immortali (in vita e/o oltre la vita) che denota mancanza di umilta'. |
23-08-2011, 21.35.13 | #59 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Su libertà religiosa e nuovi tempi
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Un po’ difficile risponderti ma ci proverò. 1°) Per esempio, la paura della morte, invece, è proprio una "moda" dei tempi, poiché oggi si ha un altro concetto della morte di quello che potevano avere nel Medio Evo, quando si moriva per un raffreddore o solo perché si partoriva un figlio. Oggi, migliaia di malattie sono state sconfitte o ci si convive fino alla vecchiaia; pertanto non si può avere la stessa paura come vi era una volta. 2°) Con l'immortalità ho risposto al tuo esempio che affermava: ammettiamo che la morte scompaia, allora non ci dovremmo preoccupare più delle malattie ma solo delle tasse (cito a memoria), quindi, la mia puntualizzazione mi sembrava d'obbligo. 3°) Ho rivoltato il senso del tuo assunto perché l'umiltà primaria s’innesca quando vi è un riconoscimento consapevole verso un qualcosa o qualcuno più potente di noi. Il concetto dell'immortalità è stato un'idea dei fondatori della religione cristiana, quindi, se si accetta il pacchetto di quella religione, si accetta tutto, senza per questo dover essere considerati presuntuosi o non umili. Ultima modifica di Tempo2011 : 24-08-2011 alle ore 21.15.01. |
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26-08-2011, 10.22.12 | #60 |
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Tempo2011
"Un o’ difficile risponderti ma ci proverò. 1°) Per esempio, la paura della morte, invece, è proprio una "moda" dei tempi, poiché oggi si ha un altro concetto della morte di quello che potevano avere nel Medio Evo, quando si moriva per un raffreddore o solo perché si partoriva un figlio. Oggi, migliaia di malattie sono state sconfitte o ci si convive fino alla vecchiaia; pertanto non si può avere la stessa paura come vi era una volta." Cioe' visto che non si muore piu' di raffreddore o di parto non va piu' di moda avere paura della morte ? Oppure sapendo che si puo' arrivare a vivere anche 90 anni, sparisce la paura della morte? Sparisce la morte? L'unica malattia sconfitta mi sembra sia il vaiolo. Stanno ritornando malattie veneree, l'infarto e' sempre piu' frequente in eta' ancora giovane, il cancro sempre piu' in aumento e non di rado la vecchiaia e' lunga perche' le medicine fanno campare di piu', ma non e' detto che sia cosa buona. La morte, anche se arriva in ritardo, e' sempre puntuale...certo ci sono piu' mezzi oggi per distrarsi da tale pensiero. Finche' si sta bene. Tempo2011 "2°) Con l'immortalità ho risposto al tuo esempio che affermava: ammettiamo che la morte scompaia, allora non ci dovremmo preoccupare più delle malattie ma solo delle tasse (cito a memoria), quindi, la mia puntualizzazione mi sembrava d'obbligo." La tua puntualizzazione mi pare sia a conferma che con l'immortalita' si azzera l'angoscia esistenziale che e' la paura della morte, del nulla, mentre prima sostenevi che non era la morte il motivo dell'angoscia esistenziale. Tempo 2011 "3°) Ho rivoltato il senso del tuo assunto perché l'umiltà primaria s’innesca quando vi è un riconoscimento consapevole verso un qualcosa o qualcuno più potente di noi. Il concetto dell'immortalità è stato un'idea dei fondatori della religione cristiana, quindi, se si accetta il pacchetto di quella religione, si accetta tutto, senza per questo dover essere considerati presuntuosi o non umili." Ma se il concetto di immortalita' e' "un'idea" di alcuni, come puo' essere un'idea un riconoscimento "consapevole"? Consapevolezza rispetto a cosa? A un'idea, che rimane pur sempre un'idea e che quindi non poggia su nessuna concreta realta' di immortalita' o di presenza di un essere superiore? Cerco a volte di immaginare cosa succederebbe se scendesse quel Dio in persona (o in chissa' cosa) a chiarire una volta per tutte la faccenda dicendo che e' stato maleinterpretato il concetto di immortalita' perche' lui con quella intendeva solo il riprodursi...credo che dopo 2000 anni circa di attaccamento al concetto di immortalita' in uso da qualche miliardo di persone...credo che la delusione sarebbe fortissima, che nessuno abbraccerebbe cosi' di buon grado quella nuova fede, che volerebbero pomodori e uova marce...altro che umilta'! |