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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 30-12-2005, 03.11.09   #31
klee
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Data registrazione: 04-01-2005
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Orange

Buon giorno a tutti|e! visto l'ora!bella la storia di Lobelia e delle sue arancie!
klee is offline  
Vecchio 30-12-2005, 03.46.30   #32
Weyl
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Ma perchè...

Citazione:
Messaggio originale inviato da Kim
Risultato: se sono vivo, in quanto coordinato pensiero, disposto al messaggio ed alla lettura, lo devo assai più all'assenza intelligente di mio padre che alla presenza idiota di mia madre.

E' sempre la stessa storia la colpa la dobbiamo sempre dare a qualcuno!....che tristezza..joolee hai capito che comunque e sempre se non andasse tutto bene o se anche andasse benissimo ,come madre, padre quello che vuoi essere rimani colpevole in ogni caso ....le tue colpe sarranno esposte a suo tempo...ma il tempo è breve scorre in fretta..abbi fede..la vita in teoria l'amano tutti e poi cercano capri espiratori che gli permettano di odiarla...il non essre lo atribuiscono sempre all'altrui...soprattutto quando non riescono a spiegarsi che sia la vita...e chi sbaglia sbaglia per tutti e tutto viene attribuito a chi ha commesso l'errore..ma la vita non è errore non da tanto o poco da a seconda dell'esperienza che siamo chiamati a vivere... va ogni tanto considerato che chi ci ha imposto di essere quello che siamo sia solo chi è stato mosso inconsciamente per permetterci di essere quello che siamo!!!

notte..anzi buon giorno vista l'ora....
un sorriso.....

perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè, perchè... l'impossibilità di capire!!!
Perchè?
Mi ricompongo e mi acquieto, e tra un po' vado a dormire.
Che meravigliosa invenzione, il sonno.
Ogni affanno ed ogni tensione si annulla in questa breve ombra del vuoto.
Mi chiedo se debbo spiegare anche che la "breve ombra del vuoto" si riferisce, metaforicamente (ossia per immagini) al sonno.
Non so più cosa debbo spiegare e cosa posso dire: questa lingua, l'italiano, mi sembra che stia erodendosi nella sua capacità espressiva.
Un peccato: solo il tedesco possiede altrettanta ricchezza.
Ma se le persone non si impegnano ad articolare, almeno in una propria lingua, il proprio pensiero, non serve a nulla pensare.
Weyl is offline  
Vecchio 30-12-2005, 09.01.47   #33
Kim
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Messaggi: 1,288
18 perchè? mica male! appena risolvo il primo ti avviso....

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Vecchio 30-12-2005, 10.13.23   #34
Ventomagnetico
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Messaggi: 45
AUGURI

Cara Joolee,

mi hai fatto ricordare tutto…
Delle mie due bamboline ho rivissuto tutta la magia del segreto della vita.
Mi è stato regalato dal divenire degli eventi l’onore di essere padre.
Ti assicuro, è una vera è propria magica condizione.
Irripetibile bellissima occasione per stupirsi continuamente come un bambino.
Mia cara, non voglio entrare nella polemica dei consigli da dare e l’unica cosa che ti posso dire è:
sii felice e lasciati andare alla magia che ti ha avvolto.
Le sensazioni positive che provi ti rendono una donna fortunata.
Stai passeggiando sulle stelle e lassù è molto luminoso.
Auguriiiii Joolee

Una carezza con il cuore
Vento


L’incantesimo della vita
è una brezza leggera
che accarezza le molecole del cuore
e lo fa cantare all’amore…
Ventomagnetico is offline  
Vecchio 30-12-2005, 13.22.16   #35
michelle60
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Data registrazione: 29-12-2005
Messaggi: 6
Ho trascorso la mia gravidanza piuttosto sola. La notte che ho partorito ero sola, il padre del mio bambino era a casa sua con moglie e figli. Avevamo una relazione da dieci anni e il bambino non era un incidente. E siamo soli ora.
Non so se questa sia una risposta....
michelle60 is offline  
Vecchio 30-12-2005, 13.36.08   #36
bomber
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Data registrazione: 27-09-2003
Messaggi: 4,154
Re: Uomini...brutta razza!!!

