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14-06-2011, 17.26.31 | #22 | ||
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
Il termine trascendenza contrapposto a immanenza, indica in senso attivo il movimento dell’andare oltre o al di sopra rispetto a qualcosa assunto come termine di riferimento, è sinonimo di irriducibile a. Anche in matematica è sinonimo di irriducibile a in quanto si qualificano o si qualificavano trascendenti le nozioni non riducibili ad un numero finito di operazioni. Dal momento che solo con Kant e dopo Kant il termine ha una certa “diffusione” filosofica può giovare riproporre la sua concezione : in questo filosofo ha una dimensione epistemologica ed è riferita all’esperienza possibile agli esseri umani. Per lui trascendenti sono quei concetti che oltrepassano la possibilità della nostra esperienza come accade con quelle tre idee della ragione e cioè l’anima, il mondo (l’universo diremmo meglio noi) e Dio. Nelle correnti anti- metafisiche si ha una identificazione di trascendente e metafisico…un poco come fai tu. Kant però ed anche tu, in questo caso, pecca di dogmatismo pretendendo di stabilire a priori quale sia il limite della esperienza possibile per un essere umano. Puoi a buon diritto affermare quali siano le tue esperienze ma è senz’altro del tutto arbitrario porre un limite ad ogni esperienza umana. In base a quale criterio? Dal punto di vista storico molti individui hanno testimoniato che la loro esperienza andava oltre il limite che tu e Kant ponete…probabilmente perché questo è di fatto il limite dell’esperienza vissuta da Kant e anche da te... ma questo non ne fa il limite universale dell'esperienza umana. Il dato storico delle testimonianze è tale per cui il filosofo dovrebbe almeno porsi un dubbio…il filosofo non l’ideologo perché costui di dubbi non ne ha: la sua è una scelta a priori e con ciò non ammette una sola esperienza che possa contraddirlo. Ritornando a trascendente inteso giustamente (e senza ubbie antireligiose di pancia), cioè come irriducibile a , ebbene, l’dea o l’deazione è irriducibile a quanto rileva l' EEG (elettroencefalografia), la PET (tomografia a emissione di positrioni) e la fMRI (risonanza magnetica funzionale). Vale a dire che l’idea trascende la biologia e la materia senza ovviamente negare che queste siano profondamente coinvolte nel fenomeno idea. (Vi sono altri fenomeni che trascendono il substrato biologico...ma è sufficiente ciò che ho scritto per esprimere la mia opinione.) E’ anche vero che come dici, La filosofia deve oltrepassare un arbitrio personale, addestrare a riflettere fuori da dogmi, pregiudizi, fallacie del senso comune, però come vedi è piuttosto difficile da praticare anche se sembra ovvio il farlo. Citazione:
In questo credo che tu abbia centrato, almeno dal mio punto di vista, il vero fuoco della questione umana...ma la divinità dell’essere umano, sia pure fra virgolette, non è forse un concetto trascendente nella sua sostanza? L’essere umano non è riducibile ad un agglomerato di atomi e molecole organiche, non è mai del tutto decifrabile con la biochimica. L’essere umano e le sue manifestazioni trascendono tutte e ognuna le pur utilissime e illuminanti discipline scientifiche. Esclusa la filosofia che può intuire la reale dimensione dell'essere umano...e la teologia...ma questo è un altro discorso. Ultima modifica di Giorgiosan : 15-06-2011 alle ore 10.16.40. |
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15-06-2011, 04.08.51 | #23 | |
Ospite abituale
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Riferimento: la filosofia in Internet
Citazione:
L'accezione dei termini “ trascendente” e “metafisica”, che comunque si desume dal mio discorso, è corretta secondo vari autori autorevoli. “Trascendente perché al di là rispetto al mondo sensibile. L'ortodossia cristiana definisce trascendente Dio rispetto al mondo. Comporta l'impossibilità da parte della ragione umana di conoscerne l'essenza. L'entità trascendente assoluta non è commensurabile alle cose finite. Per Kant il termine è riferito alla teoria della conoscenza. Trascendente è ciò che va al di là di ogni esperienza come le idee di anima e Dio, cui non corrisponde qualcosa che sia esperibile da parte dell'uomo. Metafisica trascendente è il pensiero che si rivolge all'incondizionato. La metafisica tratta essenzialmente di due cose: l'essere e Dio. Ha avuto i suoi detrattori particolarmente nell'età moderna: s'inoltra in regioni oscure, dove mancano punti di riferimento in cui si finisce col perdersi. La metafisica comincia là dove finisce la chiarezza; quanto più si procede ad approfondire le questioni pertinenti alla metafisica, tanto più si consta che la loro soluzione è al di là delle nostre capacità intellettiva e che perciò si deve escluderle dagli elementi della filosofia. “Le questioni metafisiche non meritano alcun posto in un'opera destinata a racchiudere le conoscenze reali acquisite dallo spirito umano” ( d'Alembert in Elementi di filosofia) Kant: la metafisica trascendente si rivolge all'incondizionato, pretendendo di oltrepassare i limiti di ogni esperienza possibile ( prefazione alla Ragion pura). Essa dà origine a pseudoscienze. Kant ne dimostra la vanità: “la metafisica trascendente è vana nei suoi sforzi” Popper osserva che suggerimenti metafisici, come le suggestioni del mito, possono stimolare lo scienziato. Come del resto una metafora poetica |
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15-06-2011, 12.46.39 | #24 | |
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Citazione:
Non si tratta della tua correttezza riguardo al significato di trascendenza, che non hai dato, ma all'utilizzo di quel termine con leggerezza filosofica, in quanto hai affermato, con altre parole, che la "trascendenza" fa parte di un armamentario superato. Ti ho fatto notare che usavi quel ternmine a sproposito e che quel termine nella sua sostanza significa qualcosa di cui la filosofia non può fare a meno essendo essa stessa intrinsecamente "trascendente" anche quando si chiami fenomenologia. Quanto a Kant, basterebbe che tu leggessi la prefazione alla Critica della ragion pura per sapere che Kant tiene in grandissima stima la metafisica, in quanto tale, ma si oppone allla presunzione intellettuale della metafisica dogmatica e dei frutti che questa aveva prodotto. Kant distingue fra metafisica e scienza tutto teso a dare fondamento alla "ragione" scientifica. Quanto a Popper, che citi, afferma che la metafisica non è una scienza non essendo falsificabile ma per lui questo non significa che essa, sia senza senso. In questo, infatti, Popper si oppone ai positivisti. Per D'Alembert, che citi, la metafisica è la ricerca preliminare sull'origine delle idee, in contrapposizione alla metafisica tradizionale. Non nega la validità della metafisica. Mi limito a questo, e non voglio citare altre innumerevoli autorità filosofiche che affermano la validità del pensiero metafisico. Vedi, tu parli spesso in forma dispregiativa di chi fa filosofia senza averne le competenze "accademiche" e affermi addirittura, con un poco di spocchia, che filosofare non è del uomo in quanto tale, come sostengo invece io. Vorrei farti conoscere il mio vicino, completamente inconsapevole di cosa sia un libro o la scuola, del tutto ignaro di cosa sia la rete, ma che esprime idee profonde sull'esistenza che senza esitazione affermo essere frutto di saggezza. L'essere umano è naturaliter filosofo! La filosofia valida nasce solo dall'esperienza esistenziale, esperienza che poi una persona colta può "informare" con un linguaggio colto, e che può essere corroborato dalla riflessione di chi lo ha preceduto. NB. Nel tuo post c'è confusione fra la citazione del mio post e il tuo pensiero così che sembra tuo quello che è mio. Ultima modifica di Giorgiosan : 15-06-2011 alle ore 16.03.40. |
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16-06-2011, 05.16.59 | #25 | |
