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10-07-2007, 23.14.59 | #42 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
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Riferimento: Schiarimenti?
Citazione:
Ehm un po' contorta ma direi di sì ... per rispondere: no non era pensiero indotto..forse non sono stata molto chiara..volevo dire che, per me, il pensiero indotto può essere una forma di reazione ("voglio trovare del buono/del bello in una situazione negativa" per reagire..).. Ma, allo stesso tempo, la parte razionale sa che tale processo è un “costrutto artificiale” e nella mia situazione..mi suonava falso (come una forma di auto compatimento)..dunque che fare?..risposta..niente!o meglio, realizzare che se avessi parlato col tipo in quel momento avrei solo dato origine a una discussione...in cui ognuno avrebbe parlato una lingua diversa..questo mi avrebbe dato tranquillità dopo averlo visto?no..paradossalmente anche il mio atteggiamento verso la situazione è mutato..il mio silenzio altro non era che un riflesso del vuoto che quella persona rappresenta ora per me..ed è stata la consapevolezza di ciò a far scaturire il sorriso (“accetto questa cosa, non tento più di cambiarla, non ho bisogno di altre spiegazioni”). A fronte delle possibili "perturbazioni" esterne (amici comuni, situazioni imbarazzanti, provocazioni sue) sto cercando in tutti, per dirla con le parole di Visir (che ringrazio per il gentile post), di trovare il mio centro.. Visir..tu hai perfettamente ragione quando dici che bisognerebbe zittire il “cumulo di voci interiori” (per es. voglia di rispondere alle sue provocazioni..) e trovare il proprio equilibrio, costruendo il proprio ego…Però come Pallina anch’io mi chiedo un po’ quali sono i limiti di quest’ego… ..è plausibile che ogni forma di quiete/felicità sia prima di tutto “auto-referenziale” (poiché parte dallo star bene con sé stessi).. Però tale forma può portare al cinismo, menzionato da Pallina.. ..e su questo punto, proprio in questi giorni, sono confusa.. Vedo il tipo..che ha deciso di prendere le cose con leggerezza, anche le relazioni, perseguendo prima di tutto il suo piacere (anche varcando le soglie del rispetto per gli altri): E’ una sua scelta..e dall’esterno sembra felice, pieno di amici, con tempo per sé stesso e con quelle relazioni che prima si negava per motivi personali.. Vedo me…che, in qualche momento, un po’ gli invidio questa sua vita sociale piena anche se, di mio, tendo alla felicità-ebbrezza ma la felicità-quiete..quella che comporta un po’ di isolamento e tanto sforzo..e, in qualche attimo di dubbio, mi chiedo se lui non faccia bene…se la “sua” leggerezza non sia quella giusta.. ma, in fondo, so che non lo è |
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11-07-2007, 07.36.02 | #43 | |
...il rumore del mare...
Data registrazione: 15-01-2007
Messaggi: 279
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Riferimento: Essere e rappresentare
Citazione:
Ciao Neve, il tuo è un post che fa riflettere....e a me ha fatto venire in mente le cose che facciamo non per noi ma per accontentare gli altri. O le cose che ci piacerebbe fare ma che ci neghiamo solo perchè ci ricordano magari qualcuno "che non ci piace" e avere quel qualcosa in comune ci infastidisce non poco. Riuscire finalmente a dire i "si" e i giusti "no". Vivere prima di tutto e fare, con immensa soddisfazione, per se stessi, godendo di quel piacere interiore che ci procura. La serenità, forse un pizzico di felicità.... |
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11-07-2007, 09.46.48 | #44 | |
Utente bannato
Data registrazione: 22-05-2007
Messaggi: 363
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Nazismo e sostanze psicotrope
Citazione:
Devo dire a Neve, con crudeltà nazistica, che il gelsomino cresce tantissimo un po' in tutte le situazioni (lo dice anche mia madre, che ha un sacco di piante). Per cui, non vorrei essere troppo crudo, ma il gelsomino di Neve potrebbe crescere bene per via di ragioni botaniche immanenti, più che per via del suo pollice verde, che secca tutto salvo il gelsomino. Scherzi a parte, sono sicuro delle abilità giardiniere specifche della Neve, ma quel che mi sorprende di più è la sua veggenza. Per inciso, il gelsomino lo ha voluto la mia ex, ma a me non convinceva un gran che. E' andata esattamente così, come dici tu, comprese le divergenze sul tipo di cure da dedicare al gelsominobello. Dal post di neve, salvo l'inciso (che non è così rilevante), ricavo anche io una indicazione generale che altri hanno già notato. Ossia che il rapporto contemplativo intorno a ciò che semplicemente "è", aiuta ad astrarsi dalla realtà e dai pensieri, evitando di inerpicarsi in sentieri pensosi anti-felicità. Sembra che funzioni, con molte persone. Ora, non so se questo con me funziona. Anzi, a dire la verità, lo so: non funziona. Purtroppo, non sono molto uno da contemplazione, a meno che non mi abbiano fatto fumare uno spinello. Me lo hanno già fatto notare. Potrei perdermi il piacere di una valvola di sfogo crea-felicità (la contemplazione) dunque, e subirne pure le conseguenze in termini di stress psico-fisico. Che dite? Mi dovrei fare qualche spinello in più? |
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11-07-2007, 12.46.57 | #45 |
autobannato per protesta
Data registrazione: 02-05-2002
Messaggi: 436
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Che bello fumarsi il gelsomino.
Personalmente sono intimamente convinto che siamo già abbastanza "fuori" senza dilapidare piccole fortune in erbapipa degli hobbit e polveri alcaloidee.
Poi però, anche io sbevazzo ogni tanto e se capita faccio anche di peggio. Mantengo alto il livello di radicali liberi nella mia entità tricerabrata. Siamo tutti, per noi stessi, i peggiori nemici. Non condivido mai però le astrazioni ardite, i voli pindarici. La contemplazione intesa come estraniamento poi, mi da i nervi. Non di allontanarci da noi stessi, ma al contrario di cadere in noi stessi abbiamo bisogno, come l'aria che respiriamo. E' un mondo curioso questo pianeta, l'ho detto a più riprese, più incontro persone, più mi rendo conto della distanza siderale di ogni uomo dall'altro e ancora più grave, della distanza di ognuno da se stesso. Questi stani esseri bipedi che si credono Uomini sono però fantastici: corrono-corrono per non arrivare mai, parlano-parlano e non dicono veramente mai nulla, cercano di amare e riescono solo a ferirsi. Porto pazienza e aspetto solo di fare ritorno alla mia nave interstellare e cambiare coordinate spazio-temporali e aggregato esserico per una nuova missione. Se sono fortunato verrò destinato su K-pac, che visitai qualche millennio orsono, è molto bello, specie nel centenario prossimo venturo quando ci sarà il transito della grande nebulosa rosa. Ci sono le due lune gemelle che giocano a riconcorresi continuamente nel cielo verde giada, per non parlare di quando si riflettono nel grande mare di ammoniaca che manda, ongni tanto, sbuffi di gas alti come cattedrali. Dovreste vedere le comete che transitano sempre numerose, tracciando tagli nel cielo come quadri di Fontana. E le spiagge blu cobalto di polimero finissimo, quando vi cammini sopra emettono note dolcissime con frequenze diverse a seconda delle variazioni di temperatura (sempre mite). Gli esseri di quel pianeta sono simpaticissimi, pensate: fanno ciò che dicono e dicono ciò che sono. Loro, la felicità non hanno bisogno di pensarla perchè la vivono. Oppps, forse ieri sera ho esagerato? Comunque, pare un miracolo che questo mondo arrivi ad un altro giorno, ma tragicamente non è mai un giorno nuovo. Ultima modifica di visir : 11-07-2007 alle ore 15.37.48. |
13-07-2007, 15.37.32 | #46 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 50
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da K-Pac a pianeta terra..
..sul tema della felicità...
