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23-10-2007, 11.02.57 | #2 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-08-2007
Messaggi: 222
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
secondo me la religione resta principalmente un fatto geografico, al 99,9 % sarai attaccato alle credenze della tua gente, poi se ne hai voglia, e capita a pochissimi, cominci ad informarti, altrimenti vai avanti così, fai tutti i sacramenti per prassi e non te ne interessi minimamente. Che tristezza...
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23-10-2007, 11.46.36 | #3 | |
Ospite pianeta Terra
Data registrazione: 17-03-2003
Messaggi: 3,020
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Citazione:
l'atteggiamento è condizionato dall'immaginazione... |
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23-10-2007, 19.51.29 | #4 | ||
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Citazione:
Poi si cresce e magari si assaggia, per le più variopinte motivazioni, la città ed i suoi centri commerciali con pani di questa o quella vicina e lontana fragranza. Ma sempre di pane ci si nutre. Che si resti in paese o si passeggi per la città. Ed il pane è fatto con del grano e dell’acqua, nonostante le infinite opposte etichette. Ed i motivi per i quali esistono mille e un gusto ci rimangono nascosti, come invisibile è essenzialmente la trama che ci muove e che noi tessiamo. Citazione:
Un saluto. |
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23-10-2007, 20.52.23 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Citazione:
E per quanto mi riguarda, per quanto viva questa condizione come un “minus” e mi sforzi di camuffarmi da “bonzo”, devo dire che aveva ragione. Di base credo che il back-ground acquisito nei primi anni di vita sia – per sempre – a meno che qualche “calamità” non ci liberi non solo dal nostro piccolo passato personale, ma dall'intero passato del genere umano scritto con lettere indelebili nel nostro DNA. |
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23-10-2007, 21.53.50 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2004
Messaggi: 69
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Come hanno già detto altri, la motivazione principale della scelta è relativa al contesto in cui uno nasce. La realtà è questa in ogni parte del mondo e, naturalmente, in ogni parte del mondo può avvenire che una persona con particolari condizione caratteriali sia portato, sia terreno fertile per trovarsi a preferire un culto che richieda una pratica più consona, più semplice per se rispetto alla maggioranza. Questo avviene di solito ma questo mi pare un fatto normale, una scelta istintiva dato che una fede che ti costringa, per esempio, a partecipare a riti nei quali ti sentiresti a disagio, che, in qualche modo, ti “peserebbero”, non richiede certo di scomodare la psicologia per rilevarlo. Però, ripeto, riguarda una minoranza degli individui e la psicologia, invece, sarebbe meglio scomodarla per analizzare la massa e, in funzione dei risultati, che di solito sono molto deludenti, utilizzarla per mettere in campo insegnare modelli tesi proprio a favorire per tutti quello che, come detto sopra, viene sfruttato solo da una minoranza. In sostanza utilizzarla per favorire nel maggior numero di persone, la crescita del coraggio di scegliere.
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24-10-2007, 07.43.59 | #7 | |
Ospite pianeta Terra
Data registrazione: 17-03-2003
Messaggi: 3,020
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Citazione:
anch'io la penso cosi'.. ecco perchè ho scritto che l'atteggiamento è condizionato dall'immaginazione.. cioè da come immaginiamo una cosa, da come la "sentiamo" e riproduciamo.. se siamo stati condizionati a vedere la famosa corda per un serpente, continueremo a vederla tale.. fino a che cambieremo atteggiamento verso la corda.. ed allora anche l'atteggiamento emotivo cambierà, si renderà libero dal vecchio condizionamento, ma si riplasmerà complice di uno nuovo.. Per portare un pratico esempio, quasi tutti i sistemi religiosi mirano a stimolare un atteggiamento "utile" verso la vita e noi stessi.. un atteggiamento "utile" verso gli altri, però stimolando contemporaneamente un nostro atteggiamento di "sottomissione" in modo da sfruttare la nostra immaginazione a loro vantaggio, tanto da ottenere un nostro appoggio ed una nostra "collaborazione".. cioè in sostanza tendono a "sostituire".. modificare la visione che in natura avremo della vita, stimolando solo le nostre "emozionalità" (sensi di colpa ecc..).. Ciò che fanno più o meno coscientemente gran parte delle religioni, può essere ribaltato con un altro tipo di atteggiamento verso noi stessi.. ed è un po' "l'opera" che svolge per sè l'uomo che ha sviluppato un certo grado di coscienza, consapevolezza.. evocare cioè un atteggiamento diverso, privo però di risposte emozionali utili ad uno o all'altro "predicatore".. senza attendere necessariamente "calamità" che ci liberino all'istante.. ed acquisendo così una nuova libertà, un nuovo sguardo.. una nuova immagine della vita stessa... |
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24-10-2007, 09.53.15 | #8 |
Perfettamente imperfetto
Data registrazione: 23-11-2003
Messaggi: 1,733
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Qualcuno ti viene a dire che se non credi nel diavolo questa è la prova stessa del dominio che il diavolo ha su di te.