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Alcune precisazioni per far capire come io sia estraneo sia da filosofie accademiche che da un pensiero naif ,naturale e spontaneo. ( arsenio) I limiti, oggi, della metafisica Della metafisica la filosofia deve tener conto del modo in cui può confrontarsi e dialogare: in tal caso è necessario che ognuno delimiti i suoi territori e precisi l'accezione dei suoi termini. Ad esempio precisare che Dio e anima non sono problemi da discutere proficuamente,oltre quello che già è stato detto. Il maggior filosofo della scienza, Popper, ammette in qualche caso l'utilità della metafisica in nome del suo “permissivismo epistemologico”, per cui lo scienziato può adottare i metodi più vari e tutto può andare bene : metafisica, miti, leggende, ecc. Se da un'analogia poetica ne esce una nuova “teoria della relatività”, ben venga. Dell'ontologia, della teologia, si tenga pur conto, a patto di rigorose precisazioni sugli ambiti di pertinenza e semantica di certe parole chiave La filosofia attuale Oggi la filosofia tende a continuare l'indirizzo del '900, relativista e fenomenologico più che metafisico; ermeneutico più che epistemologico, critico verso l'era tecnologica. Deve ancora contrastare residue resistenze accademiche che vogliono conservarla nei dogmi e fondamentalismi. L'epoca postmoderna segna la fine della modernità e la crisi delle nozioni di “verità” e fondamento. A partire da Nietzsche declinano le storie universali, illuministiche, filosofiche della storia che si proponevano di emancipare l'umanità. La ragione diventa debole e dai fondamenti si passa alla “decostruzione”, al riconoscimento dell'indecifrabilità della storia e dell'aspetto rischioso di scienza e tecnica. Si privilegia una filosofia in rapporto con la realtà, sbarazzandosi della sterile scrittura di genere sofistico ;è cauta nel dare risposte. La realtà mutevole ne è l'oggetto e il senso. L'esercizio spirituale va inteso come dimensione formativa ed educativa nella sua pratica. Non si cancellano i Greci, i metafisici del '600, ecc. Brillanti, geniali, ma da valutare in che modo sono possibili per un confronto con i nuovi indirizzi. Se è possibile farli rientrare nella filosofia del problemi risolvibili, dell'esistere e del saper essere, piuttosto che dell' ”essere in quanto è”, della cura di sé stessi e altri con una parola limpida ed essenziale per farsi capire, perciò distante da oscurità accademiche che gettano polvere negli occhi degli sprovveduti. Il problema è lo stesso delle scuole greche: la pienezza del proprio dasein. Capace di porsi pure problemi semplici, concreti, legati alla vita. Senza bloccare con un linguaggio incomprensibile per un grande pubblico. I problemi di Dio, del cosmo, dell'anima, passano in secondo piano rispetto alle domande kantiane “cosa posso conoscere, fare, sperare?” Le filosofie naif Non basta la ragione naturale di un privato modo di credere e sentire, che restano nella sfera personale. Finisce che ciascuno fa e dice ciò che crede. Il buon senso o senso comune può essere fuorviante, per una riflessione centrata sul linguaggio che deve corrispondere al proprio pensiero. Difficile rovesciare una logica comune con quella filosofica che ti avverte di non credere a ciò che vedi, come premessa che impronta il pensiero filosofico, o indurre a indagare sui modi con cui si perviene alle personali conoscenze e relativi giudizi, far riflettere sugli assolutismi che annullano e rendono ciechi. Conoscere la forma in cui si articola linguisticamente il pensiero, leggere una realtà complessa,discriminare le trappole cognitive, i ragionamenti corretti e scorretti. In definitiva evitare gli automatismi spontanei, gli psicologismi, i surrogati dottrinali della religione, ecc. Pur senza ignorare l'acume e certe intuizioni di chi non è un esperto in una certa disciplina. Come le domande spontanee dei bambini che mettono in dubbio il valore di una spiegazione. arsenio |
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16-06-2011, 15.23.36 | #26 | ||
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In questo post metti tanta carne al fuoco che rispondere con un unico altro post mi sembra impresa difficilissima. Comincio perciò da questo (la sottolineatura nel tuo post è mia): Citazione:
Credo che tu confonda Karl Popper con Feyerabend. E’ famosa la frase “tutto fa brodo” che traduce l’”anything goes” di Feyerabend, espressione di un relativismo epistemologico al massimo grado che è stato definito come anarchismo epistemologico. L’espressione era inerente al metodo scientifico o meglio "Contro il metodo scientifico", relativamente a come si pretendesse, da alcuni, teorizzarlo. La polemica di Feyerabend va contro la tradizione neopositivistica e di Popper per il quale, la scienza è una costruzione teorico-cognitiva pura caratterizzata dall'osservanza di procedure precise e invarianti e da valutare secondo criteri anch’ essi puri e universali. Feyerabend entrò in polemica con la teoria epistemologica di Popper e specificatamente contro la sua “teoria della falsificazione” che non è per niente segno di “permissivismo epistemologico” e si espresse contro questo criterio valutativo. Nel suo, Contro il metodo, afferma: Ho tentato di dimostrare che i procedimenti della scienza non si conformano ad alcuno schema comune, che non sono "razionali" in riferimento a nessuno schema del genere. Gli uomini intelligenti non si lasciano limitare da norme, regole, metodi, ma sono opportunisti, ossia utilizzano quei mezzi mentali e materiali che, all'interno di una determinata situazione, si rivelano i più idonei al raggiungimento del proprio fine. Afferma che la scienza per raggiungere i suoi obiettivi si è servita e si può servire di tutto, compresi miti, leggende, ecc.ecc., dichiarando la pari dignità delle differenti tradizioni all'interno della scienza. Per questi motivi penso che tu abbia confuso Popper con Feyerabend. Ultima modifica di Giorgiosan : 16-06-2011 alle ore 17.38.02. |
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16-06-2011, 20.31.03 | #27 | |
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La metafisica in Popper, non falsificabile, non è una scienza ma non per questo è senza senso. Le teorie scientifiche sono creazioni intuitive (deduttive, in un certo senso).Quindi concede alla metafisica la funzione di uno stimolante pensiero immaginativo. Per quanto mi riguarda approvo questo possibilità creativa che può arrivare anche dall'insight scaturito da una favola, una leggenda, un mito. Su tale linea si posero altri epistemologhi, come Kuhn, Lakatos, e per alcune osservazioni pure Feyerabend che giustamente citi. |
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17-06-2011, 15.53.53 | #28 | ||
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Ti ho fatto notare che confondevi Popper con Feyerabend
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Mi hai risposto, sensa conseguenzialità: Citazione:
Per alcune osservazioni pure Feyerabend, dici? E' questi che muove la critica più cogente a Popper, per il quale non si può parlare di permissivismo epistemologico mentre quell'espressione si attaglia benissimo a Feyerabend. Lakatos che disse di se stesso di essere un, falsificazionista sofisticato, non diverge gran ché dalle posizioni di Popper. L'epistemologia di Kuhn diverge da quella di Popper in quanto sosteneva che lo scienzato ha una mentalità conservatrice verso le proprie teorie mentre Popper, riteneva che lo scienziato è interessato a falsificare la propria teoria per superarla. Non si tratta dunque dell'epistemologia in quanto "permissiva" o meno. Inoltre L'epistemologia di Popper è stata definita "razionalismo epistemologico" perchè, secondo lui, nella scienza c’è un unico metodo. Su quello che non si conosce è meglio non prununciarsi, Arsenio, ...e ammettere di avere sbagliato o fare retromarcia non è motivo di disdoro per chi dice di non possedere una preparazione accademica. Se questo argomento è chiarito.... commenterò le altri parti del tuo post. (Post scriptum. A proposito di metafisica. Nel “Poscritto alla logica della scoperta scientifica” 1983, Popper ha sostenuto che la ricerca scientifica è irrealizzabile se non si svolge sotto le direttive di un “programma di ricerca metafisico”. ) Ultima modifica di Giorgiosan : 17-06-2011 alle ore 17.51.04. |
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17-06-2011, 21.02.53 | #29 | |