Oggi ho ritrovato e riletto la bella poesia di Neruda "Chi Muore" (Ode alla Vita) Molto probabilmente è già stata postata nell'apposita sezione..ma l'allego lo stesso, poiché considerati i vari topic della sezione psi può esser di spunto a vari lettori Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Lentamente muore chi fa della televisione il suo guru. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova la grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare. Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce . Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivi richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. (P. Neruda) |
17-07-2007, 01.12.20 | #47 | |||||
Utente assente
Data registrazione: 21-07-2004
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Riferimento: Diario della felicità
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Credo effettivamente che la felicità sia uno stato legato molto allo stupore, a quella sensazione di meraviglia che si ha di fronte a qualcosa di inusuale, inaspettato, ma bello, avvincente, incredibile, eccezionale, ma allo stesso tempo semplice. Il problema è che tutto con il tempo diventa un qualcosa di abituale, normale, la solita solfa, e quindi noioso, scontato, prevedibile, non divertente, che porta alla fin fine alla infelicità. Provate infatti a compiere sempre esattamente la stessa cosa per due settimane, magari per un mese intero di fila. Vi assicuro che qualsiasi cosa che fate, dopo che l'avete fatta, e rifatta, e rifatta, e rifatta, e rifatta, e rifatta, e rifatta, e rifatta, sempre nello stesso modo, equivale al suicidio - se non quasi. La felicità è in un certo senso - non che io non possa sbagliarmi a riguardo - il riuscire a mantenere sempre vivo e costante quel senso di meraviglia che la vita in sé dà. Come? Appunto variando, cercando sempre qualcosa di nuovo, che possa di nuovo farci stupire, meravigliare, renderci felici. Per essere e rimanere felici bisogna credo quasi in un certo senso riuscire ogni giorno a far sorgere ancora una volta quel senso di meraviglia che si vede sovente negli occhi dei bambini, quando scoprono il mondo che li circonda (cose molte volte assai banali, eppure... ). Il fatto è che non è semplice. Non è semplice trovare sempre qualcosa di nuovo, che possa meravigliarci, come non è semplice riprovare la meraviglia per qualcosa che ormai diamo per scontato. Quante sono le cose infatti che noi prendiamo per scontate, ma che per molti sono fonte di felicità? Molte! E molte volte non ce ne rendiamo nemmeno conto (della fortuna che possediamo rispetto ad altri). Io stesso ad esempio, avendo avuto (e avendo tuttora ogni tanto) problemi alimentari, mi sono reso conto della fortuna che uno ha nel potersi mangiare un bel pasto caldo e abbondante, gustandoselo fino in fondo, senza poi aver la nausea e rischiare di dover andare a vomitare il tutto mezz'ora dopo e stando male per il resto della giornata perché non si ha nulla nello stomaco, e dove poi più nulla di quello che ti circonda ti ricorda vagamente alla felicità di cui stiamo parlando (ma tutto è e diventa un vero e proprio inferno!). Eppure "mangiare" è un qualcosa di così scontato, normale, anzi, persino un obbligo. Ma da quando ho avuto problemi alimentari, non sapete che gioia che mi dà il solo riuscire a mangiare un pasto gustandomelo. Non sapete che gioia provo nello stare in salute. È un qualcosa di incredibile. Togli la salute e togli tutto. Se tu stai per un diverso periodo male fisicamente, ma seriamente (e anche solo cose banalissime ma fondamentali legate al respirare, al mangiare, all'andare di corpo, ecc.), non riesci più a focalizzare nulla - o quasi - di positivo e che ti possa rendere felice. Perché? Perché ti manca la base per poter stare felice, cioè il benessere fisico e spirituale, lo stare in salute. Eppure molti danno per scontato i pasti (e la salute in genere), e non provono quasi più alcun senso di felicità nel poter mangiare (e nello stare in salute). Anzi, andiamo tutti nei "fast food", così prima abbiamo finito, meglio è. Ma andando avanti, vi dirò di più. Dovreste vedere la gioia che brilla negli occhi di quelle persone che in Africa devono percorrere ogni giorni 80 km per andare