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19-07-2011, 13.25.05 | #12 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
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Riferimento: Paradosso della molteplicità delle percezioni esistenziali coscienti
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Nella realtà universale il solipsismo è un trucco della natura per farci procreare; poiché, essendo unici, questo avviene quando incontriamo "l'anima gemella", ovvero qualcuno che somigli a noi. Per un attimo, immagina se tutto l'universo fosse una sola anima senza l'aggiunta delle esperienze personali. Nella pratica, se esci da questa equazione, allora stai parlando di un qualcosa che nemmeno tu sai cosa sia. Spero perdonerai la brutalità, ma in questa situazione le cose sono due: o non ti sei spiegato a sufficienza, o i contenuti "universali" da te enunciati non esistono. |
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19-07-2011, 14.45.08 | #13 |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
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Riferimento: Paradosso della molteplicità delle percezioni esistenziali coscienti
Non credo che un "nome e un cognome" vogliano identificare un io. L'io potrebbe anche essere per tutti lo stesso ma in ogni cervello chiamarsi in modo diverso.
Questo per salvare capre e capri. Io mi chiamo pinco pallino, ma non per questo sono diverso da uno che si chiama pallino pinco Il fatto che io identifico me stesso come la stessa persona nel tempo, probabilmente è legato al fatto che lego questo me stesso con alcuni nomi sempre uguali. Se entrassi nel cervello di un altro ci sarebbe una sorta di lotta fra nomi ma non una lotta fra diverse coscienze. |
19-07-2011, 15.26.24 | #14 | |||||
Ospite
Data registrazione: 16-07-2011
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Riferimento: Paradosso della molteplicità delle percezioni esistenziali coscienti
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Sulla questione di Jung: Citazione:
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Collegandomi a questo, riporto l'esempio di prima, che secondo me fa ben capire il problema, e vi infito a rifletterci su: se uno scenziato legge i dati dal Tuo cervello, e li trasferisce in un androide, ne risulterà un essere umano praticamente identico a Te. Eppure, Tu, da che punto di osservazione vedrai il mondo? Sempre da quello di prima: vedrai l'androide come un essere che non ti appartiene, come qualcosa di estraneo da Te. Non vi pare allora che la questione non sia così semplice? L'androide vi dirà con tutta convinzione che lui è il vero, che lui è la vera coscienza. Eppure per Te non sarà così. |
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19-07-2011, 17.15.14 | #15 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-01-2009
Messaggi: 111
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Riferimento: Paradosso della molteplicità delle percezioni esistenziali coscienti
Citazione:
Perchè è logicamente necessario che l'atto di coscienza sia, da ultimo, immoltiplicabile. Premessa: la coscienza è autocoscienza (Io) non come semplice coscienza del mondo, ma in quanto è coscienza di sè come coscienza del mondo. Immagina che la coscienza percepisca non solo la mia coscienza del mondo, ma anche quella altrui: si ammette con ciò che vi è una più ampia e unitaria coscienza che ha presente tanto la mia quanto quella altrui, ed è tale più ampia coscienza che dice 'Io' (io ho coscienza della mia coscienza e delle altrui esperienze di coscienza). Che poi la coscienza sia legata a una 'mente' e da ultimo a un 'cervello' è questione che non si risolve con una buona fenomenologia (non è un fatto che appare), perchè essi in tanto possono essere affermati in quanto contenuti di coscienza. La coscienza, se riguardata in modo rigoroso, è trascendentale, non ha nulla dietro di sé (tutto ciò che è affermato è oggetto di coscienza).Se posso consigliarti qualche lettura, dai una sbirciata generosa a Teoria generale dello Spirito e Sistema di Logica di (G.Gentile), Saggio di una metafisica dell'esperienza (G.Bontadini), La struttura originaria e Essenza del Nichilismo (E.Severino). [quote]Posto infatti che la materia è una, da essa dovrebbe generarsi una sola percezione. Elaboro. La materia, ciò che è fisico, ciò che è, è uno. Noi esseri umani possiamo distinguere in questo tutto delle cose singole, grazie alla logica. Ma il mio piede fa parte dell'Universo, è la stessa materia della formica. Se quindi da processi fisico-elettrici della materia si genera una percezione della materia, ovvero una capacità della materia di riflettere sul suo stesso essere, di accorgersi di essere, ha senso credere che tale percezione sia una.[(quote] A meno che tu non riesca a mostrare l'autocontraddittorietà di quella implicazione (unicità materiale -->molteplicità percettiva) il tuo argomento resta debole. |
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19-07-2011, 17.49.13 | #16 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 22-08-2010
Messaggi: 107
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Riferimento: Paradosso della molteplicità delle percezioni esistenziali coscienti
Citazione:
No, no, sei tu che non hai capito. Sto calando le tue affermazioni in un esempio pratico e tu hai valutato l'esempio solo dal lato dell'ipotesi (largamente condivisa) delle due coscienze separate. Ma perché invece non ti chiedi come potrebbe esserci un rapporto di amore tra due persone se le due persone appartenessero ad un'unica coscienza ? E' senz'altro più assurda quest'ultima ipotesi rispetto alla prima, e infatti tu stesso non hai avuto esitazioni nell'inquadrare la distinzione tra le due coscienze. La risposta che ti do io è quindi questa: se prescindiamo da considerazioni di natura religiosa (è fin troppo banale ricondurre la tua ipotesi all'onnipotenza divina), appare del tutto evidente l'assurdità di un'unica coscienza per tutta la "materia" universale. La coscienza è necessariamente rapportata alla capacità di agire (almeno in linea generale). Non è coerente, non è funzionale, non è economico avere un centro di coscienza che non corrisponda ad un centro di azione. La realtà è proprio questa: ad ogni corpo/soggetto di volontà/azione corrisponde un centro di coscienza. Ed è del tutto naturale che sia così. Diversamente sarebbe per lo più qualcosa di mostruoso, artificiale. Ultima modifica di Sirviu : 19-07-2011 alle ore 20.33.32. |
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19-07-2011, 22.00.43 | #17 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
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Riferimento: Paradosso della molteplicità delle percezioni esistenziali coscienti
Citazione:
Per altro, quando parli di memoria, non puoi assolutamente affermare che, da sola, ci renderebbe dei robot, poiché essa lavora in tandem con il suo metodo veicolativo, rappresentato dal pensiero. La memoria è la base di qualunque evoluzione, e l'universo stesso è un’immensa memoria. Nella pratica, a mio modo di vedere, tu hai messo il carro davanti ai buoi, poiché il tuo quesito prevarica di milioni di anni altre esperienze, senza le quali non si potrebbero fare nessuna delle affermazioni in cantiere, tanto meno parlare di coscienze; poiché la disamina di quelle esperienze, ti e ci, porterebbe a ragionare in modo totalmente differente. Quest’assunto vale come chiarimento anche alle altre risposte sotto descritte, di cui ne riporto soltanto una; e ti garantisco che non vi è nessun inghippo. Citazione:
Ultima modifica di Tempo2011 : 20-07-2011 alle ore 07.14.14. |
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19-07-2011, 22.53.07 | #18 | ||
Ospite
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Riferimento: Paradosso della molteplicità delle percezioni esistenziali coscienti
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Et voilà, dimostrato. Tu ora mi dici: "Eh ma no, anche il mio vicino di casa ha una percezione psicosensoriale cosciente!" Ok, dimostralo. Non puoi. Questo è il solipsismo, certo, ma dalla sua parte c'è la logica, mentre dalla parte dell'idea "unicità materiale --> molteplicità percettiva" c'è solo che conviene pensare che sia così per non tormentarci, ma non c'è possibilità di dimostrare che sia così, ed è pure in contraddizione, perchè tu avverti un'unica percezione in tutto l'universo, quella legata al cervello della persona fisica dietro l'avatar Gaffiere, e questo entra in contraddizione con l'idea che ci siano più percezioni. Rispondo a Sirviu: ho capito cosa vuoi dire, ma io non sto affermando che c'è una coscienza globale, affermo invece che "sarebbe più sensato", per così dire, che ci fosse. Come ho già scritto in qualche post prima, e come ho scritto ora a Gaffiere, è ovvio che non c'è una coscienza globale che domina tutti i cervelli, la nostra esperienza quotidiana infatti ci fa percepire solo la nostra, singola. Se mai ci fosse una coscienza globale, è ovvio che tutto il mondo funzionerebbe diversamente, e un rapporto d'amore, come tu dici, non avrebbe senso, o comunque funzionerebbe diversamente. Capito ora che questa coscienza globale legata a tutti cervelli non esiste, e che non era mia intenzione dire che esista, cosa voglio dire io con questo topic? Che avrebbe più senso, secondo pura logica razionale, che essa esista, anzichè percepire una singola coscienza che porta inevitabilmente a un'idea solipsista; o meglio: la mattina quando mi sveglio, avrebbe senso per me che dalla materia dell'universo si svegliasse una coscienza unica, globale, e invece si sveglia sempre la solita, limitata, percezione cosciente di [mio nome e cognome]. Ecco, il paradosso sta qua: la realtà che vivo entra in contraddizione con la logica razionale. Che poi può pure essere ovvio (come si diceva prima, è roba trascendentale), ma io rimango comunque preda di questo dilemma che mi tormenta. |
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20-07-2011, 07.40.20 | #19 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Paradosso della molteplicità delle percezioni esistenziali coscienti
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E con quest'ultima affermazione, voglio valorizzare anche la presenza dei cretini e degli stolti, poiché anche loro rappresentano un comportamento con cui fare il paragone. Nella pratica, sarebbe come quell'uomo che da cinquanta anni sta facendo il solitario con il gioco delle carte. Poverino. |
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20-07-2011, 09.51.11 | #20 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Paradosso della molteplicità delle percezioni esistenziali coscienti
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Tempo fa scrissi questo argomento: https://www.riflessioni.it/forum/filo...ifferenze.html Io ritengo quindi non esistano differenze fra coscienza e conoscenza. Se identifico me stesso con un nome, questa fa parte di una "conoscenza", cioè sarebbe coscienza che me stesso è in relazione stretta con il nome. Identifico quindi me stesso con il nome perchè questa fa parte di una conoscenza. Le cose esterne a me le conosco e ne ho coscienza, ma le diversifico da me perchè anche questa fa parte della mia "conoscenza". Avere la "sensazione" che le cose la fuori siano diverse da me fa parte della mia conoscenza. La stretta relazione fra coscienza e conoscenza non sempre si verifica. Non basta andare a scuola e imparare l'inglese per diventare "inglese". Qualcuno però forse, pur non avendo origini inglesi, imparando l'inglese in modo davvero stretto, potrebbe sentirsi, ad un certo punto, inglese. |
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