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Non essere certo che gli “accademici”siano tra loro sempre concordi in certe interpretazioni, che non piglino anche loro qualche cantonata, che condividano stesse fonti, letture ideologie. Inoltre tra due disputanti ci può essere un terzo punto di vista più corretto. I grandi pensatori oggetto di studio spesso sfuggono a interpretazioni univoche o a attribuzioni di primogenitura di un concetto. Quindi attribuire tout court errore, scarsa informazione, ecc. è semplicistico. Specie se si è ansiosi non tanto di collaborare in modo dialettico per pervenire a una “verità” condivisa, ma di avere ragione. Ad esempio secondo Popper pure Einstein è "metafisico", ma con tale termine, secondo una sua ottica, intende dire che la sua teoria gli arrivò da un'illuminazione a tavolino, cioè di tipo deduttivo ( ricordo che Popper è un teorico della deduttività e disconferma il metodo induttivo). Quindi Popper non disse mai che le teorie dell'essere, Dio, ecc. possono essere un modo diretto di conoscenza, nessuno spirito universale che illumini dall'alto o cose del genere. Quindi certe letture è importante anche interpretarle alla luce e nel contesto di un testo. Uno stesso termine può assumere connotazioni molto diverse. Hai divagano sul tema in oggetto con una digressione irrilevante: infatti lo scopo era dimostrare che ancor oggi la metafisica in filosofia può avere una funzione utile, qualora faccia scoccare la scintilla geniale perfino per un concetto scientifico, come è già successo. Questo oggi sarebbe il suo limite. Ora non ci interessa stabilire se Popper è stato in tal senso il primo ad affermarlo, ma certo è il filosofo della scienza più illustre del '900, dalla lettura diretta dei suoi testi lo si ricava. Ma anche da alcuni suoi critici,da una saggistica più affidabile di Wikipedia. Il problema per chi partecipa a un forum è chiedersi se vuol partecipare a un dialogo collaborativo e diretto, senza travisare, senza glissare da ciò che non fa comodo, per decidere dove si può essere d'accordo e dove invece si dissente. Senza portare avanti un discorso all'infinito. Quindi il dibattito termina. Se ti fa piacere concludere che ne sei riuscito vittorioso, ebbene ne ho piacere per te. saluti arsenio |
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17-06-2011, 21.30.40 | #30 | |
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Sono d'accordo che la metafisica nel tempo attuale non costituisca un "linguaggio" filosofico apprezzato dai più. Nel suo complesso ha elaborato concetti che non interessano quali essenza, sostanza (molto problematico) ecc. e neppure facilmente compresi. Per la parte in cui sono adottati dalla teologia, inoltre, portandosi dietro la loro storia che li ha forgiati anche in funzione della teologia sono tenuti in grande rispetto ma non sono "sentiti", come dici tu, anche perchè non sono legati alla vita, ma più alla "contemplazione filosofica". Per la parte del post che ho sottolineato è per me chiara ll'allusione al pensiero di Martin Heidegger e in particolare ad "Essere e tempo" nel quale egli sposta il centro focale dalla filosofia dell'essere a quella dell'esserci cioè alla esistenza, alla storicità dell'essere umano...ma è pur sempre un pensiero dalla forte tonalità metafisica....perchè è una riflessione ontica ed ontologica. Non trovo affatto superato il pensiero di Heidegger...il suo "Essere e tempo" è un must filosofico. Mi piacerebe dilungarmi su questo autore assai oltre la pià che striminzita sintesi che ne ho fatto. Sono d'accordo in linea di massima che la filosofia ed il filosofare siano o dovrebbero essere finalizzati alla vita e, secondo me, alla ricerca del giusto agire per "stare bene" ...dove tende ogni aspirazione umana. Cosa sia lo "star bene" è una preferenza ed una scelta individuale ...ad ognuno il suo. Non è lecito ad alcun imporre alcunchè ad un altro essere umano in questa sfera. (Devo andare ora ...riprenderò domani probabilmente) |
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