Citazione:
Messaggio originale inviato da Joolee
Uomini, vi prego di scusarmi apriori!!!
Oggi sono incavolata nera...
Ma dobbiamo essere sempre noi donne a comprendervi e giustificarvi per i vostri comportamenti??
Sono incinta, ho le mie esigenze, i miei dubbi, le mie ansie e perplessità...ma non le posso condividere col futuro padre, perchè diventa superficiale ed io non mi sento supportata abbastanza...
Ho gli ormoni che zompettano in giro per il mio corpo e devo ancora e sempre comprendere???
- ma sai, gli uomini vivono la gravidanza in modo diverso da noi - dicono... - ma sai, comprendili...sono uomini...hanno paura!!
Paura?!? Perchè io no?? Sono terrorizzata, ma allostesso tempo felice, di aspettare un bimbo...mica solo la sua vita è sconvolta??
A voi la parola, se vi va, uomini e donne...sono ben accette critiche econsigli...
J






beh ovviamente gli uomini hanno delle percezioni diverse dalla donna d'altronde la futura madre ha gli ormoni impazziti sensazioni particolari che il padre spesso manco si sogna di provare ...
andare d'accordo poi in uel momento non è assolutamente facile .perche la donna di suo diventa piu alterabile mentre l'uomo non riesce spesso a supporrtrtare il cambimaneto d'umore della compagna per cui le cose si fanno molto ma molto piu difficile....
bomber is offline  
Vecchio 30-12-2005, 16.24.54   #37
lobelia
Utente bannato
 
Data registrazione: 28-07-2005
Messaggi: 448
eh, no, caro Weil

Citazione:
Messaggio originale inviato da Weyl
No, cara amica, i figli non sono questi "pezzi'e core" in cui immettiamo le nostre frustrazioni e le nostre debolezze.
Sono individui cui si deve riconoscere la possibilità di una reale responsabilità: guarda che sopravvivono benissimo anche se vanno all'asilo nido.
Mio padre l'ho visto ben poco nella mia infanzia: semplicemente hanno acquisito un valore immenso le poche cose che mi diceva, hanno assunto un peso inestimabile i commenti e le valutazioni di coloro che lo conobbero.
Mia madre fu sempre estremamente fredda: convinta del valore del suo sesso, percepì sempre noi figli come una fortezza da espugnare ideologicamente.
Risultato: se sono vivo, in quanto coordinato pensiero, disposto al messaggio ed alla lettura, lo devo assai più all'assenza intelligente di mio padre che alla presenza idiota di mia madre.
Sic est, nihilo obstantes.

