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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 05-04-2005, 08.55.40   #41
gyta
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Che te devo dì, Visechi.. ?
Il nostro più che un dialogo
somiglia a quella barzelletta dei due sordi,
che sicuri di rispondere l'uno all'altro
seguono semplicemente il filo del loro pensiero..

Tu sarai senz'altro sicuro d'esser chiaro
io, dal mio canto idem..

Eppure chiunque da fuori legga i nostri scritti
può vedere senza ombra di dubbio
due carine persone che parlano a loro stesse
convinte di interagire..

Che dire..?
Il 'tema' del discorso che ho scritto ed a te diretto,
aveva come soggetto la parte da te affermata e da me riportata..
ovvero quella secondo cui l'umanità e gli umani nulla avevano di sentore "metafisico" e la mia risposta era tutta direzionata ed improntata a questa tua affermazione, ed a dirti cosa allora mai per te fosse 'metafisica' sfiorante Bellezza e Divinità..

Mi rispondi di rimando con una bella e sintetica immagine della più estrema "buddhità" chiaramente vista, accolta e colta.. (madre-seno-bimbo)
Scema ogni contrasto di dualismo.. Resta solo la tua personale scelta dei termini a te più confacenti..: "umano" anziché "divino"; la sostanza sembra essere la medesima..

Mi arrendo di fronte ad un linguaggio volutamente scelto senza orpelli di sorta che possano mai sfiorare ombra di "religio"..

Sembra tu pianga,
ma dev'essere un effetto ottico.. !
M'avvicino..
sembra tu rida di gusto, visceralmente..
Me ne compiaccio..

Basta riuscire ad intendersi, no?
In fondo chissenefrega se "dio" tu lo chiami "melanzane-alla-parmigiana", se non lo infilzi con la forchetta e la tua visione è più proficua di molte parvenze sacrali che di sacrale hanno nulla.. Ben vengano allora le tue "melanzane".. ed il mio 'dio-anarchico' non può che accettare di buon grado la tua scelta..

Buon Assenza di Metà-fisica
Buon <Essente> a Noi !!



Gyta
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Vecchio 05-04-2005, 09.53.23   #42
gyta
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P.S.) "QUATTRO PERSONE ED UN INTERPRETE"

"A quattro persone fu data una singola moneta.
Il primo era persiano. Disse: “Con questa comprerò un po' di angur”.
Il secondo era arabo. Disse: "No, perché io voglio un po' di inab".
Il terzo era turco. Disse: "Io non voglio dell'inab, voglio del uzum''
Il quarto era greco. Disse: "Io voglio dello stafil".

Poiché non sapevano cosa stesse al di là dei nomi delle cose,
i quattro cominciarono a litigare.
Essi avevano l'informazione, ma non la conoscenza.
Un saggio avrebbe potuto riconciliarli dicendo loro:
"Posso soddisfare le necessità di voi tutti con un'unica moneta.
Se veramente mi date fiducia, la vostra moneta verrà quadruplicata;
e da quattro parti verrà un'unità".
Tale uomo sarebbe stato a conoscenza del fatto che ognuno di essi
nella propria lingua voleva la stessa cosa, uva." (Rumi)

Mi sembra adatto, no?



Gyta
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Vecchio 05-04-2005, 10.52.06   #43
visechi
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Re: P.S.) "QUATTRO PERSONE ED UN INTERPRETE"

Citazione:
Messaggio originale inviato da gyta
"A quattro persone fu data una singola moneta.
Il primo era persiano. Disse: “Con questa comprerò un po' di angur”.
Il secondo era arabo. Disse: "No, perché io voglio un po' di inab".
Il terzo era turco. Disse: "Io non voglio dell'inab, voglio del uzum''
Il quarto era greco. Disse: "Io voglio dello stafil".

Poiché non sapevano cosa stesse al di là dei nomi delle cose,
i quattro cominciarono a litigare.
Essi avevano l'informazione, ma non la conoscenza.
Un saggio avrebbe potuto riconciliarli dicendo loro:
"Posso soddisfare le necessità di voi tutti con un'unica moneta.
Se veramente mi date fiducia, la vostra moneta verrà quadruplicata;
e da quattro parti verrà un'unità".
Tale uomo sarebbe stato a conoscenza del fatto che ognuno di essi
nella propria lingua voleva la stessa cosa, uva." (Rumi)

Mi sembra adatto, no?



