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05-07-2007, 21.30.05 | #36 | |
Ospite
Data registrazione: 30-06-2007
Messaggi: 16
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Riferimento: Diario della felicità
Citazione:
L'altra sera ho visto il cielo stellato: c'era la luna e tutto quanto, forse mi e' parso piu' bello perche' avevo gli occhiali -di solito la sera esco senza e non ci vedo poi cosi' bene- e, incredibile, era la prima volta che vedevo quel cielo urbano cosi' surreale, quasi un allestimento teatrale di immobile imperturbabilita', di una freschezza potente nell'aria notturna...era strano, ero felice eppure piangevo, non potevo in nessun modo staccare gli occhi da quella profonda immensita', da quell'assoluto di bellezza in cui persino i piu' concreti lumi del '700 vedevano il rispecchiarsi della nostra grandezza interiore...e rimanevo cosi', sul terrazzo con la brocca e l'acqua per le piante, a bocca aperta...ed e' cosi' ogni volta che mi emoziono. Forse la felicita' e' il riuscire a provare ancora lo stupore dell'immensamente grande e dell'immensamente piccolo, la tenerezza in un piccolo insetto, la potenza nel mare e nelle montagne, il senso di oblio e sottile piacere e dolore di quando sei solo e cammini in un'enorme citta' sconosciuta, e nulla sei, ma senti tutto...quando leggi una poesia che ti smuove l'animo, e la comprendi anche se sembrava ostica, quando vedi un film che ti strazia...il dolore e' cosi' vicino al piacere, a volte, quando senti l'opera, e ogni volta si compie lo stesso dramma da cento anni, ed e' come se riaccadesse per la prima volta, la morte del protagonista, sempre rinnovata, ogni volta risofferta, ma e' questa morte a tenerlo in vita, con la tua partecipazione, quando ricordi e tieni vive le persone e non le lasci andare giu' nel nulla...sapersi ancora emozionare e' un po' di felicita', ma forse nella mia vita di felicita' non ce ne sta molta, e, forse, ho detto solo sciocchezze. |
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09-07-2007, 18.36.55 | #37 | |
...il rumore del mare...
Data registrazione: 15-01-2007
Messaggi: 279
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Riferimento: la felicità...dove abita?
Citazione:
Il problema (se così lo posso chiamare) è che molti vivono le stesse esperienze ma, di questi, quanti riescono a trarne davvero insegnamento? Problema che non mi pongo pensando agli altri ma a me stessa: infatti ho appurato, perchè vissuto veramente sulla mia pelle, che, p.e., pur affrontando la stessa "prova" con altri (e per altri intendo familiari strettissimi per cui, sulla carta, molto simili a me) nonostante la condivisione, il "risultato" a livello personale, è stato molto diverso. Non basta. Mi sono resa conto, dopo qualche tempo, di avere fatto dei percorsi andando talmente "avanti", rispetto a loro, da ritrovarmi sola. Io ovviamente sempre piena di mille dubbi e domande (ma a quel punto con chi confrontarmi?), loro arroccati in castelli di (secondo me) finte certezze da non mettere mai in discussione. E allora condividere a cosa serve? La paura che io ho conosciuto non è stata quella data dal "vivere pericolosamente" ma quella causata dal dover affrontare nuovamente il dolore e la sofferenza. Visir, fino ad ora le prove le ho superate tutte ma quanto cinici si diventa? Ed è sempre più difficile mantenere dentro di noi zone incontaminate nelle quali la felicità possa tornare ad abitare... Ad ogni nuova prova possiamo dirci forse più forti, perciò meno paurosi ovvero più felici? Io non credo, io sono solo più rassegnata all'idea che questa è la mia vita e l'unica cosa che posso fare è viverla fino in fondo, almeno sino a quando ne avrò voglia, con sempre più disincanto e tanta tanta leggerezza..... |
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10-07-2007, 12.15.17 | #38 |
autobannato per protesta
Data registrazione: 02-05-2002
Messaggi: 436
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Protesi per uomini sani.
Ci si fa forti per sopportare i pesi.
Ogni uomo è chiamato dalla vita a bruciare le sue illusioni e per camminare lesti sulle proprie gambe dobbiamo buttare le stampelle. La condizione naturale di un essere umano è la serenità, essere felici inteso come ebrezza momentanea è un episodio come essere completamente disperati. Bisogna, per vivere veramente, considerare che spesso ciò che da felicità porta il nostro male e ciò che porta sofferenza invece il nostro vero bene, ma in nostro centro non deve mai essere disturbato dalle voci di questi due signori. Condividere, per rispondere alla tua domanda, serve a noi stessi, ma per condividere bisogna essere su piani contigui, gli umani vivono spesso in maniera molto grezza. Una mente raffinata ha una sensibilità inimagginamile per un uomo comune. Più si aumenta la nostra sensibilità più si è soli, tuttavia si diventa forti, forti abbastanza da non aver più paura di questa condizione. Non dobbiamo lamentarci mai di aver perso i pantaloni corti e gli orsetti di peluche che ci facevano tanto felici. |
10-07-2007, 13.36.25 | #39 | |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
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Essere e rappresentare
Citazione:
Me lo sono chiesto anche io, perché per me siano attimi di felicità e per te momenti di nervosismo. Non ho una risposta. Mi è però venuto in mente che potrebbe aver qualcosa a che fare con il "rappresentare". Cerco di spiegarmi: per me il gelsomino "è", semplicemente... ma se guardo bene, un po' anche "rappresenta". Rappresenta la mia indipendenza, la mia scelta, e la mia capacità di prendermi cura. Tutte cose nuove raggiunte da poco, che prima non conoscevo. Quando lo curo in un certo senso è come se dicessi "dai piccolino, se ce la fai tu ce la faccio anche io". Ed infatti, prima seccavo tutte le piante, lui invece cresce che è una bellezza: si deve sentire amato. Lo stesso vale per i quadri, lo stesso vale per il cielo (che per me è libertà). Magari, invece, dico per fare un esempio, il gelsomino a casa tua lo ha voluto la tua ex, e tu mettiamo non fossi d'accordo, perché ti seccavi a dover star dietro alle piante. In tal caso, in un certo modo, il gelsomino rappresenterebbe un progetto comune incompiuto, oppure la prevaricazione della tua ex, oppure magari che so, ti farebbe venire in mente i rimproveri di lei sul fatto di non essere attento alle piante... nel qual caso il nervosismo sarebbe giustificato. Ecco, insomma, io mi sono fatta questa idea, che una cosa qualsiasi o è neutra, semplicemente "è" e quindi il rapporto è contemplativo, e aiuta ad astrarsi dalla realtà e dai pensieri, oppure "rappresenta", nel qual caso la felicità dipende dalla rappresentazione, che sarà diversa per ognuno di noi. |
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10-07-2007, 14.33.42 | #40 | |
a sud di nessun nord
Data registrazione: 28-08-2006
Messaggi: 245
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Riferimento: Essere e rappresentare
Citazione:
Wow, che intuizione: la distinzione fra ciò che "è" e cio che "rappresenta": nella seconda c'è tutta la nostra immaginazione che spesso finisce per modificare, in peggio, la realtà. Sono d'accordo... |
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