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18-10-2004, 13.26.11 | #42 | |
Utente bannato
Data registrazione: 14-09-2004
Messaggi: 2,116
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Citazione:
Per arrivare a dire "fammi a pezzettini e gettali fuori della finestra", devi prima passare per il Maestro, conoscerlo, e poi ... Ma poi, il viaggio continua. Anche un Buddha ha chi lo controlla, e chi gli insegna. Figuriamoci, un illuminato. O un ricercatore. O un essere comune ... Il nostro viaggio, non ha fine! Chiaro? Ciao, Kannon |
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18-10-2004, 17.34.26 | #44 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-09-2004
Messaggi: 347
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Citazione:
Certo, è vero, ma il Maestro, in passato, insegnava i cardini su cui si doveva basare la vita dell'uomo, e questi insegnamenti, per poter perdurare nel tempo, avevano bisogno del supporto di una religione. Ora tutto è profondamente cambiato. L'insegnamento è valido solo se ti aiuta a riconoscere che non hai bisogno di alcun insegnamento, perchè già tutto è in te, e quindi ogni ricerca sincera deve incominciare da te stesso, e questo ti può arrivare da un maestro o da molte altre vie, dipendendo dal cammino di ognuno. Tutto questo per un semplice motivo, ad un certo punto sei solo nel Cammino, solo davanti a te stesso e a Dio, e non puoi portarti appresso ne maestri ne bagagli ne alcuna maschera, devi essere nudo come quando sei venuto al mondo, perchè il ponte è stretto e qualsisasi peso inutile ti farebbe precipitare nell'abisso. Il viaggio non ha fine, è vero ciò che dici, ma è un viaggio fatto a tappe. Siamo alla fine di una tappa e incominciamo a intravedere la prossima. Non serve guardare oltre perchè distoglierebbe la tua attenzione dall'unico attimo che conta, l'eterno istante presente. Ciao brucus |
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18-10-2004, 17.50.37 | #45 |
Utente bannato
Data registrazione: 15-10-2004
Messaggi: 1,265
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Riflessione 1/4 parte 1/3
La schiavitù umana 1/3
Proporsi di liberare l'uomo è un nobile scopo per un filosofo, ma non particolarmente originale. Filosofi sociopolitici da Rousseau a Mili e Marx, esistenzialisti da Kìerkegaard a Sartre e persino un filosofo del linguaggio come Wittgensteìn, il quale affermava che la sua meta era " mostrare alla mosca la via di uscita dalla bottiglia ", hanno proposto tutti uno scopo simile a quello dichiarato da Krishnamurti nel 1929. Dove tutti i filosofi che parlano dì libertà si differenziano è, però, nel loro concetto dì schiavitù umana, ed è a questo riguardo che il pensiero dì Krishnamurti è più radicale di quello di altri filosofi, e del tutto originale. I filosofi politici considerano di solito la libertà umana necessariamente limitata. Il contratto sociale è un accordo per rinunciare ad una parte di libertà personale in cambio dei benefici e delle soddisfazioni del vìvere in una società ordinata. E questo scambio viene considerato un atto di civiltà, poiché la libertà a cui dobbiamo rinunciare per cementare il contratto sociale è la libertà di appagare e di lasciarsi andare a certi nostri impulsi di egoismo di avidità, di vendetta o dì bramosìa. Tutto sommato siamo contenti che questi impulsi interni a noi e agli altri siano frenati dall'autorità e dal potere conferiti alla legge e ai suoi custodi, in virtù del contratto sociale. Ma rispetto alla dibattuta questione dì quali siano precisamente i lìmiti dell'onesto esercizio di quest'autorità e del potere, le persone tendono a formarsi idee diverse a seconda se reputano la natura umana fondamentalmente buona o cattiva, se sono loro stesse a gestire il potere e l'autorità o se, al contrario, ne vengano gestite. E a seconda delle diverse idee, sorgono strutture diverse di potere e di autorità nelle varie società umane, e queste differenze danno luogo al conflitto, all'invidia, all'ideologia, alla persecuzione, alla politica e alla fame di potere. Non ci si meravigli se la gente arriva alla conclusione che l'idea stessa di contratto sociale è irrealizzabile, e cerca di non parteciparvi, o lottando per arrivare in alto, dove si può fare tutto quello che si vuole, o tentando di rivendicare le proprie libertà, rendendosi il più possibile autonomi e indipendenti. I filosofi hanno discusso a lungo Ì prò e i contro