Utente bannato
Data registrazione: 04-11-2004
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Scusate il ritardo....
Si è già scientificamente appreso che ciascuno di noi formula un medesimo concetto per tramite di differentissimi schemi di "scintillazione" sinaptica.
sì, ho letto qualcosa sulle mappe neurali. l'area adibita al movimento della mia mano destra, potrebbe corrispondere nel tuo cervello all'area che è destinata al movimento del piede sinistro...
Diciamo che a parità di hardware, la stessa operazione pò essere compiuta da differenti software...
Quello che mi preme dire è che identificare i processi neurali attivi della mia coscienza, per quanto oggettivamente difficoltoso, non è un'operazione impossibile in quanto la mia coscienza è un qualcosa di "indeterminato" o simile, ma è ragionevole pensarla possibile alla luce di ciò che già conosciamo della neurologia.
Inzomma, dovendo teorizzare rispettando il metodo scientifico (rasoio di Occam) l'ipotesi più semplice e coerente con la realtà è che la mia coscienza, sia identificabile nell'insieme di processi mentali attivi che determinano il mio pensiero cosciente. Certamente ci sarà un'approssimazione dovuta al fatto che decontestualizzando questi processi da tutto il resto trascuro influenze che di fatto esistono, ma è un'approssimazione che può benissimo essere trascurabile anche dal mio cervello e la cosa mi sembra piuttosto verosimile. Il mio cervello non distingue il suono di un violino da quello di un impianto ad alta fedeltà che fa ascoltare un violino, dubito che le influenze esercitate sui miei processi neurali attivi in un determinato istante da ogni remoto angolo dell'universo siano tutte riconoscibili dal mio pensiero cosciente.
Tutto questo per dire che ritengo la mia coscienza qualcosa di finito e limitato, qualcosa di empiricamente identificabile e decontestualizzabile.
ma che Tutto sia effettivamente in tale modo suddiviso... è un fatto
Io dico che è un fatto che noi si possa considerare un tutto suddiviso in parti identificabili in base alle loro caratteristiche. Ma non la considero una caratteristica intrinseca del utto, bensì il nostro modo di trattare ciò che percepiamo.
Per trattare la teoria dei vasi comunicanti, è assolutamnte ininfluente scendere nel dettaglio di come l'acqua sia composta da molecole a loro volta composte da atomi etc etc.... mi basta considerare il liquido un liquido, una singola entità che agisce in quel contesto secondo caratteristiche proprie. Che il liquido sia o non sia suddivisibile in sottoinsiemi, non mi dice assolutamente niente di più sul principio dei vasi comunicanti e "non è un fatto", lo diventa quando io esaminatore di quel liquido mi scontrerò con un comportamento di quel liquido che per essere modellizzato necessita di un modello più complesso del semplice "liquido", per esempio quando osserverò che il "liquido" evapora a diverse temperature, allora lo considererò come insieme di elemtni più piccoli e registrerò che le differenze tra questi elementi ne determinano la differente temperatura di evaporazione. Quindi il "liquido" è composto da una serie di molecole solamente per chi può osservare le differenze che questa "composizione" introduce, il principio dei vasi comunicanti certamente non se ne fa di niente delle molecole del liquido, per lui non sono percepibili, praticamente hanno la stessa validità di una cosa "potenzialmente vera", come lo è per noi ogni teoria coerente con larealtà basata su nessun dato di fatto (sul pianeta zuma ci sono gli zumiani, dimostrami che è falso!).
Quindi il "grado di suddivisione" del "tutto" è determinato da come la mia percezione reagisce a quel tutto. Il modello del liquido suddiviso in molcole etc etc, esiste non come fotografia di ciò che è ma come immagine che simboleggia le influenze che quel liquido ha sulla mia percezione (direta ed indiretta). L'immagine ha quella forma non in quanto tale, ma perchè quella è la forma che la mia mente riesce a trattare e che risulta coerente con l'esperienza che ho di quell'oggetto. Più che una foto dell'oggetto, mi sembra una fotografia del mio "punto di vista".
La consapevolezza di questa "mente di unione" non appartiene ne' al neurone Mistico, ne' al neurone Nonimportachi... eppure chi ci legge, ora, può avere la sensazione che il discorso che noi due stiamo ora facendo sia frutto del gruppo che noi due formiamo adesso: un nuovo e temporaneo individuo, che con un po' di pratica chiunque imparerebbe a riconoscere dal carattere che esprime. Orbene, la consapevolezza di questo nuovo gruppo noi non la avvertiamo, ma altri possono riconoscerla facilmente e semplicemente perchè c'è!
Io potrei non esistere, e queste parole essere il frutto di un software programmato ad hoc per simulare un forumista. Non hai modo di sapere se dietro queste parole ci sia una coscienza o meno, certamente non analizzando quel che queste parole dicono.
Allo stesso modo, l'individuo di "unione" di cui mi parli è un modello coerente con la realtà che puoi misurare e indagare unicamente attraverso ciò che di lui percepisci direttamnte ed indirettamente, attribuirgli una coscienza non rende il modello più coerete alla realtà, è assolutamne ininfluente. Non esiste alcun modo di sapre se dietro un'interazione ci sia una coscienza o se quest'interazione sia un'automatismo, un caso o altro, l'unica cosa che ci è dato conoscere è che l'interazione accade.
Possiamo attribuirgli anche un pilota e uno scopo per mettere in evidenza le relazioni ed i meccanicismi che la nostra percezione ditingue, ma non c'è modo di sapere se dietro un'azione ci sia realmente una coscienza che ha voluto mettere in atto quell'azione.
Non lo so come modellizzo questo cencetto nella mia testa, ne' so dove lo hanno imparato i miei neuroni...
Quindi teorizzi che:
Ogni tanto, dalla Consapevolezza di Qualcosa di molto più "a monte" di noi, nozioni e chiareza "permeano" nella nostra minima coscienza
Ci sono altre infinite teorie che possono spiegare l' "infinito" nei nostri neuroni. Una di queste è che non ci sia "infinito" nei nostri neuroni, ma solamente l'idea di qualcosa di finito, ma di cui non si è in grado di individuare la fine.
Vogliamo dire che sappiamo perchè siamo bravi a capire? O vogliamo ammettere che attorno a noi c'è tanta di quella Verità che bisogna essere bravi, invece, a riuscire a continuare ad ignorarla tutta?
Mi chiedi di scegliere tra due modelli che identificano la stessa identica cosa. E' il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Quel che conta è ciò che accade, interpretarlo con un immagine che lo simboleggi fedelmente. A mio modesto giudizio, stai integrando qust'immagine con qualcosa che non è necessario a spiegare ciò che accade.
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