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30-03-2011, 21.22.26 | #3 |
Ospite abituale
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Riferimento: la filosofia in Internet
La qualità del dialogo dipende dalle cognizioni dei partecipanti che nel mio caso sono,ahimè,
alquanto limitate. Forse ci vorrebbe un forum suddiviso per categorie Il rischio dell'imbarbarimento del linguaggio, a livello sociale, è un qualcosa che io interpreto come collegato a ciò che Gustave Le Bon, l'ispiratore di Hitler e Mussolini, aveva intuito più di un secolo fa: le masse sono persuase da slogan imperativi e ripetuti con una certa continuità. Siamo bombardati dagli slogan dei media da mattina a sera, questo tipo di comunicazione cinica ma efficace finisce con il condizionarci e ci porta ad assimilarla nostro malgrado. L'imbarbarimento del linguaggio sui forum di filosofia è di certo una cosa disdicevole, ma il più grave problema riguardo all'imbarbarimento del linguaggio è, a mio parere, quello che profetizzava Vance Packard negli anni '50: la persuasione occulta delle masse da parte dei media, la spinta all'acquisto compulsivo, la pubblicità ipnotica e subliminale, la politica impostata sulla personalità dei candidati e non sui contenuti. |
31-03-2011, 11.12.25 | #4 |
Ospite abituale
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Riferimento: la filosofia in Internet
La democrazia culturale.
La base di partecipazione alla cultura in ogni sua forma si è allargata, enormemente allargata e considero questo fenomeno assai positivamente. Negli anni '60 il primo settore culturale di cui s'impossessò una base allargata fu quello dell'arte. Molti si scoprirono pittori, scultori, poeti ed erano "protetti" dall'emersione di nuovi stili che dall'impressionismo in poi rendevano più problematico il criterio con cui valutare i prodotti artistici. Ci sono, in termini quantitativi, migliaia di tonnellate di tele il cui ragionevole ed estetico destino dovrebbe essere quello del macero. Lo dico con ironia ma non con disprezzo. Mutatis mundantis è successo lo stesso con la filosofia. Un grande numero di nuovi filosofi si è affacciato alla ribalta facilitato, specie negli ultimi tempi, dalla possibilità che la tecnologia ed il suo diminuito costo hanno dato a ciascuno: manifestare il proprio pensiero pubblicamente. Quanto la rete sia stata uno strumento di democratizzazione della cultura è noto a tutti. Oggi, anche pubblicare un libro non è più cosa "sacra", è accessibile a molti con modica spesa. Democratizzazione ed accesso di ognuno alla produzione e pubblicazione del proprio pensiero ha dato luogo anche a ciò che arsenio rileva con disappunto e con ragione. C'è chi pretende di aver scoperto la possibilità, del moto perpetuo filosofico o di dimostrare la possibilità di quadratura del cerchio con enorme sprezzo del ridicolo. Platone, Kant, Hegel ecc. ecc. sono, con piglio deciso, gettati nella spazzatura assieme ai loro noiosissimi tomi senza peraltro rendersi conto, questi rottamatori, che l'humus culturale nel quale sono cresciuti e dal quale sono stati nutriti, è stato fecondato proprio dalle riflessioni dei rottamati. Non si può applicare il detto "sputare nel piatto in cui si è mangiato" perchè non sanno dove o cosa hanno mangiato. Ripropongono riflessioni già proposte lungo la storia del pensiero con entusiasmo euristico e, con stile analogo a quello di Joyce nell'Ulisse, lo manifestano, (non mi riferisco allo stile letterario ma, alle "contaminazioni" dei vari piani scientifici, dei metodi, del lessico filosofico ecc. ecc.). Cosa c'è di positivo in questo fenomeno popolar-filosofico? Che ognuno vuole pensare con la propria testa! E questo è altamente positivo, secondo me. Poi... gli eccessi dilettanteschi poco alla volta spariranno e la scomposta avventura filosofica renderà ognuno intellettualmente più umile e più tollerante del pensiero altrui...e più lucido. @ Ulysse. Non ho potuto rispondere nel 3d che ho proposto per ragioni di tempo e di impegni. Lo farò quanto prima. Ultima modifica di Giorgiosan : 31-03-2011 alle ore 18.03.19. |
31-03-2011, 19.46.58 | #5 |
Ospite abituale
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Riferimento: la filosofia in Internet
Ho piacere che alcuni hanno accolto la mia critica con ragionevolezza.
