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04-07-2007, 09.42.15 | #22 | |
Utente bannato
Data registrazione: 22-05-2007
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Riferimento: Osservo il gelsomino...
Citazione:
Anche io ho un gelsomino. E anche io mi diletto ad appendere i quadri in casa. Sono lieto di sapere che, a Nevealsole, le attività botanico-domestiche che frequento anche io fanno l’effetto delle piccole cose che la rendono felice. In verità, la mia felicità – se c’è, (e mi sa che non c’è, per cui sarebbe meglio dire “il mio percorso spirituale alla ricerca della felicità”) – si confronta quasi tutti i giorni con il gelsomino e con i quadri in maniera piuttosto stravagante. Dico sul serio. In effetti, quando rientro a casa, vado in terrazzo di solito, a guardare il gelsomino. Lo bagno, elimino le foglie appassite, arrivo al punto di risistemare meticolosamente – meticolosamente – i rami, in modo tale che cresca in maniera armonica e uniforme. Attività che richiedono un certo tempo (anche quando vado di corsa), e una certa attenzione, ... ma che mi rendono tutt’altro che felice. Anzi, se devo essere sincero, mi fanno innervosire alquanto. Ciononostante, e questo è stravagante, le ripeto con costanza (le attività del giardinaggio). Mi son chiesto perchè. Mi son risposto che, forse, quell’attitudine giardiniera dovrebbe creare il clima giusto per la mia ricerca spirituale della felicità. Per affrontare con distacco botanico, ma con serietà e profitto, quel percorso come una cosa mia (e del gelsomino). Rientro dal terrazzo assai innervosito però, quasi sempre. Allora, magari, comincio a guardare i quadri, ansioso di riposizionarli per valorizzarne l’impatto (non sempre, qualche volta esco pure di casa..). Mi piace molto la pittura, anche quella mia, e quindi approccio il momento appendiquadri con grande convinzione, sicuro di ricavarne un piacere interiore, magari anche una qualche elevazione intellettuale, o spirituale. Risultato? Divento piuttosto nervoso. Sarà per quello che, finito col gelsomino e coi quadri, mi guardo bene dall’osservare il cielo e i movimenti delle nuvole, come fa Neve. Quanto al concentrarmi sull'umidità che talvolta avvolge l'aria e la mia pelle (“al tramonto”, perchè vedo anche io una imagine poetico-crespucolare nella mia esistenza, come quella di Neve.. chi sono io, il figlio della serva?! Anche la mia pelle si imperla lievemente.. al tramonto!), sono sicuro che l’effetto che - in teoria - dovrei ritrarne sarebbe sempre quello; un certo nervosismo. Leggendo le parole di Neve, che mi sembra una persona perbene e con chiarezza di idee, mi son chiesto perchè quelle robe lì, che a lei piacciono tanto, le faccio anche io, ma con risultati assai differenti? Nervosismo, anzichè felicità. Neve avanza l’ipotesi che la felicità possa brevemente (perchè poi “brevemente”?) essere raggiunta sentendosi parte del tutto nelle piccole cose. Aggiungendo che è più difficile essere felici con i pensieri... i pensieri spesso fuggono, diventano desideri, e i desideri, quando si torna alla realtà, son quelli che causano l'infelicità, scrive Neve. Non so se ho capito quello che ho letto, ma - a pelle - mi sembra un ragionamento apprezzabile quello di Neve, che magari potrebbe essermi utile.. Mi sa allora che io vivo solo di pensieri, e quindi di desideri. Per cui rischio davvero di essere infelice. Se mi guardo dentro, vedo che non vivo mai il presente. Talvolta guardo il passato, con il piglio di verificare se ho fatto abbastanza; quasi sempre guardo al futuro, con lo spirito di spronarmi a fare delle cose belle, che mi diano felicità. In tutti i casi, cose diverse e migliori rispetto a quelle che faccio nel presente. Cerco il futuro più bello insomma, con tutto il nervosismo e la inquitudine che ne derivano (e che la cura del gelsomino mi accentua, aggiungo per la cronaca…). Non ho quasi mai gioito, e di solito non gioisco mai del presente. Salvo quando – per qualche istante – ho amato e sono stato riamato. Lì sì che ho avvertito nitidamente la felicità. Per me è quella lì la felicità. Null’altro, sinceramente. L’ho sempre pensato, ce l’ho chiaro in testa fin da poco più che bambino. Nonostante tutto, guardo a Neve, al suo gelsomino e al tramonto limaccioso (scherzo), con una certa invidia, quasi quasi pensando che lei sia più equilibrata di me. O anche pensando che un giorno o l'altro il gelsomino lo faccio segare dal giardiniere! |
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04-07-2007, 09.59.08 | #23 |
autobannato per protesta
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La felicità è una bufala.