a prendersi dell'acqua potabile, se arrivasse un giorno qualcuno che li portasse direttamente da loro dell'acqua potabile offrendogliela gratuitamente, magari ogni giorno, per sempre (attraverso la costruzione magari di un pozzo). Farebbero salti di gioia. E per cosa? Per della semplice acqua potabile (assurdo), cosa che in Svizzera la si trova (bevibile e buona) aprendo semplicemente il rubinetto di casa (io bevo solo quella, se devo essere sincero), ma persino l'acqua dello sciacquone sarebbe bevibile. E con gli esempi assurdi si potrebbe andare avanti per l'eternità - di cose per noi occidentali non più considerate motivo di felicità, ma per molti altri sì (cose basilari). Il mistero alla fin fine, la fonte della felicità, sta forse proprio nel non smettere di meravigliarsi, mai. E sapete una cosa, molte volte, come Visir diceva, la sofferenza è quasi un qualcosa di necessario - un aiuto (dall'alto, per chi ci vuole credere ) - per farci aprire gli occhi e vedere quanto fortunati e felici possiamo considerarci. Perché è avendo sperimentato qualcosa di negativo, che io mi posso rendere conto di cosa sia poi positivo. È vivendo ad esempio in un luogo orribile, che mi posso godere i luoghi meravigliosi presenti su questa terra, una volta visti. Ma se io fossi nato e cresciuto nel luogo più bello di questa terra, senza che avessi mai visto nient'altro, per me quel luogo non sarebbe nulla di speciale, ma il solito panorama presente da quando sono nato. Quel "senso di meraviglia" di cui ho accennato in precedenza sarebbe assente, quindi anche la felicità che il panorama di quel bel paesaggio potrebbe darmi. Passando ora ai post precedenti al mio (tutti in sé interessanti), quello che più mi ha colpito è stato quello di Pallina, forse anche per il fatto che in un certo qual modo mi sento vicino a quanto da lei vissuto. Non che abbia avuto un'esperienza simile. Ma la morte di mio padre (suicidio? Il punto di domanda non è casuale...), mi ha portato in una situazione analoga: Citazione:
Solo un'ultima cosa: Citazione:
Come diceva Nietzsche: Quello che non mi uccide, mi rende più forte. (da Crepuscolo degli idoli) Citazione:
Non so. Al momento non troppo, non mi pare per lo meno. Ma scrivere, come sovente accade, mi ha fatto bene. Ultima modifica di Elijah : 17-07-2007 alle ore 11.44.44. |
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17-07-2007, 17.05.12 | #48 | |
...il rumore del mare...
Data registrazione: 15-01-2007
Messaggi: 279
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Riferimento: Diario della felicità
Citazione:
Caro Elijah, la morte è uguale per tutti coloro che ci lasciano ma non per noi che restiamo. La morte di un figlio ha un suo significato, quella di un genitore ne ha un altro, quello di un amico altro ancora.... La morte di mia madre (e io non ero giovane come te, quando è successo avevo 38 anni) è stato un altro duro colpo. Con lei, per tutta una serie di motivi avevo avuto da sempre un rapporto conflittuale. Mai sanato nemmeno quando mi sono sposata, nemmeno quando sono nati i miei figli. Quando lei è morta ( ed è successo nell'arco di 48 ore) sono stata sommersa dalla rabbia, dai sensi di colpa, grazie alla predisposizione familiare sono diventata ipertesa...insomma un gran casino. Non trovando nessuno all'interno della mia famiglia (anche perchè sono la maggiore dei miei fratelli) con cui poter parlare perchè ognuno era chiuso nel proprio dolore, mi feci forza e senza dire niente per alcune settimane incontrai una psicologa. Furono pochi ma salutari, proficui incontri. La cosa che in assoluto mi aiutò di più a lasciarmi alle spalle il trauma di questa morte fu prendere consapevolezza, per poi lasciarli finalmente andare, dei sensi di colpa. Mi maceravo pensando a tutte le nostre litigate, ai nostri silenzi, alle cose che ancora dovevo chiederle e che reclamavano spiegazioni, a tutte quelle che dovevo dirle, a tante altre che dovevo capire. Invece lei se ne era andata via così, "chiudendo la porta" e lasciandomi "orfana" a 38 anni. Non era giusto ma non potevo fare più nulla. La sua vita si era conclusa, ma la mia ripartiva e proseguiva senza di lei, come se il nostro treno si fosse fermato alla stazione e lei fosse scesa sparendo, senza