Sul declino della cultura ha inciso anche l'enorme massa di informazioni, di cui molte tratte dalla rete, dove per chi non sa discernerne la qualità, la compiutezza, l'attendibilità, tutto si equivale : il buono e il meno buono. Stessa cosa per l'industria editoriale. In più oggi ci si schiera contro i valori umanistici e anche gli attuali filosofi più lungimiranti vengono definiti “cattivi maestri”. La filosofia non viene considerata più uno strumento di liberazione, dove conta conoscere Epitteto, Spinoza, Kant, ecc. come storie delle idee elaborate nel passato per promuovere uno spirito critico, autocritico e infine autonomo, per capire il mondo e noi stessi,per svelare le logiche inconsce celate dietro fedi e ideologie, che ci condizionano nostro malgrado. La filosofia è rimasta indietro rispetto al progresso scientifico e le tecnologie hanno un'enorme influenza sulla comunicazione, istruzione, identità personale, i rapporti relazionali. Tutto a scapito di una vita interiore. A parer mio un peso lo hanno avuto anche le scorciatoie neo-spiritualistiche, l'estinzione del gusto di pensare, di riflettere in solitudine, cogliere relazioni tra cose che a prima vista sembrano lontane, la curiosità che nel tempo si è spenta. Oltre a un crescente narcisismo che non significa tanto vanità e supponenza, quanto l'autosufficienza di chi ritiene di non aver bisogno di ascoltare gli altri, stando sempre in difesa competitiva. La filosofia dovrebbe occuparsi di vari saperi: scienza, sapere razionale, esperienze comuni o tratte altrove. Una nozione filosofica si realizza in varie situazioni culturali e personali e vari modi ,tuttavia ricordando che ragionare non è divagare. E',se si vuole, un intelligente gioco linguistico che comunque richiede alcune regole,tra cui conoscere il senso delle parole, il loro uso contestuale, le premesse da cui si parte. Bisogna sapere molte cose? non è detto, basta anche il sapere dove trovarle. arsenio saluti |
31-03-2011, 20.21.33 | #6 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
E chi vorrebbe partecipare al forum se relegato a categorie inferiori? Io personalmente partecipo perchè intendo relazionare anche con chi è più di me attrezzato e magari dialetticamente scontrarmi anche: in fondo tutto è filosofia e la globalità dell'elucubrare tutto comprende… e non è detto, infine, che chi è più specialisticamente formato nel rigore del linguaggio e nella organizzazione del pensiero, sia anche portatore di pensamenti sensati...o forse che la forma è in se stessa sostanza ...e viceversa? Per quanto la forma…un contributo alla sostanza lo deve pur dare! Citazione:
Tu alludi piuttosto alla influenza che un linguaggio organizzato ad hoc, (tecniche della comunicazione di massa a scopo persuasivo) può avere sulle pulsioni e sulla visione di un popolo non vaccinato appunto a tali tecniche. Di questo linguaggio e modalità operativa scriveva Hitler in Mein Kampf...forse ispirato da Le Bon...: la cosa ebbe successo…anche troppo, forse… se la si mette in relazione con la complessiva tragedia ed il crollo finale. Del resto anche oggi la persuasione politica e commerciale segue lo stesso schema…. magari un pò più sofisticato dato che anche noi, popolo, siamo più sofisticati, istruiti e, in parte vaccinati…o dovremmo esserlo: dovremmo, in sostanza, saper distinguere la ambigua manipolazione verbale da un onesto apporto di fatti e argomenti concreti e veridici. Certo che occorre preparazione a largo spettro e formazione fin da cuccioli con una scuola che, oltre al sapere specifico, induca capacità di critica e di autocritica in relazione alla comunicazione ed agli eventi. E' una lotta continua fra razionalità diffusa e pulsioni emotive indotte ove si danno alternativi reciproci superamenti… che una società sana, che persegue con impegno cultura e democrazia, alla fine dovrebbe vincere. Dovrebbe per lo meno non farsi sopraffare, nella propria parte (maggioranza?) più attenta e orientata ad un pensiero razionale e ad una vision organizzata e