Ogni felicità porta insieme la sofferenza.
Sono amici che camminano sempre assieme. Io sono un tipo strano. Quando sono a cena con una bella dama, penso già alla sofferenza che proverò quando ci diremo addio. Quando incontro un amico già penso alla noia che mi spazientirà prima di salutarlo. Quando mangio un buon piatto, penso alla sigaretta che dovrò fumarmi sul balcone. Compro una cosa e già vedo, in prospettiva, le preoccupazioni che avrò per averne cura. Non sono mai contento, per fortuna dico io. Ma sono forse diverso da voi? Amici cari, come diceva Muzio Scevola: io la mano sul fuoco non la metto più per nessuno. Markuzzo vuole la Sara, e si vede che gli basta poco. Non vede, questa anima forense, l'inganno della nostra vita inconsapevole. Ogni cosa a questo mondo è sostenuta dal suo opposto. E' natura, diceva il mio amico mollandone una. Lui sta bene (il mio amico) gli altri si devono turare il naso (gli asfissiati astanti). Funziona sempre così. Solo che facciamo fatica a vederlo, siamo miopi anche con gli occhiali di mister magoo. Pochi di noi si soffermano sulla constatazione che la felicità non si crea, si sottrae sempre a qualche d'uno, tu ti fai una bella ragazza? e il suo ex soffre come un cane. Tu mangi? e qualche altro patisce la fame. Tu vai in giro in un bel macchinone, e un povero cristo vive la sua esistenza d'inferno su una piattaforma petrolifera al largo dell'oceano. Non vogliamo vedere l'altra faccia della medaglia, il lato oscuro della luna, il retro del foglio per leggere cosa vi è scritto. Pensiamo solo a noi, noi e poi ancora noi e così facendo ci danniamo in un continuo sali-e-scendi di soddisfazione-frustrazione, fino a quando tireremo la gambetta. Bella roba! No, amici a me non mi cucca più questo stato di cose. Io non voglio essere felice, almeno non aspiro a quel tipo di felicità, voglio una luce senza ombra. Solo luce. Come fare? E lo volete sapere da me? A...zzi vostri, prima smettete di cercare prima troverete. Ci si vede sulla spiaggia di Formentera...tra le onde forse, della nostra vita disperata. |
04-07-2007, 11.49.49 | #24 |
Ospite abituale
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Riferimento: Diario della felicità
per Visir..
Pochi di noi si soffermano sulla constatazione che la felicità non si crea, si sottrae sempre a qualche d'uno, tu ti fai una bella ragazza? e il suo ex soffre come un cane. Tu mangi? e qualche altro patisce la fame. Tu vai in giro in un bel macchinone, e un povero cristo vive la sua esistenza d'inferno su una piattaforma petrolifera al largo dell'oceano. Non vogliamo vedere l'altra faccia della medaglia, il lato oscuro della luna, il retro del foglio per leggere cosa vi è scritto. Ma scusa Visir perchè si sottrare sempre aqualcuno? che è per forza che uno si deve fare una ragazza di qualcuno? e se si fa una ragazza di nessuno? non può essere? se un povero cristo è pazzo puoi pure vederlo su un macchinone..poi magari sarà lui a non mangiare però ha il macchinone... etu ti crei "falsi problemi"ti fermi alle apparenze? Io mangio ed un altro patisce la fame? sono forse io responsabile? Io personalmente cerco di aiutare quando posso senza per altro sentirmi in colpa e se non ho soldi da dare c'è sempre un kg di pasta, un pò di zucchero, un accendino una sigaretta... mi sembri un pò estremo nelle tue affermazioni dove hai messo le perle di saggezza di quella gran donna di tua nonna? l'importante non è vedere il lato oscuro della luna, ma è sapere che c'è ...che come direbbero i miei amici puffi....che è meglioo!! |
04-07-2007, 11.52.32 | #25 | |
Utente bannato
Data registrazione: 22-05-2007
Messaggi: 363
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Riferimento: La felicità è una bufala.
