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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 03-02-2011, 22.51.39   #31
CVC
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Riferimento: Serve il dolore?

Se metto una mano sul fuoco il dolore mi avverte del pericolo permettendomi di trarla in salvo per tempo. Il dolore mi insegna quindi che il fuoco è pericoloso.
La vita però mi insegna che il fuoco mi serve, per scaldarmi, per cucinare il cibo, ecc.
A cosa serve quindi il dolore?
Probabilmente a permettermi di soddisfare un bisogno salvaguardando la mia incolumità.
Ad un certo livello il discorso però si fa più sottile, è più difficile recepire per tempo il segnale del dolore per evitare il peggio, come diceva Milton Erikson:"Siamo talmente poco consapevoli di noi stessi, che non ci rendiamo conto nemmeno delle evidenti tensioni e reazioni corporee attraverso le quali generiamo noi stessi le nostre malattie psicosomatiche".
Il dolore serve per metterci al riparo ma non sempre siamo in grado di percepirlo per tempo.
Per quanto riguarda il dolore causato dalle malattie gravi, dagli incidenti o dalle disgrazie, l'utilità potrebbe essere quella dell'essere costretti a cercare un senso più profondo alla nostra esistenza. Cosa quest'ultima piuttosto estranea agli interessi della persona mediamente adattata.
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Vecchio 04-02-2011, 21.03.32   #32
ulysse
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Riferimento: Serve il dolore?

Citazione:
Originalmente inviato da Sirviu
E' sempre piacevole leggere Enrico Cheli, e sarebbe ancora più interessante capire la differenza che passa tra una spia rossa ed il dolore.
La spiegazione potrebbe essere banale: i sensori che applichiamo sulle nostre macchine non ci producono dolore perchè non fanno parte della nostra biologia ...sono esterni a noi...non ci sono (o non dovrebbero esserci) interconesioni se non sensoriali: vediamo o udiamo soltanto.
Puo però essere fastidioso, persino doloroso, il fischio dell'antifurto che deve avvertire di lontano e richiamare chi non c'è.
Così come noi chiamimo aiuto, con quanto fiato abbiamo, quando ci trovamo isolati in difficoltà.

Ma aspettiamo un pò e forse qualcosa di piu' interagente e invasivo si farà e sarà reclamizzato in TV ed in Internt: per es. immaginiamo l'auto, o una macchina in genere, tutte le apprecchiatre di casa, ecc.. , gestite da un computer ed un qualche cip inserito nella nostra corteccia cerebrale che comunica (andata e ritorno) col computer della macchina. Forse non è fantascienza e forse qualcosa del genere esiste già...magari in campo medico.
Lo vediamo continuamente nei filmetti in TV.
Citazione:
Il dolore è qualcosa di più, è qualcosa che viene dal profondo, perché è qualcosa che vivi soggettivamente, mai oggettivamente.
Non basta dire che ha un'utilità, perché basterebbe molto meno dolore per capire.
Occorre tener presente che l'utilità la si intende riferita alla specie ove è interessata una prevalenza di individui: per il singolo individuo l'utilità si disperde...il singolo individuo isolato sarebbe ininfluente.

Ma direi che sul piano bilogico nonc'è niente che venga dal profondo: biologicamente non c'è un profondo.
Certe cellule specializzate (i nocicettori) rispondono agli stimoli dolorosi e trasmettono le informazioni al sistema nervoso centrale che le rielabora indicando la natura, la localizzazione e l'intensità del dolore che ne deriva. Tuttavia si tratta di un processo analogico non perfettamente regolato e testato sull'individuo per cui è senz'altro vero, in conseguenza, che una messa a punto evolutiva orientata inevitabilmente sulla specie (è la specie che deve sopravvivere e generare) piuttosto che sull'individuo, provochi l'inconveniete per cui il dolore percepito, non è sempre proporzionale all'effettivo danno subito e vada sopre/sotto le specifiche necessità di ciascuno: basterebbbe una punturina, ...ma già che ci siamo...un tanto al chilo e và pure bene.

Se riesco ad esprimermi, voglio dire che l'evoluzione non regola i suoi effetti sul singolo individuo con lo scopo di portarlo e mantenerlo al massimo del benessere, ma agisce statisticamente sulla specie per qunto basta: se la specie sopravvive e si riproduce, la soluzione al problema è buona!

