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18-10-2008, 12.40.54 | #82 | |||||||
Moderatore
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Riferimento: PUCI, PDE e utilitarismo
Citazione:
Come già ti dissi, considero il PDE fondamentale per caratterizzare bene il concetto di equità. Quindi potrei anche dire che lo accetto universalmente. Per quanto riguarda il PUCI lo trovo molto importante, ma ho ancora dei dubbi in riferimento al discorso dell'autodeterminazione. Discuto questo più sotto. Non so se sostengo una certa forma di utilitarismo, ma a questo punto non mi interessa più di tanto questa etichetta, visto le numerose versioni differenti di utilitarismo (e che alcune di queste non le condivido affatto). Citazione:
E qui veniamo ai miei dubbi sull'universalità del PUCI. Innanzitutto come faccio a misurare il valore degli interessi? Anche questo mi pare vago. Potremo dire che il valore dell'interesse è tanto più alto tanto più vi è la volontà di mirare a quell'interesse. Prendiamo l'esempio di io che voglio bermi un tè, e magari di qualche fondamentalista che per qualche motivo arde nell'impedirmi di berlo. Il valore del suo interesse è superiore al mio per quanto detto sopra (se io non lo bevo mi dispiacerà un poco ma di certo non morirò; mentre se lo bevo il fanatico rimarrà profondamente scosso), ma io ritengo che comunque io sia nel giusto nel bere il tè. Il motivo è che in qualche modo la faccenda riguarda solo me, o principalmente me, e che gli interessi degli altri non sono da prendere in considerazione. Citazione:
Forse è vago, ma se lo riteniamo importante, come io sostengo, allora varrà la pena cercare di renderlo meno vago. Come vedi, almeno per quanto mi riguarda, non ho fini sofistici nella difesa del principio di autodeterminazione dell'individuo. Citazione:
Lassista nel senso che si interpreta il termine 'felicità' in un modo più elastico e blando. Citazione:
Non vedo la rilevanza, di parlare del mio grado di eticità in una discussione di meta-etica. Citazione:
Da dove deriva il sentimento morale (che sarebbe meglio chiamare 'sentire morale') non è molto importante, come non è importante capire da dove derivano tutti i nostri valori, interessi e sentimenti. Citazione:
Non è interessante, qui, sapere se il sentire morale sia innato o no, come non è interessante sapere se il PUCI o il PDE sono innati. Come ti ho scritto negli altri miei interventi, un agente non può dirsi etico se il suo fine sono le regole, se è solo un seguitore di regole (le regole sono i mezzi, non i fini). E' necessario (ma non sufficiente) sentire qualcosa per il prossimo: se non sento la sofferenza del prossimo, se non sento responsabilità nei suoi confronti, allora non sono ancora entrato nella dimensione etica. |
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18-10-2008, 17.44.33 | #83 | |||||||||
weird dreams
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Riferimento: PUCI, PDE e utilitarismo
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Gli interessi sono dinamici, in questo caso il tuo desiderio di bere il te lascerebbe presto il posto ad un più vivo interesse: quello di capire le ragioni, per quanto distorte, della persona con cui hai a che fare (il quale sarebbe ben felice di spiegartele, non riesco ad immaginare un caso in cui a qualcuno dispiaccia pubblicizzare le sue ragioni o la sua fede, in un modo o nell’altro); interesse al quale, a sua volta, ne seguirebbe un altro ancora più intenso: quello di persuadere tale persona (il che significa guidare dolcemente il suo interesse) a sostituire le sue credenze debolmente giustificabili con altre più ragionevoli, cercando di attenuare il più possibile la discrepanza tra i vostri sistemi di credenze (che è interesse di entrambi), fino magari a giungere, con grande soddisfazione, a bere una tazza di tè insieme a lui. Non saresti affatto nel giusto se non tenessi in considerazione il suo interesse, ciò che mostreresti, in questo caso, sarebbe piuttosto arroganza. Citazione:
Faresti meglio a considerare il pensiero di quelli che ti hanno preceduto! Citazione:
Ti ho proposto questa domanda in un punto dove mi è parso che tu dessi per scontato un agire concorde col PUCI. Citazione:
Citazione:
Ti ho mostrato che, seppure né la nostra predisposizione biologica all’empatia, né il nostro background sono, separatamente, sufficienti a determinare se in una data circostanza si faccia vivo il “sentire morale”, uniti assieme lo determinano completamente; come determinano interamente noi. Essendo impossibile esercitare alcun genere di controllo su ciò che ci precede, ciò che hai sostenuto si riduce a questo: se siamo o no “esseri etici” dipende dal caso. Ma che cosa è mai un “essere etico”? Uno può comportarsi eticamente in una circostanza e immoralmente in un’altra [“sì”, dirai, “perché la prima ha destato il sentire morale dell’agente e la seconda no”; ma il fatto che questo “sentire morale” si sia destato in un caso e non nell’altro, il fatto che si desti o meno, dipende da decisioni più o meno razionali, più o meno elaborate che l’agente ha preso in precedenza (che fanno parte del suo background)]. Il fatto che il comportamento etico sia euristicamente guidato dall’empatia (o “sentire morale” se preferisci) può essere indicativo solo del fatto, banale, che siamo esseri senzienti. Ma l’empatia (ok, “sentire morale”) non è altro che un sentimento derivato da una, diciamo, “strategia biologica”: serve a sviluppare l’altruismo necessario per dare l’avvio ad un atteggiamento cooperativo, il quale, a sua volta, risulta vantaggioso sul lungo termine; come vedi, la sua comparsa fa parte di un ceco “progetto biologico”, lo stesso da cui derivano le capacità razionali, le quali sono destinate a guidare, tra le altre cose, i suoi prossimi sviluppi. Riassumendo: l’empatia è nata in modo inconsapevole ma evolve e i suoi ultimi sviluppi avvengono ad un livello consapevole grazie alle capacità genuinamente razionali ora, in qualche caso, disponibili. Comunque non ho proprio capito dove vuoi arrivare sostenendo quel che hai sostenuto, quella che hai perpetuato mi sembra più che altro un’obiezione oziosa. Citazione:
Citazione:
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19-10-2008, 13.31.56 | #84 | ||||
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Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?
Scusate se intervengo su un post vecchio, mentre la discussione ha preso nuovi thread … posso addurre la solita scusa gaglioffa che devo anche occuparmi d’altro oppure che ho bisogno di riflettere molto sulle idee
Citazione:
Secondo me i giudizi (che sono arbitrari e soggettivi) nascono dalla somma delle nostre esperienze e in ultima analisi partono dalla ricerca del benessere. Un ambiente ci pare “bello” (ad esempio un paesaggio con dune e macchie di boscaglia) perché ci ricorda un ambiente in cui i nostri progenitori (i famosi cacciatori-raccoglitori) potevano trovare rifugio. I giudizi si evolvono poco alla volta a partire da queste esigenze primordiali. I giudizi etici, in particolare, nascono dalla nostra esigenza di collaborare con gli altri, che quindi non possiamo fregare. I principi si evolvono a partire dai giudizi, sono un’astrazione di ciò a cui la maggior parte dei giudizi tendono. Per cui … posso eccome giudicare un criterio morale e dire che è meglio di un altro senza avere bisogno precedentemente di un criterio morale superiore ed assoluto Citazione:
Citazione:
Citazione:
Non so se per per Hitler l’unica morale che contasse fosse la sua. Anzi, molto probabilmente si rifaceva anche lui a qualche morale superiore, i miti germanici, etc. |
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21-10-2008, 22.06.26 | #85 | |||||||||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
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Riferimento: PUCI, PDE e utilitarismo
Citazione:
Ho capito questo, e lo condivido. Chiedevo come fai a misurare gli interessi in riferimento all'esempio che ho fatto sotto, quello del tè. Quindi vado avanti giù a parlarne. Citazione:
Anche qui, come sopra, mi riferivo all'esempio dell'autodeterminazione del tè. Comunque tu eri d'accordo con me nel intendere piacere/dolore in senso più "ampio", cioè che coinvolgono la persona nella sua interezza. Il seguire un mio valore mi più portare a della sofferenza psicologica e/o fisica, però per me quel valore è così importante che posso accettarla. Quindi, secondo me, è più appropriato vedere quando l'individuo sia interessato a seguire un valore e a evitare un disvalore. E capire questo non è molto difficile, basta parlargli assieme. Citazione:
Le ragioni del tipo, per esempio, potrebbero essere che questo va contro ai comandamenti del suo dio; oppure che ha fatto una promessa alla madre in procinto di morire; oppure che nella sua cultura si beve il tè prima di ingannare a parole o a fatti qualcuno; o altri svariati motivi, addirittura potrebbe dirti che per lui questo è un valore importante e basilare che lui vuole rispettare a tutti i costi. Detto questo, potrei riuscire a convincerlo, oppure potrei non riuscirci. Il fatto è che l'utilitarismo che tu proponi non ci aiuta a risolvere il problema, anzi proprio questa posizione ci dovrebbe obbligare, per il PUCI, a non bere più il tè, almeno finché il fondamentalista è nei paraggi. E' ovvio che se riesco a risolvere un problema extra-eticamente allora tanto meglio, ma quando questo problema non si riesce a risolvere extra-eticamente, magari perché coinvolge valori fondamentali? E' in questo caso che dovrebbe venirci in soccorso il tuo utilitarismo, ma come credo di averti mostrato, tale posizione etica in questo caso fallisce. Non è che non considero i suoi interessi, li ascolto, ma non li reputo minimamente rilevanti per decidere se è giusto che io beva il tè o meno, perché in questo caso la faccenda riguarda principalmente me... lo so, non è una regola rigorosa, ma, ripeto, ci si può lavorare per renderla non vaga. Citazione:
Assumiamo che P sia un principio etico valido. E' rilevante per l'etica sapere se P mi è stato insegnato a scuola da una maestra, oppure a casa dalla mamma, oppure se è un istinto genetico, oppure se me l'ha rivelato una luce accecante nel cielo? No, l'importante è seguirlo. Citazione:
Hai ragione, che si disponga di un 'sentire morale' (che non credo sia l'empatia) è un fatto che noi non scegliamo. Come noi non scegliamo di nascere, essere razionali, essere dotati di vista, etc. Ma il sentire morale, come ho già detto, è solo una condizione necessaria. Se un uomo adulto fosse totalmente privo di 'sentire morale', cioè l'assistere ad ogni tipo di spietata crudeltà non innescasse nessuna sensazione, nessun senso di infinita responsabilità, verso le vittime, se non un'automatica risposta a delle regole, allora credo che praticamente nessuno chiamerebbe tale uomo, un uomo buono, ben collocato nella dimensione morale: in realtà non lo vorrebbero chiamare nemmeno "uomo". Probabilmente tale uomo non avrebbe colpa (come non ha colpa il lupo di esser nato lupo), come abbiamo detto la cosa esula dalla sua scelta, ma nel mondo in cui abitiamo è gran difficile che ci si trovi in un caso così radicale come questo (un seppur minimo sentire morale suppongo lo abbiano quasi tutti), solitamente si cerca di sopprimere tale sentire per qualche ragione, o non si ha la voglia di coltivarlo (come si può non aver la voglia di coltivare la razionalità). Non ho detto che questo sentire morale ci possa permettere di discernere euristicamente ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Ho detto che il sentire morale per almeno alcuni fatti banalmente crudeli, è una precondizione. Poi la riflessione consapevole e razionale potrà aiutarci a distinguere ciò che giusto da ciò che non lo è, correggendo il tiro del nostro sentire morale. Citazione:
Non è oziosa. La cosa è semplice: se io eseguo freddamente e meccanicamente una regola senza curarmi realmente delle sofferenze altrui, allora non sto compiendo un'azione etica. Forse non condividi, ma non credo che tu non capisca. Citazione:
Dipende da che intendi per "dimensione senziente". Solitamente per "essere senziente" si intende un essere che può soffrire o gioire fisicamente o psicologicamente. Ma non necessariamente può soffrire per l'altrui sofferenza, men che meno è necessario che senta un obbligo profondo verso l'altro per aiutarlo. |
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22-10-2008, 20.13.18 | #86 | ||||||||||
weird dreams
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Riferimento: PUCI, PDE e utilitarismo
Citazione:
#2 Ero e resto perfettamente d’accordo su questo; credi che io abbia motivo di cambiare idea? #3 Precisazione: trovo inappropriata l’espressione “seguire un valore”; Ogni valore è rappresentato da un interesse, non si può considerarlo separatamente dato che rimarrebbe indefinito ciò di cui (il valore) consiste. Quel che dici, in altre parole, è che la lungimiranza può richiedere dei, diciamo, “sacrifici” a breve termine in vista di un guadagno successivo (o sul lungo termine) complessivamente maggiore e quindi conveniente. Si tratta di semplici investimenti (che siano finanziari o di altro genere). Dunque si tratta sempre di seguire un interesse che è razionale se è il proprio interesse ed è morale se, oltre che essere semplicemente razionale, tiene in pari considerazione gli interessi altrui, quest’ultima è un’accortezza lungimirante: il risultato di una razionalità più elaborata, di ordine maggiore. #4 Tenendo a mente la precisazione precedente, l’impegno (o l’entità dell’investimento), che un essere senziente dedica ad una certa attività, è senz’altro indicativo di quanto valore abbia l’interesse in gioco. Ma l’impegno di un altro ES [essere senziente (generico). In realtà io preferisco dire “entità senziente” ] è una cosa che non possiamo sentire e conoscere direttamente ma solo intuire, e possiamo intuirlo in modo che è comunque meno diretto rispetto al modo in cui possiamo intuire il valore del suo interesse immedesimandoci direttamente nella sua situazione; dunque una stima sull’impegno rientra certamente nella nostra valutazione dell’interesse ma non ne rappresenta la parte più rilevante. #5 Comunicare in modo proficuo non è sempre possibile, anzi, questa possibilità rappresenta solo casi particolari dato che i modi e i livelli della comunicazione delle parti in causa possono facilmente differire in modo consistente o peggio incolmabile, da cultura a cultura, da razza a razza, da specie a specie... Citazione:
In ogni caso, capirsi è interesse di entrambi ed è giusto ponderare la distanza in base al grado di affinità. Citazione:
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Non consideri minimamente la situazione inversa in cui sia il tuo di interesse, nonostante maggiore, a venire considerato irrilevante: predisporresti il mondo in modo che la tua sofferenza venga considerata irrilevante in confronto ad un capriccio, per il solo fatto che non hai avuto molte occasioni, o magari nessuna, di sviluppare una certa capacità o indipendenza intellettuale? Continui a ripetere che la questione in casi simili riguarda principalmente te, al di là del confronto degli interessi in gioco, non trovi che sia un atteggiamento un tocchino prepotente? Citazione:
E poi… come pervieni a sapere che “P” sia valido? Citazione:
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24-10-2008, 19.38.11 | #87 | |
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Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?
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Leggendo le considerazioni di epicurus mi e' venuto il dubbio che le posizioni di albert possano essere confuse con quelle di chi concepisce il relativismo come una sorta di atarassica indifferenza verso la morale e l'etica, come a dire che il porre sullo stesso piano ogni sistema morale non significhi privilegiarne uno in particolare....: nulla di piu' fuorviante , secondo me, perche' il non prendere alcuna posizione in merito ad un sistema di valori , e' la scelta di fede piu' coraggiosa che si possa fare..., il scegliere di non scegliere , di per se' , e' gia' una scelta , ed e' la piu' discutibile fra le varie opzioni, ed implica un atto di Fede ed un Credo nei principi di equita' ed uguaglianza molto simile a quelli di matrice cristiana. Per permettersi di Giudicare non giudicabile una morale rispetto ad un'altra morale , ci vuole un fondamento etico assai robusto..., gia' ., perche' se noi ci fermassimo solo alla logica delle considerazioni potremmo ammettere soltanto che nulla si possa dire o pensare in merito a nulla, e pure questa sarebbe gia' una posizione etica da difendere e non di poco conto . Ergo...( ...... ) , non esistono posizioni che non siano tali, o fedi o sistemi di valori che non lo siano,...anche il relativismo e' un sistema di valori ben strutturato , ricco di anime diverse, discutibile e criticabile da tutte le altre morali, proprio perche' ha la dignita' per essere considerato anch'esso un vero e proprio sitema etico, se non una religione vera e propria. Saluti |
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26-10-2008, 08.48.09 | #88 | ||
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Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?
Citazione:
Finalmente qualcuno che mi appoggia un po’ Condivido, lo scetticismo di cui parlo è tutt’altro che lassismo morale Citazione:
Mah, non so se si possa definire il relativismo un sistema di valori, e tanto meno una religione … esso però non esclude che si possa avere un sistema di valori, consci del fatto che questi sono il risultato comunque imperfetto dell’evoluzione del nostro sentire, e non regole assolute. |
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27-10-2008, 13.22.23 | #89 | ||
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Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?
