ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
04-05-2007, 13.17.26 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-11-2006
Messaggi: 1,334
|
Riferimento: Vita di un biblista, da fondamentalista a professore
PARTE 4/4
Faccio un esempio della differenza che la mia mutata prospettiva poteva comportare nell'interpretazione della Bibbia. Quando ero al Moody Bible Institute, uno dei testi più popolari al campus era l'apocalittico programma di HaI Lindsey, Addio Terra, ultimo pianeta. L'opera di Lindsey non era popolare solo al Moody: di fatto, è stato il libro di saggistica in lingua inglese più venduto degli anni Settanta (a eccezione della Bibbia e usando il termine saggistica con un ,certo grado di approssimazione). Lindsey, come noi al Moody, era convinto che la Bibbia fosse assolutamente infallibile in ogni sua singola parola, tanto che era possibile leggere il Nuovo Testamento e sapere non solo come Dio voleva che si vivesse e cosa voleva che si credesse, ma anche ciò che Dio stesso programmava di fare nel futuro e come l'avrebbe fatto. Il mondo stava procedendo verso una crisi apocalittica di proporzioni catastrofiche e si potevano leggere le parole delle Sacre Scritture per mostrare che cosa sarebbe accaduto, come e quando. Ero colpito soprattutto dal «quando». Lindsey faceva riferimento alla parabola di Gesù sull'albero di fico per trarre indicazioni su quando c'era da aspettarsi la futura battaglia finale tra il bene e il male. I discepoli di Gesù vogliono sapere quando arriverà la «fine» e Gesù risponde: Dal fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che il Figlio dell'uomo è proprio alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada. Cosa significa la parabola? Lindsey, ritenendo che si tratti della parola certa di Dio, decifra il messaggio osservando che nella Bibbia l' «albero di fico» è spesso usato come immagine della nazione d'Israele. Che cosa vorrebbe dire per Israele mettere le foglie? Significherebbe che la nazione, dopo essere rimasta in letargo per una stagione (l'inverno), sarebbe tornata a vivere. E quando tornò alla vita Israele? Nel 1948, quando ridivenne una nazione sovrana. Gesù dichiara che la fine sarebbe giunta entro la stessa generazione in cui ciò fosse accaduto. E quanto tempo dura una generazione della Bibbia? Quarant'anni. Ecco dunque l'insegnamento di ispirazione divina, direttamente dalle labbra di Gesù: la fine del mondo arriverà in un momento che precede il 1988, quarant'anni dopo la ricomparsa di Israele. Tale messaggio era per noi assolutamente irrefutabile. Adesso può sembrare strano (considerato che il 1988 è venuto e se n'è andato senza che il mondo finisse); d'altra parte, però, esistono milioni di cristiani che ancora credono che la Bibbia possa essere consultata letteralmente, come profezia ispirata di ciò che presto dovrà verificarsi per porre termine alla storia così come la conosciamo. Testimonianza ne sia l'attuale mania per la serie romanzesca di Tim LaHaye e Jerry B. Jenkins Gli esclusi, un'altra visione apocalittica del nostro futuro basata su un'interpretazione letterale della Bibbia, serie che ha venduto più di sessanta milioni di copie. Dal leggere la Bibbia come un programma infallibile per la nostra fede, la nostra vita e jJ nostro futuro al considerarla un libro umanissimo, con punti di vista molto personali, assai diversi uno dall' altro e nessuno in grado di fornire la guida sicura di come dovremmo vivere, il cambiamento è radicale. Questa è la svolta subita dalle mie convinzioni e nella quale sono ormai impegnato anima e corpo. Naturalmente, molti cristiani non hanno mai creduto in una tale concezione letterale della Bibbia e ai loro occhi essa potrebbe apparire parziale e priva di sfumature (per non dire bizzarra e senza alcun rapporto con le questioni di fede). Eppure esistono molte persone che vedono ancora la Bibbia in questo modo. Ogni tanto noto sui paraurti dei veicoli un adesivo che recita: «L'ha detto Dio, io ci credo e questo è quanto». La mia reazione è sempre: e se Dio non l'avesse detto? E se il libro che si ritiene riveli le parole di Dio contenesse invece le parole di altri esseri umani? E se la Bibbia non desse una risposta sicura agli interrogativi dell'era moderna come aborto, diritti delle donne, diritti degli omosessuali, supremazia religiosa, democrazia