Gyta


Assolutamente adatto, più che calzante… ottimo… mi staresti dicendo, in pratica, che sei arrivata a comprendere che definisci Dio l’uomo e divinità quel che l’Uomo ha di umano (). Dai, scherzo…. Ho compreso il messaggio, ma l’ho già scritto più volte… io non nego a priori l’esistenza di una stilla di divinità nell’uomo, anzi, se ciò ti può rasserenare, ho sempre affermato, fin dagli esordi in questo forum, che non escludo a priori che l’uomo possa egli stesso essere parte di Dio, o Dio esso stesso… non potrei mai farlo perché facendolo smentirei il mio essere agnostico, che in me non è una posizione ‘filosofica’, ma un sentire, anzi, in questo caso, un ‘non sentire’. Sono sufficientemente onesto, in questa materia, da poter sostenere,senza tema di smentita, che non affermerò mai di sentire quel che non sento con l’animo… per cui dubito fortemente. Il mio è proprio un dubbio agnostico. Per rapportarmi al ‘sacro’, al divino, non riesco a fare a meno di avvalermi delle facoltà mentali, della ratio (il che ti farà sicuramente storcere il naso)… sappi che non credo di essere l’unico essere a confidare, anzi a DOVER confidare su queste facoltà – anch’esse divine, sempre che lo siano – in quanto impossibilitato, incapacitato a sentire in altro modo. Bene le mie misere facoltà mentali mi conducono a lambire una determinata soglia, oltre la quale ci potrebbe essere quel che sostieni tu, quanto potrebbe esserci tranquillamente NULLA… cioè la semplice inclinazione umana – assolutamente innegabile – a propendere verso un qualcosa di sovrannaturale, di ultraumano, o di umanamente divino. Già, non ha gran senso proseguire oltre su questo piano. Tu affermi di ‘sentire’, io di non ‘poter sentire’… che altre parole potremmo scambiarci su questo terreno? Le cose sono due, o tu ti ravvedi, comprendendo finalmente che quel tuo sentire altro non è che la finzione della tua mente, per cui il tuo sentire è un qualcosa autogenerato, creatosi autonomamente, oppure istigato da pratiche ‘iniziatiche’ (osserva bene gli apici… forse è un termine utilizzato a sproposito, ma non trovo altro al momento) al fine di costruire una ‘fantasticheria’ di carattere e dal sapore assolutamente consolatoria… oppure io inizierò a ‘SENTIRE’ finalmente… l’incontro non potrebbe che avvenire in questo modo. Fra l’altro, cosa che non può essere addebitata a me, non comprendo perché mai erigi dei muri nel dialogo. Mi pare che tu abbia la tendenza di escludere ed ‘emarginare’ quel che non collima con il tuo sentire… se non altro io lascio una gran bella area di grigio nelle mie peregrinazioni speculative. Non ho mai inteso questo forum come una scuola di saggezza, ma solo come un confortevole luogo entro cui scambiare opinioni, diversi sentire… io ci prendo più gusto e piacere a confrontare le mie idee e quant’altro con chi dimostra di essere totalmente diverso da me, purché non prevaricante. Ma è una caratteristica tipica di chi esalta l’Umanità a scapito della Verità. La verità è unidirezionale, a-simbologia (starei per dire), l’umanità variegata ed ama e riconosce le diversità. A poco vale citare aforismi, novelline, storielle, insegnamenti, parabole di pensatori o saggi, potrei contrapporre mille altre storielline, novelle, aforismi parabole di segno opposto… ma a che servirebbe? Penso a nulla.
Citazione:
Che dire..?
Il 'tema' del discorso che ho scritto ed a te diretto,
aveva come soggetto la parte da te affermata e da me riportata…
ovvero quella secondo cui l'umanità e gli umani nulla avevano di sentore "metafisico" e la mia risposta era tutta direzionata ed improntata a questa tua affermazione, ed a dirti cosa allora mai per te fosse 'metafisica' sfiorante Bellezza e Divinità...