di questa non-partecipazione, ma è stato Krìshnamurti a indicare che la ragione fondamentale per cui il contratto sociale è inattuabile non è perché la gente fraintenda o contravvenga alle sue condizioni ma l'idea stessa di rinunciare volontariamente alla libertà è un mito perché la gente che costituisce le nostre società non ha alcuna libertà a cui rinunciare, e la causa fondamentale dei suoi guai e di quelli del mondo è proprio questa mancanza di libertà, questa condizione dì schiavitù di cui la maggioranza è inconsapevole. SÌ è osservato abbastanza spesso che le rivoluzioni nelle società umane hanno prodotto solo un rimescolamento della ge-rarchia, una nuova élite governante, e nel corso del tempo, eccetto che negli aspetti superficiali, si è restaurato in tutto lo status quo ante. Questa tendenza delle società umane a ristabilizzarsi, qualsiasi sconvolgimento subiscano, secondo le linee di uno schema che si può quasi anticipare, un modello che è l'antìtesi delle mete dichiarate dai rivoluzionati meglio intenzionati, dimostra l'esistenza di qualche elemento intrattabile in quelle società. Ed essendo le società un insieme dì individui umani è probabile che quell'elemento intrattabile si debba trovare nell'individuo. È possibile che, malgrado quanto professato, la gente non voglia realmente la libertà, o ne abbia paura? Da Dostoievskij a Erich Fromm, gli scrittori sono stati di questa opinione, ed è difficile negare questa asserzione davanti all'evidenza. Ma Krìshnamurti indica un altro fattore in questa situazione; essere conscio della libertà ne nega la condizione. Lo espone così: " Se uno dice ' Sono libero ', allora non lo è ".9 Questo paradosso ci porta al cuore del concetto krishna-murtiano della mente e della coscienza, e ci torneremo, ma c'è un altro paradosso da rilevare qui: sebbene la libertà sìa negata dal nostro divenirne coscienti, è diventando coscienti e consapevoli delle forme di schiavitù che circoscrivono e delimitano le nostre vite che rendiamo possibile l'esperienza della vera libertà. In questo contesto non dobbiamo parlare dì raggiungimento della libertà, perché secondo Krishnamurti la libertà non è qualcosa che si può raggiungere, dato che nel cercare di raggiungere qualcosa sussiste uno sforzo, c'è un elemento temporale — Videa che qualcosa non è ma sarà — e c'è un dualismo e un conflitto perché la persona percepisce simultaneamente uno stato attuale e uno stato ideale, e tutte queste cose negano la vera libertà. Si potrebbe obiettare che Krishnamurti stabilisce un criterio di libertà che esclude da questa condizione la maggior parte delle persone, eccetto poche anime rare simili a lui. Solo pochi di coloro che lo ascoltano o lo leggono riescono ad andare al di là della pura consapevolezza della loro schiavitù e del conseguente sentimento di costernazione e dì tacito consenso, ma alcuni dovranno trovare in quella consapevolezza l'esigenza del cambiamento e della crescita personale, l'esigenza dì abbandonare gli elementi di falsità della loro vita e il raggiungimento dell'integrità o pienezza dell'essere. Krishnamurti non permetterà che l'autenticità, l'interezza e la libertà vengano per gradi, ma certamente non viene letto sufficientemente da permettere la trasformazione che il suo insegnamento suggerisce e così per le intuizioni che concede. E le sue intuizioni sui vari tipi dì schiavitù umana sono molteplici e talvolta sorprendenti. " Essere liberi ", dice Krishnamurti, " non è forse solo ciò che si vuole^ o rompere con le circostanze esterne, ma capire tutta la gravita del problema della dipendenza".6 O ancora: " La libertà implica la totale abnegazione e il rinnegamento di tutta l'autorità psicologica intcriore"." Ora, l'idea che l'autorità forzi la libertà individuale è abbastanza chiara ma di solito pensiamo a quell'autorità come qualcosa d'imposto, che lavora all'esterno, ma l'idea dell'esistenza di * un'autorità psicologica intcriore ' che comandi il nostro comportamento e il nostro pensiero, e determini persino ciò che sentiamo, vediamo e sperimentiamo, è un altro discorso. Naturalmente non è un concetto del tutto estraneo. I moderni studi di psicologia e sociologia hanno dimostrato chiaramente che le tecniche di ' condizionamento ' e di ' correzione del pensiero ' possono fissare una autorità intcriore determinante in un individuo, che dirige il suo pensiero e il suo comportamento mentre questi crede di