all'occidentale e affini? E se dovessimo riuscire a capire come vivere e cosa credere per conto nostro, senza erigere le Sacre Scritture a falso idolo o a oracolo che offre una linea diretta di comunicazione con l'Onnipotente? Esistono fondati motivi per pensare che essa non sia questa sorta di guida infallibile per le nostre vite: fra l'altro, come ho già accennato, in molti punti noi (in qualità di studiosi o solo di normali lettori) non sappiamo neppure quali fossero le parole della versione originale. La mia teologia personale mutò in maniera radicale a seguito di questa consapevolezza, che mi condusse su strade molto diverse da quelle che avevo percorso alla fine della mia adolescenza e intorno ai vent'anni. Continuo a riconoscere il valore della Bibbia e i molti e diversi messaggi che essa contiene, così come sono giunto ad apprezzare gli altri scritti dei primi cristiani risalenti pressappoco alla stessa epoca o di poco posteriori, le opere di personaggi meno noti come Ignazio di Antiochia, Clemente di Roma e Barnaba di Alessandria, gli scritti di persone di altre fedi più o meno di quell'epoca, le opere di Flavio Giuseppe, Luciano di Samosata e Plutarco. Tutti questi autori tentano di comprendere il mondo e quale sia il loro posto in esso. Tutti hanno preziosi insegnamenti da offrirci. È importante sapere quali furono le loro parole per capire che cosa avevano da dirci e poi giudicare da soli che cosa pensare e come vivere alla luce di tali insegnamenti. Questo mi riporta al mio interesse per i manoscritti del Nuovo Testamento e allo studio di quei manoscritti nell'ambito della critica testuale. Sono convinto che si tratti di un lavoro avvincente e affascinante, importante non solo per gli studiosi, ma per chiunque nutra interesse per la Bibbia (sia che si attenga a un'interpretazione letterale, sia che se ne stia allontanando o che la rifiuti decisamente, o anche solo per chiunque nutra un remoto interesse per quel testo come fenomeno storico e culturale). Ciò che colpisce, tuttavia, è che la maggioranza dei lettori (anche quelli interessati al cristianesimo, alle Scritture, agli studi biblici, convinti o no che la Bibbia sia infallibile) non sappia quasi nulla di critica testuale. E non è difficile capire perché. Infatti, sebbene il tema sia stato materia per eruditi da più di tre secoli ormai, non esiste in pratica un libro che ne tratti e sia rivolto a un pubblico di profani, vale a dire a coloro che non sanno nulla sull' argomento, non conoscono il greco né le altre lingue necessarie a un tale studio approfondito e non sono neppure consapevoli che esista una «questione» in relazione al testo, ma che, tuttavia, sarebbero interessati ad apprendere quali sono i problemi e come gli studiosi abbiano tentato di risolverli. Questo è proprio quel tipo di libro: per quanto ne so, esso è il primo nel suo genere. È scritto per coloro che sono digiuni di critica testuale, ma che potrebbero essere interessati a sapere come gli scribi modificarono le Sacre Scritture e come ora sia possibile capire dove lo hanno fatto. È scritto sulla base dei miei trent'anni di riflessioni sull'argomento e dalla mia prospettiva attuale, successiva ai radicali mutamenti verificatisi nel mio modo di intendere la Bibbia. È scritto per chiunque sia interessato a conoscere come il Nuovo Testamento sia giunto fino a noi; ad apprendere come, in alcuni casi, non sappiamo neppure quali fossero le parole autentiche; a scoprire in quali modi interessanti tali parole furono di quando in quando modificate e come potremmo, applicando alcuni rigorosi metodi di analisi, ricostruire il testo originale. Per diversi aspetti, dunque, è un libro molto personale, il risultato finale di un lungo cammino. Anche per i lettori, forse, potrà essere parte di un cammino personale." (Mondadori - "Gesù non l’ha mai detto" – Introduzione) FINE. Gesù non l'ha mai detto. Millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione dei Vangeli di Bart D. Ehrman |
04-05-2007, 18.47.05 | #6 |
Ospite
Data registrazione: 04-09-2006
Messaggi: 14
|
Riferimento: Vita di un biblista, da fondamentalista a professore
Mi servo del mondo greco per rispondere al quesito circa l'infallibilità della Bibbia, perchè analogamente nelle opere Omeriche (dapprima liquidate come fantasie) si è cercato e trovato anche un riscontro storico.