Riconosco, invece, che in relazione alla bellezza e divinità della Metafisica, forse ho omesso una risposta. Oppure sarebbe meglio che affermassi che non l’ho omessa, l’ho forse, inconsapevolmente, soffocata sotto una coltre di parole. IO NON CREDO ALLA MERAVIGLIA E ALLA STUPEFAZIONE INDOTTE DA ‘METAFISICA’ SFIORANTE BELLEZZA E DIVINITA’. Non riesco proprio a sentirla, ma credo, viceversa, alla meraviglia e stupefazione indotte dall’Uomo, dalla sua luminescenza, e dalla Natura in cui, per entrambi, non vedo, non ravviso, non scovo, non sento, non avverto alcunché di metafisico, se per metafisica intendiamo la parte animistica o divina che dovrebbe essere componente essenziale dell’uomo. Quel che tu definisci anima collegata, connessa, contigua, inanellata, avvinghiata, accosta, inserita, facente parte di una qualche divinità, io la definisco semplicemente ‘vita psichica’ assolutamente disgiunta, separata, slegata, divisa, scomposta, sconnessa e prescindente da una qualsiasi entità sovrannaturale o metafisica… questo è un mio personalissimo credo, privo però di assolute certezze. Lascio aperto un vastissimo spazio al dubbio che dovrei colmare o attraverso una fede razionale, che non ho, oppure attraverso un sentire (forse mistico), che non mi appartiene… che altro potrei dirti per farmi comprendere? Non so… forse che sono assolutamente convinto che chi ha una fede razionale (se vuoi sono disposto anche a dilungarmi sul significato di ‘fede razionale’) si trova in una posizione intimistica assolutamente più favorevole di quella in cui staziona chi, come me, non ce l’ha… ne sono assolutamente convinto. Ma ciò non implica che si tratti di una ‘fede’ coerente con la realtà dei fatti…. Così pure sono assolutamente convinto che il tuo sentire, la tua spiritualità, la tua filosofia, priva di regole, anarchica possa essere assolutamente ricca, viva, vitale e vitalizzante, anche più di quella che miseramente appartiene a me… credimi, ho avuto modo, nella mia vita, di confrontarmi (discussioni, dialoghi sereni, chiacchierate fra persone che si stimano vicendevolmente… sai, accade anche questo fra umani), sia con chi afferma di avere una ‘BELLISSIMA FEDE’, sia con chi afferma di essere pervaso di un ‘BELLISSIMO SENTIRE’…. Ho avuto modo di apprezzare, più volte, il pensiero di chi la pensa diversamente da me. Ma sia la bellissima fede, sia il bellissimo sentire non mi appartengono, non mi sono mai appartenuti genuinamente, non so se mai faranno parte di me…. Si vive senza programmazione alcuna, non so programmare, non mi piace farlo, non lo vorrei fare… sono troppo indisciplinato ! La vita è un flusso, un’onda vivissima, programmare significa fermarsi, permanere per un attimo in una condizione di stasi…. Io inseguo, testardamente, la coda della cometa… forse all’interno del suo nucleo, ben installati, ci sarai tu e il tuo sentire, così come potrebbe starci solo l’acqua condensata in ghiaccio, che piano piano evapora…. L’unico abbraccio, l’unico afflato che avverto non è quello divino, è quello dell’umanità. Questo non significa denominare la medesima cosa in due modi diversi, è veramente un modo diverso di rapportarsi alla Vita… sbaglio??? Dimmi se è così. Detto questo mai mi tirerei indietro nel tendere una mano a chi ha un diverso modo di percepire la vita… ahhh, una mano amichevole….

Ciaoooo
P.S.: credo si possa ripartire da Galimebrti… ma quanto fatico a copiare.
(io) (io)
visechi is offline  
Vecchio 05-04-2005, 11.48.32   #44
gyta
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Re: Re: P.S.) "QUATTRO PERSONE ED UN INTERPRETE"

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
IO NON CREDO ALLA MERAVIGLIA E ALLA STUPEFAZIONE INDOTTE DA ‘METAFISICA’ SFIORANTE BELLEZZA E DIVINITA’..

credo, viceversa, alla meraviglia e stupefazione indotte dall’Uomo, dalla sua luminescenza, e dalla Natura in cui, per entrambi, non vedo, non ravviso, non scovo, non sento, non avverto alcunché di metafisico

Lascia perdere l' "induzione"
Non credo ce ne possa.. fregare di meno.. !!

"L’unico abbraccio, l’unico afflato che avverto non è quello divino, è quello dell’umanità. Questo non significa denominare la medesima cosa in due modi diversi, è veramente un modo diverso di rapportarsi alla Vita… sbaglio??? "

Secondo me è definire la medesima <Realtà>
in modi solo apparentemente diversi..
Forse ciò che definisci "bellissimo sentire"
è della stessa sostanza di quell' "abbraccio-umano"..