No, caro amico, non ci siamo proprio tranne che sul fatto che ai figli occorre riconoscere la possibilità di una reale responsabilità anche se a mio parere limitata a seconda dell'età.
Una domanda.
Come mai tuo padre vi ha lasciato tutto quel tempo nelle mani di una donna estremamente fredda, idiota, che percepiva i figli come una fortezza da espugnare ideologicamente? Immagino la conoscesse bene sua moglie nonostante le sue assenze. Non gliela accolli quella responsabilità? E come mai? Il lavoro? E perchè vi riteneva perfettamente in grado di farcela? Lasciamo perdere.
E come mai allora se pensi che le colpe dei genitori non ricadano sui figli, incolpi tua madre di avere tentato di "ucciderti"? (se sono ancora vivo lo devo a...ecc ecc)
E' molto facile per i padri fare i buoni padri part-time, occuparsi all'esterno della parte economica del mantenimento della famiglia, fare esperienze negative e positive oltre quel mondo senza altre costrizioni e distrazioni di sorta, non avere altro a cui dover pensare e poi in quel poco tempo che si ritorna al "nido", sapere essere sereni, affettuosi, saggi ed equilibrati.
E' molto facile, te lo assicuro. Molto più facile che per ci sta dentro tutto il tempo.
Certo, ci sono padri ancora peggiori, che oltre che essere assenti, quando ci sono, sarebbe meglio che non ci fossero.
Ed è anche vero che ci sono madri orribili o comunque problematiche i cui mariti non si prendono mai la responsabilità ed il coraggio di sostituire o perlomeno di affiancare nella gestione dei figli e di mandare loro fuori a lavorare e a fare meno danni.
In ogni caso, caro Weil, nel mio specifico caso, chi si svegliava tutte le notti in cui il bambino piangeva per qualche incubo od era malato ero solo io, chi doveva discutere per svegliarlo, lavarlo nei tempi stretti degli orari stabiliti, ero solo io. Chi lo accompagnava all'asilo nido ogni mattina prima di andare al lavoro, ero io. Chi parlava con le maestre, con il pediatra, ero solo io. E chi doveva incastrare ogni impegno di lavoro che svolgeva con estremo interesse e perizia e di tutte le altre incombenze che la vita t'impone, della casa, della famiglia allargata, regolandole solo ed esclusivamente in funzione delle esigenze e degli orari scolastici del bambino, ero sempre e solo io. Chi lo accompagnava in piscina, dagli amici, a pallacanestro, solo io. Chi lo aiutava nei compiti e chi ci doveva discutere eternamente, solo io. Chi ha dovuto rinunciare ad importanti corsi di fomazione, a convegni, ad incarichi di lavoro, ero solo io. Chi ha dovuto chiedere il tempo part-time, ero solo io. Chi ha dovuto gestire completamente sola il disagio di un bambino che improvvisamente aveva perso un padre sempre a disposizione, ero sempre solo io. Chi veniva chiamata ogni tre giorni a scuola per i problemi scolastici, chi si è dovuta rivolgere a psicologi dell'infanzia, chi sentiva cedere la terra sotto i piedi per molti anni, ero solo io. E chi si è sorbito una madre a tempo pieno in difficoltà, spesso nervosa, a volte disperata, che si sentiva spesso impotente in quella solitudine, era nostro figlio.
Non mi sono mai pentita di avere rinunciato a delle cose. Era normale per me farlo. Era nel conto di un figlio. La mia vita era comunque cambiata, ma con naturalezza. Non mi sono mai sentita ingabbiata dalla presenza di mio figlio. Poi, anche quando non avevo alternativa per l'assenza del padre, erano decisioni che prendevo comunque volentieri, più che altro non consideravo affatto altre possibilità perchè non c'erano. Mio figlio aveva bisogno che qualcuno ci fosse a fare tutto questo. Purtroppo a sua disposizione c'ero solo io. E non era certo una mia scelta. Era una scelta di suo padre.
Non voglio certo dire che la vita con mio figlio sia stata un incubo. Assolutamente non voglio dire questo. La gestione di una famiglia è piena di difficoltà, a volte grandi, anche di cose infinitamente amorevoli e bellissime e di normalità. Dico solo che quello che era bene ed importante condividere, non è stato condiviso e le conseguenze ci sono state tutte.
Il padre era sempre in luoghi spesso inaccessibili telefonicamente. A volte anche molto pericolosi. Ero spesso preoccupata e se succedeva qualcosa, non era nemmeno possibile avvisarlo, figuriamoci se era possibile scambiarci qualche parola per condividere una decisione, una preoccupazione o anche solo di conforto.
Suo figlio anche per mesi lo sentiva tre o quattro volte se andava bene e per pochi minuti.
Gli parlavo di suo padre, delle cose importanti che faceva in quei luoghi lontani, del fatto che certamente a nche a lui mancava la sua presenza, ero davvero ammirata anch'io per quell'impegno, ma il suo senso di abbandono anche se mai, mai verbalizzato, era tutto lì. Pieno, intero, triste e spesso rabbioso anche se non in modo agito. E anch'io sapevo ormai che quel bambino che tanto aveva desiderato, amato, era passato in secondo piano rispetto ad altre realizzazioni sue personali. Nemmeno il disagio ormai sempre più evidente che il figlio manifestava, lo ha mai fatto riflettere su un rallentamento delle missioni all'estero.
Non dico considerare gli effetti diretti sul bambino della sua assenza, ma almeno tornare ad una maggiore presenza per sostenerlo ed affiancarmi nell'affrontare i problemi.
Ad uno degli ultimi ritorni del padre prima della separazione, ci trasmise ad entrambi la scabbia. Una forma virulenta, difficilissima e lunghissima da curare. Ed un giorno suo figlio, mentre gli spalmavo l'ennesima crema puzzolente e urticante sulla pelle infiammata e sensibilizzata, mi disse: cosa è tornato a fare papà? Poteva restarsene là.
Era la stessa cosa che pensavo anch'io in quel momento, senza essere riuscita a dirmelo sinceramente.
Come vedi caro Weil, siamo sopravvissuti all'asilo nido, all'assenza distratta di un padre, alla presenza confusa di una madre in difficoltà, ad una scuola che ce l'ha messa veramente tutta per affossarci l'intelligenza e se mio figlio "è ancora vivo, in quanto coordinato pensiero, intelligente, profondo, saggio, di animo gentile e pure sfaticato, lo deve a tutto questo perchè le persone non sono solo assenti o presenti, le persone sono tante cose ed anche nelle presenze distratte c'è del buono, come anche nelle presenze confuse.
Il mio ex marito in più di un'occasione mi ha manifestato la sua gratitudine ed ammirazione per come ho affrontato le cose e per come ancora le sto affrontando. Non gli ho mai chiesto niente e di questo se ne vergogna un po' e me ne è molto grato.
Dopo la separazione ho mantenuto economicamente solo io la baracca. Lui era in difficoltà e questa difficoltà non è mai cessata. Non c'è problema. Non faccio guerra a nessuno. Mi prendo le mie responsabilità e vado avanti.
Credo che mio figlio questo lo abbia capito benissimo anche senza che io mi siamai lamentata con lui per un attimo. Non l'ho fatto mai. Nemmeno con suo padre.
Prendo atto e agisco di conseguenza. Spesso conseguenze di decisioni che non ho mai preso io.
Questa è una storia come tante. Non è certo rara od encomiabile.
E' quello che succede la maggior parte delle volte quando si fanno figli.
La vera responsabilità, resta a noi. L'abbiamo noi.
E se le colpe allora sono nostre, perchè quella responsabilità ce la siamo presa tutta perchè qualcuno l'ha lasciata, ci prendiamo pure quelle.
Fanculo, Weil.
Come si dice in tedesco?
Non te la prendere, è un mio intercalare italico senza più significazione