Sono detti Testi Sacri i libri ispirati da Dio. Ma cos'è l'ispirazione? Nel sapere greco i poeti sono esseri sacri in quanto ispirati da un dio. Non si creda che il paragone tra profeti e poeti sia frivolo in quanto il poeta era inteso come il sapiente e la sapienza come la capacità di ricevere la verità. Democrito afferma infatti che le poesie migliori sono quelle composte "grazie all'ispirazione e all'afflatto sacro", e che il vero poeta è quello in delirio. Nello Ione Platone afferma anche che il dio priva i poeti, i vati, i divinatori, dell'intelletto e li usa come suoi tramiti, e che non sono essi a parlare ma è un dio che parla attraverso loro. Eppure questa "intromissione" divina non è una perdita di sè totale del poeta, in quanto esso conserva la propria personalità e la propria abilità. Infatti è giusto dire che gli uomini non sono infallibili e che la Bibbia è stata scritta tramite degli uomini, e dunque sono possibili errori ad esempio di collocazione storica, cosa alquanto probabile del resto quando si tratta di fatti per lo più trasmessi oralmente. Interrogarsi sul perchè Dio non abbia ispirato i profeti in una lingua comprensibile all'intero genere umano, è utile quanto il domandarsi il perchè non abbia reso loquaci anche i sassi! Ogni profeta infatti ha una propria indole e vi sono differenze di intendimento ed esplicazione del Messaggio. Mosè vede e ascolta Dio attarverso i suoi limiti e le sue virtù, Giovanni intende il messaggio cristiano attraverso la sua indole ironica e metafisica, gli altri evangelisti ce lo rivelano attraverso metafore semplici e terrene. Il rapporto tra Dio ed il suo servo non può essere totale, inquanto la perfezione è solo in Esso. Sindacare sui miracoli offrendosi come migliori artefici rispetto a Dio è alquanto ridicolo.... Ciò che rende intoccabile la Bibbia è l'essenza di questo testo, che va al di là della nascita di Gesù in una stalla o in una casa e altre simili discordanze. |
04-05-2007, 21.48.10 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-11-2006
Messaggi: 1,334
|
Riferimento: Vita di un biblista, da fondamentalista a professore
Cara Strega,
l'ispirazione divina del testo biblico, intesa come la intendi tu, che è la tesi cattolica odierna, ovvero la Bibbia sarebbe parola d'uomo al 100% e parola di Dio al 100%, è una tesi infalsificabile e come tale puro soggettivismo. Io posso dire che A = non-A (che è l'espressione simbolica del 100% uomo e 100% Dio) è contraddittorio in logica, tuttavia ognuno poi può credere irrazionalmente a ciò che gli pare. Ho postato questa introduzione non per contestare l'ispirazione intesa come l'hai descritta tu, anche perchè, come ho detto, è confutata in partenza ma per falsificare l'inerranza così come la intendono i fondamentalisti del libro, come i tdg e molte falangi protestanti che leggono letteralmente ogni passaggio anche il più assurdo. Saluti Andrea |
04-05-2007, 21.50.47 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-11-2006
Messaggi: 1,334
|
Riferimento: Vita di un biblista, da fondamentalista a professore
Citazione:
Se vuoi una risposta razionale mi devo astenere dal prendere posizione, perchè razionalmente è impossibile dimostrarne l'esistenza tanto quanto dimostrarne l'inesistenza. Dal punto di vista "viscerale" o chiamalo spirituale, sono alquanto combattuto, tuttavia "sento" che qualcosa che va oltre la materialità possa esistere, ma di certo non sono un cultore di un Dio antropomorfo e interventista alla maniera delle religioni monoteistiche. Saluti Andrea |
|
04-05-2007, 22.42.14 | #9 |
Utente assente
Data registrazione: 21-07-2004
Messaggi: 1,541
|
Riferimento: Vita di un biblista, da fondamentalista a professore
Hola...