Ma cosa importa poi,
alla fin fine
definire "correttamente"
una qualche <realtà>
già così sfuggevole ed ingannevole
e dai mille volti..??

Forse importa ai poeti,
di certo non ai "mistici"
od agli "pseudo-anarchici-visionari-sensimetri"
come me.. o forse -in modo 'diverso'- come te..

Decisamente interessante ciò che riporti
di Galimberti..
Forse è proprio il punto di possibile unione..
l'unica <moneta> di cui sopra..
(<Sentirsi mentalmente Uno con tutte le cose>..
La scoperta della coscienza che scopre e percepisce il
sacro al di fuori di sé ed il suo cammino a ritroso verso una volontà-sentire di unione, unità..)




Gyta
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Vecchio 05-04-2005, 12.40.22   #45
visechi
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Re: Re: Re: P.S.) "QUATTRO PERSONE ED UN INTERPRETE"

Citazione:
Messaggio originale inviato da gyta


Decisamente interessante ciò che riporti
di Galimberti..
Forse è proprio il punto di possibile unione..
l'unica <moneta> di cui sopra..
(<Sentirsi mentalmente Uno con tutte le cose>..
La scoperta della coscienza che scopre e percepisce il
sacro al di fuori di sé ed il suo cammino a ritroso verso una volontà-sentire di unione, unità..)




Gyta

Ecco!

Ehmmm... di Galimberti, per mia pigrizia congenita, non ho riportato alcunché... quanto hai letto finora è parte del mio pensiero. Ho in animo di provare a ri-partire da Galimebrti, ma per evitarmi uno snervante lavoro di copiatura, ho intenzione di cercare sul web ciò che dovrei ricopiare. Come è noto alcuni suoi saggi sono delle raccolte di articoli pubblicati su quotidiani nazionali (Repubblica, per esempio), devo solo fare un certosino lavoro di ricerca... in difetto mi accollerò l'onere di ricopiare parte dei testi che m'interessa proporre.
Ciaooooooooooo
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Vecchio 05-04-2005, 17.04.48   #46
Fathi
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Re: Re: Re: Re: P.S.) "QUATTRO PERSONE ED UN INTERPRETE"

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
per mia pigrizia congenita, non ho riportato alcunché...
Il Tutto non concederà ai miscredenti alcun mezzo di vittoria sui credenti. Sì, gli ipocriti credono di ingannare il Tutto, ma è Lui che li inganna. Quando si levano per l'orazione lo fanno con pigrizia e ostentazione nei confronti della gente, a malapena si ricordano del Tutto, si barcamenano tra gli uni e gli altri, senza essere né di questi né di quelli!
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Vecchio 06-04-2005, 11.40.30   #47
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Re: Re: Re: Re: P.S.) "QUATTRO PERSONE ED UN INTERPRETE"

Accidenti.. cercavo su galimberti
e mi sono persa a leggere articoli intriganti..
(non solo riguardanti lui)..

Galimberti -ahimè!- non lo conoscevo proprio..
ed è una vera bella scoperta per me.. grazie a te ed atisha che lo avete tirato in ballo, m'avete reso curiosa e stupendamente soddisfatta della scoperta.. !! Oltretutto -tasto melodico nel mio animo!- è uno psicanalista da quel poco appena leggiucchiato proprio in gamba (ovvero di quelli che piacciono a me ! )

Comunque tra i vari articoli m'è balzato innanzi il seguente.. curioso visto il nostro discorso di metafisiche, stupori, misticismi & normalità-Umane.. dal titolo "Il sonno della mente e due tipi di stupore" di roberta De Monticelli -che non è un attacco a te, come di primo acchito si potrebbe pensare, anzi essendo abbastanza 'stimolante' non sapevo proprio se indicarlo/postarlo qui o sul 'oggetto non ben identificato' che sempre nel <tema> siamo.. !!

"Il sonno della mente.."-de monticelli:
http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/041130.htm

Sì.. Penso che Galimberti possa ben essere un discreto approccio alla questione.. (e se trovi stralci di suoi libri segnala il link!!! Grazie!!!)

Qui di seguito qualche passo scelto da me
da un articolo..