Ultima modifica di lobelia : 30-12-2005 alle ore 16.37.25.
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Vecchio 30-12-2005, 16.30.00   #38
Fragola
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Messaggio originale inviato da cannella
Una madre lo è da subito: lo sente fisicamente su di se' il cambiamento.
Un uomo a volte lo deve imparare, e forse ci vorranno anche più di nove mesi: alcuni uomini non sentono subito il sentimento paterno, ma riescono a condividere attraverso i segnali più maturi del figlio quel tipo di sentimento che li legherà a vita.

Altri non ci riusciranno mai, ma quello è un altro discorso, è raro e di fatto quello che alla fine ci rimette è il padre.

Ho vissuto le mie gravidanze in totale solitudine e ti capisco: quella che immaginiamo come situazione ideale capita che non trovi riscontri nella realtà: la triade immaginata non decolla, non ora.

Ma non fartene un cruccio, non farti rovinare da aspettative che non trovano conferme, questo periodo.

Fatti un regalo.. regala a te stessa questo tempo e anche al padre di tuo figlio, che trovarà i modi suoi di interagire e di riconoscersi, vedrai.

Non saranno quelli dei telefilms, ma saranno loro e autentici, fossero fatti anche solo di sguardi o, un giorno, di paccate sulle spalle.

Di tutto quello che si dovrebbe fare, fregatene.
Ami tuo figlio fin d'ora e tanto basta.

p.s.: ho conosciuto dei "mammi".. me la sarei data a gambe.. una gran rottura di scatole...

Veramente, al padre in dolce attesa non si chiede di essere già padre, gli si chiede di essere davvero compagno della sua donna.
Questo è il ruolo fondamentale del padre in gravidanza e nella primissima infanzia: sostenere affettivamente la madre. E non solo per la madre, ma per il bene del bambino!!!




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Vecchio 30-12-2005, 22.30.48   #39
Kim
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Ho trascorso la mia gravidanza piuttosto sola. La notte che ho partorito ero sola, il padre del mio bambino era a casa sua con moglie e figli. Avevamo una relazione da dieci anni e il bambino non era un incidente. E siamo soli ora.

Non vorrei dirti poverina altrimenti parrebbe che ti compatisco e non è cosi'...posso solo dirti che mi dispiace molto, anche se pure questo non ti servirà a nulla....accettalo comunque...



un sorriso
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Vecchio 30-12-2005, 23.09.10   #40
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Re: eh, no, caro Weil

