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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
16-10-2008, 16.53.39 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: "Divieni quello che sei"
Credo che si confonda la metafisica con la storia.
Quello che ogni uomo è in quanto uomo, è un problema matafisico: qualunque definizione si vorrà dare dell'uomo essa indicherà tutti gli uomini e li indicherà stabilmente. Aristotele, per citare una delle prime, dice che l'uomo è animale razionale, zòon logistikòn, e questo vale per tutti gli uomini, lo stesso dicasi per tutte le altre definizioni metafisiche di uomo, nelle intenzioni dei filosofi. Da questo punto di vista l'uomo non ha bisogno di divenire cio che è, perché lo è già dal primo momento della sua vita. Altro paio di maniche è ciò che l'uomo può o non può diventare durante la sua esistenza: dipende dalla sua volontà, dipende dalle circostanze della sua vita, dalle sue attitudini genetiche, dalle opportunità che gli si offrono, dalle sue fragilità e persino dal suo stato di salute, ecc. ecc. ecc. ecc... . Dipende cioè dalla sua storia ed è, in altri termini, la sua personale evoluzione. Fare appello ad un sè compiuto ed originario a cui fare riferimento è cosa inconsistente.. "Divieni ciò che vuoi essere se puoi". |
16-10-2008, 18.38.53 | #6 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
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Riferimento: "Divieni quello che sei"
Citazione:
Credo proprio di dissentire da questo: Nietzsche è comprensibile solo alla luce della cultura europea, di tutta la cultura europea a partire da Eraclito fino a Schopenhauer...tralasciando ben pochi aspetti della cultura "europea", è europeo fin nel midollo. Cosa sia poi la cultura tradizionale del '900 non è così facile da individuarsi. Ciao emmeci. |
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17-10-2008, 14.55.28 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: "Divieni quello che sei"
Certo, Giorgiosan, Nietzsche è immerso nel sangue della cultura europea se s’intende che quel sangue non fluisce senza contrasti verso un obiettivo riconosciuto da tutti, ma è un continuo oscillare di tensioni che impongono alla coscienza insistenti domande: è sensato quello che penso, è corretto quello che dico e che faccio? Fin quando ci si domanda se la storia che mi si para davanti deve rispettare non solo i dogmi di una fede che si sta usurando ma gli stessi canoni sui quali la cultura sembrava aver fondato i suoi risultati grandiosi, mentre ora si pensa che potrebbe esserne dispensata e addirittura si osa negarli per ricominciare in termini nuovi. Ebbene io credo che questa questione si è presentata nel suo pieno valore tra Ottocento e Novecento, arrivando per così dire all’apice del tradizionale contrasto antichi-moderni, cioè al nucleo profondo del concetto di storia: si può dimenticare la storia dei padri, a costo addirittura di mutare la specie homo? Tutti i grandi della letteratura e dell’arte si sporgono su questo che può essere considerato l’orlo di un baratro o l’alba di una favolosa avventura. Le arti vivono in maniera drammatica e perfino sublime questa volontà di trasformazione ma, come ho detto, si arriva a una linea al di là della quale si è convinti che non basta un lirico lampo di trasfigurazione e si deve osare di realizzare quel sogno, a costo di imbracciare le armi e creare una società nuova, una logica nuova e una nuova morale…..Questo è il momento in cui s’innesca nel suo pieno valore l’idea di rivoluzione – sia essa di destra o sinistra, nazista o marxista, che mira comunque a rifiutare il passato per un futuro che non si sa neppure descrivere ma che comunque sarà: senza rendersi conto che tutte le mutazioni possono avvenire solo storicamente e che qualsiasi insulto alla storia, cioè qualunque trionfante rivoluzione, sarà pagato con lacrime e sangue, lasciando ferite che solo la storia potrà ancora rimarginare. E il continente dove tutto questo avviene in misura emblematica è proprio l’Europa, dapprima attraverso i suoi artisti poeti e filosofi e successivamente attraverso i veri rivoluzionari….Come vedi, giorgiosan, io sono ben lungi dall’espungere Nietzsche dall’Europa ma lo vedo anzi come uno dei pilastri del pensiero europeo, anche attraverso le sue – qualche volta perfino infantili - lagnanze e i suoi patetici controsensi.
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19-10-2008, 22.07.39 | #8 | |
Ospite abituale
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Riferimento: "Divieni quello che sei"
Citazione:
Perciò ho dissentito quando hai detto che è impossibile comprendere Nietzsche facendo riferimento ai valori tradizionali della cultura europea.... |
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20-10-2008, 07.12.54 | #9 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
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Riferimento: "Divieni quello che sei"
…. ai valori “tradizionali”, Giorgiosan, perché li considerava stantii e meschini di fronte a quello che sentiva vibrare dentro di sé: quindi valori che voleva trascendere, magari unico e solo, tanto da considerarsi furiosamente “inattuale”. Valori che simbolicamente o nebulosamente sintetizzava in parole chiave come volontà di potenza, Zarathustra, superuomo…..
Ma quello su cui ho insistito e che forse ti è sfuggito è che in tal modo egli non era un isolato, non si chiudeva in una torre d’avorio, ma si connetteva con forza alla corrente “rivoluzionaria” dell’Europa tra Ottocento e Novecento, mirante a sconvolgere i canoni tradizionali della cultura e della società a costo di portare l’Europa e non solo l’Europa a un lavacro di sangue. E che cosa ci fosse di comprensibile e di condannabile in un tale atteggiamento, dopo quello che il secolo scorso ci ha mostrato, lascio a te giudicare. |
20-10-2008, 13.38.27 | #10 | |
Ospite abituale
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Riferimento: "Divieni quello che sei"
Citazione:
La corrente rivoluzionaria o meglio le correnti rivoluzionarie d'Europa del XIX e del XX secolo sono anch'esse interpretabili o decifrabili esclusivamente all'interno della cultura europea. Hegel muore nel 1831, Marx muore nel 1883, Lenin nel 1924, rivoluzioni industriali fino al XX secolo, ideologia e rivoluzione anarchica a partire dal 1884, la rivoluzione modernista all'interno de cristianesimo, rivoluzione fascista e rivoluzione nazista... La cultura tradizionale si è dissolta: se vogliamo indicare una periodizzazione, sempre opinabile, possiamo indicare l'illuminismo quale inizio della dissoluzione. La mia obiezione era ed è, solamente, che non è culturalmente giustificabile l'affermazione che è impossibile comprendere Nietzsche facendo riferimento ai valori tradizionali della cultura europea..... Ciao |
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