coerente, e non soggiacere alle pulsioni emotive del momento col susseguirsi dei più disparati eventi deprivati di una adeguata scala di valori. In effetti, d'altra parte, il momento attuale non è dei migliori: forse per esigenze economiche e di sviluppo produttivo sono sottratti ai mezzi e modi (anche possibilmente innovativi) di istruzione e di formazione per tutto l’arco di studio, molte delle risorse di cui si dovrebbe disporre per una efficace riuscita: risorse di ordine pecuniario, organizzativo e intellettivo...proprio ora in cui più forte e sempre più si accresce il tentativo di condizionarci...sotto ogni aspetto…culturale, politico e commerciale....ecc.. Ed anche e soprattutto, proprio ora in cui più forte è l’esigenza di dare al paese, da parte delle menti migliori, un apporto culturalmente informato e specialistico…certo nella filosofia, ma anche nelle altre discipline sia umanistiche che tecniche. Le tristi e deleterie influenze da cui la nostra autonoma capacità critica e, soprattutto, quella dei più giovani, dovrebbe vaccinarci, sono descritte nella citazione che segue: Citazione:
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01-04-2011, 10.40.23 | #7 |
Ospite abituale
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Riferimento: la filosofia in Internet
[Originalmente inviato da Ulisse]E' una lotta continua fra razionalità diffusa e pulsioni emotive indotte ove si danno alternativi reciproci
superamenti… che una società sana, che persegue con impegno cultura e democrazia, alla fine dovrebbe vincere. Dovrebbe per lo meno non farsi sopraffare, nella propria parte (maggioranza?) più attenta e orientata ad un pensiero razionale e ad una vision organizzata e coerente, e non soggiacere alle pulsioni emotive del momento col susseguirsi dei più disparati eventi deprivati di una adeguata scala di valori. Detto in una parola è l'intemperanza [Originalmente inviato da Ulisse]E' una lotta continua fra razionalità diffusa e pulsioni emotive indotte. Se vogliamo stare con Seneca, non dobbiamo pensare al vizio come a un qualcosa che viene dal di fuori ma come qualcosa che è dentro di noi. Per questo è faticoso guarire, perchè il nostro male dimora in noi e perciò non ci accorgiamo di essere malati. Gli imbonitori, come li chiama Packard, conoscono bene i nostri vizi. Essi non creano niente che non sia già dentro di noi, non fanno altro che gettare benzina sul fuoco. Bisogna curare la propria anima con la medicina della filosofia, così da renderla impenetrabile da ogni condizionamento esterno. Ma, viste le difficoltà, solo pochi ci riescono. Perciò gli ibonitori hanno buon gioco: che interessa loro dei pochi che pensano rettamente quando la maggior parte è facilmente corruttibile? L'unico rimedio è diffondere la cultura Con internet? Se, come esposto in questo topic, il linguaggio su internet è scadente, non renderemo un buon servizio diffondendolo. Ma quando mai l'umanità ha avuto a sua disposizione un mezzo di diffusione tanto potente? Sotto questa luce, il fare in modo che il linguaggio su internet sia migliore acquista significato e valore. |
03-06-2011, 21.25.51 | #8 |
Ospite abituale
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Riferimento: la filosofia in Internet
Vorrei far notare una cosa: il dialogo filosofico in rete dipende anche dalla capacità e dalla possibilità di reperire informazioni, soprattutto riguardanti alle citazioni fatte da terzi. Chi vuole negare che anche uno alle prime armi, approfondendo e cercando autonomamente le informazioni, possa mano a mano crescere e progredire nel suo sapere filosofico? Documentarsi è un'opportunità importante. Ora però chiedo, più che il dialogo filosofico in rete, qual è lo stato delle dispense filosofiche reperibili in rete? Secondo me, in lingua italiana le informazioni sono limitate e poco approfondite. C'è bisogno di una buona conoscenza dell'inglese per potersi documentare sulle enciclopedie filosofiche di primo livello, come quella della Internet encyclopedia of philosophy.