esercitare la sua volontà. L'uso cinico e sfruttatore di tali tecniche di condizionamento ha suscitato molte polemiche sia per l'erosione di libertà che per l'implicazione etica dell'ingerenza nella mente umana che ne consegue. Ma il problema va più a fondo, perché il condizionamento inizia nell'infanzia, e tutte le tradizioni, le credenze, le idee, e persino la lingua che acquistiamo dal nostro background sociale e culturale serve solo a costituire quell'autorità psicologica intcriore che ci tiene in schiavitù. " Per vedere, dovete essere liberi da ogni autorità, dalla tradizione, dalla paura e dal pensiero con le sue astute parole ", * scrive Krishnarmirti. Il buon senso comune considera lo sviluppo umano del linguaggio e del pensiero razionale come una cosa gloriosa e segno di evoluzione, ma Krishnamurti considera queste facoltà con attenta circospczione, perché vede in esse la radice della schiavitù umana. " Siamo perduti, abbandonati perché abbiamo accettato parole, parole, parole... Potete dare significato alla vita, potete inventare come fanno i filosofi e i teorici, come fanno i religiosi — inventare il significato della vita, quello è il loro lavoro, ma questo è nutrirsi di parole quando avete bisogno di sostanza; siete nutriti" con parole, e venite soddisfatti con le parole ". 13 E tale soddisfazione, aggiunge Krishnamurti, è un falso vivere, è vivere in schiavitù, perché le parole non sono la realtà; la realtà sta al di là della portata delle parole. Sta nel guardare e nel vivere semplicemente, senza permettere che il visto e il vissuto sia fissato dal pensiero o interpretato dalle parole. E la vera libertà esiste solo nei momenti così vissuti e osservati. Secondo Krishnamurti il pensiero è il vero malvagio e il vero tiranno della schiavitù umana. Uno dei suoi libri porta il significativo titolo di Libertà dal conosciuto, un titolo che esprime una delle sue asserzioni di più difficile comprensione: la conoscenza basata sul pensiero è schiavitù. L'asserzione è difficile perché praticamente è assiomatico nel nostro pensiero che la conoscenza liberi; ma se identificate la libertà con l'osservare e il vivere spontaneo e autentico come fa Krishnamurti, potete vedere come la conoscenza acquisita e i processi intellettivi possano diminuire e persino negare quell'autenticità e quella spontaneità. tratto da "L'antiguru" di Stuart Holrokd editore Ubaldini. |
18-10-2004, 17.56.52 | #46 |
Utente bannato
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Messaggi: 388
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il maestro è indispensabile,la cosa importante è il non attaccarsi a lui se vuoi andare avanti per il tuo percorso.
Il maestro trabocca dell'amore di dio,ecco perchè il maestro serve al discepolo,poi non gli servirà più,perchè il discepolo diventerà maestro e a sua volta servirà un'altro discepolo,ecco come si tramanda la vera conoscenza. Ma la figura del maestro è necessario perchè si abbia continuità. Così come Tilopa fu maestro di Naropa che a sua volta fu Maestro di Marpha,che fu maestro di Milarepa. ciao ermes Ultima modifica di ermes : 18-10-2004 alle ore 17.59.25. |
18-10-2004, 18.11.40 | #47 | |
Perfettamente imperfetto
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Citazione:
Sono d'accordo su molto di ciò che dici. Ma questo lasciare che Sia, questo permettere al Divino di condurti (...quella mano invisibile...) riesce naturale e spontaneo farlo quando sei giunto ormai ad un certo livello di Comprensione, di Fiducia, d'Arresa...sei sostanzialmente "morto a te stesso". E soprattutto hai mollato, non ne sei più posseduto, il senso dell'ego. E questi, oramai, è sempre e solo al servizio della Consapevolezza. Allora sì, hai veramente compreso chi è il Maestro: cioè il Tuo stesso Sé. La forma era servita ad accompagnarTi a...riconoscerTi. In questa Comprensione non hai più niente d'abbandonare, perchè ora il Sé lo vedi ovunque, dentro e fuori di Te. Nella Forma e nel Vuoto, nel Nirvana e nel Samsara. Non c'è più nemmeno il problema di fare a pezzettini...di uccidere nessun Buddha o Maestro. Perchè allora anche tu lo Sei, Maestro di Te stesso, così come già adesso...solo che non sai. Non lo dico a te...non vorrei che.... |
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18-10-2004, 18.39.59 | #48 |
Utente bannato
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Riflessione 1/4 , parte 2/3
....La schiavitù umana....