Del resto anche questo è un mezzo per fortificare la specie: si riproduce e trasmette di preferenza i geni di chi meglio resiste.
Cosa che noi facciamo il possibile per vanificare sviluppando le varie terapie del dolore.

Quanto al "profondo" qualcosa di strano e indecifrato può insorgere nella nostra psiche sia in conseguenza del chimismo prodotto dal dolore biologico, sia per dolore o sofferenza provocati da eventii affettivi ed emotivi esterni o interni a noi medesimi cui siamo sensibili, magari insorgenti autonomamante per nostra stessa conformazione psichica o, ancora, per squilibri chimici, emotivi, affettivi o anche semplicemente culturali.

E' probabile che per alcuni una messa a punto periodica presso uno strizza cervelli sia indispensabile...comunque utile.

Da noi la cosa è poco usuale, dato il lascito religioso della cultura confessionale anche se non piu' praticata, ma sembra che nella cultura USA ciascuno abbia il proprio strizzacervelli personale cui ricorrere in caso di bisogno...singolarmente o comunitaramente.
Citazione:
Quando non è più utile capire, perché ormai è troppo tardi, il dolore non serve più, non è giustificabile.
Credo che valga una estensione del discorso inziale precedente: se l'inconveniente, troppo dolore/poco dolore o altro...non interferisce con la capacità riproduttiva in rapporto agli altri soggetti, l'intervento delle leggi dell'evoluzione non è sensibile...o piuttosto si disperde nella generalità degli individui e non crea una prevalenza di riproduttività per quegli individui nei quali cessa il dolore quando esso non sia piu' giustificato.

Del resto accade anche nella metafora del'auto nella quale i lampeggianti o le spie restano accese anche quando l'auto sia incidentata in un groviglio sull'autostrada.
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Vecchio 05-02-2011, 15.21.59   #33
Sirviu
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Riferimento: Serve il dolore?

Citazione:
Originalmente inviato da ulysse
Ma direi che sul piano bilogico nonc'è niente che venga dal profondo: biologicamente non c'è un profondo.
Sei un po' riduttivo per i miei gusti: cosa c'entra se sul piano logico o biologico non è contemplato il concetto di "profondo", o "intimo", o "sé" ? Il dolore biologico è un dolore oggettivo. Nel tuo profondo (concetto non razionale, ma intuitivo), sei tu come essere umano, o ancora più astrattamente, come essere (chi o cosa sei tu ? - ma dico "tu" per relativizzare, non perché me la prendo con te ... ci mancherebbe ...), che provi il dolore, non la biologia.
Non confondiamo il piano logico con quello esistenziale.
La domanda è: il dolore serve ?
Da un punto di vista biologico, serve e non serve, proprio perché il dolore nelle sue manifestazioni non è stato preordinato o preorganizzato in vista di un fine universale, ma è piuttosto il riorganizzarsi aleatorio, evolutivo ed adattativo dei nostri codici genetici in funzione di segnali non calibrati in modo sincrono, in funzione della circostanza.
Questo è il dolore in termini oggettivi e relativi.
Ma se parli di dolore in termini assoluti, come puoi intravvedere una finalità se non in funzione di una concezione teologico/esistenziale ?
Non esiste certamente una giustificazione razionale.
Ma ...
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Vecchio 06-02-2011, 12.38.49   #34
CVC
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Riferimento: Serve il dolore?

Se tu sei, per fare un'esempio, un appassionato delle arrampicate e quindi per te la montagna rappresenta tutta la tua vita e fai un incidente automobilistico a seguito del quale ti amputano le gambe, cosa fai?
O pensi di farla finita o cerchi di dare alla tua vita un senso diverso cui prima non avevi mai pensato.
Il dolore può servire in quanto obbliga ad una scelta, ma di fatto a fronte di circostanze simili gli individui reagiscono in modo differente.
Il dolore serve ma non può determinare in sè il giudizio.
Il giudizio invece può determinare il senso che diamo al dolore, una mamma in preda ai dolori del parto ben sopporterà tali pene se ritiene che tutta la sua attenzione sia da concentrare sul momento in cui per la prima volta potrà vedere il viso della sua piccola creatura.
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Vecchio 06-02-2011, 20.47.30   #35
femmefatale
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Riferimento: Serve il dolore?

c'è una frase di Severino...nel "muro di pietra".....la cito più o meno a memoria, mantenendone il senso, perchè ora non ho sottomano la mia agenda dove l'avevo segnata.spero non sia considerata una bestemmia da parte vostra...

