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06-11-2008, 21.09.44 | #102 | ||
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
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Riferimento: Perché tanta confusione sull'etica?
Citazione:
Beh, la mia era una definizione, che quindi è valida di per sè. Puoi solo dire che per te "etica relativa" vuol dire tutt'altro; visto che dicevi che non capivi che cosa io intendessi con questo termine lo ho descritto ... Di casi di etiche che ci appaiono chiaramente dipendenti dal contesto sociale se ne possono comunque citare a iosa. Presso i Romani era del tutto normale uccidere i bambini deformi, la loro etica non lo vietava minimamente. Citazione:
Perché mai un'etica non universalmente valida dovrebbe essere un egoismo di gruppo? |
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07-11-2008, 14.04.47 | #103 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2007
Messaggi: 498
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Riferimento: Perché tanta confusione sull'etica?
Citazione:
Carissimo e genialissimo Z4; A mio avviso,tra etica assoluta o relativa,ed etica oggettiva o di parte non sussistono differenze, cambiano le definizioni ma il valore rimane il medesimo. Definizione di etica assoluta:(In espressione democratica derivante dalla concezione di Repubblica di Platone); Azioni e pensieri adottati da una maggioranza,in modo continuativo ed abituale. Definizione di etica relativa: Azioni e pensieri relativi a qualche nuovo pensiero o scoperta adottati da un singolo o da un gruppo al fine di migliorare l'etica assoluta. Questo è quanto io ho appreso ed intendo,sperando di esserti stato di utilità, ti saluto amichevolmente. espert37 |
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07-11-2008, 17.58.13 | #104 | ||||||
weird dreams
Data registrazione: 22-05-2005
Messaggi: 483
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Riferimento: Perché tanta confusione sull'etica?
Espert37* Non molto in realtà, ma grazie per averci provato.
Citazione:
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Citazione:
Ho usato l’espressione “egoismo di gruppo” per fare la seguente analogia: etica di parte = opportunismo grezzo. Il mio modo di distinguere tra etica ed etica è piuttosto semplice: l’etica può essere: imparziale [integra, oggettiva, universalmente valida… in altre parole mirata a massimizzare il benessere in generale] o parziale [ristretta ad una cerchia, mirata a privilegiare alcune ES (entità senzienti) a scapito di altre, in base al gruppo di appartenenza… in altre parole mirata ad accumulare il benessere all’interno della propria (arbitraria) cerchia]. In altre parole il grado di inclusione del gruppo al quale si dedica un trattamento etico può variare tra due estremi: dall’includere tutte le ES (il che coincide con l’etica genuinamente imparziale) all’escluderle tutte tranne se stessi [il che coincide con l’egoismo genuinamente puro ossia un’etica fatta su misura per se stessi (non si esclude che, se perfettamente elaborata, possa ricondurre all’imparzialità)]. Mi pare evidente che il raggio d’azione di una considerazione etica dipende dal grado di elaborazione dell’etica stessa. La lunga discussione che ho avuto con epicurus verteva sull’esistenza o meno di uno o due principi morali oggettivi (uno o due a seconda di come li si considera, a me risulta più comodo intenderli come formulazioni diverse di un più profondo principio) sui quali possa fondarsi un’etica oggettiva. Questi sono il “principio di uguale considerazione degli interessi” (PUCI) e il “principio della equiprobabilità” (PDE). Il PUCI prescrive (o propone, se preferite) che nella valutazione morale si pongano sullo stesso piano gli interessi di tutti gli esseri senzienti coinvolti e che si faccia un confronto tra i loro valori; valori i quali dipendono esclusivamente dal tipo di interesse (interesse che a sua volta si fonda esclusivamente sulla capacità di provare piacere/dolore): non ci deve essere nessuna aggiunta di valore extra dipendente da fattori arbitrari come l’appartenenza ad una classe di esseri senzienti piuttosto che un’altra. Il PDE propone che “un individuo, posto di fronte alla scelta fra diversi sistemi sociali (ad esempio fra capitalismo e socialismo), possa scegliere astraendo da considerazioni egoistiche, sulla base del principio di una uguale probabilità di andare a occupare qualsiasi posizione sociale e quindi della ricerca della determinazione di un livello medio di utilità”. E, per inciso, questo vale anche al di là dei confini sociali. In sintesi epicurus ha cercato di confutare la loro universalità (in realtà ci ha provato solo col PUCI, sul PDE si è limitato a dire che non può essere usato come fondamento dell’etica perché è troppo logico… o qualcosa del genere. Bah) ma con scarso successo. Mi corregga se sbaglio. |
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07-11-2008, 18.43.05 | #105 | |||||
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
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Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?
Citazione:
Per uno che viveva a quei tempi, non c’è dubbio che fosse oggettivamente piatta Citazione:
Può dipendere da innumerevoli cose: il livello tecnologico, i cambiamenti climatici, le macchie solari, … non mi farai mai dire che dipende dall’etica Citazione:
Questa (imparziale/parziale) secondo me è una tassonomia corretta. Non era corretto, sempre secondo me, dire che un’etica è o universalmente valida o egoistica. Può essere non universalmente valida (“non si devono mangiare le fave”, precetto dei Pitagorici) ma non egoistica. Comunque non mi pare una questione importante. Citazione:
Ti ringrazio per la sintesi, mi ero un po’ perso Come commento, prescindo al momento dalla discussione sulla loro universalità (vedi sotto). Anche se fossero validi, però, come applicarli? Se un individuo deve decidere che cosa deve fare, come può evitare che, anche inconsciamente, gli interessi propri e dei propri cari vengano tenuti in considerazione maggiore di quelli degli sconosciuti? Come essere oggettivi nella valutazione degli interessi? Citazione:
Immagino che epicurus la pensi diversamente |
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07-11-2008, 19.20.46 | #106 | |||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?