Citazione:
Lo vedo, lo vedo l'inganno. Lo sai che lo vedo, e sai pure che stiamo dicendo la stessa cosa, Visir. La felicità non c'è, se la cerchiamo seguendo una definizione didascalica, tipo come sono felice oggi.. casa grande, auto bella, conto pingue, amici fighi e macro-sventola che mi aspetta + salute: son felice!. Bello-brutto, felice-infelice: gioco a somma zero (la teoria dei giochi, diceva uno che faceva il saputello..). La tesi di nevealsole, per quanto posso aver capito, è: piccole cose a misura di percezione intimistico-sensoriale, lontane dai pensieri, dai sogni che son desideri (ossia la sigaretta a cui pensa Visir, mentre mangia), che non aiutano a trovare le felicità, visto che ce ne allontanano. Approccio minimal, intimistico-sensoriale. La posizione mia, che provavo a buttare lì (solo buttata lì x il piacere di discuterne, ovviamente non vorrai mica che mi prenda sul serio, vero?), è: affidiamoci alla iperbole di un sentimento (o di una passione, o di un valore, o di quel che vuoi..), se questo vuol dire rispondere a quello che sinceramente sentiamo, a quello che vogliamo davvero per essere felici. Un po' come i bambini-d'annunziani che fanno i capricci, ma con la maturità di sapere che non si realizzeranno mai fino in fondo, prendendola come viene. Approccio maximal, iperbolico-astratto. Insomma, Visir dice che la felicità non c'è, punto. Neve dice che c'è se ti sintonizzi panteisticamente col gelsomino, altrimenti non c'è neanche per lei la felicità, visto che se ti metti a pensare, poi vai in paranoia. Markuzzo dice che, siccome non c'è la felicità, tanto vale aspirare al sogno che non può realizarsi, anche solo per essere sinceri con noi stessi. Che male c'è?Tanto lo so anch'io che non c'è la felicità. D'aacordo? direbbe la Vanna Marchi Il sospetto che ho io, oltre a quello che la teoria iperbolico-astratta che ho appena avanzata sia una cazzata, è che io, il Visir, la Neve, e tutti gli altri amici del Forum, se ci guardiamo dentro, e pensiamo alla felicità, pensiamo alla Sara o al Saro di turno, o ai figli che abbiamo o che vorremmo avere, o ai nostri cari. Amare ed essere riamati. Ci tocca. Solidarietà umana, che possiamo ben chiamare amore (se vogliamo), per affrontare in due, in tre o in sette, la vita che - quella no - non è a somma zero. Ci fa paura la vita, per come finisce, e vogliamo compagnia. |
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04-07-2007, 13.14.06 | #26 |
autobannato per protesta
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Le perle e il porcilaio
Cara falbala, le perle di saggezze bisogna cercarle nello sterco dei maiali.