Anche il tempo deve essere messo in discussione, perché la conoscenza viene acquisita col tempo, dipende dal tempo perché è sostenuta dalla memoria, che è il ripostiglio delle cose passate; e anche il 'pensiero lineare, razionale continua nel tempo. La conoscenza e l'esperienza acquisite costituiscono uno dei vari tipi di autorità psicologica intcriore che limita la nostra libertà, perché ci rende insensibili al nuovo. La mente è appesantita dal passato, dalle aspettative basate sull'esperienza passata e sostenute dalla memoria, e, così gravata, non è libera. La memoria, il passato, l'aspettativa e il pensiero portano come conseguenza a una forma di schiavitù umana che ognuno riconoscerà per tale: la paura. La paura sorge quando il dolore e la sofferenza di ieri sono portati dal pensiero, dall'aspettativa, al domani; o ancora, sorge quando la memoria sostiene e si sofferma su un piacere o una soddisfazione e abbiamo paura di perderla o di non poterla godere di nuovo; e quando osserviamo ciò che siamo, ciò che siamo diventati nel corso del tempo, e il pensiero si sofferma sulla vulnerabilità e lo stato effimero di questo sé che è uh prodotto del tempo e del divenire. Quindi il piacere, il desiderio e la morte sono cose strettamente legate alla paura, ed essere davvero liberi e senza paura è non essere tirannizzati dal piacere, dal desiderio e dalla morte. Forse questo significa rinunciare al piacere e al desiderio, reprimendoli? Questo è ciò che la maggior parte delle religioni ha sostenuto, persino chiesto, ai suoi fedeli. Ma rinuncia e repressione non portano alla libertà, portano alla divisione psicologica, alla contraddizione e al conflitto, e così perpetuano la paura; Krishnamurti, che non si preoccupa di codificare la morale ma di specificare le condizioni della libertà umana, non predica la rinuncia e la repressione dei desideri. Afferma che attraverso la comprensione della natura del piacere e del desiderio possiamo liberarci dalla loro tirannia. Il piacere sensuale, che deriva dal vedere e vivere qualcosa di meraviglioso, è una sensazione che sórge spontanea e naturale, e tale risultato non crea un problema, né costituisce una forma di schiavitù. Ma quando interviene il pensiero, dando luogo al desiderio di possedere, di continuare, di perpetuare quella condizione, allora la reazione del tutto normale avuta, viene travisata; e in questo modo il piacere stesso viene viziato dal desiderio. E importante distinguere in questo contesto tra pensiero e intelligenza. Per capire tutte le dipendenze che ci legano, dobbiamo esercitare molta intelligenza. " Siete in grado di scoprire se siete liberi dall'autorità? ", chiede Krishnamurti, e avverte che " serve un'attenta ricerca in voi stessi, un'estrema consapevolezza ". " La qualità che caratterizza la mente davvero libera è quella della ' consapevolezza priva di scelta '. La consapevolezza sopravviene con l'esercizio dell'intelligenza, ma scegliere è una funzione del pensiero. Se riconoscendo che il pensiero è schiavitù, vi decidete e vi risolvete a non desiderare qualcosa, quale situazione si crea? Una situazione conflittuale per forza di cose, dato che vi siete divisi in due persone, una che desidera e l'altra che vi vieta il desiderio. È solo attraverso un'intelligente consapevolezza senza scelta delle proprie dipendenze che una persona diventa libera. Chiedere " come liberarsi dalla dipendenza? ", e ricevere o concepire una risposta alla domanda e quindi procedere secondo le direttive di quella risposta, è crearsi lo stesso una situazione conflittuale. " Mentre ", scrìve Krishnamurti, " se osservate che una mente dipendente debb.1 essere confusa, se conoscete la verità, che una mente dipendente intcriormente da qualsiasi autorità crea solo confusione, se riuscite a vederlo senza chiedervi come liberarvi dalla confusione, allora cesserete di dipendere. Allora la vostra mente diventa straordinariamente sensibile e quindi capace di imparare e si disciplina senza nessuna costrizione o conformità ". " Qualsiasi pensiero che generi un conflitto interno è, secondo Krishnamurti, un ostacolo alla libertà; e fa notare come la maggior parte del nostro processo intellettivo sia di questo tipo. Il pensiero comparativo per esempio, lo è, e ci viene inculcato quando siamo molto giovani. Ai bambini vengono raccontate storie esemplari di eroi e di santi, e vengono esortati ad essere all'altezza di quei modelli, e nel nostro sistema di istruzione, con giudizi ed esami superati