Citazione:
Infatti. Secondo me, il mio esempio del fondamentalista anti-tè mostra come il PUCI non basti da solo. Dire che gli interessi sono dinamici non cambia la situazione che gli interessi del fondamentalista sono ingiusti, e che se nessuno riesce a fargli cambiare idea, allora dovremo (se accettiamo il PUCI, e solo il PUCI) adeguarci all'interesse del fondamentalista. Se io scelgo di giocare a ping-pong ogni tanto (e non si fanno ulteriori assunzioni), allora non può arrivare un gruppo di fondamentalisti con l'interesse "Epicurus non dovrà mai giocare a ping-pong" e con un grado di coinvolgimento innalzato ai massimi estremi. Ma, a parte questi discordanze molto particolari, in generali sia io che zanzaro condividiamo una visione oggettiva dell'etica. Citazione:
Non è retorica, anche se forse ho sintetizzato troppo. L'obiettivo dell'etica può essere visto come il benessere dell'uomo in quanto uomo, cioè senza distinzioni di sorta. Quindi il concetto di 'equità' è essenziale per una definizione dell'etica (e si definisce bene l'equità grazie al PUCI e al PDE). Detto questo abbiamo un'etica che si articolerà nella dimensione umana dei sentimenti, dei valori e dei desideri umani. Tutte cose radicalmente contingenti (quindi non sto parlando di etica assoluta), ma ugualmente così terribilmente importanti. Perché quest'etica è ritenuta oggettiva? In questo contesto 'oggettivo' che significa? Significa che abbiamo la possibilità di distinguere razionalmente (in molti casi, ma non in tutti) ciò che è giusto da ciò che è ingiusto. Ed è universale nella sua mutevolezza, perché il cuore di quest'etica sono gli interessi umani, e questi cambiano continuamente. |
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07-11-2008, 20.48.36 | #107 | ||||||||||
weird dreams
Data registrazione: 22-05-2005
Messaggi: 483
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Riferimento: Perché tanta confusione sull'etica?
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Perché non prendi in considerazione e non citi le risposte che ti ho dato? Citazione:
Citazione:
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08-11-2008, 09.58.08 | #108 | |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,006
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Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?
Citazione:
Perchè il termine “relativismo” incute risonanze soggettive rispetto a una proprio personale ideologia di riferimento da non discutere ma da salvaguardare ad ogni costo. Per mantenere poteri, conservazione, blocco del progresso, ecc. anche ignorando problemi etici che si pongono nel corso storico-sociale, culturale, ecc. Salvo ammettere visioni personali alternative per tornaconti ma con incoerenza. Tale mentalità oggi è pure conforme alla semplificazione di ogni pensiero complesso, alle teorie ingenue ed istintive che si vogliono proteggere, temendo di perdere quelle certezze rassicuranti a cui ci si affida non avendo null'altro da sostituire. In ogni caso giova relativizzare il relativismo anche alla luce di pareri autorevoli, sempre da discutere dialogicamente senza preconcetti e chiusure dogmatiche. Secondo lo psichiatra Jervis relativizzare è una patologia del pensiero i cui sintomi solo gli pseudoargomenti, le credenze irrazionali e magiche, perfino i fanatismi religiosi. Il nostro consenso va a stregoni e leader carismatici e come già osservò Calvino sguazziamo in "una dimensione mistico-limacciosa". C'è diffidenza verso le scienze come biologia, genetica, neuroscienze, ecc. e l'apporto di analisi economiche e sociali. Inoltre ci si professa progressisti e si è indifferenti alle sofferenze del mondo. G. Jervis, "Contro il relativismo" Popkin, filosofo morto recentemente 82enne si riferisce in prevalenza all'illuminismo scettico e tollerante della mentalità empirica e scientifica che discende dai pirroniani in continua ricerca e verifica dei loro stessi dogmi e critica l'ultrarelativismo e l'irrazionalismo pur non accettando i nuovi dogmatismi. R.H. Popkin, A. Stroll, " Il dovere del dubbio", 04 Giorello infine si chiede "Perchè dovremmo considerare il relativismo culturale un nemico mortale? Non si dimentichi che è il contrario di assolutismo. Come dire, preferite le certezze indiscusse? Dopo la filosofia del '900 relativistica si sta tornando alle astrattezze metafisiche? Ma anche il relativismo andrebbe relativizzato sempre nell'ottica di contrastare l'irrazionalismo, l'elusività della realtà concreta, le argomentazioni parodistiche. Sono tempi un cui non si ammette un pluralismo morale ma si confondono le proprie opinioni inesperte con l'autentica conoscenza senza considerare che dipendono dal condurre i pensieri per certe vie, omettendo o non sapendo discernere informazioni o premesse indispensabili, usando ancoraggi arbitrari, ecc. Le suggestioni mediatiche inoltre fanno leva su motivazioni, bisogni, ecc, e non su capacità intellettuali. E' disagievole formulare un pensiero alternativo o ammettere che ogni cosa è interpretabile diversamente ma la strategia da privilegiare resta accettare sempre una conversazionale costruzione di significati. |
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08-11-2008, 16.25.17 | #109 | ||||
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
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Riferimento: Perché tanto accanimento verso il relativismo?
Citazione:
Citazione:
Questa (relativizzare il relativismo) me la segno. In effetti sarebbe implicito in un relativismo corretto, ma meglio enfatizzarlo Citazione:
Questa volta me la sento di dare ragione anche a Giorello. Ottima osservazione Citazione:
Sì, l'idea di partenza della discussione era proprio un commento sul modo in cui la filosofia si sta allontanando dalle concezioni del '900. A me personalmente le astrattezze metafisiche stanno molto indigeste |
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