ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
31-10-2007, 12.23.19 | #62 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-10-2004
Messaggi: 1,774
|
Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Salve e buon giorno!
ieri sera tornato dal lavoro ho letto il post di max e ed ati, ero perplesso ma non ho individuato il perchè...c'era qualcosa che non mi quadrava;poi:Mi chiedi (correggimi se sbaglio): Come faccio a sapere che l’accettazione della realtà, foss’anche la presa di coscienza di una triste realtà, è per qualcuno la risposta adeguata? …io ti rispondo…essa è adeguata semplicemente quando produce effetti positivi sullo stato psico-fisico del ricercatore questa è un'afferamazione molto importante (io ti rispondo....) implicitamente max mi dice che è la "mente" che si adegua alle circostanze ed è quindi essa stessa che crea la realtà che è quindi relativa, creata dal pensiero; c'è però una realtà assoluta quella che non è frutto del pensiero ma percezione dell'attimo (max quando al tramonto o all'alba mentre sei in attesa del passo della preda il mondo si ferma , si cristallizza smetti di essere max e divieni il "cacciatore"). Questo è il "fine" della "mia" ricerca non perchè la realtà relativa non mi soddisfi... c'è qualcosa in più; Ati portando l'esempio del vegetariano e del astemio credo volesse indicare la stessa cosa...realtà differenti che però collimano in "qualcosa" che accomuna. claudio |
03-11-2007, 16.48.51 | #63 | |
.
Data registrazione: 31-10-2007
Messaggi: 31
|
Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Citazione:
ha ragione UG ! E' inutile che uno si ribelli al cattolicesimo,non fa altro che andare contro se stesso.Ma se COMPRENDE la falsità del Cattolicesimo,allora se ne libera per sempre.E per capire quella falsità non c'è di meglio che documentarsi sull'Ebraismo antico e moderno.Perchè il cattolicesimo romano non è altro che una degenerazione sia dell'Ebraismo che del Paganesimo Romano. Conversando con gli Ebrei Italiani puoi fartene un'idea: http://www.italya.net è il miglior link Ebraico Italiano. Rigolen. |
|
03-11-2007, 22.07.22 | #64 |
.
Data registrazione: 31-10-2007
Messaggi: 31
|
Come la psicologia del Buddha distrugge la religione.
Quando il Buddha parlava di psicologia,ti diceva cose che tu stesso puoi facilmente vedere dentro di te.La prima cosa che puoi vedere è l'inesistenza di quella cosa chiamata Io: io sono questo,io sono quello,io sono santo,sono peccatore ecc.Ma chi sarebbe costui? Dentro la mente ci sono i pensieri e ,per brevi attimi quei pensieri possono sospendersi e quando non ci sono pensieri,non c'è nessun Io. Come si forma l'Io? Come si forma l'illusione che esite un Io che controlla i pensieri? Vi sono centinaia di pensieri e quei pensieri creano un pensiero che chiamano Io,ma anche quell'Io è un pensiero come gli altri e,se tu non pensi,non c'è nessun Io. Facciamo l'esempio della preghiera:come fa l'io a pregare ovvero come fanno quei mille pensieri a pregare? Procedono così:si dividono in due schieramenti A e B. Poi chiamano" Io" lo schieramento A e "Dio" lo schieramento B. Poi i pensieri A pregano i pensieri B. Difficile vero? Eh sì perchè la cosa ti distrugge tutto ciò che pensi di te stesso. E questo è il fondamento del vero Buddhismo,quello dei discorsi di Buddha e non quello della devozione alla statua di Buddha. Buddha Rigolen. |
06-11-2007, 10.24.47 | #65 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-12-2005
Messaggi: 1,638
|
Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Credevate forse mi fossi dimenticato di voi? No di certo!...e vorrei ora portare un minimo di chiarezza nel mio pensiero in virtù di quanto è emerso in questa interessante discussione psico-religiosa.
Fin dall’inizio, infiltrandomi e lasciandomi trasportare dalla corrente esistenzialista, ho posto alcune domande per le quali gli amici spirituali hanno risposto attraverso loro esperienze, illustrandomi percorsi e concordando con me sul fatto che l’obiettivo della ricerca scaturisce proprio da quella domanda che tanto ha affascinato i grandi filosofi esistenzialisti. Da un punto di vista “patologico” abbiamo scoperto che la domanda principe che affligge l’uomo è causa di sofferenza e a questa è possibile dare un po’ di tregua, e quindi di sollievo all’anima, attraverso ciò che viene comunemente chiamato “il cammino spirituale dell’uomo”. Si concordava inoltre che raggiungere il succo di quel percorso, che per il ricercatore coincide con l’incontro divino, per l’analizzatore con la scomparsa dei sintomi causati dalla sofferenza, dipendeva dalla personalissima storia di ognuno di noi. I fattori che spingono una persona ad “incamminarsi” e a trovare la giusta risposta alle sue domande, è legata al passato psichico del paziente, alla sua capacità di relazionarsi con il mondo circostante, ai fattori socio-cultarali e dall’intensità con la quale quella domanda esistenziale fa sentire il suo coinvolgimento nella vita. Il percorso spirituale è accompagnato da sofferenza e questa è in grado di lenire scegliendo il “giusto” cammino che porti il più velocemente possibile al succo. Sbagliare percorso non significa fallire ma certamente sottopone il sofferente vita natural durante ad una fede non certo priva di dubbi. Veniamo a noi…secondo me è possibile “costruire” una figura professionale che sia in grado di riconoscere dapprima e aiutare successivamente il paziente, a lenire quella sofferenza attraverso una serie di strategie psicoterapeutico-spirituali. Il binomio tra scienza e spirito potrebbe risultare la chiave di “guarigione” di alcuni tipi di malesseri. Innanzitutto dovremmo essere in grado di definire gli aspetti psicopatologici di una depressione esistenziale con precisione epistemologica. Tralascio i sintomi di individuazione della stessa ma non credo risulti particolarmente difficile per un serio professionista comprendere, dopo attenta analisi, quando è di fronte ad una patologia che richiede una determinata risposta. La domanda che vi rivolgo a questo punto è fondamentale: Secondo voi non è possibile che lo stesso professionista che è riuscito a ricostruire la storia psichica del paziente ed i suoi motivi di malessere, sia in grado di aiutare lo stesso incanalandolo verso un percorso spirituale adatto in base alle sue esigenze? Io credo proprio di si se questo professionista presentasse anche altre determinate caratteristiche che elenco qui sotto: Un teologo “spassionato”, semi-ateo ma tuttavia con una visione panteistica di dio , non legato particolarmente ad alcun credo ma profondo conoscitore delle reazioni psichiche nei relativi adepti ed i tempi di risposta al succo, sarebbe certamente in grado di abbinare alla mente del paziente il giusto e più veloce percorso. La visione generale offerta dalle varie religioni, illustrata attraverso una prima lettura dei testi “sacri” fondamentali da sottoporre al paziente, dovrebbe offrire al terapeuta una idea sul tipo di percorso più adatto e veloce al raggiungimento dello scopo. Vorrei sapere che ne pensate di questa nuova figura professionale che potremmo chiamare “consulente psico-teologico”. |
10-11-2007, 16.51.29 | #66 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-08-2007
Messaggi: 603
|
Riferimento: La religione interrogata dalla psicologia
Citazione:
Secondo me è un'alternativa da non escludere, in quanto qualsiasi strada che possa essere di aiuto ad un essere umano vale la pena di essere tentata. Io lo chiamerei "consulente psico-spirituale"... giusto per non "spaventare" gli atei! |
|