********************

"..l'uomo sa di dover morire. Questa consapevolezza lo obbliga al pensiero dell'ulteriorità che resta tale comunque la si pensi abitata: da Dio o dal Nulla. Ciò fa dell'uomo un "animale non stabilizzato" come diceva Nietzsche, un animale la cui essenza è nell'oltrepassamento della sua situazione. Il futuro è il destino dell'uomo, è la traccia nascosta della sua angoscia segreta. Non ci si angoscia per "questo" o per "quello", ma per il Nulla che ci precede e che ci attende. Ed essendoci il Nulla all'ingresso e all'uscita della nostra vita, insopprimibile sorge la domanda che chiede il senso del nostro esistere. Un esistere per Nulla o per Dio?
Ma qui siamo già nel repertorio delle risposte, delle argomentazioni, delle conversioni, delle disperazioni. Io vorrei trovare l'essenza della religione prima di queste domande e risposte, vorrei trovarla là dove si dà il terreno da cui è possibile sentire e pensare..

(Filosofia e scienza sono edifici concettuali, ma è possibile edificare concettualmente solo se un terreno di metafore e di simboli ci ospita. Questo terreno è scavato dalla religione che segnala..)

forse anche il linguaggio non avrebbe trovato le sue parole se la religione non gli avesse dato i simboli che, come cascate, le hanno generate una dopo l'altra. Ma col vincolo che nessuna parola avrebbe avuto senso se si fosse staccata dal simbolo che l'aveva generata. Parole staccate, parole perdute per l'Evento. Ecco cos'è la religione: l'Evento. Un andamento silenzioso e gravido di senso, capace di negarsi per far accadere tutta la storia. Assentandosi Dio, accadde il mondo. Ma anche all'assenza bisogna essere grati..
Per questo non bisogna vociare all'interno della religione o fuori dalla religione. Non bisogna far chiasso in nome di Dio o contro Dio. Il rumore del mondo non deve invadere, col grido dell'affermazione o del diniego, l'origine silenziosa da cui sono scaturite tutte le parole. A partire da questa atmosfera, che non è atto di fede ma di riconoscimento, Perché che Dio esista o non esista può essere oggetto di disputa, ma che l'esperienza, il vissuto religioso esistano è un fatto fuori discussione..

Ed è questo vissuto che val la pena di indagare per capire che cos'è e perché si dà prima della nascita della ragione e oltre i confini che la ragione stessa da sé si assegna. Questa zona di mistero è il luogo dove alcuni frettolosamente trovano subito il volto di Dio, ma dove tutti possono trovare la traccia nascosta, profonda e, se il termine non soffrisse dei limiti ad esso conferiti dalla psicoanalisi, direi anche "inconscia", in cui si raccoglie il senso in cui l'umanità ha cercato di esprimere la sua differenza dall'animale e ciò che, forse, a sua insaputa la muove nella produzione della sua storia.. "

*******************

(da 'religione un bisogno eterno dell'umanità' -Galimberti):
http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/011222.htm

e poi c'è la sintesi del tuo accenno al sacro e coscienza -sacralità negata alla coscienza, in:
'Il simbolo, mistero dell'inconscio'-galimberti:
http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/020109e.htm

Ciao!



Gyta

Ultima modifica di gyta : 06-04-2005 alle ore 11.52.28.
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Vecchio 07-04-2005, 12.57.42   #48
visechi
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Galimberti Umberto

Passi tratti da Galimberti
“Questa condizione di ‘possessione’ ed ‘entusiasmo’, senza di cui non c’è creazione poetica, è riconosciuta anche da Platone che nel Fedro (245a) la annovera tra le forme di ‘divina follia’.
“E’ una follia che prende tenere anime immacolate e inaccesse, le desta e le entusiasma in lirico canto e in altre poetiche composizioni; infonde ordine e bellezza ad antiche gesta, le sopravvenienti generazioni educando. Ma chi senza la follia della Muse si avvicina alla poesia, convinto di diventar poeta per averne acquisito la tecnica, inutile è a lui la usa arte perché, di fronte alla poesia dei folli, la poesia del saggio ottenebrata scompare.”
Il rapporto col dio esige il sacrificio dell’Io. La vista superiore, l’epopteia, ha la sua contropartita nella cecità per le cose della terra. A questo destino non sfugge neppure il prigioniero del mito platonico della caverna che, al suo rientro, dopo aver visto il sole che presiede il regno dell’essere, ed è causa anche di tutte le ombre che sullo sfondo i prigionieri vedono suscita l’ilarità dei compagni di prigionia che, nel rivederlo incerto, dicono fra loro: “Quell’uomo è andato in alto, ma ora torna con le pupille annientate.”