Citazione:
Il problema è che la tua posizione implica l'incommensurabilità delle morali. Tu dici che quello che propongo è un'astrazione, che le cose non funzionano veramente così, ma io credo il contrario. L'astrazione la stai proponendo tu, praticamente nessuno sostiene che "è solo questione di punti di vista" quando accadono avvenimenti particolarmente violenti. Così pure praticamente nessuno riduce le questioni etiche concrete a mere questioni di giusti e preferenze soggettive. "A me piace il gelato alla nocciola, mentre a te quello alla fragola. Non serve decidere chi abbia ragione, nessuno ha ragione, stiamo semplicemente parlando di gusti soggettivi e totalmente arbitrari". No, mi pare ovvio che quando si danno i mali concreti e terribili del mondo, noi non ragioniamo così. Citazione:
Non è questo il problema che ti ho rivolto contro. Io stesso, tra l'altro, non appoggio una morale assoluta, come si legge dai miei interventi qui. Quello che mi premeva evidenziare, con l'esempio di Hitler, è che la questione non può essere ridotta a questioni di gusti, stiamo parlando di milioni di morti e torturati... |
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27-10-2008, 14.10.32 | #90 | ||
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Riferimento: PUCI, PDE e utilitarismo
Per rendere la discussione più efficace, mi concentrerò sulle due questioni attualmente centrali. La prima è quella dell'autodeterminazione, la seconda è quella del 'sentire morale'.
Citazione:
Se è vero che non ho ancora proposto una regola precisa per l'autodeterminazione, è altrettanto vero che ho spiegato quali sono le ragioni che stanno dietro a tale esigenza. Se una questione riguarda principalmente la mia persona, gli interessi degli altri avranno una rilevanza molto inferiore rispetto alla mia. Per mostrare questo ho portato l'esempio del tè: io vorrei bermi del tè ogni tanto ma Tizio non approva assolutamente e vorrebbe che io non lo bevessi mai. Per semplificare assumiamo che la questione riguardi solo noi due. Io, per rispetto nei suoi confronti, potrei non bere il tè davanti a lui, ma la questione non è risolta. Lui non vuole che io beva il tè, non gli importa se il tè lo bevo di nascosto, anzi la cosa per lui sarebbe ancora più grave perché così facendo vado contro ad un altro valore di Tizio, la sincerità. Allora tento la strada della persuasione razionale, ma fallisco: la motivazioni di Tizio sono di ordine religioso, e io non riesco a convincere Tizio che il suo Dio non esiste o che non gli ha ordinato nulla riguardo al tè. La questione è genuinamente etica, quindi proviamo a chiedere aiuto alla tua posizione utilitarisitica. Il PUCI ci dice che devono essere considerati tutti gli interessi in gioco, e devono essere valutati egualmente. Quindi, in questo caso, il mio interesse viene valutato come quello di Tizio. Inoltre, se ti ho capito bene, Tizio è molto più convinto di me, quindi il suo interesse dovrebbe sconfiggere il mio. (Eventualmente possiamo immaginare Tizio e Caio con le stesse convinzioni sul tè. In questo caso i loro due interessi batterebbero il mio.) A me pare, però, che ciò sarebbe sbagliato. Il mio interesse, in questo caso, deve valere di più di quello di Tizio e di Caio, e per batterlo non bastano delle convinzioni ideologiche come le loro, anche se loro fossero molti di più. Un altro esempio. Io vorrei avere, ovviamente, il diritto al voto e di parola. Ma Tizio è assolutamente contrario, e se tale diritto mi venisse riconosciuto lui si suiciderebbe. E' giusto che io possa votare e esprimermi liberamene lasciando che Tizio si suicidi, oppure devo rinunciare a tali diritti per evitare che Tizio si suicidi? Non sono contrario a coloro che rinuncerebbero di propria volontà a tali diritti per salvare Tizio, ma non reputo che io sia eticamente obbligato a rinunciare a questi, anche se per il PUCI dovrebbe essere così. Citazione:
La seconda questione è che io sostengo che per divenire esseri etici si debba seguire certe regole perché ci si sente responsabili per l'altro, perché si sente che l'altro soffre e noi dobbiamo fare qualcosa per aiutarlo. Come già detto, il seguire le regole deve essere il mezzo, non il fine. Quindi non richiedo che ci si debba emozionare, oppure che si debba vomitare. Richiedo che si senta rispetto per l'altro e la voglia di aiutarlo. Spero che un medico non perda questa sensibilità, almeno che la mantenga fuori dalla sala operatoria. |
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