Citazione:
Messaggio originale inviato da lobelia
No, caro amico, non ci siamo proprio tranne che sul fatto che ai figli occorre riconoscere la possibilità di una reale responsabilità anche se a mio parere limitata a seconda dell'età.
Una domanda.
Come mai tuo padre vi ha lasciato tutto quel tempo nelle mani di una donna estremamente fredda, idiota, che percepiva i figli come una fortezza da espugnare ideologicamente? Immagino la conoscesse bene sua moglie nonostante le sue assenze. Non gliela accolli quella responsabilità? E come mai? Il lavoro? E perchè vi riteneva perfettamente in grado di farcela? Lasciamo perdere.
E come mai allora se pensi che le colpe dei genitori non ricadano sui figli, incolpi tua madre di avere tentato di "ucciderti"? (se sono ancora vivo lo devo a...ecc ecc)
E' molto facile per i padri fare i buoni padri part-time, occuparsi all'esterno della parte economica del mantenimento della famiglia, fare esperienze negative e positive oltre quel mondo senza altre costrizioni e distrazioni di sorta, non avere altro a cui dover pensare e poi in quel poco tempo che si ritorna al "nido", sapere essere sereni, affettuosi, saggi ed equilibrati.
E' molto facile, te lo assicuro. Molto più facile che per ci sta dentro tutto il tempo.
Certo, ci sono padri ancora peggiori, che oltre che essere assenti, quando ci sono, sarebbe meglio che non ci fossero.
Ed è anche vero che ci sono madri orribili o comunque problematiche i cui mariti non si prendono mai la responsabilità ed il coraggio di sostituire o perlomeno di affiancare nella gestione dei figli e di mandare loro fuori a lavorare e a fare meno danni.
In ogni caso, caro Weil, nel mio specifico caso, chi si svegliava tutte le notti in cui il bambino piangeva per qualche incubo od era malato ero solo io, chi doveva discutere per svegliarlo, lavarlo nei tempi stretti degli orari stabiliti, ero solo io. Chi lo accompagnava all'asilo nido ogni mattina prima di andare al lavoro, ero io. Chi parlava con le maestre, con il pediatra, ero solo io. E chi doveva incastrare ogni impegno di lavoro che svolgeva con estremo interesse e perizia e di tutte le altre incombenze che la vita t'impone, della casa, della famiglia allargata, regolandole solo ed esclusivamente in funzione delle esigenze e degli orari scolastici del bambino, ero sempre e solo io. Chi lo accompagnava in piscina, dagli amici, a pallacanestro, solo io. Chi lo aiutava nei compiti e chi ci doveva discutere eternamente, solo io. Chi ha dovuto rinunciare ad importanti corsi di fomazione, a convegni, ad incarichi di lavoro, ero solo io. Chi ha dovuto chiedere il tempo part-time, ero solo io. Chi ha dovuto gestire completamente sola il disagio di un bambino che improvvisamente aveva perso un padre sempre a disposizione, ero sempre solo io. Chi veniva chiamata ogni tre giorni a scuola per i problemi scolastici, chi si è dovuta rivolgere a psicologi dell'infanzia, chi sentiva cedere la terra sotto i piedi per molti anni, ero solo io. E chi si è sorbito una madre a tempo pieno in difficoltà, spesso nervosa, a volte disperata, che si sentiva spesso impotente in quella solitudine, era nostro figlio.
Non mi sono mai pentita di avere rinunciato a delle cose. Era normale per me farlo. Era nel conto di un figlio. La mia vita era comunque cambiata, ma con naturalezza. Non mi sono mai sentita ingabbiata dalla presenza di mio figlio. Poi, anche quando non avevo alternativa per l'assenza del padre, erano decisioni che prendevo comunque volentieri, più che altro non consideravo affatto altre possibilità perchè non c'erano. Mio figlio aveva bisogno che qualcuno ci fosse a fare tutto questo. Purtroppo a sua disposizione c'ero solo io. E non era certo una mia scelta. Era una scelta di suo padre.