Galimberti dà la parola a Fuerbach:
“Dio è amore. Questa , che è la proposizione più sublime del cristianesimo, esprime solo la certezza che il cuore ha di se stesso, della sua potenza come della sola potenza legittima, cioè divina. Dio è amore significa che il cuore è il Dio dell’uomo, l’essere assoluto. Dio è l’ottativo del cuore cambiato in un presente felice”
è commenta:
“’Ottativo’è al forma verbale greca che esprime il desiderio nella forma “volesse il cielo che…”, “potesse accadere che…”. Come ottativo del cuore romano, cambiato in un presente felice, Dio è il desiderio umano di vedere abolita la distanza tra il volere e il potere, tra il desiderio e l’appagamento, tra l’intenzione e la realizzazione, in termini freudiani: tra il principio di piacere e il principio di realtà.”
Poi:
“… Se teniamo presenti i due aspetti, allora è possibile dire che Dio è sì un inganno, ma un inganno necessario, senza di cui l’umanità non avrebbe mai avuto la capacità di attuare la più semplice delle sue intenzioni. E siccome, a differenza dell’animale, all’uomo non è data altra vita se non quella che egli realizza, probabilmente senza Dio, senza fede e senza speranza di realizzazione, l’umanità si sarebbe estinta.
Se dal punto di vista della ragione la religione è l’occultamento della verità sotto la maschera mitologica, dal punto di vista dell’origine della ragione occorre dire che, senza questa maschera, non si sarebbe giunti al presunto volto della verità.”
(i due aspetti da tenere presenti è che Dio altro non è che la proiezione dei desideri umani, e che, senza questa proiezione, nessun desiderio umano avrebbe mai avuto la forza di realizzarsi…. Attribuisce queste due posizioni a Feuerbach, mentre solo la prima a Marx, Schopenhauer, Nietzsche e Freud nella loro parziale lettura o interpretazione di Feuerbach).

“L’uomo (…) è costretto a conferire senso al mondo, quindi a interpretarlo, e la religione è la prima interpretazione del mondo (…) Esigenza di interpretare il mondo per poterci vivere secondo schemi collaudati, che nell’ambito religioso si chiamano riti e nell’ambito razionale metodi.”

“Goethe considera il cristianesimo la ‘religione finale’, perché ha avuto il coraggio di oltrepassare l’antica glorificazione della vita, accogliendo positivamente in sé anche ciò che alla vita apparentemente è contrario, cioè il dolore di cui la Natura è palese testimonianza e Cristo il simbolo…”

“Per Goethe la morte di Cristo è la morte della singola individualità per la rinascita di altre individualità, è il sacrificio dell’individuo per la vita sempre rinnovatesi del Tutto in cui la natura, e non la ragione con i suoi scopi, celebra, nell’incuranza degli individui, la sua infinita sovrabbondanza.”
Prosegue poi con la citazione di una bellissima pagina tratta da Natur di Goethe, che io ometto per eccessiva lunghezza e sono pigro, ma varrebbe davvero la pena di leggerla e assaporarla. Poi prosegue nel suo commento (s’intuisce che è anche la sua posizione): “Come il dionisiaco di Nietzsche, così la natura di Goethe ospita l’individuo come il perituro, la cui morte è solo l’anello necessario alla catena della vita (…) Se la Natura è Dio, la passione di Cristo è la passione dell’individuo che deve morire perché la creazione di Dio non si arresti con la sua sorte. Per questo il cristianesimo è per Goethe ‘la religione finale’ dove si celebra ‘la divina profondità del dolore’. Non il dolore che attende il suo risarcimento, ma il dolore nella sua profondità divina.
Un dolore per la gioia del Tutto, e non un dolore in vista di un riscatto, di una ricompensa individuale…”

Mi fermo qui… c’è tantissimo altro materiale utile per una riflessione… Galimberti è un vero pozzo da cui attingere… solo volendolo. Tutte le citazioni sono tratte dal suo saggio ‘Orme del sacro’, edizione Feltrinelli – molto interessante anche ‘Gli equivoci dell’anima’, ma forse sarà per un’altra volta.
Le citazioni sono state estratte in ordine sparso, così come ho ritenuto io di doverle inserire per fornire un quadro il più coerente possibile circa il suo modo di vedere le cose…. Almeno per come l’ho compreso io.