Mi piacerebbe avere un punto di riferimento, fidato, a cui attingere le informazioni di cui ho bisogno. Conoscete qualche sito valido in proposito? |
05-06-2011, 22.49.44 | #9 | |
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
Incuriosito dalla sua critica nei confronti dei frequentatori di questa sezione, mi sono balenate alla mente alcune considerazioni fatte, sia da Nietzsche sia da Schopenhauer. Ovvero, mi sembra di ricordare che il primo affermasse che: Prima di formulare una qualsiasi teoria o pensiero filosofico, al fine di non essere influenzati, non si dovrebbero leggere libri di altri filosofi. In pratica, con questa convinzione egli ammetteva che l'empirismo dovrebbe essere alla base di tutta la filosofia. Perciò, perché lamentarsi se degli utenti che non hanno letto libri di filosofia, cercano di parlarne attenendosi (magari pur non sapendolo) al pensiero di Nietzsche? Schopenhauer, invece, mi sembra affermasse che i pensieri filosofici dovevano nascere fuori delle Università, poiché in quell'ambiente il pensiero stesso poteva essere pesantemente influenzato, andando a ricalcare sempre le idee dei Presidi Universitari o dei Potenti di Turno (Ambedue gli esempi sono stati citati a memoria). In questo caso andrebbe ricordato che, lo stesso, fu tenuto lontano dalle Università per ben cinque anni, per le sue idee rivoluzionarie per l’epoca. Anche in questo caso mi sembra che si difenda la completa autonomia del pensiero filosofico, tenendolo lontano da qualsiasi preambolo scientifico. Personalmente non condivido né l'una né l'altra tesi, poiché le ritengo fuori da ogni realtà progettuale. Come, per altro, ho notato che le sue critiche si rivolgono, non tanto a opinioni o pensieri filosofici, quanto a comportamenti, a suo parere, deleteri. Secondo il mio modo di vedere, comunque, il web è una macchina straordinaria per la divulgazione della cultura, anche se, in virtù della sua democraticità, nel frattempo che questa si propaghi, per forza di cose lei dovrà avere pazienza cibandosi di tutto: compreso il sottoscritto. Per altro, incuriosito dal suo accorato richiamo, sono andato a ritroso negli anni per visitare altri thread da lei pubblicati e, con mia sorpresa, mi sono reso conto che non è la prima volta che lei si lamenta nei confronti degli utenti, poiché, addirittura, ho letto di una volta che sono stati ripresi solo perché disertavano i suoi thread. Tutto questo, per spezzare una lancia a favore di coloro che, come il sottoscritto, fino a oggi non hanno avuto modo di “affrontare” la filosofia, ma che adesso desiderano ugualmente farlo. Nella realtà, internet, grazie anche a persone come lei, può dare un grosso contributo perché ciò si avveri. |
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08-06-2011, 16.29.13 | #10 | |
Ospite abituale
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
Un discorso filosofico fedele allo spirito che anima tale disciplina, nei forum virtuali, dovrebbe tralasciare pseudo-accademismi, fraintese e inverificate reminiscenze da manuale ,iper – semplificazioni inaffidabili da wekipedia, ma soprattutto le metafisicherie e le improvvisazioni spiritualistiche perlopiù artificiose. ( contaminazioni new age, tao, ecc.) ormai superate dalla filosofia postmoderna, e casomai da destinare ad altro settore. La filosofia non si sostiene più sugli assoluti e valori con la maiuscola come Vita, Verità, ecc. che non ci servono per un confronto dialettico. Quindi tralasciamo la “cosa in sè” già giudicata da Kant un argomento inutile e privilegiamo l'unico senso che può avere la vita terrena: tutto ciò che riguarda l'umano, l'uomo singolo esistente e gli scopi soggettivi, personali e a propria misura che ogni individuo si assegna ritenendoli a sé adatti ( “ Diventa ciò che già sei”, disse Nietzsche). Gli astratti sono privi di referenti, come miracolo, magia, fede, Dio, peccato originale, credulità. Discuterli porta a fallacie, ad esempio : “Dio esiste , lo dimostra la Bibbia, e la Bibbia è ispirata da Dio”. Chi farebbe oggi un discorso di filosofia con argomenti circolari di tale tipo? L'uomo filosofico autentico pensa, discute, rivede credenze, scrive su contenuti, idee, emozioni. In merito ai valori rimando al concetto nietzscheano della transmutazione dei valori, sempre attuale: rifiuto delle credenze più salde della tradizione culturale e religiosa: il sapere assoluto, la certezza