Ognuno per se stesso, deve turarsi il naso e scavare. Se non vedi ciò che dico è semplicemente perchè la tua realtà è diversa. A me frega un ciccio di convincerti: che questo sia scolpito sulla mia porta. Io parlo della mia esperienza e della mia vita. Io parlo solo per me. Punto. Se non vedi il volto e la schiena di una persona nel medesimo tempo che parlo a fare con te? Nondimeno ti scrivo (non per cortesia), ma per il piacere che mi dai nel spiegarmi. Considera, solo per un attimo, che la tua vita procede attraverso la morte di altre vite. Batteri (nell'aria che inali), cibo, acqua, caipiroska, tessuti, riscaldamento, assorbenti. Tutto viene pagato da qualche altro, pagato in termini di sofferenza. La felicità non sfugge a questa regola del gioco. Almeno la felicità ordinaria, cioè la felicità che si prova nel soddisfacimento di un bisogno (fosse anche l'amore o sevire il Padreterno) e che per altro il desiderio/bisogno, appena soddisfatto ne genera nuovamente un altro. Probabilmente non sei abbastanza disperata o abbastanza matura da vedere l'inganno di questo gioco di seduzioni/delusioni che ci prende per il naso per tutta la vita. Ugualmente, trovare un modo diverso di essere per te in questo momento non è necessario. Non preoccuparti minimamente, basta avere pazienza il conto arriva per tutti. Goditi il tuo pranzo al ristorante gioiosamente, ma considera solo per compiacermi, dora in poi che mentre tu gusti il filetto in cucina c'è il cuoco che suda davanti ai fornelli. Burp! PS markuzzo...lo so, lo so sei studiato. |
04-07-2007, 14.45.48 | #27 |
Ospite abituale
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Riferimento: Diario della felicità
Visir, io sono una persona cortese, per natura, e la tua brusca risposta mi ha infastidito, ma volevo solo stuzzicarti...ammesso che ce ne sia bisogno, volevo solo confrontarmi con chi ha un punto di vista diverso dal mio, ma a questo punto non so se tu sia come una mia vecchia compagna di scuola, di famiglia nobile, piena di soldi che faceva la comunista, parlo dei miei tempi quando andare vestiti da frikettoni era una manifestazione visiva del proprio pensiero, allora da certa gente si veniva guardati male, come la peste, poi a chi aveva uno sguardo un pò più acuto...mi spiego ...chi sapeva vedere oltre, dietro quell'abbigliamento si celava altro... si celava un pensiero, un malessere, una non accettazione delle false regole, un rifiuto totale per il perbenismo e tante altre cose a buon intenditor ....
ah dimenticavo per inciso , io sono la lavapiatti del ristorante. non sono neanche il cuoco..non il cliente che mangia il filetto... ma nonostante ciò mi guardo bene dal tranciare giudizi contro chiunque o dal pensare che chi può permettersi di mangiare al ristorante sia una persona insensibile e tutto quello che di negativo ci vuoi aggiungere. |
04-07-2007, 18.15.55 | #28 | |
a sud di nessun nord
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Riferimento: Le perle e il porcilaio
Citazione:
Stavolta mi convinci meno e lo so che non te ne frega niente di convincermi e che dici solo la tua verità: ognuno parla per sè e per la propria esperienza, ci mancherebbe che nel guazzabuglio del chiacchiericcio continuo della nostra mente qualcun'altro mettesse becco... A me sembra che tu voglia dire (vediamo se ho capito) che la ricerca della felicità (quella che tu consideri bufala, perchè poi da tanti altri interventi si capisce che tu sai di quale felicità stavo parlando), per essere tale, presuppone l'esistenza a monte di un desiderio, che, anche se viene soddisfatto, se ne tirerà dietro un altro, relegandoci ad un circolo vizioso senza fine e senza uscita. Quindi, meglio smettere di desiderare la felicità e gli oggetti cui attribuiamo la capacità di renderci felici (giusto, Marco?). Fin qui ti seguo. Il cane che si morde la coda e la felicità "negativa" (a spese della felicità altrui) di cui parli mi sembra un po' limitata e limitante (lo so, volutamente). Perchè se riesco a rendere indipendente dalle condizioni esterne la mia felicità, facendola scaturire da uno stato di benessere interiore senza spiegazioni e motivazioni esterne (derivante dall'assenza di qualsiasi desiderio, quindi proiezione del mio "io" nel futuro), allora essere felici senza nuocere ad alcuno è possibile. Se poi mi dici che avrò comunque bisogno di cibo, acqua e vestiti e questi per essere prodotti generano sofferenza, allora hai ancora una volta ragione, ma non mi sembra essere la chiave della questione. C'è gente che lavora e fa un sacco di cose che ad altri sembrano scomode e fastidiose con vero piacere. La chiave per essere felici è vivere nel presente accettandolo così com'è senza alcun desiderio di cambiarlo. Questa è vera luce. Ma, ripeto, chi è così illuminato? Pochi, e allora ci arrangiamo con fome surrettizie di felicità. Una felicità che potrebbe essere intesa anche come una piatta serenità che si accorda perfettamente con i canoni di felicità di qualcuno e non si addice per niente ad altri. Io credo che noi ci impegniamo (plurale maiestatico, sto parlando di me) tanto per essere infelici: se le forze del pensiero con cui quotidianamente ci procuriamo l'infelicità fossero impiegate allo scopo opposto il nostro stato d'animo cambierebbe sensibilimente in meglio. |
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04-07-2007, 18.43.56 | #29 |
...il rumore del mare...
