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12-06-2012, 14.23.47 | #92 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 08-06-2012
Messaggi: 1
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Riferimento: Serve il dolore?
Credo che...il dolore serva a formarci caratterialmente e a capire i giusti valori.Tutto cio'è legata all'esperienza individuale che ci forma,ci matura,ci rende persone serie con ambizioni e libertà di scelte.Conosco diverse persone che hanno avuto poche esperienze dolorose e ne conosco altrettante di persone che hanno vissuto una vita piena di eventi spiacevoli e ingiusti.La differenza quel'è?A mio avviso,si tratta spesso di condizioni di dolore,legati non a noi ma non dovuti necessariamente ad una nostra colpa.Esempio.Immaginiamo un bambino che vede violenze domestiche a casa e rimane impotente difronte a cio'.Crescendo,si porterà dietro dei ricordi negativi e delle conseguenze per tale sensazioni e visioni che ha percepito e visto sulla sua pelle.Ecco.Questo è un tipo di dolore indiretto.In ogni caso,indiretto o diretto,la differenza di persone con esperienze traumatiche e altre con normali sensazioni dolorose,è la seguente.La profondità d'animo.Nel primo caso,ho notato la voglia al dialogo,all'espressività dell'individuo,sete di giustizia,conoscenza e approvazione dei valori,conoscere cosa vuol dire sacrificarsi e la generosità nei piccoli gesti.Nonostante determinati avvenimenti mi hanno,in un certo senso,ucciso dentro...mi hanno reso forte e diversa da una società sbagliata,corrotta,ingrata.Qui ndi,l'unico lato positivo di cio',se esiste...è questo che ho elencato poco prima.
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12-06-2012, 21.03.40 | #93 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: Serve il dolore?
Citazione:
Nella nostra normalità standard siamo plasmati e forgiati (entro certo range) a confronto col mondo fisio-psico-sociale non solo per il nostro personale tratto di vita, ma per i trascorsi milioni di anni del vivente poi confluito nella nostra specie decine o centinaia di migliaia di anni fa. Siamo plasmati e forgiati verso il "modo di essere e sentire" attuale per adattamento continuo cui l'ambiente "in senso lato" ha costretto le specie viventi fra cui anche la nostra. Il mancato adattamento (non volontario, ovviamente) avrebbe significato la fine della specie come in effetti è avvenuto per le molte specie estinte. Certo che in caso di "cataclisma" epocale non c'è adattamento che tenga per, quanto nel corso dei 4 miliardi di anni trascorsi, una qualche forma di vita si è sempre conservata. I tratti prevalenti per il nostro modo di essere standard fisico e caratteriale si trasmettono geneticamente, ma la copiatura del DNA nella duplicazione delle cellule, a partire dalla cellula-uovo fecondata, non è sempre perfetta da cui derivano devianze di vario grado di funzionalità e utilità trasmissibili o non trasmissibili...addirittura ne deriva, e ne potrebbe derivare ancor più, un miglioramnto sensibile della specie...un nuovo HSS...magari con una S in più...una specie di Superman fisico, prsichico o tutti e due...in ogni caso l'evoluzione del vivennte o involuzione quando capita...non è finita. Ne consegue, cercando di abbreviare, che è vero che per ogni umana situazione, modalità o modo di essere, pensare e sentire c'è un motivo, genetico o acquisito che sia, ma non è vero che sempre e tutti tali modi soddisfino e meglio soppericano alle necessità del vivere dalla specie e/o della persona. Si può dire che la gran parte del nostro modo di essere è necessaria o semplicemnte utile al nostro vivere, ma che certe modalità, per tutti o per alcuni, sono decisamente dannose o non funzionali fino ad impedire la vita in casi estremi anche ricorrenti (malattiie genetiche nominalmente note), mentre altre modalità, pur in essere, sono neutre...cioè non servono: nè utili nè dannose! ...sono magari servite in passato o forse mai. Nel caso specifico del dolore, certamente esso ha una funzione biologica essenziale quando segnala un qualche malanno cui porre rimedio o semplicemente segnala un pericolo o un disagio...o anche crea un modo di essere e di sentire utile alla specie. Ad esempio, tralascindo il caso evidente del dolore fisico, proviamo dolore per la disgrazia o la morte di un amico,i un parente...comunque per una qulunque morte e questo (e non solo questo) genera il senso della collaborazione e sinergia sociale o della cura per un amico, per un parente o per il vecchio nonno che non dobbiamo abbandonare al suo destino di morte...che ci creerebbe, dolore e disagio ed , eticamente, un senso di colpa. Al contrario, sfruttando lo stesso meccanismo genetico, possono anche insorgere nella Vision di una persona a confronto con la società, sensazioni di dolore e di disagio travisate e ingiustificate, inutili o addirittura dannose o persino tragiche e senza scopo...ma nelle quali a volte l'individuo vi si può crogiolare fino a strutturare una proria filisofia del dolore. Ne sono vittima..ne sono stati vittima, anche illustri filosofi o creduti tali e incensari da adepti nelle medesime condizioni di stortura mentale. Vision cui si è geneticamente predisposti, ma che concretamente derivano da acquisizioni culturali e ideologiche deviate, ma irrinuciabili o da estremismo e squilibrio valutativo nel porre se stessi a confronto con l'mbiente sociale o semplicemente parentale in cui si vive. Ad esempio, molti suicidi, in specie giovanili, sono dovuti al senso di inadeguatezza o al dolore per la esaltata incapacità di realizzare un sogno o per la incapacità "percepita" come disperata di superare una perdita amorosa, ecc... Ma il dolore può insorgere solo parzialmte giustificato o per "misunderstanding" anche senza giungere a tali estremi. E ancora, per esempio, generano sensazione di disagio e dolore, cui ci si affeziona come per una protezione, certi sensi di colpa, la sindrome del narciso, certi complessi di inferiorità e inadeguatezza per lo più ingiustificati, l'incapacità di superare eventi traumatici in cui trova comoda e travisata giustificazione ogni propria sconfitta, ecc... Ultima modifica di ulysse : 13-06-2012 alle ore 11.37.11. |
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22-07-2012, 17.05.22 | #94 | |
Cioraniana Incrollabile
Data registrazione: 04-07-2010
Messaggi: 154
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Riferimento: Serve il dolore?
Citazione:
dissento da questa troppo positivista visione del dolore, e di quanto sia lecito "tenerlo o no"... così come c'è la scelta etica-morale di "lasciarsi tutto alle spalle", c'è anche chi, per propria scelta, decide di vivere quotidianamente con ciò che non può cancellare. E ne trae una forza maggiore, e un grande coraggio, che magari manca a quanti invece si rifugiano nelle pilloline per dimenticare... non mi piace questo termine che usi, "stortura mentale": chi sei per definire cosa è storto o no nella mente degli altri? Perchè ci si arroga il diritto in certi frangenti psico-cognitivisti di etichettare ciò che è storto e ciò che è dritto? Le trovo delle cose irritanti. Tuttalpiù che il dolore è personale, incomunicabile. Come si fa a sapere cosa soffro io, in quanto io, se tu sei un tu, staccato da me, al di fuori di me? Il mondo non è fatto solo di bene, progresso, pace e amore. ci sono anche le tenebre, il caos, il male, il dolore, l'angoscia. Non mi piace l'arroganza che hanno le persone che per loro fortuna vivono nella parte "illuminata" del mondo, di venir a istruire con "si fa così e cosà" chi vive nella parte "oscura". |
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