"L'essere del dolore non può avere riscatto.L'essere già stato del dolore è tale che non può essere riscattato neppure da un'eternità di gioia".

infatti Severino diceva che per riscattare la sofferenza era necessario che l'essere stato del dolore non fosse mai stato, quindi cancellato, e questo è impossibile.

più personalmente, se posso buttarla sul personale senza risultare, con disprezzo da certi utenti, solipsista (come se fossi una lebbrosa contagiosa col mio essere rinchiusa in me e non andare oltre a me) anche se un'ipotetico dio mi dasse un'eternità di gioia, come cancellare ciò che ho patito QUI E ORA sulla terra?

la trovo molto bella la frase di Severino. Forse piace solo a me come frase...mi ha dato molto come pensatore anche se per forza di cose essendo autodidatta sono limitata e posso compenetrarlo poco.
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Vecchio 07-02-2011, 21.11.21   #36
tobaccoaddicted
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Riferimento: Serve il dolore?

Citazione:
Originalmente inviato da femmefatale
"L'essere del dolore non può avere riscatto.L'essere già stato del dolore è tale che non può essere riscattato neppure da un'eternità di gioia".

....

più personalmente, se posso buttarla sul personale senza risultare, con disprezzo da certi utenti, solipsista (come se fossi una lebbrosa contagiosa col mio essere rinchiusa in me e non andare oltre a me) anche se un'ipotetico dio mi dasse un'eternità di gioia, come cancellare ciò che ho patito QUI E ORA sulla terra?

....


A me quella frase dice una cosa sola: che tutti gli esseri viventi sono destinati ad essere infelici per l'eternità (e per chi non ci crede, essere infelici fino alla morte). Ma... c'è un ma: per essere una verità assiomatica, non prevede il fatto che ALMENO ipoteticamente un'eternità di gioia sia possibile? Si: ma solo se non si è provata sofferenza. Questo è impossibile, in quanto anche nelle piccole cose di tutti i giorni è possibile riscontrare sofferenza (delusioni, dispiaceri...). Essendo totalmente impossibile la gioia, dunque, è anche totalmente impossibile la sofferenza. Ma non è una corrispondenza biunivoca. Per cui, oltre le parole ad effetto, il concetto di fondo è finto. E' romantico, in un certo senso, ti da quell'aria da "bello e dannato", ma sotto sotto nasconde il desiderio di essere felici. Ma la felicità non si manifesta in un modo che vale per tutti. La felicità a volte arriva, o c'è, solo che siamo talmente presi dall'essere infelici che non riusciamo a vederla. Il dolore è necessario, il dolore serve. Le lacrime sincere sono redenzione. Il dolore è il lato oscuro della luna, solo che c'è chi lo osserva dall'altra faccia. Se non c'è dolore, non ci può essere gioia. E il dolore, per esistere, ha come condizione primaria l'esistenza della gioia. E non è che il dolore arriva, ti colpisce e resta lì. E' destinato a farti compagnia, ma anche la gioia ha lo stesso destino. Altrimenti non esistono né gioia, né dolore; questo però, snatura l'essenza stessa dell'uomo, che può provare sentimenti. Sennò non sarebbe né triste, né felice, né nichilista, né niente.
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Vecchio 10-02-2011, 17.27.30   #37
femmefatale
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Riferimento: Serve il dolore?