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Messaggi: 279
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Riferimento: Diario della felicità
Caro Vagabondo,
hai titolato questo thread "Diario della felicità".... Consentimi allora di tornare indietro di tante, tante pagine per andare a ritrovare quella dove ho seppellito la mia felicità. Dicembre, di tanti anni fa. Clinica, reparto di ostetricia. Una stanza dove un medico sta comunicando ad una ragazza di ventidue anni che il bambino che ha partorito quarantotto ore prima è deceduto. Ecco, la mia felicità è lì, sepolta con quel bambino. Felicità che non ho più provato, nemmeno quando sono arrivati dopo anni altri figli. Un dolore così grande quando sei così giovane ti fà diventare adulta tutta in una volta. Significa andare a sbattere a 300 all'ora contro un muro e salvarsi, ma ridotta in mille frammenti. Che mai torneranno a posto come prima. Un dolore così grande ti porta inconsapevolmente a non amare più nessuno: mai potresti sopportare di soffrire ancora una volta in quel modo, non sopravviveresti più. Per anni ho tenuto, fisicamente, distanti persino i miei ragazzi sino a quando un giorno, non so perchè, ho capito che non era possibile vivere così. Perchè vivere in quel modo ti condanna alla solitudine. E ho iniziato la "ricostruzione" permettendo prima di tutto a me stessa di voler nuovamente bene, di amare. Un proverbio dice "Non tutto il male viene per nuocere". Io ho imparato che quello che ho vissuto non è stato "un male", è stata solo una esperienza che mi ha sconvolto la vita ma dalla quale (a dire il vero non so come, data la mia, allora, giovanissima età) sono uscita vincente. Oggi ho una visione disincantata della vita, non mi illudo, so che la felicità non esiste ma in alcuni particolari momenti quasi la sfioro, come un profumo nell'aria....la sento nel naso e nell'anima per un attimo, una frazione di secondo e poi la perdo ....Rimane con me giusto il tempo per farmi ricordare che, se vogliamo, tutto ciò che ci capita di vivere può servire a farci crescere...... |
04-07-2007, 21.49.16 | #30 |
autobannato per protesta
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Schiarimenti?
A pallina: per quello che vale ti posso dire che concordo con il tuo sentire, la felicità è un sogno, ma nondimeno siamo chiamati a viverlo a realizzarlo nella nostra esistenza.
La felicità accade quando non hai più paura. Non aver paura non è solo questione di coraggio (quello fisico, quello psicologico, quello dell'anima) è una questione di abbondono che però non è mai una resa, ma una condivisione. A te è successo così, ma è così per tutti. A vaga: concordo su quanto scrivi, anche se, forse sembro il solito presuntuoso. Penso che tu debba fare particolare attenzione su un punto: non è mai una questione di felicità di serie A e una di serie B. E' tutto lo stesso campionato. Cioè noi umani siamo chiamati a vivere la ricerca del soddisfacimento e del desiderio, cogliendo anche e soprattutto la vacuità di un simile comportamento. E' armonizzando dentro di noi, attraverso l'osservazione di questi fenomeni, questi elementi dicotomici che si creano le condizioni necessarie, del tutto automatiche, spontanee e naturali che possono far fiorire questo "gelsomino". Sono due cose contradditorie che devo parlare tra loro, costantemente. A falbala: posso dire, senza ombra di giudizio, che non hai capito un acca di quello che ho scritto, ti chiedo scusa per non essere riuscito a spiegarmi e ho perso l'occasione di farti vedere (per gioco) un modo diverso di vedere il mondo. Tu non centri, come non centro io in questa discussione, è come ho detto sopra, una meravigliosa cotraddizione che deve parlare attraverso di noi (le nostre esperienze) e nel contempo oltre noi, noi non contiamo nulla. Quindi non è mai una questione della nostra posizione personale nel mondo (alti, bassi, ricchi, poveri, belli o brutti) ma di come viviamo il nostro momento considerando tutti i momenti possibili, è una questione di apertura. E comminare in punta di piedi nella vita. Credo di non essermi spiegato anche sta volta...niente di male. Ultima modifica di visir : 05-07-2007 alle ore 11.02.47. |