Lo stesso giochetto lo si può fare anche con gli strumenti sofisticati della psicologia. Se tu sostieni che ci sono dei livelli superiori di comprensione di quanto ti può offrire la psicologia stessa allora potresti avere qualche problema psicologico. Per me, anche queste sono forme di dogmatismo, forme meno brutali e ottuse, ma sempre forme di arrogante dogmatismo. Lo stesso meccanismo interrogante si potrebbe ribaltare sugli stessi psicologi, o con qualsiasi altra categoria: hanno scelto di fare il loro lavoro o attività per colmare dei loro problemi, incapacità, bisogni e quant'altro? Io non nego che ci siano patologie religiose o spirituali che hanno in sé aspetto più o meno gravi di patologia psicologica o psichiatrica... ma ciò non autorizza a pensare che chi fa della ricerca spirituale una aspetto fondamentale della sua vita, sia una persona che in un modo o nell'altro abbia problemi psicologici, di rapporto con la realtà. Sociologicamente si può anche generealizzare, forse... ma bisognerebbe sempre entrare nello specififico e conoscere bene la persona. Come vive, cosa fa, come si comporta nelle varie situazioni... come appartiene al mondo, che rapporto ha con se stesso e gli altri. |
24-10-2007, 09.55.50 | #9 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Citazione:
E' tua Maxim questa affermazione? Se si me la spiegheresti? Cosa sai del Buddismo? |
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24-10-2007, 10.30.39 | #10 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-12-2005
Messaggi: 1,638
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Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Grazie a tutti per gli interventi che mi aiutano a far chiarezza nella mia mente.
Non vorrei peccare in riduzionismo ma sarebbe mia intenzione portare questa discussione in un punto preciso e semplice, lasciando fuori la solita disquisizione “dio si – dio no”. La psicologia della religione infatti non discute sulla possibile esistenza di entità divine ma analizza i comportamenti di chi dice di essere “credente” o si definisce in qualche modo “spirituale”. Io credo sia molto importante, oltre all’analisi dei fenomeni religiosi e dei relativi effetti sull’uomo, comprendere le cause che conducono un ateo o un agnostico a professarsi, dopo un cammino di ricerca spirituale, credente in questa o quell’altra fede. Lasciamo fuori per il momento gli uomini che per imposizione o per cultura si professano appartenenti alla religione del paese e ne seguono fedelmente i precetti. Basandoci sul principio di semplicità mi sembra di aver compreso che i frequentatori di questo forum che si definiscono spirituali, illuminati, credenti abbiano raggiunto questa condizione dopo un più o meno lungo percorso di ricerca. La prima domanda da porsi è: - perché alcuni affrontano questi percorsi ed altri invece sembrerebbero poterne fare a meno? E’ evidente come la psiche, in un caso o nell’altro, sia artefice dei nostri “movimenti”. Si intraprende un percorso alla ricerca di un qualcosa che porti sollievo alla precedente condizione. La notte buia dell’anima sovrasta ognuno di noi e lo sfogo che spinge alla ricerca del sollievo dipende da molteplici fattori che influenzano positivamente o negativamente la nostra psiche. Anche il non porsi troppe domande che non inducono certo alla ricerca spirituale e che generalmente diciamo di persone poco riflessive, potrebbe essere un escamotage della psiche per non incappare nel buio più profondo di quella notte. Tutta la serie di fattori, consci o inconsci, che contribuiscono ad intraprendere il cammino spirituale, danno origine ad un “malessere” che possiamo chiamare “depressione mistica”. Arrivati a questo punto Mastro Visechi, postulando l’esistenza di dio, direbbe che egli avvicina gli uomini, ancora una volta, impartendo loro la sofferenza. Mi fermo un attimo qui perché altrimenti potrebbe sembrare che riduca dio ad un prodotto della mente a soddisfazione di umani desideri. Vi rivolgo però una domanda: - Osservando semplicemente il fenomeno, possiamo affermare che l’inizio di una ricerca è originata da una serie di spinte interiori i cui effetti sul corpo e sulla mente non sono piacevoli e che possiamo chiamare in generale e nel senso meno patologico del termine, “depressione mistica”? |