Che esistano fedeli cristiani che sono passati dal fondamentalismo ad una "fede scettica" non mi pare un mistero, o dire qualcosa di nuovo, o non risaputo. (Certo, non si sa mai nella vita, su cosa il prossimo sa e cosa non sa). Per chi fosse interessato a riguardo, qua c'è un'altra testimonianza che potrebbe interessare (in inglese), di un cristiano che dal fondamentalismo è passato allo scetticismo, ma pur sempre restando un credente cristiano. From Fundamentalism to Skeptical Faith E si potrebbero fare altri esempi di questo tipo. Come è anche vero però che diverse persone atee, che hanno iniziato lo studio del Cristianesimo, da uno scetticismo iniziale persino sull'esistenza di Dio, sono passate e sono diventate alla fine dei fondamentalisti cristiani. Il perché non è a volte chiaro nemmeno a me. Ma il mondo è bello perché è vario, e misteriosi sono i motivi per cui una persona passa da una sponda all'altra. E cercare di spingere a tutti i costi qualcuno dalla propria parte del fiume - o volere che tutti stiano dalla stessa parte - mi pare quasi una gioco infantile, alla fin dei conti. Come Ehrman si crede in un certo senso superiore ai fondamentalisti, in quanto magari lui conosce il greco, l'ebraico (cosa essenziale per capire la Bibbia - dice), conosce poi anche tutti i problemi legati alla trasmissione del testo Sacro, e alle eventuali modifiche che ha subìto, mentre i fondamentalisti forse no, perché conoscono la Bibbia solo in inglese, o tedesco, italiano, spagnolo, cinese, et cetera; ecco che anche i fondamentalisti si credono superiori, perché non si sono fatti incantare da certi teologi cristiani liberali che sostengono che la Bibbia non sia ispirata da Dio, usw. È da sempre che esistono divergenze... e onestamente credo che per sempre resteranno. Volerle eliminare mi pare un'utopia. Ma a parte quanto detto fin qui, volevo fare ancora le seguenti osservazioni: Una cosa bisogna capire: È palese come il fondamentalismo venga avvantaggiato al giorno d'oggi dal fatto che le lingue antiche stiano perdendo a scuola sempre più colpi, e sono destinate a scomparire (o se va bene diventare materie facoltative). Perché? Perché le si considera dalla società inutili e vecchie, superate... Eppure così sono molte le cose che vanno perse, una di queste è una sensata e sana critica al testo biblico, al testo Sacro in sé. E gli americani da questo punto di vista sono maestri. Perché dico così? Perché nelle loro scuole UNA è la lingua obbligatoria che bisogna imparare - cioè l'inglese - mentre tutte le altre sono facoltative e si possono lasciar via. (Vabbè che voi italiani non siete tanto meglio... ). Il che è a dir poco scandaloso, in quanto si pretende che siano sempre gli altri ad adattarsi e ad iniziare a parlare in inglese. E la stessa cosa vale per gli studi universitari... Martin Luther King ad esempio studiò teologia, ma non le lingue antiche, perché non obbligatorie e non incluse nello studio base. E cosa assai triste in molte università dove si insegna teologia al giorno d'oggi non vengono più richieste delle conoscenze base sulle lingue antiche come latino, greco ed ebraico (più eventualmente aramaico, ecc.). Perché questo? Perché considerate dall'uomo medio della società capitalistica moderna un'inutile spreco di tempo (l'impararsi codeste lingue morte), e quindi vengono tagliate, e messe là come facoltative, se non eliminate del tutto... Per non dire poi, che essendoci un chiaro calo sul numero di iscritti nelle facoltà di teologia, ecco che si cerca di attirare la gente, i giovani, eliminando quanto c'è di noioso e pesante... cioè le lingue antiche, o no? Risultato: Abbiamo alla fin fine teologi che conoscono magari assai bene la Bibbia, il contenuto di essa, ma non le lingue antiche, e tutte le questioni/i problemi che si devono affrontare studiandosi la Bibbia in