Non voglio certo dire che la vita con mio figlio sia stata un incubo. Assolutamente non voglio dire questo. La gestione di una famiglia è piena di difficoltà, a volte grandi, anche di cose infinitamente amorevoli e bellissime e di normalità. Dico solo che quello che era bene ed importante condividere, non è stato condiviso e le conseguenze ci sono state tutte.
Il padre era sempre in luoghi spesso inaccessibili telefonicamente. A volte anche molto pericolosi. Ero spesso preoccupata e se succedeva qualcosa, non era nemmeno possibile avvisarlo, figuriamoci se era possibile scambiarci qualche parola per condividere una decisione, una preoccupazione o anche solo di conforto.
Suo figlio anche per mesi lo sentiva tre o quattro volte se andava bene e per pochi minuti.
Gli parlavo di suo padre, delle cose importanti che faceva in quei luoghi lontani, del fatto che certamente a nche a lui mancava la sua presenza, ero davvero ammirata anch'io per quell'impegno, ma il suo senso di abbandono anche se mai, mai verbalizzato, era tutto lì. Pieno, intero, triste e spesso rabbioso anche se non in modo agito. E anch'io sapevo ormai che quel bambino che tanto aveva desiderato, amato, era passato in secondo piano rispetto ad altre realizzazioni sue personali. Nemmeno il disagio ormai sempre più evidente che il figlio manifestava, lo ha mai fatto riflettere su un rallentamento delle missioni all'estero.
Non dico considerare gli effetti diretti sul bambino della sua assenza, ma almeno tornare ad una maggiore presenza per sostenerlo ed affiancarmi nell'affrontare i problemi.
Ad uno degli ultimi ritorni del padre prima della separazione, ci trasmise ad entrambi la scabbia. Una forma virulenta, difficilissima e lunghissima da curare. Ed un giorno suo figlio, mentre gli spalmavo l'ennesima crema puzzolente e urticante sulla pelle infiammata e sensibilizzata, mi disse: cosa è tornato a fare papà? Poteva restarsene là.
Era la stessa cosa che pensavo anch'io in quel momento, senza essere riuscita a dirmelo sinceramente.
Come vedi caro Weil, siamo sopravvissuti all'asilo nido, all'assenza distratta di un padre, alla presenza confusa di una madre in difficoltà, ad una scuola che ce l'ha messa veramente tutta per affossarci l'intelligenza e se mio figlio "è ancora vivo, in quanto coordinato pensiero, intelligente, profondo, saggio, di animo gentile e pure sfaticato, lo deve a tutto questo perchè le persone non sono solo assenti o presenti, le persone sono tante cose ed anche nelle presenze distratte c'è del buono, come anche nelle presenze confuse.
Il mio ex marito in più di un'occasione mi ha manifestato la sua gratitudine ed ammirazione per come ho affrontato le cose e per come ancora le sto affrontando. Non gli ho mai chiesto niente e di questo se ne vergogna un po' e me ne è molto grato.
Dopo la separazione ho mantenuto economicamente solo io la baracca. Lui era in difficoltà e questa difficoltà non è mai cessata. Non c'è problema. Non faccio guerra a nessuno. Mi prendo le mie responsabilità e vado avanti.
Credo che mio figlio questo lo abbia capito benissimo anche senza che io mi siamai lamentata con lui per un attimo. Non l'ho fatto mai. Nemmeno con suo padre.
Prendo atto e agisco di conseguenza. Spesso conseguenze di decisioni che non ho mai preso io.
Questa è una storia come tante. Non è certo rara od encomiabile.
E' quello che succede la maggior parte delle volte quando si fanno figli.
La vera responsabilità, resta a noi. L'abbiamo noi.
E se le colpe allora sono nostre, perchè quella responsabilità ce la siamo presa tutta perchè qualcuno l'ha lasciata, ci prendiamo pure quelle.
Fanculo, Weil.
Come si dice in tedesco?
Non te la prendere, è un mio intercalare italico senza più significazione

