Scusa,MurronKara, chi ti ha detto che dopo la morte c'è il NULLA?
Io sinceramente non sò proprio cosa ci sia.
ozner

Krishnamurti sosteneva,credo,che si può fare esperienza della morte dimenticando il passato,l'attaccamento al conosciuto,morire è questo forse,staccarsi dall'illusione della mente?secondo lui la paura è la mente stessa.andiamo avanti come fà il fiume!la morte è nel processo della vita!

Ciao.

La morte non mi ha preso da bambino, è vero. Comunque, mi voleva acchiappare quando ero bambino. Pensa, da 0 a 3 anni in un ospedale dove tutti scommettevano che non ce l'avrei mai fatta, senza nemmeno mia madre che potesse starmi accanto se non nei rigidi orari di visita applicati dalle suore di qualche...anno fa.
Ho dovuto, per causa di forza maggiore, frequentare certi ambienti dove le persone al loro interno non è che godessero di buona salute.
Non sono vecchio è vero ma non sono neanche più giovane; famiglia, figli e...tutte le conseguenze di quell'infelice periodo nel contempo da gestire.

Sono d'accordo sul fatto che le persone sono diverse e quindi le esperienze soggettive tuttavia, la sofferenza di cui tu parli che si genera "dall'assenza" di colui/lei che era una fetta della nostra vita: da noi è temuta, ci fa paura.
Quindi è questa la vera paura della morte o il cosidetto "trapasso" al di là del fatto della fede in quanto, la paura può colpire tutti: bianchi e neri, religiosi e atei.

Qui, scusa non ho capito.

Sicuro, è da stolti non temere la morte, anche perchè nessuno di noi la conosce direttamente; ma quando io parlo di religione non intendo qualsiasi religione, quel "basta che due parlano in nome mio" che nei Vangeli è stato messo in bocca a Gesù di Nazareth,a proposito della presenza dello Spirito Santo o Spirito di Vita, mi suona un po' falsetto, da gerarchia eclesiastica, a tu no?
Ozner

Quello che hai detto e cioè che bisognerebbe imparare l'arte di non aver paura della propria paura, esistenzialmente non dice niente, dà solo il consiglio di come aggirarla, è qui che entrano gli occhiali colorati, perchè ognuno, dotato di arte propria, la vede a modo suo: chi è tendenzialmente triste potrebbe indossare occhiali con lenti gialle, chi troppo focoso o nervoso lenti verdi o azzurrine.., ecc., insomma come idea non sarebbe neanche male ma è sempre un mentirsi che è ancora più penoso del mentire; comunque sappi che la morte non si fa impressionare dalle nostre paure ne confondere dai nostri imbrogli. Forse, per me, il sistema migliore e di cercare di capire che cosa significa tutto ciò, come si dice...dare un senso alle cose.
Ozner

No comment.
Qui entriamo in un campo minato. Sono perfettamente in linea con la tua idea e aggiungo solo, evitando ogni polemica e mancanza di rispetto, che probabilmente noi occidentali non siamo stati aiutati molto a ".....preoccuparci di quando non saremo più in vita...." come dicono i nostri testi sacri ma, al contrario: preoccuparci molto solo quando siamo in vita.

Ciao.

Concordo. Sta di fatto che effettivamente avere paura delle cose che, in sostanza, vengono dalle viscere della propria esistenza è già incoraggiante.
Un conto è avere paura di qualcosa di "esterno" a noi e un'altro è l'inverso.
Si, forse alla fine la cosa importante è pensare da "vivi" ma, anche in questo caso, più che pensare è importante "agire".

La vita è dinamica e, quindi è nostra responsabilità fare tutte quelle azioni che come una medicina sono in grado di curare le malattie che in questo caso sono rappresentate dalle paure e angosce conseguenti.

Poi, la palla di vetro non ce l'ho quindi, l'unica cosa che mi viene da pensare è che fino al momento in cui non scade il tempo della partita tanto vale giocare evitando, come tu dici, di bleffare con se stessi; potrebbe sempre tornare utile quando meno ce lo aspettiamo.

Ciao

Quando non potrete piu' scappare,
quando non potrete piu' nascondervi,
quando non potrete piu' trattenere,
proverete la sensazione piu' terribile della vostra vita..


Fino ad allora non farete altro che prendervi in giro.