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11-09-2011, 23.01.24 | #44 | |
Ospite
Data registrazione: 21-08-2011
Messaggi: 9
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
Scusa ma non condivido le conclusioni di questa argomentazione, in particolare se è vero che una totale democratizzazione della filosofia incrementa molto la percentuale di chi si limita a filosofeggiare senza grosse basi teoretiche, di contro questa piattaforma "paritaria" potrebbe ridare voci a chi, nella realtà filosofica determinata dalla gerarchia istituzionale, è in partenza penalizzato, non per mancanza di conoscenza ma per circostanze fattuali (ad es: un professore e un alunno raramente dialogheranno su di un piano di supposta parità). |
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11-09-2011, 23.49.54 | #45 | |||
Ospite
Data registrazione: 09-09-2011
Messaggi: 22
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
La risposta e` assai semplice: no, non sara` profondissimo. L'uso delle virgolette attorno a "pensiero profondo" stava ad indicare appunto (in modo, ammetto, non formalmente corretto ma pensavo comunque comprensibile) un tono ironico. Penso infatti che una persona senza conoscenza della storia della filosofia userebbe l'espressione "pensare pensieri profondi" per indicare qualcosa di diverso da un filosofo; questo proprio per il diverso uso del linguaggio. Come ho detto, tra le due cose c'e` una differenza sostanziale, non quantitativa. Non capisco come tu, a fronte di questa mia ben chiara precisazione, sia arrivato alla conclusione che io proponevo una differenza quantitativa (a livello di profondita` di pensiero) tra le due attivita`. Citazione:
Comunque anche qua annoto un pensiero: per l'attivita` del filosofare, penso, non vi e` generalmente una competizione in "profondita` di pensiero". Anzi, se consideri la filosofia postmoderna, noterai come gli obiettivi dei discorsi filosofici siano sempre piu` specifici e meno generali. I pensieri di filosofi tra loro diversi sono, anche per questo, incomparabili in "profondita`" (proprio perche` questa categoria di "profondita`", in filosofia, ha un significato diverso che non nel parlare comune). Voglio, per maggiore chiarezza, fare un paragone con la scienza per poi mostrare le differenze. I primi scienziati sicuramente erano persone molto dotate nell'osservazione empirica. Newton conosceva la fisica dei suoi tempi, e questa conoscenza preliminare gli ha evitato di riconstatare quel che i fisici prima di lui avevano gia` riportato su carta. A sua volta, Einstein conosceva la fisica Newtoniana, e per questo ha potuto superarla. A loro volta, i filosofi ricercatori evitano di ripetere le stesse teorie e superano ogni volta i loro precessori proprio perche` li conoscono. Ma, a differenza della fisica, la filosofia non ha un oggettivo avanzamento. Ogni nuova teoria esprime qualcosa che c'e` di nuovo nel mondo, per come e` visto dal filosofo che, appunto, filosofa. Se ci fosse un oggettivo avanzamento come si spiegherebbe che ancora oggi si studia il pensiero di Aristotele? In altre parole, Heidegger ha potuto pensare quel che ha pensato proprio perche` prima di lui ha vissuto Kant. Ma questo non invalida in assoluto la filosofia Kantiana, che anzi continua ad essere studiata. Citazione:
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12-09-2011, 00.00.35 | #46 | |
Ospite
Data registrazione: 09-09-2011
Messaggi: 22
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
In particolare, vorrei far notare che un alunno, ovvero una persona davvero interessata agli aspetti teoretici, in poco tempo acquisira` il vocabolario specifico di cui si parlava qui, potra` filosofare ed interpretare i testi originali dei filosofi. Il problema a livello pratico pero`, non e` questo. Infatti, se quelli che ora filosofeggiano fossero gli alunni, in poco tempo (ovvero: il tempo per loro di imparare) la quantita` di persone che filosofano sarebbe maggiore di quella di coloro che filosofeggiano. Il problema si pone nei filosofeggianti improvvisati e sporadici, che erano coloro ai quali mi riferivo quando dicevo che "pensano di pensare profondamente". Uno studente di filosofia credo non abbia la baldanza di definirsi "pensatore profondo" dopo essere stato messo davanti a testi di Hegel etc.etc. |
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12-09-2011, 23.42.50 | #47 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