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Originalmente inviato da tobaccoaddicted
A me quella frase dice una cosa sola: che tutti gli esseri viventi sono destinati ad essere infelici per l'eternità (e per chi non ci crede, essere infelici fino alla morte). Ma... c'è un ma: per essere una verità assiomatica, non prevede il fatto che ALMENO ipoteticamente un'eternità di gioia sia possibile? Si: ma solo se non si è provata sofferenza. Questo è impossibile, in quanto anche nelle piccole cose di tutti i giorni è possibile riscontrare sofferenza (delusioni, dispiaceri...). Essendo totalmente impossibile la gioia, dunque, è anche totalmente impossibile la sofferenza. Ma non è una corrispondenza biunivoca. Per cui, oltre le parole ad effetto, il concetto di fondo è finto. E' romantico, in un certo senso, ti da quell'aria da "bello e dannato", ma sotto sotto nasconde il desiderio di essere felici. Ma la felicità non si manifesta in un modo che vale per tutti. La felicità a volte arriva, o c'è, solo che siamo talmente presi dall'essere infelici che non riusciamo a vederla. Il dolore è necessario, il dolore serve. Le lacrime sincere sono redenzione. Il dolore è il lato oscuro della luna, solo che c'è chi lo osserva dall'altra faccia. Se non c'è dolore, non ci può essere gioia. E il dolore, per esistere, ha come condizione primaria l'esistenza della gioia. E non è che il dolore arriva, ti colpisce e resta lì. E' destinato a farti compagnia, ma anche la gioia ha lo stesso destino. Altrimenti non esistono né gioia, né dolore; questo però, snatura l'essenza stessa dell'uomo, che può provare sentimenti. Sennò non sarebbe né triste, né felice, né nichilista, né niente.

come Cioran potrei risponderti che noi rammentiamo solo ciò che è doloroso, solo il dolore, e quindi è quasi inutile sentire altre emozioni.difatti io non rammento nè gioia nè felicità, ma ciò che mi è capitato nel 2003 lo ricordo in tutti i suoi particolari.
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Vecchio 11-02-2011, 10.06.39   #38
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Riferimento: Serve il dolore?

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Originalmente inviato da femmefatale
come Cioran potrei risponderti che noi rammentiamo solo ciò che è doloroso, solo il dolore, e quindi è quasi inutile sentire altre emozioni.difatti io non rammento nè gioia nè felicità, ma ciò che mi è capitato nel 2003 lo ricordo in tutti i suoi particolari.

Ma vedi, la psiche è farfallona, a volte, anzi... diciamo pure spesso. Il dolore non è un labirinto dal quale non si può uscire. E' una condizione dalla quale si può fuggire (e la fuga implica la propria volontà: se ci continui a stare, in quella condizione, dipende solo da te), e se qualcuno ci riesce, è la dimostrazione della non-impossibilità della cosa. O sbaglio?
Io non posso sapere cosa ti è capitato nel 2003, e non trovo neanche giusto parlarne, ma per quanto catastrofiche siano le circostanze della vita, finché essa continua a scorrere, solo tu hai la forza di capovolgerle. O di vivere sotto un'ottica diversa. Tu puoi fare tuo quello "scorrere": se la vita ti prende a calci, prendila a calci tu. Facile a dirsi, mi si obietterà, ma ripeto, se qualcuno ce la fa, dimostra che si può fare.
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Vecchio 11-02-2011, 21.00.58   #39
ulysse
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Riferimento: Serve il dolore?

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Originalmente inviato da Sirviu
Sei un po' riduttivo per i miei gusti: cosa c'entra se sul piano logico o biologico non è contemplato il concetto di "profondo", o "intimo", o "sé" ? Il dolore biologico è un dolore oggettivo...

L’ADSL è inefficiente e arrivo sempre tardi!

Non credo sia questione di gusti ed anche non saprei cosa significhi “riduttivo”.
Credo che si parli di dolore in senso lato sia sul piano biologico che sul piano psichico.
Effettivamente dissi che non esiste un “profondo” poiché ci si riferisce ad un danno concreto e oggettivo che l’organismo subisce o autoproduce.
Certo che la sensazione del danno viene rielaborata in dolore dal sistema nervoso centrale fino ad influire sul pensiero e sulla visione in modo più o meno razionale o coinvolgente.

E’ vero che la cosa diventa sempre più soggettiva, personale e coinvolgente, ma non vedo cosa c’entri il cosiddetto “profondo” o cosa significhi.
C’è qualcosa cui possiamo attribuire il ruolo di profondo in noi? magari rispetto a qualcosa di meno profondo o di superficiale?
Bisognerebbe definirlo!

Personalmente, parlerei piuttosto di danni, biologici o psichici più o meno invasivi e coinvolgenti, cui conseguono reazioni più meno efficaci e violente…razionali o scomposte che siano.