e non, siamo paragonati ad altri. Questa, dice Krishnamurti, è davvero una forma di aggressione e di violenza. " Violenza non è solo uccidere o picchiare qualcuno, è anche nello spirito di comparazione: ' Devo essere come quello ', o ' Devo perfezionarmi '. Migliorarsi è l'antitesi stessa della libertà e dell'apprendimento. Scoprite da voi come vivere una vita senza paragoni, e vedrete che cosa meravigliosa accadrà. Se davvero divenite consapevoli, senza scelte, vedrete cosa significa vivere senza paragoni, non usando mai la parola ' sarò ' ". H Quindi l'ambizione, che naturalmente è una forma di desiderio, non libera né è lodevole come di solito ci insegnano perché nel momento in cui vogliamo diventare qualcosa non siamo più liberi. " L'uomo che è ambizioso, spiritualmente o in altro modo, non può non avere problemi, perché i problemi cessano solo quando si dimentica il sé ", quando il ' me ' non esiste,2 cosa che naturalmente non avviene nel pensiero comparativo. Ribellarsi alla tradizione di cercare di diventare qualcuno, dice Krishnamurti, " è la sola vera rivoluzione, che conduce ad una straordinaria libertà ",2 e coltivare questa libertà dovrebbe essere la vera funzione dell'educazione: una funzione che sfortunatamente poche istituzioni educative adempiono nel nostro mondo, per questo il pensiero comparativo, di competizione e del divenire rimane una caratteristica fondamentale di rado esaminata dalle nostre menti. Solo quando siamo liberi da questo tipo di pensiero possiamo davvero cominciare a imparare se dall'apprendimento riceviamo non solo la conoscenza ma la scoperta del nuovo. Non è solo la confusione della mente umana inerente alle forme abituali di pensiero ad impedire l'esperienza della vera libertà, ma anche la meschinità delle preoccupazioni abituali della mente e la conseguente insensibilità all'intero movimento e ai processi della vita nell'uomo e nella natura. " II problema fondamentale dell'uomo ", dice Krishnamurti, " è la questione della libertà vissuta in un ' angolino ' e quell'angolino siamo noi, quell'angolino è la vostra pretenziosa, piccola mente. Abbiamo fatto quell'angolino, perché le nostre piccole menti sono spezzettate e perciò incapaci di essere sensibili alla totalità; vogliamo che quella piccola parte sia al sicuro, tranquilla, quieta, soddisfatta, piacevole, che eviti qualsiasi dolore, perché noi cer chiamo, soprattutto, il piacere ".13 tratto da "L'antiguru" di Stuart Holrokd editore Ubaldini. |
18-10-2004, 19.08.20 | #49 |
Ospite pianeta Terra
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Messaggi: 3,020
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chi è il maestro??
Chi è il maestro..o i maestri?
colui che aiuta la gravidanza e ci accompagna fino al momento del travaglio....e amorevolmente ci accompagna anche dopo nelle prime fasi di quella ri-nascita, quando ancora l'Essere Nuovo e puro cammina a stento nel nuovo Corpo... Il maestro è in pratica un Rieducatore che ci aiuta ad inquadrare e liberarci degli inutili fardelli...della zavorra che ci tiene impigliati nel nostro ego-personalità. Il maestro è colui che ci accompagna in questa viva-morte...che ci aiuta a morire e rinascere come il bruco che diviene crisalide e poi farfalla...il maestro ci aiuta in questo grande processo di distruzione dei nostri involucri.. Il maestro, all'inizio anche "cartaceo" potrà andare bene...ma se non incontriamo sulla Via (qualunque essa sia) l'Individuo che ha già percorso la stessa strada ricca di tranelli e che ci possa aiutare a camminare in modo "diverso", difficilmente potremo affidarci al nostro maestro interiore..perchè non essendo ancora liberi totalmente dall'ego, lo stesso troverà mille modi per autogiustificarsi e distoglierci dal reale interiore facendo accadere la disillusione...L'ego-mente difficilmente si arrenderà alla sua stessa morte..all'arresa, al "sia fatta la sua Volontà"... Un maestro questo lo sa..sa anche che se l'uomo vuole Svegliarsi deve lottare contro tutte le isidie della personalità e solo dal superamento delle stesse passo dopo passo potrà permettersi di essere se Stesso... Il maestro sa che va coltivata l'Essenza..ed è un lungo lavoro preparatorio e che va condotto fino alla soglia..dopo di chè la Presenza Divina (o Grazia ..o come volete chiamarla) potrà manifestarsi... Il maestro sa che l'uomo nuovo dovrà sbarazzarsi anche del maestro stesso..perchè lo stesso, alla fine del processo impedirebbe l'arresa e l'Accadimento stesso... |