Non che che intenda fare polemiche sterili, ma il problema secondo me è che il "filosofo", quando pretende di usare un linguaggio comune a tutti i filosofi, si sente un po' come uno scienziato, e così si inorgoglisce, ma rimane comunque uno scienziato di serie B. Il discorso sarebbe davvero lungo e tedioso; dovrebbe ripartire dal concetto di significato e passare in rassegna tutte le stesse parole usate da ogni filosofo per poi controllare che abbiano lo stesso significato per tutti. Solo così si dimostra che tutti i filosofi usano lo stesso linguaggio. Ora dimostrami che usano tutti lo stesso linguaggio. Ho diversi dubbi che qualcuno ci riesca e se qualcuno ci riuscisse non se ne avrebbe alcuna prova. Questa mia critica si basa sul presupposto che taluni concetti sono comprensibili non perchè si è filosofi, ma perchè si comprendono. Non è detto quindi che tutti i filosofi comprendano taluni concetti allo stesso modo. Per cui il linguaggio non sarà mai comune; cade così uno dei presupposti secondo cui i filosofi tra di loro usano un linguaggio comune. |
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13-09-2011, 01.28.51 | #48 | |
Ospite
Data registrazione: 09-09-2011
Messaggi: 22
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
Quando mi riferivo a "diverso uso del linguaggio" ne parlavo, naturalmente, nella misura in cui cio` e` significativo ai fini di questo topic. Sarebbe una ingenuita` di cui davvero non merito d'essere accusato, il pensare che tutti i filosofi abbiano in mente lo stesso identico significato quando utilizzano lo stesso significante! Del resto, neanche tra i non-filosofi puo` avverarsi un tale accordo, eppure si puo` tranquillamente dire che parlino lo stesso linguaggio. Ma allora, fai giustamente notare, che valore ha il loro parlare un particolare linguaggio? In che senso lo fanno? Beh, prima di tutto lo fanno in quanto filosofi. Se un filosofo deve chiedere alla moglie di passargli un pezzo di pane, non comincera` un discorso sull'analitica trascendentale; eppure, in certi ambiti, un discorso fatto da un filosofo risulta del tutto incomprensibile ad un filosofeggiante senza conoscenze teoretiche. Invece, qualsiasi studente di filosofia potra` fare riferimento al concetto di "circolo ermeneutico" senza tema di essere completamente frainteso da un altro studente. Certo, i due non avranno in mente esattamente lo stesso concetto, ma riusciranno probabilmente ad intendersi. La questione e` molto pratica: se ti e` mai capitato di leggere un testo di Heidegger, avrai notato che dopo poco sei stato costretto ad acquisire il suo dialetto filosofico. Ebbene: hai acquisito una parte del linguaggio filosofico. Ti e` parso di capire i ragionamenti che Heidegger faceva? Allora, hai capito anche il suo linguaggio. I filosofi di branche uguali usano lo stesso linguaggio, per capirsi fra loro. Certo, non lo usano tutti nello stesso modo, ma questo, ripeto, non vale per nessun linguaggio. Voglio aggiungere un'altra considerazione. Parlare di "diverso linguaggio" nel senso in cui ne ho parlato io significa dire che questo diverso linguaggio apre diverse prospettive sul mondo. Infatti, i dialetti filosofici postmoderni formulano delle funzioni concettuali che, heideggerianamente, sono strumenti per interpretare il mondo (o meglio, strumenti che modificano la visione del mondo stesso). Chiunque abbia studiato un pochino di filosofia sapra` che ogni nuovo autore influenza la percezione della realta` di chi lo studia. Questo ci suggerisce che ogni nuovo autore letto amplia e modifica il linguaggio (filosofico) che struttura la nostra visione "astratta" della realta`. Poi, che tutti coloro che leggono un certo autore vengano ristrutturati nello stesso identico modo e` secondario: si puo` comunque dire con sicurezza che apprendono un linguaggio filosofico. |
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13-09-2011, 23.57.41 | #49 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
Ho piacere del fatto che il mio appunto sia stato "compreso"; si, qualche volta ci si intende anche fra noi La nota negativa è che la risposta non mi soddisfa. Apro una parentesi con i due punti (: oppure anche così dovrebbe andar bene: ( tutti noi usiamo un linguaggio comune per comprenderci, ma non siamo filosofi. Mentre i filosofi pur usando un linguaggio comune sono filosofi. Allora mi chiedo qual è la differenza fra un linguaggio comune di filosofo e un linguaggio comune di persone comuni? Io risponderei con: la differenza fra significati. Ok! Ma perchè quello dei filosofi è un linguaggio da filosofo e il linguaggio "comune" fra gli uomini non lo è? Potrebbe funzionare l'idea che il linguaggio dei filosofi è un tipo di linguaggio specifico di una certa area di persone che comunicano fra loro. Ma anche questo non soddisfa, anche il linguaggio che cerchiamo di creare in questo ambiente è specifico. Tu pensa a chi mi conosce, o conosce il linguaggio di altri che hanno già scritto un buon numero di post. Dopo un po' che ci si conosce è normale incominciare ad usare un certo specifico linguaggio che magari si è già discusso. Nonostante tutto questi non sono filosofi? Chiudo parentesi ) Ci sono due tipi di insoddisfazione: 1) i filosofi usano un linguaggio non comune per parlare di cose comuni. Per quale motivo, invece, le persone comuni non possono dichiararsi filosofi se usano un linguaggio comune su problemi che restano comuni? Per caso i filosofi parlano di cose non comuni? Parlano fra loro di extraterrestri? Sono di un altro mondo? No, mi sembra che anche tu abbia affermato che i filosofi moderni si interrogano su problemi moderni. Per cui, anche se usassero un linguaggio diverso, i problemi rimangono comuni. 