Magari le senzazioni dolorose o di sofferenza possono permanere nel tempo anche a lungo… spesso oltre il necessario per quello che richiederebbe la sola funzione di avvertimento e indirizzamento.
Se il danno è evidente e permanente si comprende che la sofferenza possa influire sul comportamento, sulla VISION anche negativamente….a volte anche per il solo ricordo.

Direi che la questione si gioca sullo sforzo o perseguimento dell’essere il più possibile oggettivi sia per chi ne parla che per il soggetto colpito che deve tenere la sensazione dolorosa sotto controllo….e magari rielaborarla in "vantaggio" caratteriale, comportamentale o relazionarle….cosa che non sempre riesce senza aiuto specialistico…per quanto, si dice, il dolore ti tempra…certo che sarebbe anche bene e meglio non intervenisse e non coltivarlo…cosa non rara, il non coltivarlo, specie nelle sofferenze psichiche.…o che dal biologico si trasformano in permanente psichismo.
Citazione:
Nel tuo profondo (concetto non razionale, ma intuitivo), sei tu come essere umano, o ancora più astrattamente, come essere (chi o cosa sei tu ? - ma dico "tu" per relativizzare, non perché me la prendo con te ... ci mancherebbe ...), che provi il dolore, non la biologia.
Non confondiamo il piano logico con quello esistenziale.
Ma mi pareva definito: il danno biologico o psichico affettivo/emotivo, rilevato da specifici ricettori è rielaborato nel sistema centrale e percepito come dolore o sofferenza psicosomatica. Non c’è alcuna confusione da fare.
Citazione:
La domanda è: il dolore serve ?
Da un punto di vista biologico, serve e non serve, proprio perché il dolore nelle sue manifestazioni non è stato preordinato o preorganizzato in vista di un fine universale, ma è piuttosto il riorganizzarsi aleatorio, evolutivo ed adattativo dei nostri codici genetici in funzione di segnali non calibrati in modo sincrono, in funzione della circostanza.
Questo è il dolore in termini oggettivi e relativi.
In effetti non c'è un fine universale...oppure c'è...è quello evolutivo orientato alla sopravvivenza della specie.
E, veramente, la mia finalità in questa discussione consiste nel sostenere e nell’ evidenziare la essenzialità, per fini di sopravvivenza, della percezione dolorosa che ogni individuo prova (e lo prova dall'origine della specie) in conseguenza di un danno subito sia di ordine biologico che di ordine psichico...affettivo, relazionale.

Chi non è in grado di percepire le senzazioni dolorose conseguenti a danni psicosomatici ,ha vita grama e magari non sopravvive.

Ovvio che se il danno non interviene non cè dolore e tanto meglio!....per quanto a volte il dolore possa essere anche ...tanto da apparire oggettivo.
Ma non per questo credo che si possa dire che proviene dal profondo…a meno che non si dica che “profondo” significa questo.

Nel caso di sofferenze percepite e in assenza di danni oggettivi al nostro essere, direi piuttosto che si tratta di disfunzione psicosomatica...che richiede cure.
Comunque ognuno rielabora le sensazioni dolorose (ma anche quelle piacevoli) in funzione del suo psichismo…e a volte è lo psichismo stesso che le produce.
In ogni caso non vedo proporzionnalità o correlzioni fra dolore e piacere: certo che se si è in preda o succubi del dolore non c'è piacere...e viceversa..

Citazione:
Ma se parli di dolore in termini assoluti, come puoi intravedere una finalità se non in funzione di una concezione teologico/esistenziale ?
Non esiste certamente una giustificazione razionale.
Ma ...
Ma……
Ma non saprei cosa significhi “dolore in termini assoluti”…cosa è assoluto?
Neppure intravedo alcuna finalità di ordine teologico/esistenziale.
La finalità del dolore, quando e consequenziale, è quella di segnalare al vivente che qualcosa di fisico, psichico, affettivo, sociale, relazionale, ecc… non è nel verso giusto, quindi o provvedi e cambi direzione o la paghi…magari con maggior dolore e infelicità….al limite fino alla morte.

Che questo sia razionalmente giustificato o meno, giusto o non giusto non saprei, anzi non credo che il giusto/non giusto rientri nel paradigma evolutivo del vivere: si tratta semplicemente di una delle soluzioni al problema dell’esistere cui ci ha portato l’evoluzione della specie fino ad ora.