dell'io autocosciente, la fede nella realtà trascendente, l'altruismo. Sono valori non autonomi ma dipendono da chi li considera, spesso imposti da nostre pulsioni come la protezione da passioni e istinti, da autorità e caste non mosse da intenti nobili ma da malafede. Non c'è differenza tra verità e falsità, ci sono solo menzogne da smascherare e ogni verità è interpretazione. Ovviamente Nietzsche per le gerarchie ecclesiastiche è da sempre il massimo dei “cattivi maestri”. Dobbiamo appoggiarsi alle tradizioni? Su ciò che ci hanno insegnato i genitori? Con quali prove? E 'solo una pigra abitudine di pensiero mai revisionato. “Buono e “cattivo”, ma per chi? Se oggi per me stesso ciò che è buono domani può non esserlo, e viceversa. Il vero nichilismo oggi è il collettivismo tecnologico che uccide la creatività individuale a favore di mode, di aggregazioni. Per comprendere il mondo vale l'etica del sentimento e della compassione e non le retoriche buonistiche e ipocrite. La differenza sta tra chi pensa e chi non pensa, ma oggi l'uomo che non affronta argomenti nel profondo vince: a pensare ci si disabitua sempre di più e risulta sempre più faticoso. Non esiste un sapere autosufficiente: anche la filosofia si deve appoggiare ai metodi della scienza naturale e ai risultati sperimentali ( oggi le neuroscienze spiegano l'empatia e il libero arbitrio) per eventuali critiche. Rappresentano l'unica fonte di conoscenze fattuali e solo essi producono la conoscenza dell'uomo e della società. Ben altro è la scienza fittizia, artificiosa, confusa e travisata che s'immaginano certi “filosofi” col proporre qualche paragrafo numerato, qualche algoritmo, anche travisando sulle verità assolute. Avere fiducia nella scienza non è scientismo in negativo, tanto più che nessun scienziato ha mai affermato la conoscenza totale e perfetta. La filosofia è utile se discute sulle condizioni dell'esistenza fondata sulle strutture culturali e sulle pratiche sociali dell'Occidente, altrimenti si tratta d'altro. Richiede di saper di cosa si parla e a nome di chi e cosa; di esporre i fondamenti di ciò in cui si crede, riconoscendo la fragilità di ogni opinione personale. Ci si fidi degli esperti e non del nostro buon senso. Ragionare non è una dote di natura concessa agli eletti dall'alto come illuminazione, ma è un'attività complessa, lenta, riflessiva. La consapevolezza è la conoscenza interiore e la realizzazione di sé, senza avvalersi di risposte preconfezionate o ideologiche, rinunciando all'indossare maschere,corazze. Assumiamo alcune idee di noi stessi, schemi assorbiti da famiglia, scuola, chiesa, mass media, ma sappiano veramente tutto di noi? Dobbiamo ritornare a noi stessi, fuori da distorsioni culturali, timore di non essere accettati; occorre sforzarsi di capire i nostri giochi e autoinganni,spesso giacenti sotto soglia di coscienza. Essere coscienti di tutto ciò che riguarda le nostre azioni, scopi, valori e obiettivi al meglio delle nostre capacità, indipendenti da occulti condizionamenti. Il filosofo non può ignorare il già detto, il già scritto, il già riflettuto, fidandosi di esperti, filosofi, scrittori, giornalisti, scienziati, studiosi di assodate competenze. E' ingenua la pretesa di autoreferenzialità che porta alle sciocchezze e incompiutezze. E' vero che le letture vanno assimilate con criticismo, con analisi testuali , confronti,connessioni, sintesi. Strada per un'eventuale nostra idea inedita che non sia qualcosa di strampalato e campato in aria. Ogni fatto corrisponde a una teoria ed è inutile sapere tante cose che non stanno esattamente così. E' strano che i nemici della “cultura libresca” (non esiste se non come invenzione dei frustrati delle propria incultura, costretti a svalutare i libri) preferiscano “vivere piuttosto che leggere”, imparare dalla natura piuttosto che dalla carta, e se io invito loro a confrontarsi con me su vissuti fuori rete su ricerche sul campo, ecc. tacciono. Spesso sono tra quei nick che non hanno esperienze dirette della vita perché troppo immersi nel mondo virtuale, nei frenetici rimandi delle chat. Così sfuggono al mondo reale e la vita sfugge loro dalle mani. La cultura “libresca” verso cui si scagliano i filosofi è l'erudizione sterile assunta passivamente, fatta propria tout court, senza nuove connessioni e rielaborazioni. Saluti arsenio |
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