Riferimento: "Divieni quello che sei"
Non so – Giorgiosan - se hai ravvisato quello che è per me il punto nevralgico del concetto di rivoluzione: il suo controsenso logico e morale. La rivoluzione (parliamo del concetto più radicale di rivoluzione, che in fondo è alla base dei movimenti ideologici e politici del Novecento se non anche dell’epoca successiva) è un opporsi alla storia per dar luogo a qualcosa di nuovo (per tutti i veri rivoluzionari è più importante bruciare la storia che progettare quello che potrà essere il futuro). Ma la storia è la sola strada che noi abbiamo per mutare le cose, per questo le rivoluzioni falliscono causando grandi tragedie, che solo in una rinascita della storia possono trovare la loro catarsi – cioè asciugare le lacrime che la rivoluzione ha causato e tentare di ricostruire dalle macerie la giornata degli uomini con i suoi chiaroscuri morali e l’aspirazione, questa sì concreta, a migliorare le cose..
C’è poi, direbbe forse VanLag, il metodo taoista del non agire, o del misterioso agire senza agire, che a me suggerisce l’immagine di chi si distende lungo un fiume ad aspettare che l’acqua passi, anche se nel frattempo Hitler s’impadronisce dell’Europa e manda al rogo milioni di esseri in nome della sua rivoluzione.
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