Ultima modifica di ulysse : 12-02-2011 alle ore 11.19.20.
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Vecchio 12-02-2011, 20.33.53   #40
ulysse
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Riferimento: Serve il dolore?

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Originalmente inviato da femmefatale
c'è una frase di Severino...nel "muro di pietra".....la cito.... Spero non sia considerata una bestemmia da parte vostra...

"L'essere del dolore non può avere riscatto.L'essere già stato del dolore è tale che non può essere riscattato neppure da un'eternità di gioia".

infatti Severino diceva che per riscattare la sofferenza era necessario che l'essere stato del dolore non fosse mai stato, quindi cancellato, e questo è impossibile.
Ma non è una bestemmia!
La frase è affascinante, ma deve essere intesa come esternazione poetico/teologica altrimenti diventa affermazione falsa, pericolosa e dannosa.

“Frase Falsa” perché il dolore non deve essere riscattato, difficile da dimenticare forse, ma in ogni caso deve essere superato con ogni possibile adattamento od artificio psicosomatico e medicale…ma soprattutto con lo sforzo per l’interesse alla vita ed al suo esplicarsi.
Infatti la sofferenza, di cui qulcuno più di altri è vittima, non è una punizione o una ingiustizia da riscattare, ma solo un evento più o meno grave e invasivo che occorre ad un organismo vivente nell’ambito della dialettica causa/effetto.

“Frase Pericolosa e dannosa” perchè chi si trova in situazione di sofferenza, trova, in una tale frase, proprio perchè affascinante, la giustificazione alla propria sofferenza nonché la giustificazione alla propria incapacità di gioire.
Magari anche la giustificazione del proprio rintanarsi masochistico in emulazione alla posizione fetale che non vuole aprirsi alla vita.

Certo che per me, per noi che abbiamo tutto e siamo immortali…per ora, è facile ipotizzare e legiferare. Nella incomparabile fortuna della mancanza delle peggiori esperienze, siamo spesso incapaci di comprendere, non ne abbiamo la sensibilità …soprattutto siamo leggeri e superficiali…non entriamo nell’intimo sentire di chi devastato dalla sofferenza,…non la sa sfuggire… in eterno!

Ma, almeno, cerchiamo di osservare e capire.

Vive e abita in località prossima alla mia, Alex Zanardi, l’ex pilota infortunato diversi anni addietro con perdita degli arti inferiori. Lo abbiamo visto in piedi, col solo supporto di un bastone, condurre una trasmissione televisiva. Ma oltre a questo scrive libri, partecipa ad eventi sociali, tiene conferenze, ecc….

L’ho incontrato in un supermercato: era accompagnato, ma sempre autonomo col suo bastone.
Mi sono sentito piccolo, incapace e impotente: Come era possibile? L’idea che mi ha attraversato la mente è che veramente il processo evolutivo è stato sovrabbondante con noi: bastavano gli organi di senso e di vista.…con un cervello ovviamente…e pochi ammennicoli riproduttivi…se proprio uno ci tiene!
Il resto è superfluo!

Tengo un quadretto con la figura di Stephen Hawking.
La foto lo mostra nella sua carrozzetta (specie di modulo spaziale) dotata fra l’altro,di computer, di sintetizzatore vocale e di un apparecchio particolare che gli permette di comunicare col movimento degli occhi: nient’altro puo’ muovere!.

Eppure ha appena pubblicato, in Inghilterra, un nuovo libro sullo stato dell’universo e teoria della sua evoluzione.
Inoltre è universalmente riconosciuto come una delle menti più brillanti della nostra epoca.
Egli è oramai un’icona del mondo scientifico non solo per l’audacia delle sue idee, ma anche per la chiarezza e lo humour con cui le esprime.

Certo esistono anche altri casi, ma si tratta di cime eccelse, veri miracoli della forza, costanza e razionalità umana cui certo non si arriva comunemente e di fronte ai quali non possiamo che sentitrci specie inferiore.
Tuttavia tenerli ad esempio e speranza, stelle polari e campioni di insospettate capacità dell’umano…si può!

Ultima modifica di ulysse : 13-02-2011 alle ore 13.48.50.
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