ebraico/aramaico/greco... E questo chiaramente aiuta al fondamentalismo... Non è infatti un caso se nelle facoltà universitarie di teologia protestante liberale la prima cosa che viene richiesta è la conoscenza delle lingue antiche e quindi la capacità di leggersi il Sacro Testo nella sua forma "originale", e non una qualche traduzione "fuorviante" o già interpretata, e conoscere anche tutte le questioni sulla trasmissione della Sacra Bibbia, come si è creato il canone, sapere utilizzare l'apparato critico del testo in greco/ebraico della Bibbia, ecc. Ma vabbè... Altra questione è poi capire se - d'altra parte - non siano anche i teologi liberali ad esagerare un pochino con questo loro modo di fare e questo loro attaccamento al metodo critico-storico lasciando da parte alla fine persino la fede, per abbracciare gli studi e la amata scienza... e dedicare magari persino una intera vita solo ed esclusivamente ad essa - alla scienza. Restare soli a tu per tu con il Nuovo Testamento Quante discussioni inutili... questa compresa... quando l'essenziale spesso ci sta sotto gli occhi, ma non lo vogliamo prendere in considerazione: Fintanto che il mio prossimo soffre, perché non ha abbastanza cibo, o perché non ha accesso all'acqua potabile, o perché è affetto da una malattia curabile con degli antibiotici però troppo cari per lui e che quindi non si può permettere di comprare, o per mille motivi ancora... ecco che soffermarsi su certe questioni prettamente mentali e legate al pensiero umano, al come la si pensa, sarà ed è un'inutile perdita di tempo: Non amiamo a parole o con la lingua, ma con i fatti e in verità. (1 Giovanni 3:18) Tu sei fondamentalista e io no? Tu sei ateo e io no? Tu sei scettico e io no? E allora? Anche se crediamo in cose differenti, possiamo agire lo stesso assieme ADESSO per il bene di tutti - indipendentemente dalle divergenze intellettuali. Ma...? Ma la base del Sistema economico capitalistico moderno si basa ahimè sull'Egoismo dell'essere umano. E questo non lo dico io, ma già il padre dell'economia moderna lo diceva, cioè Adam Smith, il quale credeva e sosteneva che se ogni singolo pensa a sé stesso, allora tutti ne avranno giovamento. Perché? Perché è pensando a sé stessi e ai propri interessi che si compie l'interesse di tutti, e si fa in modo che il livello di vita migliori per tutti... (Così considerano il mercato i neo-classici al giorno d'oggi, cioè sostengono che lasciandolo a ruota libera ne esce il meglio... per tutti. Quindi abbasso alle restrizioni e alle regole che possono bloccarlo in un qualche modo, o difendere i più deboli...). Stanno le cose veramente così? Anche se la risposta forse è no, tale idea cresce assieme dentro tutti noi, e la si accetta quasi in modo a-critico, facendo parte del sistema. Ma il sacrificare sé stessi per gli altri è veramente così nocivo o da evitare... pensiamo piuttosto a noi stessi che è meglio? Facciamo fuori un'altra scienza per risolvere l'enigma? Tanto per continuare a ignorare i problemi - quelli veri - che ci stanno sotto gli occhi, e quello che noi potremmo fare per marginare questi problemi, occupandoci per l'ennesima volta di altro...? P.S.: Quando io personalmente parlo con i "fondamentalisti", anche se magari non condivido il loro approccio, trovo più sensato rispettare questo loro modo di vedere le cose e discutere partendo dai loro presupposti, che pretendere che loro la vedano come la vedo io, e cercare di farli cambiare idea... Perché questo? Il rispetto... e il capire che comunque sono poche le persone che hanno la possibilità e il tempo di impararsi il greco, l'ebraico, ecc., e che quello che li serve è ben altro rispetto ad un discorso intellettuale e razionale di un qualche teologo accademico che dice "x, y e z" sulla Bibbia. Ciò di cui di solito la gente necessita è di fede in un futuro migliore, la