salutarmi. Poi, durante un incontro, la psicologa mi disse "Ma se tua madre non fosse morta saresti sicura che le diresti, le chiederesti tutte queste cose per le quali ti stai dannando l'anima? Sei davvero certa che, cosa che non hai mai fatto, parleresti con lei? Sii onesta con te stessa e rispondi". E in quel momento ho capito che no, non l'avrei mai fatto. Tutto quel mio soffrire, quel dolore, era causato dai sensi di colpa. Perchè il tempo di stare insieme era finito, non ce ne sarebbe stato più e io dovevo perciò prendere atto che non potendo più fare nulla, poichè lei era morta, tutte le cose non dette sarebbero rimaste tali. Invece ciò che potevo sicuramente fare era imparare che non sapendo quanto "tempo abbiamo" è importante dirsi le cose, quelle belle e quelle brutte, imparare a dire "ti voglio bene" ma dirlo veramente e non pensare "che tanto è inutile perchè gli altri lo sanno". E' importante fare tutto quello che si può oggi perchè non sappiamo se avremo il tempo per farlo "domani"............ Un ultima cosa, riguardo l'amicizia e il tuo sofferto rapporto con le ragazze. Cerca di capire, facendoti magari aiutare, se c'è un nesso tra questi "problemi" e la morte improvvisa di tuo padre. Forse potrebbe aiutarti...... Ma fallo Elijah, perchè il tempo passa, la tua vita passa....... Un abbraccio. |
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17-07-2007, 18.04.51 | #49 |
Ospite
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Riferimento: Diario della felicità
Salve a tutti di nuovo.
Dopo un breve relax di una settimana di ferie mi sento di aggiungere qualcosa a questo interessante quanto positivo thread. Per me la felicità è qualcosa di talmente semplice che per capirla dobbiamo davvero liberarci di tutti quei pregiudizi e vizi a cui ci siamo abituati, e talvolta adeguati, vivendo nella nostra società. Riferendomi a quanto scritto da molti di voi e cito a caso Marco, Pallina, Visir, quello che ci rende felici alla fine sono le cose semplici; un gelsomino, un tuffo nel mare, un pensiero d’amore, la vista dei nostri amati in salute, un semplice bacio. Credo che come uomini abituati a vivere in un mondo complesso regolato da molte regole, scritte e non scritte, alla fine troviamo la felicità nel percorso inverso che andiamo a fare ritrovando la semplicità e l’unicità (inteso anche come numerico) delle nostre emozioni. In fondo quello che tutti noi vorremmo fare è tornare “bambini” e trovare quelle gioie semplici e pure che ci fanno stare bene e che ci danno energia positiva, quindi benessere. Bisogna quindi spogliarsi delle sovrastrutture, peraltro importanti, e riuscire a godere delle onde della vita senza troppo contrastarle, ma prendendole con l’abilità di un surfista percorrendole per tutta la loro durata pur sapendo che finiranno dopo averci provocato emozioni e piaceri. Unire la pazienza e il tempismo per seguire le onde del mare della vita può essere una chiave per catturare/procurare momenti di felicità. Adesso è tempo di rincasare e di procurarsi un momento di felicità, magari sentendo il vento caldo dell’estate in motocicletta. Semplice no? Brave |
18-07-2007, 00.22.56 | #50 | |
Utente assente
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Riferimento: Diario della felicità
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Hai ragione, non è uguale, ma unisce in un certo senso, come diceva... non mi ricodo più chi: Le ideologie separano, i sogni e gli incubi uniscono. Ma questo avviene solo dopo aver realizzato determinate cose. Il film "Babel" in tal senso mi ha colpito parecchio. Possiamo appartenere a culture differenti, parlare lingue diverse, avere usanze divergenti, ma quando soffriamo, proviamo alla fine tutti la stessa cosa e ci ritroviamo assieme, lì, soli, in fondo al pozzo, nella speranza che le cose migliorino. Non siamo poi così differenti. Grazie comunque per le tue parole sincere. Mi hanno fatto piacere. Non preoccuparti comunque per me. Chiedo venia se stiamo tramuntando il "Diario della felicità", in quello degli eventi non molto felici. È tempo di parlare dei sogni che ci uniscono. (Cos'è infatti la felicità se non un qualcosa da condividere con il prossimo?) |
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