2) la specificità del linguaggio deriva da una specificità di conoscenze. Un filosofo "generico" dovrebbe perciò avere una generica conoscenza di linguaggi specifici. Questo è il motivo per cui il filosofo per fare filosofia non dovrebbe solo conoscere il suo linguaggio, ma dovrebbe conoscere specificatamente tutti gli altri linguaggi, altrimenti non potrà mai comprendere null'altro che il suo linguaggio..che diventerà fine a se stesso. Io ora ho tentato (secondo me) di fare filosofia... ho parlato in modo specifico del linguaggio che usa il filosofo e ho tracciato la differenza con il linguaggio che parlano altre entità (religiose, scientifiche, politiche, economiche...) di matematica, di fisica, di biologia, di astronomia, di teologia ecc. ecc. Prova a dirmi cosa invece suggerisce Heidegger a questo proposito (che citi, ma che per me è sconosciuto). La cosa sarebbe interessante, perchè se Heidegger non conoscesse tutte le forme di linguaggio esistenti, potrebbe cadere nello stesso tranello che si vorrebbe far cadere tutti noi. Il rappresentante di uno di questi specifici linguaggi potrebbe dire cioè: tu non conosci in modo specifico il nostro linguaggio per cui cui non ne puoi parlare in modo specifico. Ovvero la tua filosofia è fuori luogo. A questo punto a che serve un linguaggio specifico fra filosofi, se i filosofi non conosco tutti i linguaggi specifici? Se sostenessimo infatti che i linguaggi servono per trasferire informazioni specifiche,e se le cose da conoscere fossero celate all'interno di specifici linguaggi, un filosofo dovrebbe assolutamente conoscere tutti i linguaggi possibili. Quindi la la sintesi di questo mio ragionamento dice esattamente il contrario: un filosofo non si riconosce perchè usa un linguaggio specifico, ma per il fatto che, dopo aver conosciuto tutti i linguaggi specifici, ne crea uno comune. |
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15-09-2011, 11.43.58 | #50 | |||||||
Ospite
Data registrazione: 09-09-2011
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Riferimento: la filosofia in Internet
Innanzitutto grazie per la risposta; qua offri una critica molto meglio argomentata che nei precedenti post, il che permette di chiarire a me stesso certi aspetti: e` cio` che da un senso al mio esser qui!
Citazione:
Ti sei dato una buona risposta (quello filosofico e` il linguaggio specifico di un settore di studi) ma la hai criticata con una argomentazione beno buona! Certo, dopo del tempo delle persone si conoscono e cominciano ad utilizzare dei termini comuni. In alcuni casi, potrebbero addirittura inventare nuove parole per esprimere loro concetti! Ma, che necessita` ci sarebbe di dare un nome a questo "proto-linguaggio" che usano fra loro? Questo uso non li rende piu` filosofi di quanto li renderebbe cardiologi! E questo per un motivo semplice: non si collega alla storia della filosofia. Di questo ne parlavo nel primo post (cito: filosofia come nell'espressione: "storia della filosofia"). Citazione:
Certo, ma prendiamo un esempio per chiarire il mio punto di vista: uno psicoanalista parla di depressione. Subito dopo, da un'altra parte, un contadino parla di depressione. Hanno usato le stesse parole? Puo` darsi che lo abbiano fatto in buona misura, se parlano la stessa lingua. Hanno parlato della stessa cosa? No, evidentemente. La struttura mentale sottesa al discorso dello psicoanalista e` diversa da quella del contadino, almeno per questioni di competenza diretta dello psicoanalista. Applica lo stesso discorso al filosofo: i problemi magari sono gli stessi, ma le strutture mentali sono diverse, per cui i significati sono diversi. Tu dirai: cosa qualifica quindi univocamente il filosofo, visto che esistono teorie filosofiche molto diverse? Ancora una volta, ti rispondo: filosofia come nell'espressione "storia della filosofia". Citazione:
Pero` forse non ho chiarito bene un punto: per linguaggio non intendo una cosa personale, intendo una cosa ampiamente condivisa! E il linguaggio stesso porta con sé le conoscenze che lo riguardano. Del resto noi conosciamo la maggior parte del mondo attraverso la descrizione linguistica che ne abbiamo avuto. Citazione:
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'atto di creare la sua filosofia, puo` modificare questo linguaggio e, se il filosofo diventa storicamente significativo, questi suoi apporti al linguaggio devono essere memorizzati dai futuri filosofi. |
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