Ho una madre che ha fatto sacrifici analoghi ai tuoi e le voglio un bene estremo. Ma una madre che ha anche commesso l' "errore" indubbiamente umano di pensare di non avere scelta. Di pensare che in nome del bene dei figli non avrebbe mai dovuto lasciare mio padre, anche quando mentre lei partoriva si giocava qualche decina di milioni al casinò di Venezia, anche quando 8 giorni prima di sposarsi il futuro marito le comunicava rientrando a casa di essersi portato a letto una sua impiegata, anche quando il marito veniva arrestato per aver firmato assegni scoperti per debitii di gioco o per aver perpetuato truffe utilizzando la firma di mia mamma e negli anni che seguirono quella di mia sorella o dei miei fratelli. Anche quando. Avrebbe potuto scegliere di rimboccarsi le maniche in altro modo, di rinunciare una volta per tutte al Dio/Demone che aveva sposato, assumendosi di correre il rischio di essere odiata dai figli per questa ragione che nel padre hanno sempre visto un Dio in terra, avrebbe potuto smettere di sognare di redimerlo, avrebbe potuto smettere di credere che un giorno avrebbe smesso di giocare e che sarebbe potuto diventare ricco e forse facendo questo, avrebbe potuto accorgersi (dato che il padre secondo lei non lo faceva) che i suoi figli e in particolare due (io e mia sorella) crescevano nell'angoscia, subivano le attenzioni particolari di un certo parente quando lei era troppo occupata ad amare i figli, amare la famiglia amare il marito. E sai la mia conclusione di oggi qual'è carissima amica: oggi che sono sopravvissuto perchè ho compreso che quanto mi è successo mi è successo per mia scelta, perchè anch'io, come mia sorella avrei potuto decidere di urlare il mio dolore invece di tacerlo; (anche se per un bambino di 5 anni la cosa è comunque quasi impossibile)
Sai cosa ho compreso: che mia madre e mio padre si sono amati alla follia e che ognuno dei due chiedeva amore all'altro indubbiamente in modo sbagliato, ma chiedeva amore, attenzione e se lo davano l'uno ferendo e l'altra mostrando la ferita. E io ancor più d'allora li amerò alla follia (a mio papà un pensiero particolare dato che non c'è più)

Ultima modifica di nicola185 : 30-12-2005 alle ore 23.11.56.
nicola185 is offline  

 



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