speranza che le cose si possano migliorare e l'amore, ma la cosa più importante di queste è l'amore. E molte delle informazioni che arrivano dalla teologia liberale... non è che vanno molto in questa direzione - parere personale. P.P.S.: Interessante è anche notare - tornando all'ispirazione del Testo Sacro - come già in passato ci siano state persone che davano più o meno importanza al prendere la Bibbia in modo letterale o meno. Pensando ad esempio agli Spiritualisti (non è mai stato un movimento collettivo vero e proprio, ma un insieme di singoli individui, anche mistici, ecc.), è interessante notare come essi abbiamo messo lo Spirito al di sopra della Sacra Scrittura (Spirito > Bibbia). La Bibbia non era per loro parola infallibile, ma poteva contenere errori (più o meno importanti), ma alla fin fine è lo Spirito ciò che "conduce" il cristiano per la retta via. Insomma, è partendo dalla Bibbia stessa (ad esempio Giovanni 14:15-31) che si può notare come Gesù non diede alcuno scritto ai suoi apostoli, ma li promise lo Spirito Santo, il Consolatore (che non è Muhammad, il glorioso... In greco infatti non troviamo scritto "periklytos" [che significa il glorioso, che ci rimanda al significato del nome di Muhammad], ma "parakletos" [il Consolatore, cioè lo Spirito Santo]), che li avrebbe detto cosa fare... Detto in altro modo ancora: È in sé già paradossale il fatto che Gesù non abbia lasciato nulla di scritto, se la Scrittura fosse davvero così importante come si sente dire da qualcuno... Ma questa è un'altra questione ancora... Il motivo per cui Gesù non ha scritto nulla. |
04-05-2007, 22.44.18 | #10 |
Ospite
Data registrazione: 19-04-2007
Messaggi: 15
|
Riferimento: Vita di un biblista, da fondamentalista a professore
x Spirito
la prefazione del libro che hai postato non solo è avvincente ma soprattutto è davvero istruttiva. Naturalmente comprerò subito il libro e forse sparirò dal forum per dedicarmi alla lettura. In pratica io concordo pienamente con tutti i suoi ragionamenti, nel mio piccolo mi sono posto le stesse domande, mi sembra di leggere un eco dei miei pensieri. E ritengo ammirevole la sua tenacia di studioso, come ha voluto apprendere le lingue dei testi originali. Perchè anche questo ho sempre immaginato, come può essere facile sfumare i significati nelle traduzioni. Mi ha fatto davvero piacere leggere questa storia. x Hetman apprezzo le tue idee, e vorrei scriverti cosa mi ha suggerito la lettura del tuo post ed anche dei post nel 3d della stesura dei vangeli. Il senso dei miei ragionamenti su Bibbia e Vangeli è nel considerarli come interessanti oggetti di studio, prodotti culturali. Senza prefiggersi altri scopi "esistenziali". Non so se sei d'accordo, ma io le più intense esperienze religiose o spirituali le ho provate contemplando un immenso cielo stellato, una magnifica distesa di alte montagne. E' in quei momenti che rifletti su Dio. Leggere di capretti sacrificati, osservare i sabati o di odi a Salomone non mi suscita particolari emozioni. Per questo la domanda che poni a Spirito mi sembra poco attinente con il resto del discorso (oltre che ovviamente insidiosissima, perchè la domanda successiva di solito è quale, e lì iniziano i veri problemi). x Strega Hai scritto "...ciò che rende intoccabile la Bibbia è l'essenza di questo testo..." perfetto. Ottimo esempio del parlare per metafore, piacevole, brillante quanto inutile. Va bene la Bibbia è intoccabile e la Bibbia ha una sua essenza. Il problema è che spesso ognuno estrae la sua personale essenza e magari la sua visione del mondo un pò troppo rigida (penso alle sette). Altra bellissima "...sindacare sui miracoli è ridicolo...". Anch'io penso sia ridicolo, ma probabilmente per il motivo opposto al tuo infatti ho già scritto in un altro post che " l'unico miracolo è che non esistono i miracoli " (Poincarè). |