Per i commenti attendo, poi, magari, se avrò tempo, proverò con qualcosa di mio



Citazione:
"..l'uomo sa di dover morire. Questa consapevolezza lo obbliga al pensiero dell'ulteriorità che resta tale comunque la si pensi abitata: da Dio o dal Nulla. Ciò fa dell'uomo un "animale non stabilizzato" come diceva Nietzsche, un animale la cui essenza è nell'oltrepassamento della sua situazione. Il futuro è il destino dell'uomo, è la traccia nascosta della sua angoscia segreta. Non ci si angoscia per "questo" o per "quello", ma per il Nulla che ci precede e che ci attende. Ed essendoci il Nulla all'ingresso e all'uscita della nostra vita, insopprimibile sorge la domanda che chiede il senso del nostro esistere. Un esistere per Nulla o per Dio?
Già! Condivido. E’ la percezione filosofica ed intimistica del Nulla che annichilisce e rende urgente e necessaria l’ulteriorità di cui parla Galimberti.



visechi is offline  
Vecchio 07-04-2005, 13.02.59   #49
visechi
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Questa la mia stupefazione

Non so se ti piacerà... probabilmente no, forse si tratta, ancora una volta, di autocompiacimento lirico... chissà... forse... forse no!


VIBRAZIONI DELLA VITA
Calde emozioni che permeano il cuore.
Tiepido vento settembrino,
Che cheta il turbinio e placa l’arsura,
Grani rosseggianti d’uva succosa,
Canti di splendide donne chine sui tralci di vite.
Vite che è vita che sgorga festosa
Da boccali ricolmi.
Feste bucoliche, risa gioiose.
Alfin giunge la sera
Il cui nunzio è l’astro
Dardeggiante che declina oltre i colli
Addolciti dal vento
Eterno solingo compagno di siti romiti,
Canta una nenia leggera, lenendo gli affanni
Di chi pascola il gregge.
Luna incipiente, argentea si staglia
Guardinga fra piccole luci lontane,
Rischiarando la volta del cielo,
Svelando anche il passo ad uomini soli,
Intenti a colmare gli otri alle timide fonti.
Acqua sorgiva che sgorga da conche rupestri.
Il canto del grillo è l’unica nota,
Scandisce con note danzanti il ritmo
Della vita che scorre.
Il vento sussurra alla luna le cose dell’uomo,
Le coglie spirando per valli e per monti,
Le rilascia pian piano nel suo eterno spirare,
E’ l’uomo che ormai non sa più ascoltare.





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Vecchio 07-04-2005, 13.44.45   #50
VanLag
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Re: Questa la mia stupefazione

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
Non so se ti piacerà... probabilmente no, forse si tratta, ancora una volta, di autocompiacimento lirico... chissà... forse... forse no!


VIBRAZIONI DELLA VITA
Calde emozioni che permeano il cuore.
Tiepido vento settembrino,
Che cheta il turbinio e placa l’arsura,
Grani rosseggianti d’uva succosa,
Canti di splendide donne chine sui tralci di vite.
Vite che è vita che sgorga festosa
Da boccali ricolmi.
Feste bucoliche, risa gioiose.
Alfin giunge la sera
Il cui nunzio è l’astro
Dardeggiante che declina oltre i colli
Addolciti dal vento
Eterno solingo compagno di siti romiti,
Canta una nenia leggera, lenendo gli affanni
Di chi pascola il gregge.
Luna incipiente, argentea si staglia
Guardinga fra piccole luci lontane,
Rischiarando la volta del cielo,
Svelando anche il passo ad uomini soli,
Intenti a colmare gli otri alle timide fonti.
Acqua sorgiva che sgorga da conche rupestri.
Il canto del grillo è l’unica nota,
Scandisce con note danzanti il ritmo
Della vita che scorre.
Il vento sussurra alla luna le cose dell’uomo,
Le coglie spirando per valli e per monti,
Le rilascia pian piano nel suo eterno spirare,
E’ l’uomo che ormai non sa più ascoltare.

Bellaaaaaa.... ma è tua?
Improvvisamente mi sono trovato in mezzo a valli ombrose e siti romiti a spiare le voci della vita che tutta pulsa attorno.....

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